È disponibile sulle piattaforme digitali di streaming “DISCO VIVO”, il nuovo album di Sara Rados e Progetti Futuri dal quale è estratto il singolo “Bandiere sporche”. Noi di Musica361 abbiamo incontrato l’artista che ci ha parlato del nuovo lavoro e dei generi che l’hanno ispirata, mentre dei talent dice che…
Recentemente è uscito Disco Vivo: un disco dal vivo, ma che non per questo si chiama così…
Sì, diciamo che non è solo per questo che si chiama così, ma anche per sottolineare l’aspetto “vissuto” di tutto il processo che ci ha portato a crearlo, arrangiarlo e portarlo in giro per i piccoli Club. Sono tutte canzoni che nascono spontaneamente come forma di autoterapia, di sopravvivenza alla quotidianità.
Del disco fa parte “Bandiere sporche” che dipinge in punta di blues il tempo che viviamo, come è questo tempo?
È molto disorientante, almeno per me, come musicista, come individuo e anche come genitore. Un tempo potenzialmente pieno di stimoli, che mette a disposizione tanti mezzi per scoprire la realtà, ma questi mezzi hanno una voragine e una vertigine che allontana dal momento presente.
Tu canti: “Sarebbe meglio restare in silenzio al posto giusto…”, ti riferisci a qualcuno in particolare?
Una considerazione sarcastica aperta a più interpretazioni, a volte tutti faremmo meglio a stare zitti o almeno parlare dopo che abbiamo riflettuto un po’. A volte ho proprio davanti a me il faccione di certi politici…
Nell’album è presente anche “Sono un ribelle mamma”, perché è importante questa canzone?
Penso che Roberto “Freak” Antoni sia stato una personalità nel mondo della musica e della cultura pop in generale, perché era avanti anni luce, prima non era così scontato essere così sarcastici e politicamente scorretti. Ha dipinto, ma con tenerezza, con compassione, il volto degli alternativi da appartamento che tutti siamo stati e che i ragazzini continuano a essere, senza la cattiveria che c’è nelle critiche attuali, lo faceva con intelligenza, mettendo alla luce i paradossi della nostra società.
Abbiamo detto in punta di blues, ci sono altri generi che ti hanno influenzato?
Ho un padre appassionato smodatamente di musica classica, quindi ho sempre sentito questo genere. Poi negli anni universitari mi sono appassionata al Jazz, mentre quando ero adolescente mi piaceva tanto l’hip hop, sia italiano che americano. Generi diversi, per me la discriminante era che ci fossero dei contenuti.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Molto canonicamente ti direi De Andrè, De Gregori, per citare i cantautori; per le voci femminili mi viene da pensare Nina Simone, Etta James, che sono le voci che mi porto nel cuore. Ora c’è un’artista che mi piace molto: Serena Brancale che trovo estremamente talentuosa e rimango amaramente colpita dalla quantità di odio che suscitano i suoi interventi. Sembra quasi che se sei brava e sei bella e metti qualche parolaccia, se non sei uomo non lo puoi fare.
Michele Staino, contrabbassista e figlio del compianto disegnatore Sergio Staino, ha realizzato, una ad una, l’immagine di copertina le grafiche dei brani e dell’ album…
Michele ha questo doppio talento: è un bravissimo musicista, suona in tantissime formazioni, ed è anche un ottimo disegnatore, negli ultimi dieci anni ha affiancato il padre Sergio nella realizzazione delle vignette e mi sembrava una cosa bella coinvolgerlo anche a livello grafico in questo progetto e dandogli qualche input ha saputo buttare giù dei disegni meravigliosi.
Cosa pensi dei talent?
Mi diverto a guardarli con i popcorn come guarderei una telenovela, nel senso che c’è tutta quella storia dello storytelling… mi hanno anche chiamata ma non ci sono andata, anche per una questione di orgoglio, perché devo andare in un “tritacarne”? Non mi piace questo modo di concepire la musica, di essere messi uno in competizione con l’altro, in questo contenitore dove ti devi mettere a piangere, dove devi cantare la cover che ti viene assegnata, dove c’è quello dietro la poltrona che si commuove…
I progetti futuri dei “Progetti futuri”?
Il 15 dicembre saremo a Milano al Detune con la direzione di Taketo Gohara e poi il 21 di dicembre alla Casa del Popolo di Settignano. Poi ho in testa un po’ di cose nuove da registrare…
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