Il doppio cd di Mario Biondi, il più R&B dei nostri cantanti, non è solo una raccolta dei suoi più celebri pezzi in oltre 10 anni di carriera, ma un vero e proprio atto d’amore per un intero genere musicale.
Lo scorso 18 novembre è uscito per la Sony Music il doppio album di Mario Biondi intitolato Best Of Soul.
Il titolo, in qualche modo, è già una dichiarazione di intenti. Non è infatti il “meglio di Mario Biondi”, ma di un intero genere, del quale il cantante siciliano è non solo il più eminente rappresentante nostrano, ma anche evidentemente un vero appassionato, tanto che il disco stesso altro non è se non l’atto di amore di un artista per un particolare tipo di musica. Sofismi filologici, analisi spicce da profiler improvvisati? Non esattamente. Considerato che ha in generale poco senso scrivere una recensione su un lavoro che riassume, sintetizza e contiene oltre 10 anni di carriera di un artista ormai noto ed affermato, si tratta più che altro dell’incipit di una riflessione generale riguardante il senso che ha un’operazione come questa, sia dal punto di vista artistico che commerciale.
E dato che non sono sufficienti i sette brani inediti contenuti nella tracklist per considerarlo un lavoro originale, e valutarlo di conseguenza all’interno del percorso artistico di un cantante, quello che un giornalista può fare di fronte a un progetto come Best Of Soul è proprio analizzare il pensiero a monte, la motivazione che può spingere un artista come Mario Biondi a impegnarsi nella realizzazione di un album che è per forza di cose meno creativo di una creazione ex-novo.
Biondi in questo caso ha, in qualche modo, fatto il punto. Ha mostrato con semplicità, senza falsa modestia e senza ostentazione il proprio percorso fin qui e soprattutto fatto notare come questo abbia mantenuto una coerenza di fondo. Una coerenza del tutto evidente quando si ascoltano le ventidue tracce senza soluzione di continuità. Una coerenza che ha sempre saputo esulare da logiche di mercato (siamo in un Paese che non è per l’appunto legato a questo specifico genere per tradizione musicale), ma solo per il piacere di fare musica. Buona musica. Fino a coinvolgere e conquistare anche chi l’R&B non lo conosceva veramente. Fino a rendere il suo inconfondibile timbro vocale riconoscibile non soltanto dagli appassionati e dagli addetti ai lavori ma anche dal grande pubblico, quello delle radio e di Sanremo, della televisione e della musica commerciale, proprio lui che fin da quel lontano 2004, quando le radio cominciarono a far ascoltare This Is What You Are, il suo primo successo, si è occupato più di fare il musicista serio che delle mode e delle furbizie di una certa discografia che cercava prodotti usa-e-getta. Il che, è evidente, almeno nel suo caso specifico, ha pagato.
I sette inediti comunque, pur se è impossibile considerarli lavoro a sé, hanno tutti un valore che non vive di luce riflessa da quello dei successi che li accompagnano nel doppio cd.
A prescindere da logiche radiofoniche che hanno individuato in Do You Feel Like I Feel il singolo di lancio della raccolta, sono forse Mystery Of Man (un successo di Sarah Vaughan reinterpretato in stile groovy) e Stay With Me (con un evidente omaggio agli anni ’70 e al Philly Soul) i due brani più interessanti per un critico, quelli in cui sono più evidenti le influenze jazz, il mellow sound, il velluto della voce di un grande interprete e musicista e la ricchezza di riferimenti e di influenze che hanno evidentemente concorso a crearne gusto e stile. Ma sia messo agli atti che, quando la qualità di un prodotto è così alta, la scelta è davvero ardua, e quindi non si possono comunque non citare anche Chilly Girl, Gratitude (dedicata al proprio pubblico) e You Are My Queen.
Assolutamente legittime esigenze discografiche hanno pensato a novembre come data ideale per la pubblicazione di questo album, in tempo utile per le prossime strenne natalizie (l’intento è palesemente evidente fin dall’oro che è stato scelto come elemento essenziale della grafica della copertina), ma se da un lato toccherà curiosamente aspettare fino al prossimo marzo per la tournée che per due mesi porterà Mario Biondi in giro per molte piazze d’Italia (e almeno un anno per il prossimo disco, se mantiene la frequenza di pubblicazione di album inediti che lo ha contraddistinto in quasi tutta la sua carriera), per lo meno possiamo dire che ascoltare Best Of Soul sarà comunque un ottimo modo per ingannare l’attesa.