L’Aura annuncia il suo ritorno sulla scena musicale con il nuovo singolo “Pastiglie”, per parlare di fragilità e di cosa facciamo nelle situazioni in cui ci sentiamo persi e abbiamo bisogno di aiuto
Un ritorno tanto atteso, per i fan e non solo, quello di L’Aura, l’eclettica artista bresciana, che debuttò sulla scena musicale nel 2005. Cantante, compositrice, musicista e interprete che ha saputo coniugare originalità e grande tecnica vocale, con un timbro di voce molto particolare. A sedici anni si è trasferita in California per proseguire gli studi della scuola secondaria. Lo studio dell’inglese le ha dato una padronanza nella scrittura dei testi con una dimensione da artista internazionale.
Nella sua carriera artistica ha pubblicato 3 album (2005 – 2007 – 2017), una raccolta (2008) e un Ep nel 2010. Molto intense le sue collaborazioni con diversi artisti, tra i quali Grignani nel 2008 con il singolo di successo “Vuoi vedere che ti amo”, con Nek nel 2011 con la cover in italiano di “Total Eclipse of the Heart” e nello stesso anno un’altra collaborazione con Ezio Iacchetti per un album benefico, nel 2012 un duetto con Enrico Ruggeri con il brano “Quello che le donne non dicono” in una versione molto più intima e un po’ magica.
L’Aura si cimenta anche con cover dei Beatles, Cat Stevens e recentemente una cover di “Girls Just Want To Have Fun”, disponibile dal 16 febbraio, e contenuta nella colonna sonora del film “The Cage – Nella gabbia”, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2023, nella sezione Alice nella città.
A distanza di sette anni dalla sua ultima uscita discografica, L’Aura annuncia il suo ritorno sulla scena musicale con il nuovo singolo “Pastiglie”, disponibile da venerdì 26 aprile per ADA Music Italy in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme streaming.
L’Aura un ritorno dopo sette anni sulla scena musicale. Nonostante questa assenza, sei stata presente sui social con tanti video, racconti dei tuoi viaggi e della tua famiglia. Come sei cresciuta in questo periodo?
Per mia natura non so fingere, non sono mai stata brava a farlo. Non ho gli strumenti per cercare di impostare un personaggio. Ovviamente tutti noi conteniamo moltitudini perché all’interno di noi abbiamo tante sfaccettature. A seconda della persona con cui interagiamo possiamo assumere un’espressione diversa. Per me è sempre stato importante non nascondere gli aspetti più fragili che sono quelli che ci rendono più particolari e umani.
I nostri difetti ci rendono unici e speciali. Mettere davanti un’immagine di perfezione è una cosa non raggiungibile, e purtroppo è imposta dalla società in cui viviamo ed è la cosa più lontana dal nostro benessere.
Siamo alle prese con i nostri piccoli fallimenti quotidiani e impariamo a conviverci con il tempo che passa. Io sono la prima a cadere in questi meccanismi, perché non sono mai contenta: sono una persona che ama mettere a disposizione le proprie debolezze per cercare di parlarne e intavolare una riflessione. I sette anni sono passati in fretta anche per questi motivi. Mettere in equilibrio la casa, la famiglia, il lavoro e i rapporti non è facile.
Sei tornata con un singolo “Pastiglie”. Come è nato questo nuovo progetto musicale, sicuramente un po’ diverso con la tua precedente produzione.
È stato un lavoro naturale, nato durante una giornata di qualche mese fa.
Andrea Bonomo è venuto a trovarmi nello studio di casa mia, dove principalmente lavoro. Gli ho fatto sentire i demo che avevo registrato nell’ultimo periodo e abbiamo cominciato a parlare a ruota libera di un tema sul quale lavorare assieme: tutto questo perché sentivo che mancavano delle cose importanti per ripartire.
Durante questa chiacchierata siamo arrivati a parlare del concetto di pastiglie, anche metaforico. Entrambi abbiamo in comune un animo un po’ tormentato e in momenti differenti delle nostre vite abbiamo avuto bisogno di aiuto. Questo termine “pastiglie” è venuto in mente ad Andrea, che ha iniziato a improvvisare al piano ed è partito un beat, sul quale ci abbiamo appoggiato questa parola. Da quel momento abbiamo capito quale poteva essere la strada per proseguire dal pezzo e abbiamo costruito il testo.
