Chrysma, rapper giovanissimo e con una carriera di tutto rispetto alle spalle, ci parla delle sue esperienze passate, del nuovo album e dei progetti futuri.
Giovane e già con lavori e collaborazioni importanti alle spalle. Stiamo parlando di Chrysma, rapper originario di Parma, che ha da poco pubblicato il suo album d’esordio. Alcune delle canzoni al suo interno appartengono al genere del trap, ma lui non si definisce un trapper, preferendo mantenere una linea del tutto personale.
Sei giovanissimo, ma già da anni sei entrato a far parte del panorama del rap e dell’hip hop. Hai studiato da autodidatta o hai seguito dei corsi?
Assolutamente no, non ho mai intrapreso corsi: ho imparato a rappare ascoltando molta musica, provando e riprovando sempre sugli stessi beats e imparando ad andare a tempo. Piano piano vedevo che ci stavo riuscendo, così ho potuto poi trovare la corrente giusta, il mio stile. Per i testi, invece, è stato ancora più semplice perché scrivevo già poesie: il mio approccio con la scrittura era già nato tempo prima.
Hai fondato anche una tua crew, la Master Prod, poi hai collaborato con Naym e infine hai intrapreso un percorso da solista. In quale veste ti senti più te stesso?
Non nego che mi sono divertito tantissimo con loro; avere una crew t’insegna sempre tanto, soprattutto a non pensare solo a te stesso ma ad un collettivo. Quando sei in gruppo hai delle responsabilità come le hanno tutti gli altri, l’opinione di tutti va ascoltata (almeno nella mia crew era così) e hai più menti che ragionano. Se devo essere sincero, però, ora come ora mi trovo meglio da solo: la mia mente è cambiata e sono maturato molto artisticamente. Non nego che nel futuro mi piacerebbe collaborare di nuovo con Naym, eravamo un bel duo.
Hai avuto modo di collaborare indirettamente con artisti come Mondo Marcio, Raige ed essere giudicato da Gue Pequeno, cosa c’è di loro nella tua musica?
Quando sei piccolo e apri il concerto di qualche artista che ti piace e che stimi, sei gasato al mille per mille: era il 2012/2013 quando coi Master Prod ho aperto i concerti di Mondo Marcio e Raige nella mia città natale, Parma. Fu un periodo bellissimo, credetemi: ero piccolo, ultra spensierato, mi stavano capitando cose molto positive e quell’età pensi solo a spaccare il mondo. Per quanto riguarda Guè, quel concorso che facemmo online ebbe i suoi frutti: in città cominciarono più a parlare di me e Naym e, anche se non vincemmo il concorso, avemmo molte views al brano ai tempi.
Nel tuo curriculum compare anche una partecipare a Italia’a Got Talent. Raccontaci qualche aneddoto riguardo quest’esperienza.
Fu divertentissimo, anche se eravamo molto agitati perché portavamo un brano d’amore a cappella, poiché ci avevano detto di non portare basi. Quando arrivammo scoprimmo invece che potevamo portarle. Naym per l’emozione si scordò un pezzo di canzone, ma non ci fermammo dalla vergogna o dal timore, tanto se ci eravamo giocati la possibilità di vincere lo avevamo già fatto. Un’esperienza davvero interessante ma che non rifarei: c’erano pochi cantanti e pensavamo di poter fare la differenza, ma non è stato così.
Nel 2016 sei anche arrivato in finale a Area Sanremo 2016 con il brano La prima volta. Quanto sei cresciuto dopo il Festival?
Area Sanremo è stata un’esperienza che, senza ombra di dubbio, mi ha segnato, emotivamente e artisticamente. Ho avuto a che fare con professionisti del settore, ho potuto ascoltare consigli, opinioni e soprattutto confrontarmi con altri artisti, senza mai cadere nelle rivalità. Sono felice per chi è riuscito a salire sul palco dell’Ariston: significa che se lo meritava veramente. Dopo quel periodo sicuramente sono maturato molto e non nego che mi piacerebbe riprovarci.
Da poco è uscito il tuo album d’esordio, dal titolo Chrysma. Che cosa rappresenta per te questo disco?
Rappresenta il mio primo “amore”. L’espressione vera e propria di Chrysma tocca ogni parte interiore di me che ho vissuto fino ad ora, ogni tasto dolente e/o positivo viene rappresentato in questo album. Sicuramente, essendo il mio album d’esordio, ho la possibilità di cercare di arrivare a più persone possibili, per farmi capire a pieno e andare oltre le apparenze di quello che sembro al pubblico. Sono orgoglioso di quello che abbiamo realizzato con Giuliano Boursier.
Hai definito Giganti, una delle canzoni dell’album, un brano trap. Ci spieghi meglio di che genere musicale si tratta?
Giganti è senza dubbio un brano trap, soprattutto per la strumentale. Ho definito il mio disco “crossover” perché volevo esprimermi in più stili del rap. Non voglio essere messo nella categoria dei “trapper”, quel genere che ora in Italia sta spopolando a dismisura, voglio mantenere una linea mia. Ci sono tre brani trap nel mio disco oltre a Giganti, proprio perché ho voluto pensare a quei fan a cui può piacere più quel genere rispetto a un rap più classico. La trap è la nuova espressione rap che si è creata nel nostro paese, un diverso modo di esprimersi e di rappare. L’artista trap più in voga in questo momento è sicuramente Ghali.
Dopo l’uscita dell’album hai già in mente nuovi progetti?
Certamente non sto smettendo di scrivere canzoni. Sto pensando a quale singolo buttare fuori nei prossimi mesi e a un possibile disco futuro, ma è ancora tutto da decidere. Sono molto lunatico, un giorno penso una cosa, un altro giorno un’altra: sono un disastro. Per adesso penserò al progetto che è uscito: di lavoro ce n’è ancora molto dietro questo disco.