Oggi quattro chiacchiere in compagnia di Sara Torraco, reduce dalla grande soddisfazione di essere stata finalista al prestigioso Premio Bianca D’Aponte. L’artista lucana ci ha parlato del suo stile delicato e della sua tendenza introspettiva, annunciandoci il suo prossimo album…
Ciao Sara, innanzitutto ti chiedo di presentarti agli amici di Musica361…
Ciao a tutti! Grazie per questo tempo dedicato… sono una cantautrice dalle radici in Lucania e dalle ramificazioni che vanno in giro, con uno zaino in spalla, un quaderno e una penna e il registratore del telefono per catturare in tempo reale melodie e storie che ascolto.
Quest’anno sei stata finalista al Premio Bianca D’Aponte, prestigioso appuntamento dedicato alle cantautrici emergenti, sicuramente una grande emozione…
Sì, è stata davvero una grande emozione! Mi sono sentita in un clima familiare, insomma a casa… ho avuto la fortuna di “conoscere” Bianca D’Aponte tramite i racconti dei suoi amici, colleghi ed era in ognuna di noi finaliste come fonte di ispirazione. L’emozione più grande per me è stata poter esprimere parte delle mie fragilità senza filtri, un po’ come mettersi a nudo: non a caso ho scelto di presentarmi in solo suonando solo il pianoforte e tutto il resto è stata musica, energia, autenticità..
Hai partecipato con il brano inedito “Fammi stare in silenzio”, vuoi parlarcene?
Il brano nasce dal suggerimento del titolo che mi è stato donato da un cantautore che stimo molto: Bungaro e di lì ho letteralmente meditato. Musica e parole sono arrivate da me insieme e ho riflettuto su quanto sia importante essere grati di ogni istante, del tempo che passa e del modo in cui ci relazioniamo ad esso – spesso sentendomi “come un treno in ritardo” – e su quanto la natura ci insegni a ridisegnare i nostri orizzonti, c’è ancora un mondo intero da imparare.
In un mondo sempre più rumoroso, tu hai scelto invece una tematica introspettiva e uno stile delicato, una scelta decisamente in controtendenza…
Un mondo rumoroso o i nostri pensieri che lo rendono tale? Non per essere in controtendenza quanto per il restare fedele a me stessa come essere umano: facendo un lavoro su me stessa di tipo introspettivo penso sia naturale che emerga, sotto forma espressiva, in quello che suono e scrivo. Il tutto è facilitato dall’abitare in un piccolo paese, spesso lontano dai rumori della città e a contatto con la natura.
Il mondo rumoroso è, ad esempio, quello che si riversa nei testi della Trap, genere che va per la maggiore, ma che ha attirato anche tante critiche, tu cosa ne pensi?
Penso che i giovani, giovanissimi abbiano, per la maggior parte, un rumore in testa fatto di ansie, insicurezze, paure, incomprensioni etc, per cui non mi sorprende che questo genere abbia preso piede proprio insieme a loro; è il loro specchio, è quella musica che li fa sentire compresi, forse, anche solo per pochi minuti. Quello che mi preoccupa, piuttosto, è il linguaggio che spesso viene utilizzato: parole violente che non fanno altro che normalizzare situazioni, atteggiamenti nei confronti della donna, di come vederla e trattarla e alla fine “[…] il modo in cui nominiamo la realtà è anche quella in cui finiamo per abitarla” (come ha scritto Michela Murgia nel libro “Stai zitta!”)
Tornando a te, quali sono i tuoi cantanti o gruppi di riferimento?
Sono stati diversi nel corso della mia crescita: potrei dire da Steve Wonder, Pino Daniele ad Elisa fino al mio periodo adolescenziale per poi ascoltare tantissimi altri artisti che risuonano con la mia persona: Davide Shorty, Niccolò Fabi, Aurora, Jacob Collier, i The Paper Kites, Tosca, Bungaro. Ognuno di loro, a modo suo, ha creato un “dialogo” con alcune parti di me; insomma mi ispirano quotidianamente con la loro musica, parole e personalità.
Che rapporto hai con i social?
Odi et amo se potessi citare, in parte, Catullo. È un potente mezzo di comunicazione anche se, a volte, è così forte la “pressione” di dover essere sempre online, creare, pensare a dei contenuti da bloccarmi nel farli. Vorrei solo dedicarmi alla scrittura, al sentire/catturare quello che c’è intorno a me e condividere le emozioni con il pubblico. Quindi mi ritrovo a comunicare con i social con tempi tutti miei e forse in maniera controproducente perché vorrei utilizzarli per arrivare a quelle persone che si sentono comprese, che leggono la loro storia nella musica che propongo. È un lavoro che richiede tempo ed energie, sicuramente da delegare così da non dovermi chiedere costantemente “ma se non lo pubblico o condivido quel momento è avvenuto realmente?” nel mio caso sì, e ci sono cose che preferisco custodire in me.
Oggi imperversano i Talent, cosa ne pensi?
Sono indubbiamente una delle tante possibilità per farsi conoscere, sono a tutti gli effetti una vetrina. Non credo sia LA possibilità per emergere, ognuno di noi si costruisce la strada che ritiene più in linea con quello che ha da dire, ci sono tantissimi Artisti che non fanno talent o televisione eppure esistono e hanno le loro vetrine per i loro progetti. Non escludo nulla a priori nella mia vita perché non posso prevedere quello che succederà, al momento non vi ho partecipato.
Prima di lasciarci vuoi rivelarci i progetti futuri?
Certo! In cantiere c’è la produzione e pubblicazione del mio nuovissimo Ep che conterrà “fammi stare in silenzio”, con una persona meravigliosa che mi ha conosciuta grazie al Premio Bianca d’Aponte. E dopo aver fatto due date in cui ho avuto il piacere di presentare il mio nuovissimo progetto in solo ( piano, voce e loop station) l’8 dicembre a Pescara (Contemporary Fest ) e il 13 dicembre a Lecce con il mio nuovissimo progetto “Diari” in trio, chissà quali altre meraviglie riserva questo futuro, sono pronta!
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