23 ORE è il nuovo progetto discografico di Silvia Salemi un invito a riflettere sul valore delle scelte non compiute e di quelle ancora da fare
“23 ORE” è il nuovo progetto discografico di Silvia Salemi, che contiene i brani rimasterizzati dell’ultimo album di Silvia e mai pubblicati in digitale, “23” (2017), e i singoli usciti negli ultimi anni, “Chagall” (2020), “I Sogni Nelle Tasche” (2021), “Noi contro di Noi” (2022), “Faro di Notte” (2023), “Fiori nei Jeans”, “Amore Eterno” e “Animali Umani” (2024).
Ispirandosi alle “Occasioni” di Eugenio Montale, il titolo scelto da Silvia Salemi per la sua raccolta, rappresenta un percorso emotivo e narrativo che si snoda attraverso le ore di un giorno quasi completo, lasciando l’ultima, la ventiquattresima ora, sospesa tra il concreto e l’immaginato. Con questo progetto Silvia Salemi invita a riflettere sul valore delle scelte non compiute e di quelle ancora da fare e lo fa attraverso l’immagine della ventitreesima ora, simbolo del riscatto e dell’opportunità.
L’artista siciliana nel corso della sua carriera ha prodotto dal suo debutto nel 1996 ad oggi 8 album in studio, oltre 30 singoli, diversi partecipazioni ai Festival, tra i quali Castrocaro (primo posto) e Sanremo Giovani nel 1995, Sanremo 1996 – sezione nuove proposte, Sanremo nel 1997, 1998 e 2003 (classificandosi sempre tra le prime dieci posizioni). Nel corso della sua carriera artistica ha affiancato anche quello di conduttrice televisiva e radiofonica, imitatrice, attrice teatrale e scrittrice.
Silvia, ci racconta il suo nuovo progetto musicale che la vede impegnata anche in un Tour.
In questo ultimo lavoro metti in ordine alcune cose, tra cui il precedente album e i nuovi singoli. È molto bella l’idea del 23 e di quell’ora mancante per dare spazio a quello che non hai ancora fatto. Nella scelta dei brani che hai inserito c’è un filo conduttore?
23 è un album nato già strutturato e andava salvaguardato, rappresentato, raccontato e rimesso nella disponibilità del pubblico. I singoli che sono venuti fuori dal 2019 ad oggi davano un senso di racconto fluido di questi ultimi anni e l’attualità era doverosa perché per il lancio di un nuovo prodotto solitamente è necessario fare uno sforzo di creatività.
e canzoni che non hai incluso solo per citarne alcune “Nel cuore delle donne”, “Pathos”, “L’era digitale”, saranno inserite in un altro progetto?
Sono brani che potranno far parte di una seconda raccolta, perché sono dei satelliti che hanno un senso storico per me e sono importanti per la mia storia musicale.
Nell’ album è presente il tuo grande successo “A casa di Luca”, con una versione molto interessante: c’è un inizio soft dove spingi meno con la voce, una parte rinvigorita con una batteria travolgente e un finale ricco di virtuosismi. È una Silvia cresciuta, con una grande consapevolezza della sua voce e questo impatta molto sul brano?
Quello che dici è in parte corretto, ma sicuramente ha una parte di necessità perché le canzoni devono essere rinvigorite e le rinverdite anche vestendole di altro: la stessa donna indossando la salopette o l’abito da sposa, rimane sembra una bella donna. Cambiare ogni tanto un abito vuol dire cambiare un’abitudine, che indossiamo nel tempo e nello spazio. Secondo me rivestire una canzone può avere anche un significato attrattivo e narrativo importante.
Un altro brano che hai ripreso è “Silence”, con un testo intriso di significato e travolgente. Come è nata questa canzone?
