Noi di Musica361 abbiamo intervistato Luciano Nardozza per parlare del suo nuovo brano “Che ne sai tu?“, tratto dal concept album “L’orizzonte degli eventi” è un pezzo interamente scritto, arrangiato e prodotto dall’artista: un invito a non prendersi troppo sul serio considerando che conoscere davvero qualcuno è un’illusione.
Ciao Luciano è uscito “Che ne sai tu?”, vuoi parlarcene?
Il pezzo fa parte di un album che si chiama “L’orizzonte degli eventi” e parla di ignoto e buchi neri, il brano “Che ne sai tu?” riporta una domanda che ci poniamo spesso: “Conosciamo le persone che ci sono accanto o sono esse stesse dei buchi neri?”
Tu dici che siamo vittime di “illusioni ottiche”, ma anche di illusioni social?
Assolutamente d’accordo, illusioni ottiche, illusioni social, illusioni su vari livelli, tanto che nel videoclip io scherzo con queste illusioni incarnando vari personaggi così che si può pensare che la realtà sia diversa da come ci appare. In generale è un invito a non fidarsi troppo delle proprie percezioni.
Il brano è anche un invito a non prendersi troppo sul serio, c’è qualcuno in particolare che si prende sul serio?
Non credo che ci siano categorie specifiche, è il risultato di questo mondo social in cui ci prendiamo tutti troppo sul serio. Basti pensare a quando facciamo una foto o un video, ci chiediamo se postarla o no, cosa penseranno di noi gli altri, quale impatto avrà, quale ritorno di immagine. Tutte queste domande sono nella direzione del prendersi troppo sul serio.
“Ciò che non devi sapere”, il tuo lavoro precedente. è unico nel suo genere, primo disco concepito come un manuale di psicologia sociale, volto a illustrare le tecniche di ingegneria del consenso usate dai media e istituzioni per indirizzare talvolta l’opinione pubblica…
Prima di fare il musicista io ho conseguito una laurea in lingue e letterature straniere con un percorso in psicologia. Mi ha sempre interessato il modo in cui la psiche sia direzionabile e manipolabile dall’esterno. Lo vediamo a tanti livelli, dal marketing alla comunicazione istituzionale, basti pensare alle campagne elettorali o all’immagine dei partiti dominanti, in modo che non emerga la realtà, ma una realtà possibile. Da qui è nata l’idea di fare un concept album in cui ad ogni capitolo parlo di una tecnica specifica di manipolazione, basti pensare al testo Overton, dedicato al sociologo Joseph P. Overton, che aveva asserito che all’opinione pubblica si può fare credere di tutto purché la si indirizzi in sei finestre. Io ad esempio nella canzone prendo il cannibalismo come idea tabù assurda, e poi nel video non solo diventa appetibile, ma addirittura si denuncia chi non la pratica.
Qual è il tuo genere, e quali sono i gruppi di riferimento?
Il mio genere è definito come una specie di alternative rock, a me piace chiamarla musica d’autore, musica pop, possiamo chiamarla come vogliamo. I miei riferimenti sono abbastanza strani perché io vengo dal rock, dall’heavy metal, poi ho studiato jazz, colonne sonore, quindi sono molto variegati. Sono appassionato di colonne sonore: Ennio Morricone, Nicola Piovani, così come della musica etnica mediorientale e dell’heavy metal e del rock, o in Italia, di Franco Battiato. Non dovendo rispondere ad esigenze commerciali, troverete contaminazioni dettate solo dalla creatività e non da altre ragioni.
Dei Talent cosa ne pensi?
Non li seguo tanto, ma si dà l’idea sbagliata di come dovrebbe essere vissuta la musica e l’arte, soprattutto in quelli in cui c’è una competizione e una selezione iniziale del tipo “Dentro o fuori”, perché è impossibile definire il talento in tre minuti e stroncare o avviare una carriera in quel modo, proprio perché non funziona così: l’arte non risponde a quei criteri, secondo me lì si trova di tutto tranne l’arte.
L’ultimo singolo fa parte dell’album “L’orizzonte degli eventi”, un progetto che ti ha impegnato molto…
È il lavoro che ultimamente sto promuovendo anche se la parola diffondere è più bella. Ci tengo tantissimo, poi tutti i miei dischi vengono da un vissuto interiore sentito, travagliato, parlano di me anche se con metafore varie. L’orizzonte degli eventi è questa espressione bellissima che indica questa linea sottile dalla quale non torni più indietro, situazione che ognuno di noi può sperimentare dopo la perdita di una persona amata, un lutto, una separazione, la fine di un’amicizia.
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