Luvi: cuore morbido e testa tra le “Nuvole”

Luvi: il nuovo singolo  “Nuvole”  descrive l’amore dei 20 anni,  un amore leggero, non malinconico o triste, una ventata di aria fresca e di leggerezza

Luvi: cuore morbido e testa tra le “Nuvole”
Luvi (Foto di Lorenzo Barone)

Ludovica Nardi, in arte Luvi, è una giovanissima cantante milanese, piena di energia e di voglia di sperimentare. Pian piano sta emergendo nella scena musicale pop e con l’ultimo brano pubblicato porta l’ascoltatore a volare tra le nuvole che ci circondano ogni giorno. L’amore è una medaglia a due facce, ci sono spigoli che ci fanno soffrire ma anche dei ricordi che spesso ci strappano un sorriso.

Come hai coltivato nel tempo la passione per la musica?

Non c’è stato un fattore scatenante, è venuta fuori in modo molto naturale; mia cugina è una pianista, mio padre ha sempre suonato la chitarra, ho vissuto in un ambiente molto musicale fin da piccola che mi ha portata ad avere un orecchio educato. Sono figlia unica e passo dopo passo mi sono avvicinata al pianoforte perché volevo copiare tutto quello che faceva mia cugina. Ho iniziato a studiarlo a 6 anni, a 8 anni ho cominciato a prendere lezioni di canto sempre nella stessa scuola, la Ricordi Music School di Milano, dove alla fine ho preso un diploma. A livello professionale ho iniziato a seguire anche la parte di canto, quindi le prime uscite, le produzioni e quanto altro. Non sono una produttrice ma mi piace interessarmi anche di quella parte.

Tra gli strumenti che mi hai citato qual è quello che prediligi di più?

Il pianoforte sicuramente, spesso parto proprio da lì per scrivere le mie canzoni.

Hai un genere in particolare in cui collochi i tuoi brani?

Ancora non mi definisco in un genere, se proprio ne devo scegliere uno ti direi il pop, perché il mio approccio si avvicina a quel mondo lì. Prendo spunto da Rose Villain e Madame perché incrociano il rap con il pop, con melodie molto miste. Sono due cantanti molto innovative che mischiano molti generi diversi insieme.

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Luvi (Foto di Lorenzo Barone)

Il tuo nome d’arte Luvi da dove nasce?

È molto semplice, volevo riprendere qualcosa che venisse dal mio nome, Ludovica. Ci tengo sempre a dire e a sottolineare che non sono due persone diverse quindi ho ripreso le prime sillabe del mio nome.

Sposto l’attenzione sul tuo nuovo singolo “Nuvole”: di cosa parla questo brano?

È stata pensata e incisa come una canzone che parla di un amore leggero, non malinconico o triste. Questo brano vuole rappresentare l’altra faccia della medaglia, quella felice e che ti fa star bene. Si chiama Nuvole proprio per questo motivo, per richiamare la leggerezza e la spensieratezza di questo sentimento.

Ho visto il videoclip del brano e mi ha incuriosito. Come nasce l’idea di girarlo all’interno di un parco?

Anche in questo caso volevamo portare un contenuto semplice in linea con la canzone, all’aria aperta, con il sole, nella natura, sempre per rimandare al concetto di leggerezza e tranquillità. Io sono di Milano, quindi in un parco si poteva rispecchiare questo sentimento.

Tra tutti i singoli pubblicati finora c’è un aspetto che li unisce e li contraddistingue?

Sì, tendo sempre a parlare di esperienze autobiografiche, avventure che ho vissuto in prima persona. All’interno di ogni singolo brano c’è sempre una storia. Ho trattato tutti gli aspetti dell’amore, dalla rottura di una relazione, passando per l’ossessione in “One Time”, finendo con la parte leggera di “Nuvole”. Tutti i singoli rappresentano una faccia diversa di quello che ho vissuto.

Pensi di racchiudere queste storie in un unico album?

Non lo escludo, l’idea c’è.

