AJO, dietro una maschera si cela il grande cuore della Sardegna

Il cantante della prima band che unisce l’Heavy metal con la tradizione sarda ci parla del singolo Borderline

 

AJO

Il nome della band è AJO mentre quello dei componenti deve rimanere segreto, almeno per adesso; non è la prima band mascherata, ma sicuramente è la prima band che ha unito l’Heavy metal con le maschere sarde con un risultato di grande impatto visivo. Abbiamo intervistato il cantante che ci ha parlato, tra l’altro, dell’ultimo singolo Borderline.

 

Siamo con il cantante del gruppo AJO, vuoi presentarti agli amici di Musica 361?

Questa è una band che omaggia due cose in particolare: la Sardegna e la musica che ci ha introdotto al Metal da ragazzini. Il progetto è nato perché abbiamo visto che il materiale era tanto, e ci dispiaceva lasciarlo perdere, abbiamo avuti tutti altre band e proveniamo tutti dal metal estremo, qui abbiamo deciso di mettere meno note e più armonia, più melodia, abbiamo cercato di creare qualcosa di più musicale, non sempre  “tappeti di cassa” a 250/280. Una parte della band aveva fatto un “rodaggio” insieme tanti anni fa, altri si sono aggiunti strada facendo. Abbiamo avuti tutti il nostro percorso musicale partendo dalla Provincia del Medio Campidano in Sardegna. Abbiamo girato tutta la Sardegna suonando, poi c’è chi ha avuto esperienze nel resto d’Italia, chi all’estero. Con le rispettive band abbiamo anche suonato in apertura di gruppi di risonanza mondiale.

Il vostro è sicuramente un gruppo molto originale, da cosa nasce l’idea di fondere insieme tradizione sarda e musica Heavy metal?

L’idea è nata principalmente dal fatto che stiamo invecchiando (ride), quindi ho detto: ‘Prima di andare in pensione tiriamo fuori ‘sto progetto che esiste da un sacco di anni’. Perché questo progetto l’avevo ideato io nel 2008, l’inizio effettivo della band è del 2015 con materiale che esisteva già dal 2008. Una delle cose più belle è stata la lentezza che ha fatto sì che si creasse tutto. Scrivevo nei ritagli di tempo, poi quando il materiale è diventato sufficiente abbiamo deciso di completare la formazione ed è venuto fuori ciò che è venuto fuori.

Non siete la prima band mascherata della storia, ma sentire schitarrate con le maschere sarde è strano…

Abbiamo questo amore per la nostra Terra che ci porta a renderle omaggio e qual è il modo migliore per rendere omaggio alla Sardegna? Abbiamo le maschere tradizionali, questo è il modo migliore per far vedere la Sardegna in un concerto o in un contenuto online, l’occhio cade lì, le persone si chiedono: ‘Che maschere sono?’. A differenza di altre band mascherate, queste sono maschere realmente esistenti e quelle che vedete nel video sono state create da noi. Abbiamo visto che con l’identità nascosta possiamo muoverci meglio a livello mediatico e organizzativo, nessuno sa di questo progetto, pensa che il percussionista lo ha detto solo due settimane fa alla fidanzata!

Il vostro ultimo singolo è Borderline, volete parlarcene?

Borderline è un brano che è stato scritto nel 2018, la musica ha nove anni, è un materiale che si è generato da solo, perché non c’era fretta, non c’erano obblighi. Molto diverso dal primo brano che è Mockstar, e il prossimo che è in uscita è ancora diverso. Con questi tre brani fuori si avrà la possibilità di capire un po’ a 360 gradi quello che sarà il nostro progetto nel futuro a livello di stile.

Il vostro genere è ben chiaro, ma quali sono in particolare i vostri artisti di riferimento?

Mushroomhead, Limp Bizkit, Slipknot, e altri, abbiamo un sacco di punti di riferimento…

Il vostro genere è molto difficile, soprattutto in Italia…

Sì, un genere di nicchia, non potrai mai competere con chi fa pop o, per quanto mi può far male il cuore dire questa cosa, con chi fa cover.

I Maneskin sono italiani che hanno portato il rock in cima alle classifiche di tutto il mondo, ma hanno ricevuto anche delle critiche, voi cosa ne pensate?

Per chi suona sarebbe un sogno fare quello che fanno loro, quindi cosa si può dire su questi ragazzi, che tra l’altro sono giovanissimi: un ventenne che arriva a quei risultati merita tanto di cappello, può piacere o non piacere, ma è da stringergli la mano e basta.

Progetti futuri?

Sono arrivate delle proposte interessanti, stiamo cercando di capire come sfruttare questa cosa al meglio, rimanendo con i piedi per terra perché è nata come passione e continuiamo a portarla avanti come tale.

LEGGI ANCHE > Camila Fawape: come mescolare musica classica ed elettronica nel nome dell’Eros

Condividi su:
Ruggero Biamonti
Ruggero Biamonti
Autore con esperienza decennale presso importanti realtà editoriali quali Rumors.it (partner di MSN), Vivere Milano, Fondazione Eni e Sole 24 Ore Cultura, si occupa di temi che spaziano dall'intrattenimento al lifestyle.
Top