A tu per tu con i due cantautori che accompagneranno in trio sul palco dell’Ariston l’atteso ritorno di Ornella Vanoni
E’ una delle esibizioni più attese di questa sessantottesima edizione del Festival di Sanremo, quella che vedrà insieme l’inedito trio composto da Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico. A poche ore dall’esordio sul palco dell’Ariston, abbiamo incontrato per voi i due autori del brano (firmato insieme a Cesare Chiodo ed Antonio Fresa), che ci hanno raccontato le loro sensazioni della vigilia.
Ciao Tony, ciao Gino, benvenuti su Musica361. Il Festival di Sanremo può rappresentare sia un punto di partenza che un punto di arrivo. Per quanto vi riguarda, con quale spirito affrontate questa esperienza?
Bungaro: Questo per me è il quarto Sanremo, trovo che ogni tanto si debba passare da queste parti, perché c’è aria di mare e buona musica, ma credo sia fondamentale avere una canzone valida e qualcosa da dire.
Pacifico: Per me rappresenta un punto di passaggio. La mia prima volta nel 2004 fu una specie di esordio, perché la mia è stata una carriera strana, ho comunicato tutto molto tardi e, quindi, è stato davvero un punto di partenza. Adesso è diverso, ci sono tornato altre volte in veste di autore e spero che questo sia un altro gradino del mio percorso.
Secondo voi, quanto incide al Festival il contesto mediatico e televisivo sulla canzone?
Bungaro: Assolutamente il valore della canzone. Se pensiamo ad “Almeno tu nell’universo” o ad “Ancora”, ci rendiamo conto di tutta la forza emozionale che conservano ancora oggi.
Pacifico: Credo che dipenda dall’artista, da come si pone. Noi siamo due autori, Ornella è una ricercatrice e collezionista di belle canzoni, ci presentiamo al Festival consapevoli di avere un bel messaggio da lanciare con la nostra canzone.
Chi è la persona che più vi ha supportato, o se vogliamo anche sopportato, nel vostro percorso verso Sanremo?
Bungaro: Credo che la forza di un trio sia quella di supportarci a vicenda, ci sono dei silenzi sorridenti e sottili che tra di noi esistono, una grande complicità e affinità che ci permette anche di divertirci molto.
Pacifico: Concordo su tutto, abbiamo un accordo con Tony che non mi permette di contraddirlo (ride, ndr).
Qual è l’aspetto che più vi affascina di questa manifestazione e, se c’è, cosa cambiereste?
Bungaro: Guarda, trovo sia tutto indispensabile in un’esperienza intensa come questa, il segreto è prendere un po’ tutto sia con serietà che con leggerezza, è una settima di fuoco dove succede veramente di tutto.
Pacifico: Non saprei, c’è questa frenesia che da una parte puoi guardare con fastidio, ma se ci pensi bene è un privilegio, forse c’è troppa esposizione ma la visibilità è necessaria per far conoscere il tuo progetto discografico.
Sanremo fa ancora rima con cuore-amore? Dal vostro punto di vista c’è più tradizione o più rinnovamento?
Bungaro: Penso che negli ultimi anni la maggior parte delle canzoni scelte per il Festival siano state valide e con un linguaggio originale. Il problema non è il tema, ma come lo affronti. Si può essere banali con qualsiasi tema, oppure originali anche con un brano che parla d’amore.
Pacifico: Se ci pensi Il Festival arriva una volta l’anno e rappresenta uno spaccato di quello che succede nel Paese e, ancora oggi, l’amore in tutte le canzoni la fa da padrone, non solo in Italia. Concordo con Tony, l’importante è l’intenzione che ti spinge a scrivere un testo.