Vitto, il suo nuovo singolo “Tachicardia” è un viaggio attraverso la resilienza dell’amore in una relazione complessa che, seppur sia finita, è ancora piena di vita
Vittoria, in arte “Vitto”, è una giovane cantautrice romana che si appassiona alla musica fin da bambina e trova nella chitarra acustica una compagna perfetta. “Tachicardia” suona come un inno alla potenza delle emozioni e dei ricordi, è un brano che descrive quella sensazione di elettricità che si sente in un rapporto terminato da poco tempo. La sua voce crea un’esperienza sonora unica, con melodie coinvolgenti che catturano l’ascoltatore.
Vitto, come la vivi questa tua passione per la musica?
È la tipica storia di tutti i cantanti. Fin da quando sono piccolissima, i miei ricordi sono sempre scanditi dalla musica. Nei primi viaggi in macchina con i miei genitori c’era sempre la musica in sottofondo, un’eterna e instancabile compagna di viaggio. Ascoltavamo le canzoni dei Village People e spesso mi mettevo a ballare. Mia madre, tra l’altro, suonava la chitarra e mi ha trasmesso tutta la sua passione per questo strumento che sento molto mio.
È lo strumento che prediligi?
Sì, ho iniziato con quella classica e adesso sto usando quella acustica. Quest’ultima la considero l’estensione di me stessa e nelle mie canzoni è sempre presente, anche quando mi esibisco durante i live. Le performance voce e chitarra sono quelle più intime, trasmettono più emozioni ed infatti sono quelle che mi piacciono maggiormente.
Hai intenzione di imparare a suonarne anche altri?
Sì, voglio assolutamente espandermi. Da poco ho cominciato a suonare il basso, nel mio piccolo vorrei fare qualche produzione da autodidatta. Ho intenzione di prendere confidenza anche con il pianoforte, mi piacerebbe moltissimo comporre lì sopra.
La musica è il tuo canale di comunicazione migliore?
Sì, è la parte che mi aiuta ad esprimere le emozioni più importanti e tutto ciò che provo in generale. Quando sento che devo esprimere qualcosa mi rifugio sempre dentro di lei.
Quando hai scritto la tua prima canzone?
In realtà io ho iniziato a scrivere sulle canzoni degli altri. Quando avevo 13 anni scrivevo dei testi sulla musica dei Jonas Brothers; inoltre, mi ricordo anche che, quando frequentavo le scuole medie, scrissi una canzone di Natale e tutta la scuola poi la cantò insieme a me.
Senti l’influenza di qualche artista in particolare nella tua musica?
Franco126 mi ha influenzato tantissimo, ma già da piccola ero fissata con alcuni artisti come Daniele Silvestri, Giorgia e Alex Britti.
Qual è il messaggio che si cela dietro il tuo ultimo singolo “Tachicardia”?
È un brano che nasce dopo la fine di una mia relazione. Dopo circa quattro mesi che non vedevo la mia ex, ci siamo rincontrate per caso in un locale a Roma. La canzone racconta tutti i sentimenti che sono riemersi in quella sera, il gioco di sguardi e i due sorrisi sui nostri volti.
Quando ci siamo riviste è come se tutto si fosse fermato, ci siamo avvicinate e abbiamo parlato di come avevamo vissuto in quel periodo. Questa canzone vuole anche soffermarsi su quelle sensazioni che rimangono ancora un po’ aperte dopo la fine di un rapporto.
Durante la notte, mentre sono tornata a casa, ho scritto di getto la canzone e il giorno dopo era già pronta. Avevo il cuore a mille e in qualche modo dovevo far uscire tutto quello che provavo.
In genere scrivi le tue canzoni di notte?
Tutti i miei brani nascono la notte, mi sento più ispirata. È un momento che arriva come un fulmine e non posso far altro che prendere in mano la chitarra e buttare giù quello che viene. Arrivano due o tre accordi, anche casuali, li metto insieme e automaticamente escono parole che metto subito per iscritto. Mi dispiace solo per i miei genitori che sono costretti a sentirmi suonare mentre dormono.
I tuoi testi sono prettamente autobiografici?
