Cosa resterà di Sanremo 2018? Cinque momenti da ricordare

Il meglio della sessantottesima edizione della kermesse canora più amata dagli italiani, che ha riportato al centro dell’attenzione la buona musica

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Ermal Meta e Fabrizio Moro si aggiudicano il titolo con “Non mi avete fatto niente”

Sarà ricordato come il primo Festival della canzone italiana targato Claudio Baglioni, o forse l’unico, chi lo sa, ciò che conta è che questa edizione non passerà sicuramente nel dimenticatoio. Diverse le canzoni valide in concorso, ma numerosi anche i contenuti e i messaggi lanciati dal palco del Teatro Ariston. A chi si domanda “cosa resterà di Sanremo 2018?”, rispondiamo “tanta buona musica” ma anche puro intrattenimento, un certo tipo di spettacolo che in tv non si vedeva da diverso tempo. Di seguito i nostri cinque momenti da incorniciare di questo Festival.

La sigla “Popopopo”

“Un giorno qualunque, un suono soltanto che nasce dovunque e dura chissà quanto”, questi i versi d’apertura della sigla firmata dallo stesso direttore artistico e incisa da tutti i venti “Campioni” in gara, nessuno escluso. L’ennesimo tentativo di Baglioni di diversificare questa edizione da tutte le altre, renderla unica con piccole variazioni, come ad esempio la scenografia bianca o la facciata dell’Ariston personalizzata come non era mai stato fatto prima. Una strategia decisamente vincente.

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L’entrata del Teatro Ariston

Fiorello lo “scaldapubblico”

L’ospite più atteso che ha aperto la prima serata, con tanto di inattesa invasione di campo, come nella migliore delle tradizioni festivaliere. Fiorello ha scherzato, cantato e regalato al pubblico momenti di altissima televisione, a cui forse non siamo più tanto abituati.

Il momento amarcord di Pippo Baudo

Il primo Festival non si scorda mai, così il noto presentatore siciliano torna sul piccolo schermo per festeggiare una storia d’amore lunga cinquant’anni, iniziata nel lontano ’68. Da allora di edizioni ne ha condotte ben tredici, nelle quali ha lanciato numerosi talenti. Tanti gli episodi ricordati nella lettera aperta che lo stesso Baudo ha rivolto a Sanremo, suscitando l’acclamazione e la commozione del pubblico, congedandosi con la promessa “ci vediamo l’anno prossimo!”.

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Claudio Baglioni sul palco dell’Ariston con Pippo Baudo

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Altro momento toccante riguarda un personaggio che ha fatto la storia del Festival, grazie alle sue quindici partecipazioni in gara. Stiamo parlando della pantera di Goro, ritiratasi dalle scene nel 2011, che ha affidato alla figlia Martina Crognati il compito di salutare la sua amata patria, attraverso parole di gratitudine nei confronti di tutti coloro che hanno sostenuto la petizione del web, volta a sostenere questo meritato riconoscimento.

Standing ovation per Favino

Ma il momento che difficilmente scorderemo di questa 68esima edizione del Festival, è frutto dell’arte espressa da uno dei nostri attori più bravi, che ha portato in scena un commuovente monologo del drammaturgo francese Bernard-Marie Koltés, tratto dallo spettacolo teatrale “La notte poco prima della foresta”. Un assolo che rappresenta la sintesi perfetta dei contenuti espressi quest’anno sul palco dell’Ariston, che vanno ben oltre al di là di delle semplici canzoni e dell’intrattenimento televisivo.

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Pierfrancesco Favino alle prese con un toccante monologo
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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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