Non si può definire “disco” un progetto composto da 53 brani e 3 cd, con il quale Sananda Maitreya vuole scalare il monte Olimpo. “Prometheus & Pandora” è un’immersione nella mitologia riportata all’oggi.
Sananda Maitreya è un artista nel vero senso della parola. Non segue le mode, non rincorre “quello che funziona”. La dimostrazione concreta di questo suo modo di intendere la musica è il suo nuovo lavoro discografico, “Prometheus & Pandora”, 3 cd, 53 brani, 3 ore di musica, una «scalata al monte Olimpo; per me era il momento di affrontarla, dopo 30 anni di carriera». Una carriera avviata dopo quella da pugile, quando era una star e il suo nome era Terence Trent D’Arby. «Tutti prima o poi dobbiamo tornare al monte, e io volevo farlo prima di morire».
Questa urgenza di scrivere canzoni e il riferimento alla morte è nata dalla perdita di «diversi amici nell’arco di poco tempo, da David Bowie a Prince, da George Michael a Chris Cornell. Mi sono detto che non c’è tempo da perdere ma bisogna mettersi subito a fare ciò che davvero vogliamo. Così mi sono messo al lavoro».
Eccolo qua, il frutto di questa urgenza. Fin dal titolo, “Prometheus & Pandora” (composto dai cd Prometheus, Pegasus e Pandora) ci porta in un mondo popolato da personaggi mitologici: «Prometeo, colui che ha rubato il fuoco agli dei, è il padre dell’umanità. Noi nasciamo da grandi persone, e dobbiamo ricordarcelo perché questo significa che anche noi siamo importanti. La nostra civiltà oggi è in crisi perché stiamo perdendo i nostri ricordi, non ricordiamo da dove veniamo».
Nel disco, l’interprete che dà voce a Pandora è Luisa Corna, un’amica di famiglia di Sananda, che l’ha voluta «Per la sua sensualità e la sua voce unica, che esprime talento e maturità. Avevo bisogno di questa sua voce molto europea e della sua energia».
Certo, così tante canzoni sembrano essere in controtendenza, vista la velocità con cui oggi si ascolta la musica, “spezzettando” gli album in playlist dove mettiamo solo i brani che ci piacciono di più. Eppure, Sananda ha messo insieme 3 cd: «Sono dei pesci, io vado dalla parte opposta», dice ridendo. «Penso sia fantastico fare musica oggi perché non ci sono regole; non sono un purista, quello che conta sono le idee. E poi, questo disco in tre volumi è utile da ascoltare mentre si cuoce il tacchino per il giorno del ringraziamento: finito il disco la cottura è ultimata», scherza lui che vive a Milano da anni.
Sananda Maitreya sta studiando l’ipotesi di un tour: «Vorrei trovare il modo di unire la musica di un tempo, il post millennium rock e quello che faccio ora, conciliando tutte le cose».
Impossibile non concludere con un accenno a quello che è stato nel suo passato: Sananda non è pentito di aver lasciato il nome e l’identità di Terence Trent D’Arby, perché «So che sono vivo perché ho lasciato andare l’altra vita, che non apparteneva più a me ma troppe persone. Il successo ha un prezzo. Per me, essere un artista è molto più importante di essere una star: la vita dell’artista è decisamente più gratificante».
Il video di “It’s been a long time” è stato girato a Villa Arconati di Castellazzo, poco fuori Milano, un luogo magico ricco di figure mitologiche, statue e affreschi: