Emilio Cigliano, in arte Divento, fa l’avvocato per vivere nel senso reale del termine, mentre per “sentire che è vivo” scrive storie e pensieri, riflessioni e sintesi descrittive che disegnano immagini nella sua mente, alle quali associa una colonna sonora e diventano canzoni come “Mai abbastanza”, inclusa nell’album d’esordio “Faccia al vento”.
Ciao Emilio, hai una storia particolare: sei un avvocato di professione…
In realtà scrivo canzoni da quando ero ragazzino e sono andato avanti per un po’ sempre a livello amatoriale, con l’inizio della attività lavorativa ho abbandonato la scrittura per 10-15 anni, poi ho avuto una ripresa della spinta artistica, tanto è vero che il primo pezzo che ho scritto nella nuova fase creativa si chiama “Il fiume”, un fiume che rompe gli argini, quelli emotivi, da lì nasce la mia nuova produzione: in pochi anni ho scritto più di 50 canzoni. Prima ho seguito un progetto musicale amatoriale, ma non mi ha soddisfatto, perché i miei pezzi li volevo sentire “vestiti” ed arrangiati in una certa maniera, quindi ho cercato di passare allo step professionale.
I tuoi riferimenti sono rock, country e cantautorato, ma c’è un genere che preferisci e quali sono i tuoi artisti di riferimento?
I riferimenti sono il Country Rock americano e il Folk, e quindi artisti come Bruce Springsteen, Neil Young, per quanto riguarda il cantautorato italiano posso citare Battisti/Mogol, De Andrè, Guccini, Enrico Ruggeri, tra i più recenti anche Fabrizio Moro. Non dimenticherei anche una strizzata d’occhio al Prog di Jethro Tull e PFM.
Come ti poni rispetto alla tradizione napoletana?
A me piace molto la musica napoletana del primo Pino Daniele, di Avitabile, di Gragnaniello, questa è la musica napoletana alla quale sono legato. Mentre la canzone napoletana classica la conosco, ma non credo faccia parte dei miei riferimenti. C’è stata la polemica sanremese su Geolier, che fa un genere che è al di fuori dei miei riferimenti generazionali, qualcosa di interessante c’è, ma devo dire che non è proprio nelle mie corde. In riferimento alla polemica posso dire che dobbiamo parlare di musica, se piace o non piace, di tutto il resto se ne dovrebbe fare a meno.
Hai scelto un nome particolare “Divento”, qual è il motivo?
Ho sempre l’immagine della poesia di Ungaretti: “Balaustrata di brezza/per appoggiare stasera/la mia malinconia”, una poesia che mi ha sempre suggestionato molto, mi ha sempre suggerito che sul vento si appoggiasse l’emotività, quando sono a contatto con il vento mi capita sempre di avere un alleggerimento dei pesi emotivi. Il vento ritorna in altre canzoni e l’album si chiama “Faccia al vento”, scrivo anche una lettera a mia figlia in cui le dico di vivere “faccia la vento”, senza avere paura di soffrire, in maniera sempre propositiva, senza nascondersi. Se consideriamo la parola tutta unita, allora è legata al divenire, al continuo mutamento di ognuno di noi.
E’ uscito il tuo nuovo singolo “Mai abbastanza” vuoi parlarcene?
E’ un pezzo sulla frustrazione di non poter raggiungere la meta, vera o ideale che essa sia. La presa di coscienza esasperata di non essere mai abbastanza rispetto alle proprie aspettative. Tuttavia, se pure non siamo abbastanza, nel tentativo di esserlo tiriamo fuori il meglio da noi stessi.
Una frase molto significativa recita: “Perché speranza e terrore viaggiano insieme sullo stesso treno”…
È una frase che si attaglia alla vita, in qualunque esistenza la speranza che le cose vadano in una certa maniera e il terrore che il nostro viaggio si concluda con un fallimento sono delle costanti. Però ritorna il discorso di vivere “faccia al vento” senza paura, tra la speranza e il terrore io seguo la speranza, scelgo sempre l’aspetto propositivo, coraggioso, perché secondo me la positività va sempre cercata e quando la cerchi la trovi, magari non dove l’hai cercata, ma in qualche modo la trovi. Alla fine, insomma, il coraggio è sempre un valore aggiunto, sebbene porti parecchia fatica.
Cosa pensi dei vari talent?
The Voice non l’ho mai visto, XFactor sì, l’ho seguito per vari anni e anche quest’anno e devo dire che qualche talento c’è. Mi sembra di avere capito che talvolta arrivano persone che già lo fanno di mestiere. Non credo di poter partecipare perché penso che ci vogliano delle qualità tecniche di performer tali da permetterti di cantare in maniera convincente brani di altri, penso di avere dei limiti da questo punto di vista perché io sono prevalentemente un autore.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Dopo “Faccia al vento”, sul quale ho lavorato tre anni, è in cantiere un altro disco: ho già la scaletta pronta (ho già le idee piuttosto precise al riguardo)!
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