La Sad: Un Concerto di Emozioni e Speranza

La Sad trasforma il palco in un mosaico di emozioni, tra luci viola e suoni punk-pop, racconta la sofferenza e la speranza di una generazione

La Sad: Un Concerto di Emozioni e Speranza
Pescara – La Sad (Foto di Daniele De Stefano)

 

La Sad trasforma il palco in un mosaico di emozioni, dove la sofferenza diventa arte e la speranza un grido condiviso da una generazione intera.
«Ringraziamo la vita che ci ha regalato la sofferenza per scrivere questo disco»: mi chiedo quanta speranza può comunicare una sola frase e se la percezione di speranza che ho a riguardo è sbagliata.

Le luci viola miste al fumo scenico illuminano i profili di alluminio degli strumenti e creano giochi di riflessi su un cuore bianco sullo sfondo che recita “La Sad”.

I tre ragazzi dalle origini che si incrociano pitagoricamente a Milano, sia in senso geografico che in senso stilistico, arrivano sul palco: il cuore batte rosso sullo sfondo, un susseguirsi di voci fuoricampo come un telegiornale li preannuncia con tutte le declinazioni negative immaginabili. Un’esplosione del pubblico li accoglie.

Quanto possono essere colorate le complessità! Li percepisco ruvidi, complessi, una forma geometrica solida fatta di milioni di facce.

La Sad: Pescara
La Sad – Pescara (Foto di Daniele De Stefano)

Una generazione si muove sotto il palco: sembrano capirsi perfettamente; urlano le loro ribellioni nella sensazione di intimità che può dare solo una cameretta.

Milioni di colori, giacche di pelle, borchie al collo, eppure danno la sensazione di essere i ragazzini più buoni del mondo.

Le sonorità punk-pop incontrano quelle della tecno nella versione live di Sadgirl: il pubblico balla e salta, senza mai fermarsi.

Ripercorrono il passato recente: “Poi a vent’anni con due pazzi ho risvegliato il punk” quando cantano Memoria, e mi ricordano quanti ricordi si possono avere già alla loro età, in un’età così risonante di cose che si vivono e che fanno l’eco e che si attorcigliano.

La Sad: Un Concerto di Emozioni e Speranza 3
La Sad – Pescara (Foto di Daniele De Stefano)

Il disco di platino: lo annunciano e cantano Toxic; si incrociano sul palco, si ricorrono, il pubblico salta, urlano tutte le difficoltà dell’adolescenza e della prima età adulta.

Mi convincono che viviamo tutti la stessa vita e che nei dolori e nelle difficoltà siamo tutti un po’ uguali.

Dividono il pubblico, aprono il pogo, simbolo di quel punk che rievocano così forte: «il primo che cade va rialzato» dicono, un po’ come la metafora delle loro canzoni.

Intermezzano con la canzone che apriva il primo loro tour Sto nella Sad. I ragazzi con acqua e gatorade sul palco continuano a convincermi di avere un’anima bianca, anche se continuano a chiamarsi tra di loro “Tossici con l’autotune”.

La Sad – Pescara (Foto di Daniele De Stefano)

Quanta dicotomia tra apparenze e sensazioni. Il bordo dei loro microfoni, lo stesso dei loro capelli, e quei gentili ragazzi punk si avvicinano ai bambini sulle spalle dei genitori tra il pubblico: forse non sono l’unica ad aver scoperto il loro segreto.

Introducono la cover successo di Sadremo, così come lo chiamano loro, ed effettivamente Sanremo lo hanno Sadremato con la loro versione di Lamette.

Lo show va avanti, arrivano delle giacche piene di borchie ma che da lontano appaiono glitterate, un po’ come loro, e mentre le indossano ricordano che “non parlarne è un suicidio, e solo parlandone ritroveremo la luce”. La cantano loro, la cantiamo noi, una preghiera, Autodistruttivo.

La loro bandiera, nei loro colori, accompagna La Sad Italiana. Le sonorità entrano nel momento Sad della serata costellate dai flash dei telefoni. “Ma quanto è bella questa maledetta vita” cantano sulle note di Maledetta. “Fanculo ai demoni che sento nella testa non è da deboli sperare un po’ di più”, e forse la speranza non era solo una mia sensazione.

La Sad - Pescara - (Foto di Daniele De Stefano)
La Sad – Pescara – (Foto di Daniele De Stefano)

Il concerto volge alla sua chiusura, rientrano a suon di Fuck dal pubblico preannunciando Fuck the wrld e i simboli sulle loro cisterne assumono il loro significato.

Ci salutano così, mentre il pubblico urla “Sto nella Sad” per ringraziarli, e mentre vado via mi guardo intorno e ringrazio la vita che mi ha regalato la sofferenza per riuscire a sentire davvero questo concerto.

Articolo a cura di  Vera Nabokov

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