Aaron Raschi: un felice connubio tra musica ambient e una ricerca sonora alternativa

Aaron Raschi: un felice connubio tra musica ambient

Artisticamente possiamo definirlo vicino all’Indie-Pop, anche se come ascoltatore segue un po’ di tutto, dal Jazz alla Trap, con questo retroterra culturale e con la passione della musica instillata dai genitori fin dalla più tenera età, Aaron Raschi ci presenta Solo, il suo ultimo singolo…

Ciao Aaron, dal punto di vista artistico qual è il tuo genere e quali sono i tuoi punti di riferimento?

Io mi definisco prima un ascoltatore e poi un artista e come ascoltatore ascolto di tutto dalla Trap al Rap al Metal al Blues al Jazz, qualsiasi cosa. Come artista faccio Indie-Pop, chiamiamolo così giusto per dargli un’etichetta. Ho iniziato a suonare grazie ai miei genitori che hanno sempre ascoltato molta musica e mi hanno trasmesso la passione. Ho iniziato a suonare il pianoforte a 16 anni e da lì non ho mai smesso e la scrittura mi ha aiutato in momenti difficili.

Il genere del momento è la Trap, tu cosa ne pensi?

Ci sono varie Trap, quella più “gangster” per me non è un bene per la società, perché i ragazzini prendono dai testi le cose sbagliate. Poi ognuno è libero di fare arte come gli pare, come nell’arte figurativa c’è quella contemporanea e c’è la Gioconda di Da Vinci, così nella musica non deve essere tutta Bohemian Rhapsody, perché sennò sarebbe una rottura. Una persona deve scrivere quello che ha dentro, la cosa che non mi piace di questa generazione è l’ostentazione…

Quali sono le tue tematiche predilette?

Variano molto perché a me piace sempre immaginarmi delle storie e parlo sempre in modo velato di me; è come se mi mettessi in studio a chiedermi: “Che storia mi piacerebbe sentire?” e da lì con un po’ di immedesimazione, un po’ di figure retoriche mi trovo in mezzo a questi racconti.

Parlaci anche un po’ di te in generale…

Sono un ragazzo di 23 anni della Riviera romagnola cresciuto a Rimini, sono molto tranquillo come persona, estroverso, mi piace stare in mezzo alla gente anche se però non amo le folle.

Non a caso il tuo ultimo singolo si chiama “Solo”…

Solo è un viaggio con l’intento di essere un connubio tra suoni ambient, che si sentono all’inizio, e un ritornello molto orecchiabile, ritmato ballabile. Volevo unire questi due mondi perché io ascolto tanta Techno e mi è venuto in mente di usare questi suoni utili per fare atmosfera ma che normalmente non vengono usati in pezzi di questo genere.

Parli anche di un contrasto tra un ideale e la quotidianità, come è la tua quotidianità?

Lavoro, musica, lavoro, musica, cazzeggio con gli amici, questo è. Mi sento di vivere bene, ho persone che mi vogliono bene, una ragazza che mi ama, una bella famiglia E di conseguenza non mi posso lamentare di niente.

Dei classici Talent cosa ne pensi?

Ho provato ad andare ma non è stata una bella esperienza e non mi sento molto legato a quel mondo lì. È ovvio che se è una cosa che si deve fare si fa, ma se devo scegliere non vorrei snaturarmi per andare in un Talent…

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Ruggero Biamonti
Ruggero Biamonti
Autore con esperienza decennale presso importanti realtà editoriali quali Rumors.it (partner di MSN), Vivere Milano, Fondazione Eni e Sole 24 Ore Cultura, si occupa di temi che spaziano dall'intrattenimento al lifestyle.
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