L’amore è un pretesto, la musica un’urgenza. “Punti di vista” è l’ultimo album dei Beltrami che guardano la vita dal buco della serratura e trovano la chiave per farsi le domande giuste.
Diciamoci la verità, in Italia di band di cui valesse la pena parlare ce ne sono sempre state poche. A memoria personale mi vengono in mente solo i Pooh. E ho detto tutto. Cioè voglio dire, i Pooh sono bravissimi, ma ne è passato di tempo dal loro esordio! Eppure è sempre stato così, all’estero le pop band spaccano da sempre e invece nel nostro Paese facciamo fatica a sopportarle. I The Kolors? Beh si, però cantano tanto in inglese…Sarà che a noi l’immagine del cantante solista che va a Sanremo ci piace tanto e non riusciamo molto a immaginarci 5 o 6 persone sul palco dell’Ariston su cui manco ci starebbero. O le band o i fiori. E si optò per il fiori.
Ma nel sottobosco musicale nostrano di band ce ne sono e anche tante e sono pure bravi. Il 70%, forse, sono la “copia della copia di un riassunto che non c’è” direbbe Niccolò Fabi, ma qualcuno si distingue, si fa le ossa o semplicemente per selezione naturale arrivano alla fine della catena solo quelli che ti lasciano qualcosa nel cuore e nella mente. I Beltrami sono tra quelli. Giampiero Jum Troianiello (voce, chitarra), Pasquale Omar Caldarelli (chitarre), Carmine Franzese (chitarre, keyboards), Pasquale Pezzullo (basso), Francesco Varchetta (batteria).
Belle facce, un gusto retrò nello style, occhi ferventi, barbe a gogo e capelloni che non si possono vedere, ma non importa. Sembrano simpatici e sono bravi.
“Un lungo discorso sui momenti’, sugli stati d’animo, narrati quando tutto sembra lasciare l’urgenza di guardarsi dentro e raccontare storie, prima osservando da vicino e un attimo dopo guardando il mondo fuori. In musica e parole“.
Cosa avranno voluto dire non lo so, e potrebbe sembrare siano in preda ad un delirio emozionale, ma in realtà ciò che con mille parole si cerca di spiegare non è nient’altro che appunto l’urgenza di voler far musica, di stare bene, Perché quest’ultimo lavoro dei Beltrami, Punti di vista, fa stare bene. E questo non è poco. Ti fa pensare ai fatti tuoi coi fatti degli altri ed è una figata. E poi il loro modo di parlare d’amore fa la differenza:
“L’amore è spesso il pretesto dal quale partire per arrivare a riflettere su tutto ciò che ci circonda, che fa parte della nostra vita. Si parla di tristezza e di felicità, di differenze e di uguaglianze, di ora e di qui, di singolare e plurale, di bugie e verità. Il tutto senza la pretesa di un parere oggettivo, bensì quella di uno spunto di riflessione su cui discutere, confrontarsi, immedesimarsi o scontrarsi.”
Ok, non iniziamo subito con la solita solfa, “la voce è un pò alla Renga!”, “in questo brano viene in mente un pò quello dei Negramaro!”, “non ti ricorda Mario Venuti?”. Eccheppalle. Ovvio che se le nostre top ten sono sempre le stesse è normale che ogni cosa ci ricordi i grandi big e forse un po’ ne siamo pure influenzati, ma ciò non toglie l’originalità e la bravura di gruppi come i Beltrami dove ci si gusta una bella voce vellutata, ma dinamica e una musica zampillante dal sound pieno.
A me fanno impazzire “Questa Notte”, “Sophie”, “Piangi”. Ma sono pezzi come “Cosa riusciranno mai a inventarsi?” che completano il senso di un album di trentenni.
“Un disco fatto a quasi 30 anni è un disco in cui si guarda, nonostante la nostra poca voglia di farlo, alla società che ci circonda, che in alcuni casi ci governa e che, comunque, ci direziona. A quasi 30 anni la nostra paura, e quella dei nostri coetanei, è che le cattive decisioni prese da qualcuno possano ricadere su di noi e rubarci tempo ed energie per fare ciò che è nelle nostre. E se questo qualcuno fosse davvero colpevole, cosa riuscirà ad inventarsi per restituirci tutto?”.
Il simbolo e il messaggio di una generazione che si interroga, che non è solo governata dai social e dal vuoto cosmico, ma che cerca le sue origini non sa bene dove e ne trova di altre.
Ciò che adoro di più però sono le spiegazioni alle loro canzoni:
Questo vostro lavoro è triste o allegro?
“Questione di punti di vista! Bisogna sempre considerare che tutti noi siamo diversi e che diverso è il modo in cui le cose ci arrivano. Anche con la malinconia addosso è fondamentale spostarsi da noi stessi e andare a scoprire la diversità, sempre.”
E sotto sotto vorrebbero dire “Ma che ne so…io voglio solo fare musica e tu, Mario, fatti una vita”. E io vi voglio bene.
P.s. Perdonate la mia personalissima standing ovation per l’assolo di violoncello di Arcangelo Michele Caso in “Giace nascosto nel profondo”. Emozioni forti. Ciao.
Articolo di Mario Acampa.