Quindi è un testo autobiografico?
Assolutamente. L’idea era quella di parlare di fragilità e di quali sono le cose che facciamo per tamponare le situazioni in cui ci sentiamo persi e abbiamo bisogno di aiuto.
Le pastiglie sono un elemento metaforico, possono essere reali o immaginarie. Sono quel qualcosa che può consentire di stare al passo con quanto ci viene chiesto dalla società.
Musicalmente, l’inizio del pezzo richiama gli anni ’80, poi parte un ritmo compulsivo e dei falsetti accattivanti. Con questo pezzo diventa ancora più difficile inquadrarti, come artista perché continui ad attraversare più generi (rock, indie, pop, dance pop).
È per quel motivo che forse è sempre stato difficile inquadrare che tipo di natura avesse il mio progetto. Sicuramente mi piace la ripetitività, che possiamo trovare nel pop o rock, soprattutto per quanto riguarda il ritornello. Il mio orecchio cerca quella cosa perché è rassicurante. Io ho una mentalità un po’ ossessiva che mi porta ad ascoltare un brano tantissime volte. Non è qualcosa che fanno tutti, però per me sono quelle le sonorità che rimangono e che tendo ad amare.
Ci sarà anche un video su YouTube, dove su sarai protagonista?
È in lavorazione e uscirà nelle prossime settimane. Ho lavorato con lo stesso regista con cui ho realizzato il video del brano “I’m An Alcoholic”. Questo videoclip sarà molto diverso dal precedente, racconterà sicuramente la stessa tematica del brano ma in chiave diversa. Da un brano colorato e pop ci si aspetta un video con lo stesso mood, ma non sarà così.
Nel tuo precedente lavoro “Il contrario dell’amore” hai presentato anche un libro. Ci sarà un nuovo libro e un’altra storia con “Pastiglie”?
Era legato a quel progetto. Non credo che ci sarà un libro, al momento ci stiamo concentrando solo sul creare nuove canzoni con cui raccontare diverse storie.
Andiamo verso una prospettiva solo di singoli. Diventa sempre più difficile partorire un cd o bel vinile, secondo te?
La musica, come tanti altri settori, riflette la realtà dei tempi e della società in cui tutto è più veloce e immediato. Per questo è importante individuare una storia o una tematica e cercare di raccontarla al meglio. A me piace arricchire il mio racconto un passo alla volta.
Anche Sanremo riflette questa evoluzione? Un palcoscenico che tu hai vissuto nel 2006 (Sezione Giovani), 2008 (Sezione Big) e duetto con Nathalie nel 2011.
L’ho sempre seguito, per me è anche una tradizione di famiglia. Mio padre è cresciuto con Sanremo e l’abbiamo sempre guardato. Negli anni c’è stata un’evoluzione, naturalmente riflette il cambiamento dei gusti musicali, ma c’è spazio per tutti. Dal punto di vista musicale ogni Festival ha regalato canzoni che poi sono rimaste nel tempo.
L’offerta musicale oggi è aumentata con le piattaforme digitali e non si comprano più cd. C’è un ritorno sul vinile. Come vedi questo scenario da artista?
Oggi ci sono molte offerte a livello musicale rispetto agli anni precedenti. È più facile produrre musica e ci sono più artisti. Se vuoi ritagliarti uno spazio devi esser determinato. Abbiamo lo strumento dello streaming che sicuramente riesce a raggiungere molti utenti e rende la musica accessibile a tutti a costi molto contenuti.
Recensione finale
Il nuovo singolo di L’Aura va verso una dimensione pop, ritmica e avvolgente che entra nella testa, cercando di fare ballare chi l’ha ascolta. Il brano racchiude un testo intriso di significato: le fragilità e le paure quotidiane, spesso nascoste e timorose, vengono finalmente fuori e affrontate.
L’Aura non ha paura di mostrarsi al mondo nelle sue debolezze, perché fanno parte del viaggio della vita.
Ringraziamo Laura per la sua disponibilità e la sua voglia di raccontare senza filtri. Ci ha condotto nella sua stanza dove lei immagina e crea, e seduta accanto al suo pianoforte ha fatto parlare le sue note.
Articolo a cura di Raffaele Specchia
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