Il Festival di Sanremo è il posto giusto per toccare determinati temi. Rubino, con la sua classe, ha deciso di parlare di separazione con “Custodire”.
Renzo Rubino torna al Festival in una veste più matura. Esordisce in sala stampa senza aspettare una domanda: “La paura è un’opportunità: ieri avevo paura, oggi anche, ma ancor di più quando sono stato fermo senza fare musica. Ho deciso di presentare un pezzo che parlasse di me, può piacere o non piacere, in qualsiasi caso sono contento che possa generare un’opinione”. La canzone Custodire tratta il tema della separazione dei genitori: “È un argomento molto complicato, non a caso dei miei genitori uno dei due non si è fatto vivo dopo ieri sera. Ma il resto lo racconterò dalla D’Urso (ride, ndr). Custodire è quello che vorrei che loro si dicessero. Nasce in una notte di settembre, guardando un film. In quei momenti ho scavato dentro me stesso e ho trovato delle paure, anche quella di trovare tra il pubblico i miei genitori. Questa canzone ha bisogno di essere ascoltata”.
Continua elogiando il proprio direttore d’orchestra Marcello Faneschi, un pezzo di storia italiana: “Va bene Peppe Vessicchio, ma Marcello Faneschi è stato il direttore d’orchestra di Domenico Modugno, suonava nella sigla di Sandokan, sono orgoglioso che sia il mio direttore. Lui mi ha dato la spinta per essere qui a Sanremo”.
La prima serata all’Ariston
Una giornalista gli chiede cosa ha fatto ieri sera, lui risponde elencando ogni piccolo passaggio verso l’Ariston: “Dopo le interviste di ieri, ho mangiato, abbiamo giocato a carte, ho fatto una doccia, abbiamo visto il Festival, ma appena lo vedevo tornavo in camera. E mancavano ancora 4 ore. Ho ascoltato musica, ho ballato, mi hanno portato all’Ariston, mi hanno truccato ed erano le 22.30. Sono sceso dietro le quinte e prima di entrare c’era la gag del film di Muccino. È stata lunga”.
Chiede soltanto di suonare di più, non vuole riconoscimenti Renzo Rubino, sintomo di quanto senta sulla pelle l’essere artista: “Mi piacerebbe uscire da questa settimana con più tranquillità, non emotiva, quanto continuare a fare bene questo lavoro, con dedizione e amore, per suonare davanti a un pubblico, la cosa che mi piace di più. La miglior cura è ascoltare e fare concerti. Non chiedo altro. Sarò vintage, ma a me piace pensare che la musica non sia una competizione. La giuria demoscopia è giusta per lo spettacolo”.