Accade frequentemente di ascoltare musica a bassa qualità senza accorgersene. Ma come si può capire se un file audio è di buona qualità? Tu sai che cosa ascolti?
Al giorno d’oggi si ascolta musica da diversi dispositivi e in continuazione. Accade spesso involontariamente: nei negozi, in banca, nei supermercati, nelle pubblicità e in molte altre situazioni, senza nemmeno esserci portati dietro il nostro iPod (se ancora si usa). Ma quando decidiamo di ascoltare la musica volontariamente siamo sicuri di ascoltarla bene?
Attenzione, la lettura di questo articolo può rendere feticisti del suono, nonché poco simpatici alla propria compagnia di amici. Se state continuando a leggere, vi meritate questo aneddoto.
Ero in macchina con amici, quando ad un tratto sentii uscire dalle casse una delle mie canzoni preferite. Nonostante avessi girato la manopola del volume a palla, il suono continuava ad essere molto ovattato. Colpa delle casse? Forse, ma non in quel caso. Alla mia puntale domanda (da pignolo che ha sentito il “rumorino del Titanic”), ho ricevuto una risposta molto semplice: “L’ho scaricata da un video di Youtube”.
Ora, non sono assolutamente qui a fare la morale a nessuno, perché bene o male abbiamo scaricato tutti canzoni da Youtube, però c’è un fattore importante da considerare: come si può capire se un file audio è di buona qualità?
Partiamo da questo presupposto: comprando i dischi e/o comprando le canzoni sui digital store sicuramente si sentiranno ottimamente se riprodotte su determinati impianti. Detto ciò, le due macro-categorie per ascoltare bene la musica sono:
- Il tipo di file audio
- Il tipo di impianto/dispositivo di emissione sonora
I file dei dischi e quelli lossless sono i migliori da ascoltare. Evitando di dilungarci in tecnicismi complessi, convertendo i file in .mp3 vi è una compressione che ne abbassa la grandezza digitale a discapito della qualità. L’unità di misura della qualità sono i kbps (kilo bit per secondo) e il valore migliore di tutti è 320kbps (tendenzialmente a scalare troviamo 256, 192, 128, 96, e 64 kbps). Una resa pseudo-decente (ma con grande perdita di dati) la si ha a 128kbps. Meglio stare sempre sopra.
Sebbene per i nerd queste siano stupidaggini, molte persone ignorano questi fattori non sapendo di ascoltare canzoni di cui magari non percepiscono totalmente il 30% degli strumenti. Considerate che Spotify permette di scegliere il tipo di qualità audio solo in versione Premium e la funzione più bassa o “Normal” è a 96kbps. Inoltre, se mai doveste scaricare delle canzoni illegalmente da Youtube, molti video non ufficiali hanno già un audio scadente di partenza, figuriamoci trasformandoli in .mp3 a bassa qualità.
Ora poniamo di avere sul nostro cellulare una canzone con la miglior qualità possibile. Il problema è ascoltarla da un mezzo che abbia delle degne caratteristiche. Per valutare questa cosa bisogna affidarsi alla risposta in frequenza ovvero quanto le casse/le cuffiette o il mezzo in questione riproducano fedelmente le frequenze udibili all’orecchio umano. Noi ascoltiamo dai 20 Hertz ai 20.000 Hertz (detti anche 20kHz), questa gamma varia con l’età e con i traumi (es. discoteca). È giusto accertarsi possibilmente della risposta in frequenza del proprio mezzo: se si comprano delle cuffiette da 5 euro in un negozietto non si potrà avere un grande risultato, per quanto il nostro cervello ci venga incontro cercando di ricreare ipoteticamente le frequenze incomplete o mancanti. È doveroso ricordare che ci sono altri fattori molto più complessi per avere un ascolto ottimale, i quali possono essere tranquillamente approfonditi sul web o sui libri di teoria sonora.
Tornando all’aneddoto iniziale, eravamo su una Panda di dieci anni fa, con le casse originali Fiat e ascoltavamo una canzone in bassa qualità scaricata da un video non ufficiale di Youtube. Peggio di così non si poteva chiedere, quindi, a ripensarci, avrei potuto non dire nulla, intanto quell’opaco fruscio sarebbe stato coperto dalle mie stonature e per quelle non esistono rimedi.