Kose: “Bestseller” un manifesto di vita che trasforma le cicatrici in coraggio e rinascita, un vero e proprio inno alla resilienza e alla consapevolezza interiore
Gianluca Cosentino, in arte Kose, è un talentuoso rapper ed insegnante di religione mantovano dalla straordinaria capacità di emozionare e risvegliare le coscienze attraverso testi profondi e autentici. Ha intrapreso un cammino personale e spirituale intenso, ma il rap è il suo modo di raccontarsi fuori dalla classe. La sua musica infatti mira a parlare direttamente alle anime degli ascoltatori, trasmettendo messaggi che li conducano a riflettere su loro stessi e sulle scelte compiute. Il suo nuovo singolo, “Bestseller”, ne è la conferma: l’artista apre una finestra intima facendo un bilancio della propria vita, sottolineando le esperienze vissute e ricercando una possibile pace interiore.
Gianluca benvenuto tra noi, piacere di conoscerti! Apro questa intervista domandandoti che ruolo occupa la musica nella tua vita? Come hai coltivato questa passione?
È una passione che è andata sempre in crescendo. In fase adolescenziale sono sempre stato un grande ascoltatore di tantissimi generi, mi sono appassionato al rap e all’inizio l’ho scoperto come talento perché facevo freestyle e mi uscivano fuori tutte rime improvvisate. Ho voluto sempre scrivere qualcosa di sensato, che mi appartenesse. Nel 2018 ho iniziato a produrre musica dopo un po’ di esperienze che avevo accumulato e che sentivo di raccontare.
Che cosa rappresenta per te il rap?
È la mia espansione, è il mezzo di comunicazione con cui mi esprimo con lo stile che sento affine. Ancor prima del rap, la scrittura è la mia valvola di sfogo.
Il tuo approccio alla musica è stato influenzato da qualche artista?
Ascolto moltissimo rap americano e mi ispiro a Common, mi piacerebbe avere il suo stile sia musicalmente che personalmente come performer. Si sente che quando prende in mano il microfono racconta il mondo da cui proviene che è la mia stessa missione.
Kose, il tuo nome d’arte, come lo hai scelto?
Viene dal mio cognome, ma è un soprannome banalissimo che mi ha dato alle medie un mio compagno e me lo son tenuto.
Quanto ti senti legato alle tue origini? Mantova ti ispira?
L’infanzia ha avuto un peso predominante su tutto, ho avuto la fortuna o sfortuna di abitare nella periferia di Mantova in un quartiere popolare che mi ha formato e mi ha dato una sensibilità. Vivendo in una città piccola, questo fattore ha influito sul carattere e nel modo in cui si agiva, con lentezza.
Spostiamo l’attenzione sul tuo nuovo singolo, “Bestseller”: ci racconti la genesi di questo brano?
È nato in studio con Alessandro Fava, il mio produttore. Mi ha fatto sentire questa strumentale e l’ha messa in loop. Le tematiche mi piacevano e l’ho messe subito in rima. A livello interiore mi sento in pace, non cerco la fama e il successo. Il nostro libro della vita potrebbe essere definito con un “Bestseller”. Ognuno potrebbe dire di sé stesso perché è un capolavoro.
Qual è il fine di questa traccia?
Vorrei comunicare di non arrendersi, che c’è bellezza in ogni vita. Basta osservare la propria essenza da una prospettiva diversa per poter dire che la propria vita è un best seller, mai da buttare ma in caso da riscrivere.
C’è un momento della giornata in cui preferisci scrivere?
Mi sono accorto che prendo appunti in vari momenti della giornata, la sera però è il mio momento privilegiato. Sono un animale notturno.
Oltre alla musica, pratichi anche l’insegnamento della religione nelle scuole. Cosa ti dona questa professione?
Mi dà un equilibrio, svegliarmi la mattina ed entrare in aula mi fa sentire privilegiato perché mi fa incontrare una fetta di umanità. Ogni mattina incontro persone desiderose di conoscere, piene di domande e di curiosità. È un dono immenso. L’insegnamento mi offre la possibilità di stare in relazione sempre con la novità, perché i giovani sono questo oggi. Mi fa anche crescere a livello umano, m rinnovo, mi pongo delle domande.
Perché proprio religione tra le varie materie scolastiche?
Ho vissuto l’esperienza della fede, la teologia mi è venuta incontro; ho studiato anche filosofia e tutto ciò ha contribuito a far scomparire tutti i miei pregiudizi e soprattutto a cercare di rispondere in classe.
Qual è la domanda che ricorre più spesso tra gli studenti?
Ogni alunno mi ha fatto domande sul senso della vita, ogni anno. Che senso ha vivere? È una domanda che si può fare sia da credente che da laico. Personalmente intendo l’ora di religione come un’ora a settimana di confronto totale, a viso aperto e civilmente, che poi alla fine è ciò che oggi viene meno.
Come riempi le tue giornate?
La prima cosa che faccio quando mi sveglio è meditare la Parola del giorno, consulto il Vangelo e ciò che la chiesa propone. Non è da rapper ma mi tiene proprio in piedi, mi nutre, ancor prima delle fette biscottate. Nell’arco di una giornata leggo moltissimo, mi piace andare in bicicletta, se posso vado in palestra. Ho 3 figli quindi passo molto tempo anche con loro.
Che ruolo gioca dentro di te la fede?
Mi prende tutto, è davvero totalizzante come esperienza; orienta la vita di una persona, influisce in positivo. E pensare che prima ero anche abbastanza allergico alla religione…
Cos’è per te la vocazione?
Vocazione significa rispondere ad una chiamata e noi siamo chiamati a rispondere alla vita come esseri umani. La prima vocazione è vivere ed è per tutti la stessa.
Quando sei sul palco come te lo vivi il live?
Sono ansioso prima di salire, ho paura di non ricordarmi le parole. Ma il mio desiderio più grande è sempre quello di comunicare. Devo dire che l’allenamento quotidiano della classe, entrare in aula e fare lezione, mi ha aiutato tantissimo perché un live è come fare lezione cantando; quindi, quando salgo sul palco mi verrebbe da dire “buongiorno”. Il palco è come se fosse la cattedra di tutti i giorni e ho sempre un pubblico davanti.
Che rapporto hai con il tuo pubblico?
Mi piace coinvolgerli, mi piace questo “scambio culturale” che si viene a creare. È un modo reciproco per arricchirsi.
Ripensando alla tua discografia, c’è un album che ti ha cambiato un po’ la vita?
Direi il primo, “Animadvertere”, mi ha cambiato la percezione del fare. Finché rimane tutto nel tuo hard disk mentale non puoi progredire, nel momento in cui fai uscire qualcosa prendi consapevolezza. Dall’averlo in mente all’averlo in mano è un’esperienza meravigliosa.
Programmi per il futuro?
Sto lavorando su un nuovo progetto ma con molta calma perché questa volta voglio fare un upgrade con i testi.
Il tuo più grande sogno musicale?
Fare un bel tour e raccontare la mia esperienza di vita attraverso le mie canzoni.
Articolo a cura di Simone Ferri