Emanuele Presta, Venti minuti di libertà per l’EP d’esordio costruito tra cantautorato e folk, tra emozioni e stati d’animo
Lo scorso 17 maggio è uscito Venti minuti di libertà, l’EP d’esordio del cantautore salentino Emanuele Presta. Un concept, come non eravamo più abituati a sentire, costruito tra cantautorato e folk, tra emozioni e stati d’animo, dove all’interno troviamo sei canzoni legate tra loro dal concetto di libertà. Sei sfaccettature che raccontano la vita, i ricordi, i sogni, la fuga, l’arte e l’amore, non solo dell’autore, ma di tutti noi. Un progetto d’esordio di assoluto valore, dopo una lunga gavetta e tanta musica. Noi abbiamo raggiunto Emanuele Presta per una piacevole chiacchierata su questo Ep.
Ciao Emanuele, è un piacere averti tra le nostre pagine. Inizierei chiedendoti come va?
Sto bene e non mi posso lamentare. Non sono uno che vive male i giorni dopo l’uscita e non ho quell’ansia per capire se piacerà o meno questo progetto. Certamente si può sempre fare di meglio, ma più di così, onestamente, non potevo fare; ho messo l’anima in questo anno e mezzo per questo progetto. Per queste sei canzoni mi sono scavato dentro ed ora mi sento libero.
Venti minuti di libertà, un titolo che nasce dalla durata di questo EP, ma nasconde anche la volontà di proporre canzoni collegate tra loro con il concetto di libertà?
Prima di pensare in modo concreto all’EP, avevo già scritto tre canzoni. Tuttavia, non volevo lasciarle sole, ma desideravo fare un disco completo e che all’interno ci fosse un legame tra i brani. Io sono un fan dei concept album e sentivo la necessità di proporre una cosa del genere e che ci fosse un filo conduttore importante. Allora, ho ragionato su cosa potesse accumunare queste prime tre canzoni e il legame che ho trovato: era la libertà. È nato casualmente quindi questo EP, ma il sentiero me lo sono poi costruito da solo.
Che cos’è per te la libertà?
È difficile dare una definizione di libertà. Ognuno la deve interpretare e vivere nel modo in cui crede. Io mi sento libero quando respiro l’arte e quando il mio corpo vive il mondo che lo circonda. Non esiste però probabilmente un concetto generale di libertà, ma per me la libertà è un qualcosa di molto intimo e personale.
In questo album, oltre il concetto di libertà, troviamo però anche te stesso…
Assolutamente sì! Ho unito l’utile al dilettevole. Sentivo la necessità di preservare questa mia libertà, ma anche di raccontare me stesso. Ovviamente, non ho voluto scrivere di me, perché volevo raccontarmi, ma perché da cantautore, è il modo più semplice che ho per sfogarmi. Ho fatto uscire cose personali, dove però in molti ci si sono ritrovati. In tanti si sono rispecchiati in cose apparentemente mie e questa forma di condivisione mi emoziona tantissimo.
Sei sono le canzoni all’interno dell’EP. C’è però una canzone più rappresentativa delle altre?
Forse Il cane di Fry, ma in realtà sono tutte canzone essenziali e non c’è un brano più rappresentativo dell’altro. Da sole o in gruppo, sono canzoni fondamentali per me.
Stai organizzando delle date per portare questo tuo progetto in giro?
Certamente sì! Sto preparando il live per creare un’esperienza più intima. Ci stiamo lavorando con il mio team e presto annuncerò le date attraverso i miei canali social.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli