Buon compleanno Mimì: 70 anni di Mia Martini

Avrebbe compiuto oggi 70 anni Mimì Bertè, in arte Mia Martini, considerata insieme a Mina una delle voci femminili più belle ed espressive della musica leggera italiana di sempre. Musica361 festeggia l’interprete calabrese ripercorrendo le tappe fondamentali della sua carriera attraverso i suoi più grandi successi.

Buon compleanno Mimì: 70 anni di Mia Martini
Buon compleanno Mimì: 70 anni di Mia Martini .

Anche se non ha sempre goduto in vita di consensi costanti e unanimi, Mia Martini ha tristemente avuto la sua vera rivincita soltanto dopo la morte. Giudicata oggi tra le protagoniste più raffinate della canzone d’autore italiana e internazionale, con il suo timbro potente e graffiante e le sue interpretazioni struggenti e intense ha cantato amori, donne, uomini e universi. Per lei hanno scritto in tanti, da Lucio Battisti a Riccardo Cocciante, da Biagio Antonacci a Fabrizio De André, ma anche Paolo Conte, Francesco De Gregori, Amedeo Minghi, Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri, solo per citarne alcuni. E non solo. Ripercorriamone allora con ordine la carriera, attraverso quelle canzoni che hanno contribuito a crearne la fama di cui ancora oggi gode.

Domenica “Mimì” Bertè nasce a Bagnara Calabra nel 1947, ma la passione per la musica, che ascolta avidamente alla radio fin da piccola, sboccerà poco dopo durante l’infanzia e l’adolescenza a Porto Recanati: qui si esibisce nelle prime serate dal vivo in feste e balere e si iscrive ai primi concorsi per voci nuove. A Milano nel 1962, a seguito di un’audizione, grazie al discografico Carlo Alberto Rossi incide il primo singolo I miei baci non puoi scordare (1963). Lo scarso successo di quella prima esperienza non è sufficiente ad intaccare i sogni della tenace Mimì, che, sempre desiderosa di emergere, si trasferisce a Roma e fonda un trio assieme alla sorella Loredana e all’amico Renato Fiacchini (il futuro Renato Zero).

Nella capitale, a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, si fa conoscere come corista, fino all’incontro col produttore discografico Alberigo Crocetta: sarà proprio Crocetta che, pensando di lanciarla sul mercato internazionale, definirà il suo look zingaresco e conierà il suo nome d’arte, Mia Martini (Mia come Mia Farrow, attrice da lei prediletta, e Martini scelto fra i nomi italiani più famosi all’estero). Con questo nome Mimì debutta con Padre davvero (1971), dissacrante canzone che vince il Festival di Musica d’Avanguardia e Nuove Tendenze di Viareggio; nello stesso anno pubblica il bellissimo album di debutto, Oltre la collina, che contiene alcuni brani scritti da Claudio Baglioni.

Da allora comincia la vera ascesa con una serie di successi tra cui Piccolo uomo (1972), testo di Bruno Lauzi e Michelangelo La Bionda, musica di Dario Baldan Bembo e Leonardo Ricchi. Il suo secondo album, Nel mondo, una cosa, viene premiato dalla critica come miglior LP del 1972.

Nel 1973 incide una delle canzoni più amate dal pubblico, Minuetto col testo Franco Califano – che ne registrerà anche una sua versione – e musica di Dario Balan Bembo:

Nel 1975 viene proclamata miglior cantante donna dell’anno dal referendum “Vota la Voce”: e ancora i succcessi Donna con te (1975) e Che vuoi che sia…se t’ho aspettato tanto (1976) la consacreranno tra le dive assolute della musica italiana, facendole ottenere grandissima popolarità nazionale e internazionale – nel 1978 persino Charles Aznavour la scelse per una fortunata serie di esibizioni in duo, reputandola una delle pochissime voci femminili in grado di emozionarlo. Nel 1977 con l’album Per amarti ha inizio lo storico sodalizio artistico e personale con Ivano Fossati, che porterà anche alla realizzazione di Danza (1979), nel quale si trova La costruzione di un amore, brano dello stesso Fossati.

Dopo un anno di pausa, a seguito di un intervento alle corde vocali che le modificheranno la timbrica, realizza il suo primo album da cantautrice, Mimì (1981) ma è finalmente nel 1982 che partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo, presentando un altro brano di Fossati, E non finisce mica il cielo, che arriva in finale ma non riesce a piazzarsi tra i primi tre posti: proprio in quell’occasione e in suo omaggio nascerà il Premio della Critica, che dopo la sua morte diventerà “Premio della critica Mia Martini”.

Nel 1983, dopo un concerto documentato dall’album Miei compagni di viaggio, si ritira dalle scene: è a partire da questo periodo che, visibilmente provata anche dalla fine del rapporto con Fossati e a causa di una serie di maldicenze a sfondo superstizioso circolanti nel mondo dello spettacolo, resterà di fatto emarginata per diversi anni.

Sarà comunque ancora una volta il suo indiscusso talento a rilanciarla: tornerà alla ribalta partecipando al Festival di Sanremo nel 1989 con Almeno tu nell’Universo, fortunatissimo brano composto da Bruno Lauzi (testo) e Maurizio Fabrizio (musica), lasciato in un cassetto dal 1972. La canzone non solo ha il merito di aggiudicarsi ancora una volta il Premio della Critica ma la incoraggerà a tornare ad esibirsi dal vivo, partecipare ad apparizioni televisive e pubblicare un nuovo album, Martini Mia.

Tornerà ancora a Sanremo nel 1990 con La nevicata del ’56 di Carla Vistarini, Franco Califano, Massimo Cantini e Luigi Lopez – Premio della Critica per la terza volta – e nel 1992 con Gli uomini non cambiano di Giancarlo Bigazzi, Marco Falagiani e Giuseppe “Beppe”, classificandosi al secondo posto:

La sua ultima partecipazione a Sanremo è del 1993 con Stiamo come stiamo, brano in cui duetta con la sorella Loredana, autrice della canzone insieme a Maurizio Piccoli; le due si piazzano al quattordicesimo posto. Nel 1994  pubblica La musica che mi gira intorno, suo ultimo album.

I tanti progetti in cantiere, tra cui una collaborazione con Mina, svaniscono tutti inaspettatamente il 14 maggio 1995, quando, a soli 47 anni, viene ritrovata senza vita nella sua abitazione a Cardano al Campo (Varese), dove si era trasferita da qualche anno per stare vicina al padre. Numerose le ipotesi fatte negli anni su quell’episodio, spesso sgradevoli o inquietanti quanto le immeritate etichette che le furono appiccicate nel corso della vita. Senza entrare nel merito di morbosi commenti, pettegolezzi insensati o invidie professionali, oggi abbiamo voluto solo ricordarla per quello che ci ha veramente lasciato: quelle interpretazioni memorabili indelebili nel ricordo di chi l’ha vissuta e canzoni diventate parte della storia della musica italiana, in eredità alle nuove generazioni, perché la riscoprano e ne custodiscano la fama che meritano.

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Luca Cecchelli
Luca Cecchelli
Giornalista, laureato in linguistica italiana e da sempre curioso indagatore dei diversi aspetti del mondo dello spettacolo. Conduttore radiofonico e collaboratore per diverse testate e rubriche di teatro e musica, svolge parallelamente l’attività di ufficio stampa e comunicazione. Spettatore critico e melomane, è assiduo frequentatore di platee e sale da concerto oltreché batterista per passione e scrittore. Quello che ama di più però è scovare nei libri o in originali incontri e testimonianze retroscena culturali della storia della musica e incredibili aneddoti rock, di cui in particolare è appassionato conoscitore.
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