Gli artisti sono un’azienda che deve proporre un’immagine coordinata del proprio contenuto. C’è ancora spazio per la musica?
C’è un legame fondamentale tra musica e immagini. La televisione ha consacrato l’importanza dell’apparire agli occhi dello spettatore, mutando di netto quello che era l’immaginario dell’ascoltatore, che da una voce alla radio è passato a vedere videoclip musicali a rotazione. Questa fu l’era di Mtv e con questa logica si è sviluppata la musica fino al 2010. Se questo enorme cambiamento fece dire ai The Buggles “Video killed the radio star”, cosa si potrebbe dire ai giorni nostri a causa dei social network?
Oggi un artista è un’azienda e come tale è obbligato ad avere un’immagine coordinata con il proprio stile musicale. Ad esempio, Taylor Swift avrà social pieni di sue fotografie volte alla perfezione, nessuno se la immaginerebbe nei peggiori bar di Caracas. Allo stesso modo, i suoi testi dimostrano questa perfezione in stile “Mulino Bianco”, questa purezza, raccontando di nuovi amori e cuori infranti.
Per citare alcuni esempi italiani, se prendessimo Guè Pequeno, da sempre amante delle donne e dell’abbondante pecunia, e lo inserissimo in un contesto diverso, magari dietro il banco di un supermercato, sembrerebbe finto, non naturale. Nella maggior parte dei casi è difficile che il personaggio si discosti completamente dalla persona, chi è nella parte alta della classifica non finge mai un alter ego.
Quindi, l’immagine risulta fondamentale per un artista, decenni di talent show ci hanno insegnato a giudicare prima di ascoltare e ad oggi tutto questo, insieme al progresso tecnologico, lo si sente parecchio. Basti pensare ai fenomeni trap del momento, come la Dark Polo Gang o Sfera Ebbasta.
Facciamo un esperimento. Provate ad immaginarvi un vostro amico molto nerd (tralasciate che il sottoscritto sia uno di questi, nda), ora immaginatevelo in un video mentre canta Sportswear della DPG o Ciny di Sfera Ebbasta. Quante probabilità avrebbe questo video di diventare un meme virale e divertente? Probabilmente molte, Lil’Angels e Gioker potrebbero essere definiti paladini di questo esperimento.
Questo significa che, per dire cantare qualsiasi cosa, ad oggi ci vuole un involucro particolare, un aspetto coordinato che renda credibile la propria musica. In questa mole di informazioni che resta sul superficiale, c’è da chiedersi quanta importanza venga data alle parole e, a tutti gli effetti, anche alla musica.