Per ora sì. Purtroppo, non ho ancora imparato a scrivere dal punto di vista degli altri o di un qualcosa che non riguarda me direttamente. Uso la musica come valvola di sfogo quindi racconto soprattutto esperienze personali e vicende vissute.
Ci racconti com’è andato il Release Party del 22 febbraio? Cosa hai provato?
È stato il mio primo Release Party ed è stata un’esperienza incredibile che mi ha riempito di emozioni, non pensavo che sarebbero venute tutte quelle persone, il locale era pieno.
L’evento si è svolto a San Lorenzo in un posto chiamato “Charleston”. Ho avuto un ospite, un mio amico, Luca Lala, un cantautore bravissimo, e inoltre c’erano altri miei amici ai quali voglio molto bene. Era molto tempo che non facevo un live perché mi trovavo in un periodo creativo in cui volevo solamente produrre.
Come ti senti quando sei sul palco?
L’aspetto che adoro di più è condividere con gli altri le parole che scrivo. La cosa più emozionante è ascoltare e vedere loro che le cantano. Alcuni miei amici conoscono diverse canzoni e le cantano con me quando mi esibisco.
Il palco è veramente elettrizzante, ho capito che volevo fare questo mestiere quando nel 2022 sono salita sul palco dell’Alcazar e ho iniziato a cantare un brano di Coez. In quel momento ho realizzato che era ciò che volevo fare nella mia vita, mi ha riempito totalmente e mi ha messo a proprio agio.
Notare come le persone si rispecchino nelle mie canzoni è una sensazione bellissima. Sono dei momenti di pura connessione con il pubblico.
Durante i live hai già costruito una tua scaletta?
Assolutamente sì, la mia scaletta ti porta all’interno di una relazione, si inizia con la fase dell’innamoramento, la storia che prosegue, che finisce, come stai dopo e cosa succede quando si rincontrano. È una storia che segue un filo logico e sentimentale.
Quale traccia funge da tuo biglietto da visita?
A dir la verità ce ne sono due che ho pubblicato da sola quando ancora non avevo l’etichetta: si chiamano “Vino Rosso” e “Letto singolo”. Sono due brani a cui voglio bene, il primo parla dell’anno che ho vissuto all’estero in Erasmus in Spagna, mentre il secondo rappresenta la nascita di questo percorso con la musica.
Elencami tre aggettivi che descrivono la tua musica
Sentimentale, catchy ed empatica.
Ho letto che hai avuto l’opportunità di aprire il concerto di Franco126. Com’è andata quest’altra esperienza?
È stato incredibile, ho incontrato il pubblico più bello che abbia mai avuto davanti. Sono stati tutti super accoglienti, Franchino in primis, mi ha fatto i complimenti a fine concerto. C’erano tantissimi ragazzi, tutti giovanissimi, che hanno voluto scambiare due chiacchiere con me e mi ha fatto estremamente piacere. È stata una grande occasione per me.
Come riempi le tue giornate oltre alla musica?
Ho un lavoro, mi sono laureata in giurisprudenza e adesso mi trovo in una società di consulenza legale. La maggior parte delle mie giornate le passo lì, poi quando stacco il tempo libero che rimane lo dedico alla musica, agli amici. Sono una persona molto sociale e socievole, esco il più possibile e spesso vado ai live di cantanti emergenti.
Se non avessi fatto la cantautrice avresti preso definitivamente quest’altra strada?
La domanda che mi pongo è un’altra in realtà, ossia se avessi iniziato a dare più importanza alla mia musica prima. Per molto tempo non ho creduto che fosse possibile realizzarsi in questo lavoro, l’avevo un po’ repressa e per questo motivo ho iniziato una carriera nella giurisprudenza. Il posto che ho adesso in consulenza è arrivato perché in precedenza non ho dato abbastanza spazio a questa mia passione. A breve spero diventi definitivamente la mia strada.
Hai dei programmi precisi per il futuro?
A breve usciranno nuovi singoli perché sto continuando a produrre. Se tutto va bene l’idea dell’album diventerà concreta. C’è la volontà da parte mia di fissare tutti i singoli in un unico progetto.
Qual è il sogno musicale che hai nel cassetto?
Sicuramente le grandi esibizioni, come ad esempio il primo maggio o Sanremo. Ci metto anche qualche featuring di spessore.
Articolo a cura di Simone Ferri