Camminavo in una stanza e facevo dei passetti ritmici, cercando di creare questo silenzio, come se avessi fatto un mantra o una preghiera. I passetti mi aiutavano ad accompagnare questo movimento e poi siamo entrati nel tema: “tutti i suoni del mondo che si ritrovano dentro per annullarsi l’uno e l’altro per poi diventare un grande silenzio. Tutti i rumori del mondo si uniscono e scoppiando danno il Big Bang, il grande silenzio”.
Questo è un concetto che ora non riesco più ad esternare ma perché sono in una fase della mia vita dove c’è tanta musica, live e promozione. Non è esattamente una fase silenziosa, a differenza di quel periodo dove mi serviva una canzone dove c’era il silenzio.
In questo album, c’è una canzone con un testo importante che parla di violenza contro le donne “Animali umani”, scritta con Rettani e Faustini. Dopo tanti anni di scrittura dei brani con Giampiero Artegiani, come stai vivendo la collaborazione con i nuovi autori nella composizione delle canzoni?
Mi sta portando a lavorare in una squadra. Lavorare da soli o in coppia non ha mai la potenza o la giocosità che si può ritrovare in un team con tre o quattro autori diversi. Ognuno racconta il proprio punto di vista o esprime un colore, un’emozione ma anche un giudizio. Ci riuniamo, ascoltiamo la canzone e la “lavoriamo”, ci parliamo, eliminiamo quelle cose che non ci piacciono e siamo molti autocritici. È bello fare questo lavoro di cesello e di pulizia.
Il tuo ultimo lavoro è uscito in formato solo digitale. Tra i fan e gli amanti della musica c’è la richiesta di avere anche il vecchio cd. Stai valutando questa possibilità?
Ho pensato soprattutto a un vinile. Usciremo a settembre con una edizione limitata per i nostri fan più affezionati, gli amici e le persone che amano la musica italiana in stampa in vinile. Stiamo iniziando a pensare a quali brani inserire: sarà una crema di canzoni!
n questo progetto arricchito anche dei nuovi singoli, ci sono suoni orientati verso la dance e la musica elettronica. Da parte tua c’è un’apertura verso le nuove tendenze?
Io trovo che ci sia sempre spazio per tutti e che non ci sia una musica che ha una prevalenza o predominanza rispetto ad un’altra. Oggi si fa molta produzione da casa con i pc o altra strumentazione e il risultato è una musica immediata che viene prodotta nel momento. Si fanno delle hit, dove i produttori e gli artisti possono vedere subito come produrre e come suona un pezzo, riuscendo ad avere un rapido riscontro in pochi passaggi.
Io sono premiativa verso questa musica elettronica, più che altro sintetica. Un tempo non avrei mai detto questa cosa perché amo la musica suonata, invece si può fare un’ottima commistione tra musica suonata e musica sintetizzata.
Durante i sound check per i live, ti devi definisci una rompiscatole?
Lo sono diventata nel corso tempo. Prima facevo i sound check-in poco tempo e i tecnici mi adoravano perché ci impiegavo poco tempo. Questa mia velocità mi ha penalizzato perché a metà concerto pagavo quella fretta in quanto si creava un dislivello di suoni. Metterci del tempo significa giustamente dare una qualità e questo mi ha portato ad essere molto esigente nelle prove.
Oltre all’album 23, sei alle prese con un Voce Summer Tour. Hai già fatto una tappa nel tuo suggestivo paese “Palazzolo Acreide”, poi a “Cecina”. Raccontaci la particolarità di questo progetto.
Il tour è già in corso da circa 2 mesi ed è un percorso scaglionato perché non è un Tour con 50 date. Non siamo concentrati sul numero dei live ma diamo attenzione alla qualità dei posti: tra una città che non ha significato e un paese dove c’è una poesia o racconto poetico intorno, anche se faticoso da raggiungere, io preferisco il secondo contesto. È un tour nel quale sto portando questo nuovo lavoro con una scaletta musicale a crescere fino a diventare uno spettacolo teatrale.
Articolo a cura di Raffaele Specchia
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