Sabato sera a Reggio Emilia Ligabue con la sua band ha fatto la prova generale dell’imminente Start Tour. Il nostro racconto a due voci di quello che il pubblico vedrà, per 9 date, a partire dal 14 giugno con l’esordio allo stadio San Nicola di Bari.
Luci, quelle d’America in scaletta con il brano omonimo, e quelle del palco, mai in un tour di Ligabue così illuminato. Led, a coprire 365 metri quadrati. Un impianto audio di ultima generazione che offre un’elevata qualità di ascolto per tutti gli spettatori e un impatto sonoro emozionante. Un palco alto 22 metri, profondo 20 e lungo 58, con due passerelle asimmetriche che si immergono nel pubblico pronte a prendere vita con la musica di Ligabue.
Ecco il nostro racconto a due voci, con impressioni a confronto di Nico e Francesca, della prova generale di Start Tour.
Start Tour, la “dipendenza dal palco” e dal pubblico di Ligabue
A un anno e mezzo di distanza dalla conclusione dell’ultima tournée, il Liga torna sul palco rivendicandone la sua profonda e viscerale dipendenza. Per questo Start Tour 2019 lo attendono nove serate di sfrenato coinvolgimento con il pubblico che, da quello che abbiamo potuto assistere nel corso di una riservatissima prova generale, non rimarrà di certo deluso dallo spettacolo messo in piedi.
Uno show da vivere fino in fondo, ponderato nel suono e nella scelta dei brani in scaletta, che accontentano un po’ tutti i palati, raggruppando le varie generazioni di supporter. Delle trenta canzoni proposte, ben diciassette provengono dal suo repertorio anni ’90, mentre le restanti dagli album realizzati nel nuovo millennio, tra cui sette inediti del suo ultimo disco “Start”.
Compagni di viaggio di questo itinerante percorso dal vivo, cinque musicisti di tutto rispetto e di insindacabile bravura, a partire dagli insostituibili chitarristi Max Cottafavi e Federico Poggipollini, passando per il bassista Davide Pezzin, il tastierista Luciano Luisi e il batterista Ivano Zanotti, al suo debutto nella band del rocker di Correggio.
Sette maxi schermi accompagnano lo scorrere delle tracce, in una sequela di luci, immagini e tanta buona musica, per due ore e un quarto di puro divertimento. Tra il mastodontico palco e l’imponente realtà, Luciano Ligabue ci mette gran parte del proprio vissuto, ventinove anni di irriducibili successi, regalandoci ancora una volta la sua personale visione del mondo, rigorosamente da ballare.
Nico Donvito
Start Tour, cori che attraversano quasi trent’anni di carriera
Nel parcheggio della Fiera di Reggio Emilia campeggia il palco imponente; lo spazio attorno è vuoto, a parte un po’ di amici di Ligabue e noi giornalisti.
Quello che ho visto è un concerto che mette, come sempre, la musica al centro. Si parte con due brani dell’ultimo disco “Start”, “Polvere di stelle” e “Ancora noi”, il palco da bianco e nero diventa un’esplosione di colore, nel segno della L di Luciano.
Mood lustrini, la festa decolla subito e apre le braccia al ritmo scatenato di “Balliamo sul mondo”. Ligabue tira fuori tutto il repertorio dei suoi cori: quello di “Urlando contro il cielo” chiude i bis e il concerto, ma ci sono anche “Marlon Brando è sempre lui”, “Il giorno di dolore che uno ha” e altri ancora. Manca solo il ‘gira gira’ di “Lambrusco & pop corn”, in compenso c’è la new entry di “Ancora noi”.
Ligabue fa indossare un vestito verde a “Non è tempo per noi”, con video-memento che riguardano l’ecologia e l’ambiente; su “Bambolina e barracuda” i led riproducono immagini che richiamano la copertina di “Never mind the bollocks” dei Sex Pistols.
Momento magico con “Certe notti”, grande emozione per “Mai dire mai”, vorticosa “A che ora è la fine del mondo”, interessanti i due medley (uno chitarra e voce, l’altro con tutta la band) che cambiano ritmo e sapore a una scaletta che non delude.
I brevi attimi di silenzio assoluto tra una canzone e l’altra non riempiti dalle grida della gente fanno capire quanto valore abbiamo noi, il pubblico, e quanto saperci coinvolgere sia un’arte che Ligabue padroneggia con carisma e talento.
Francesca Binfarè
Foto: © Jarno Iotti