Nicola Trois: “Lexie”, l’uscita del suo ultimo singolo è un viaggio musicale tra tormento e sogno, in bilico costante tra la terra e il mare
Nicola Trois è un giovane cantante, figlio di una delle città d’arte per eccellenza: Venezia. È cresciuto nella laguna con la musica nel sangue e il nuovo brano fotografa un momento molto importante: un amore che trascende la realtà e che non conosce confini di tempo o spazio. Il testo si muove su un sottile equilibrio tra ricordo e sogno, un’avventura che la mente deve metabolizzare.
Nicola benvenuto tra noi! Inizio dal tuo punto saldo nella vita: la musica. Che ruolo occupa e che valore ha per te?
Come ho scritto in una mia canzone, mi sembra pazzesco e paradossale come io senza un sogno non possa vivere; mi permette di restare bambino per sempre. Gioca un ruolo fondamentale perché tiene accesa quella vena fantasiosa e infantile che è la parte più bella che abbiamo.
La tua musica trova le radici nella tua famiglia?
Sì, me l’hanno trasmessa mio nonno e mio padre, loro sono stati dei cantanti. Ho sempre respirato quest’energia e quest’aria fin da piccolo a casa, è stato molto naturale.
Il tuo approccio ha subito delle influenze particolari?
Ho cercato di replicare i più grandi cantanti, come Elvis ad esempio, un mio punto di riferimento importante proprio per la sua energia e il suo senso quasi selvaggio di sentire la musica. Lui è stato il mio primo idolo e il primo eroe che ho conosciuto. In Italia mi vengono da nominare Vasco e Lucio Battisti, che sicuramente sono stati una grande influenza.
Parliamo del tuo nuovo singolo, “Lexie”: ci racconti la storia di questo brano?
Questo brano è nato nel 2019 letteralmente in 5 minuti. Parla di un ricordo e di un’emozione che è così forte da rimanerci dentro, capace anche di non farti distinguere la realtà dal pensiero.
Come mai hai sentito l’esigenza di scriverla?
Perché sentivo che la storia con quella persona era così bella e così importante da dover essere fotografata; alla fine per me le canzoni sono degli scatti che vengono immortalati.
Che cosa vuoi comunicare all’ascoltatore?
Il tema è racchiuso nel bridge della canzone: un’amicizia o un amore non finisce, non dura solo in questa vita ma ti insegue e prosegue anche nel mondo dei pensieri, della fantasia e dei sogni.
Chi è Lexie?
Lexie è un nome di persona alla quale è dedicata la canzone. È una ragazza americana che non viene mai nominata nel testo ma che poi diventa simbolo di quella sensazione e di quel tormento.
Come l’hai conosciuta?
L’ho conosciuta durante una festa in spiaggia in estate al Lido di Venezia, posto molto soggetto al turismo, dove abito tra l’altro. Ci siamo conosciuti ballando.
Lo scenario del videoclip mi ha suscitato interesse e curiosità. Da dove viene l’idea di girarlo in aeroporto?
È un’idea che nasce dal voler rappresentare la fugacità di queste storie estive e leggere. L’aeroporto rappresenta perfettamente il senso di toccata e fuga, di saluto e di addio. È una storia che ha avuto un suo decollo e un suo atterraggio molto breve.
A proposito di Venezia, città d’arte e non solo: quanto ti senti ancorato alle tue origini?
Sono molto legato alla mia terra, precisamente abito tra laguna e mare, quindi respiro sia l’aria veneziana, più lagunare e storica, che quella isolana.
Ti ispira anche in fase di scrittura questo fattore?
Assolutamente, Venezia è molto romantica ma, soprattutto la sera, porta con sé anche un senso di malinconia e solitudine, che mi permette di pensare e sviluppare idee che arrivano durante la giornata. Quella strana ma costante sensazione di galleggiamento e di instabilità è perfetta per chi scrive. Sei sempre in bilico tra fantasia e realtà, tra acqua e terra, non abbiamo mai i piedi sul suolo.
Che passioni coltivi oltre alla musica?
Sono uno sportivo, mi piace tenermi attivo facendo attività fisica e andando in palestra. Ho anche la passione per la pesca che a sua volta è una forma di meditazione, un po’ come scrivere un testo. Ho sempre pensato che lo stesso modo in cui lancio una canna da pesca sia parallelo al buttare una frase su un foglio bianco. Non si sa cosa potrà portarti però ci provi ugualmente. Queste due passioni mi spingono a sviluppare la capacità di unire tutti i puntini.
Ci racconti com’è stata l’esperienza con il “Jesolo Music Contest”?
È stata un’esperienza molto positiva, sono arrivato fino alla vittoria finale. È stata una soddisfazione ma anche una sorpresa perché era il primo concorso importante a cui partecipavo. La canzone che ho portato, dal titolo “Dove stai bene tu”, arrivava in un momento particolare perché vocalmente non mi sentivo al massimo ma ho dato tutto quello che avevo dentro.
Che emozioni provi quando sei su un palco?
Me lo vivo con una buona dose di adrenalina che mi tiene su di giri, ma ho sviluppato anche una forma di controllo, necessaria. Mi piace restare sempre vigile su ciò che sta accadendo, come un sogno lucido. È un controllo non controllo: sono cosciente di quello che sto facendo, ma sono anche cosciente di lasciarmi andare, senza esagerare però. È una doppia fase, due facce della stessa medaglia.
Da artista emergente come hai superato le difficoltà che ti si sono poste davanti?
Una delle difficoltà più grandi è la disillusione e il cercare di piacere agli altri. Sentirti dire un No a volte può farti crollare il mondo addosso ma se ci pensi bene l’arte in generale nasce per una tua necessità. I vari No ricevuti servono per crescere, a volte sono più importanti dei Sì.
A cosa stai lavorando in questo momento?
Mi sto concentrando sulla musica che uscirà, passo molto tempo nel mio studio infatti. A settembre uscirà un EP che è già stato registrato, sto cercando di guardare oltre per evolvermi.
Qualche info in più sul prossimo EP? Quante tracce ci saranno e di cosa parlerà?
Il titolo del progetto è “Così naturale” ed è composto da quattro tracce e Lexie è una di queste. La canzone di lancio dell’EP avrà lo stesso nome dell’album e parla di quando due persone, anche senza conoscersi prima, possono far scattare una scintilla e un feeling che sembra come se si conoscessero da sempre. Due persone che si trovano in sintonia fin da subito sono destinate a vivere insieme, la confidenza è una cosa che si crea dopo.
Il tuo più grande sogno musicale qual è?
Cantare a San Siro. È proprio questo sogno che mi tiene sveglio e mi permette di perseverare. È incredibile come per stare sveglio io debba sognare.
Il tuo piano B se non avessi fatto il cantautore?
Probabilmente mi sarebbe piaciuto fare lo psicologo, dato che la mente umana mi ha sempre affascinato. In generale mi sarebbe piaciuto lavorare nel sociale per il sociale. Adesso comunque lavoro in un albergo per mantenere viva la mia passione e i miei interessi.
Associa alla tua musica tre parole per descriverla…
Selvaggia, cruda e intensa.
Ti rimproveri qualcosa rispetto al tuo passato?
Non aver iniziato a scrivere prima. Ho cominciato a 18 anni e ora vorrei tornare indietro per leggere cosa avrei potuto scrivere in fase adolescenziale, sarei curioso. In questo momento leggo tutto con una forma di controllo che a volte non mi piace.
Articolo a cura di Simone Ferri