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Luvi (Foto di Lorenzo Barone)

Come mai la scelta di alternare sia l’italiano che l’inglese nei tuoi testi?

I primi brani li ho scritti in inglese perché mi veniva più facile, sarà perché è una lingua un po’ più musicale rispetto all’italiano. Sono cresciuta ascoltando sia il cantautorato italiano che la musica estera in tutte le parti del mondo. Sono due aspetti che ho voluto portare avanti di pari passo perché magari un giorno in futuro possono tornarmi utili.

Ci racconti l’esperienza a “Una voce per San Marino”?

È stata una delle esperienze più belle, nonché una tra le più serie e professionali che abbia mai vissuto finora. Siamo arrivati in semifinale ed ero super contenta. Ho conosciuto molte persone provenienti dall’estero. Tra l’altro, sono una persona che adora il contest dell’Eurovision perché si fondono un insieme di culture e di tradizioni da tutto il mondo. A san Marino ho trovato un piccolo accenno di tutto ciò. È stato affascinante e formativo.

Hai mai partecipato anche ad altri concorsi?

Ho partecipato a diversi concorsi nazionali, dai più importanti ai meno conosciuti. Quello più rilevante lo sto vivendo attualmente perché sono ancora in gara per il premio Mia Martini.

Ti è capitato di aprire dei concerti?

Sì, quando ai tempi Lazza e Geolier cantavano ancora nelle più grandi discoteche di Milano. Ho avuto la possibilità di aprire entrambi ai Magazzini generali.

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(Foto di Lorenzo Barone)

Che emozioni provi sul palco durante un live?

Ho più paura o ansia quando mi trovo in un contesto più intimo come può essere un pianobar o un locale più ristretto perché in quel caso gli occhi sono tutti su di me. Mentre, al contrario, quando mi trovo su palchi più grandi, anche con il triplo della gente, mi diverto di più, mi sento più a mio agio, a casa. Da un po’ di tempo ho imparato a salire sul palco con l’unico obiettivo che è quello di divertirsi e basta. Solo in questo modo fai divertire anche gli altri e fai arrivare la tua musica.

Con chi ti piacerebbe collaborare un giorno?

Sicuramente Rose Villain, Geolier, Marracash; mi piacerebbe molto il contrasto tra i rapper e la voce femminile, magari nel ritornello o in una strofa.

Come occupi il tuo tempo oltre alla musica?

In questo momento sto studiando filosofia per la comunicazione, poi amo lo sport, gioco a pallavolo da anni. Tra musica, sport e studio direi che sono abbastanza piena.

Il tuo percorso di studi può sfociare anche nella musica?

Il mio obiettivo principale nella vita è diventare una cantante. Ho scelto filosofia della comunicazione perché dopo vorrei proseguire con un master in music business. Il piano B in caso è rimanere sempre nell’ambito manageriale e discografico nella musica. Mi piacerebbe lavorare dietro le quinte, organizzare eventi, show.

Durante il tuo percorso da artista emergente, quali sono le criticità che hai riscontrato?

Ce ne sono una ogni giorno, sono sempre dietro l’angolo. Dipende sempre dalle persone che incontri, dopodiché è difficile farsi strada. C’è chi ha studiato e chi fa musica da tanto tempo; i social sono un’arma a doppio taglio: da una parte sono un mezzo potentissimo con cui farsi sentire, dall’altra tutti hanno questa possibilità e quindi la gente sente tutti allo stesso tempo. Oggi la scena musicale è veramente molto intasata.

Finora hai scritto una canzone che ti rappresenta più di altre?

Ti direi “Loviù”, l’ho scritta un po’ di tempo fa e infatti è stata una delle prime che ho pubblicato con il mio nome d’arte. È stato l’inizio di tutto.

Per l’estate hai in programma qualche live?

Per ora ho solo una data a Milano il 22 giugno al Lato B Festival.

Descrivimi il tuo sogno musicale più grande…

Principalmente raggiungere più persone possibili con la mia musica. Il mio sogno più grande però è andare all’Eurovision.

Articolo a cura di Simone Ferri

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