Alberto Salerno “Storie di Musica” su youtube

Un viaggio musicale attraverso aneddoti, curiosità e interviste raccontate in un format web sul proprio canale YouTube

Alberto Salerno "Storie di Musica" mi annoiavo
Mi annoiavo molto, ho cominciato a “giocare” e sperimentare sul computer, facendo dirette in cui parlavo di canzoni, senza un’idea precisa in mente. Poi piano piano la cosa ha preso piede

Una carriera musicale da protagonista ma non, come si potrebbe pensare, sul palco affollando palazzetti e stadi, bensì con le proprie canzoni, i propri testi diventati pietre miliari della musica italiana e capaci di rendere grandi artisti come I Nomadi, Zucchero, Eros Ramazzotti, Mango e tanti altri che, grazie al loro talento e alle giuste parole, hanno saputo rendere unica la canzone italiana.

Il noto autore di canzoni Alberto Salerno conosce il significato profondo di cosa significhi costruire un brano, pensarlo, crearlo, arrangiarlo e cucirlo per un artista e ha deciso di raccontarlo attraverso un format web sul proprio canale YouTube (https://www.youtube.com/channel/UCg7ugucjWPD9hv7GyN26UnA) e sui social network : “Storie di Musica”.

Un viaggio musicale attraverso aneddoti, curiosità e interviste a chi l’ha musica l’ha creata e vissuta dietro le quinte, donando poi capolavori che hanno fatto la Storia musicale nazionale (e non solo!). Musica361 ha avuto l’onore di intervistarlo per scoprirne di più.

Storie di Musica, perché? Da dove è nata l’idea?

Storie di Musica, il format che pubblico su Youtube e i principali social network, è nato ad aprile dello scorso anno, in piena pandemia, perché mi annoiavo molto. Ho cominciato a “giocare” e sperimentare sul computer, facendo dirette in cui parlavo di canzoni, ma senza un’idea precisa in mente. Poi piano piano la cosa ha preso piede ed è diventato un appuntamento, oggi molto seguito.

Ormai da diversi anni la musica sta vivendo una trasformazione generazionale. Quanto conta la “vecchia scuola” nel modo di pensare e fare la musica odierni?

Credo che vecchia e nuova scuola sia un modo un po’ troppo limitato di definire la situazione della musica. La vecchia scuola si riferisce al beat, al rock, al pop degli anni ‘60/’70/’80 attraverso cui abbiamo costruito le canzoni fino ai primi anni 2000. Dal 21esimo secolo in poi credo ci sia stata una standardizzazione del prodotto e adesso mi sembra di sentire sempre abbastanza le stesse cose, tranne qualcosa di eccezionale e straordinario come ritengo sia Tu fai rumore di Diodato.

Alberto Salerno “Storie di Musica” su youtube

Numerosi gli ospiti del format. Tutti professionisti che hanno reso grande la musica italiana. C’è qualcuno con cui vorresti avere il piacere di fare una puntata?

I miei ospiti più graditi sono sempre tutti coloro che hanno veramente costruito i dischi dietro le quinte. Ho un grande rimpianto, che sia scomparso un ingegnere del suono come Bruno Malasoma che con me ha fatto tanti dischi. Era un uomo eccezionale sia dal punto di vista umano che professionalmente parlando. Sapeva trovare tutte le soluzioni al momento giusto e naturalmente lavorando senza nessun aiuto della tecnologia. Io tendo a preferire le interviste a produttori, arrangiatori, autori perché sono quelli che dietro le quinte hanno lavorato dietro ai grandi successi.

"Storie di Musica" Una volta chi faceva la musica doveva perlomeno saper leggere una partitura
Alberto Salerno “Storie di Musica” su youtube – Una volta chi faceva la musica doveva perlomeno saper leggere una partitura

Oggi i social, i programmi digitali hanno permesso a tutti di produrre musica e “autofinanziarsi”. Quanto conta avere una preparazione tecnica alle spalle che a volte, però, sembra non bastare?

Purtroppo hai detto bene. Tutti possono produrre un progetto musicale. Questo provoca il fatto che arrivi alla musica anche gente che non ha la minima idea e le conoscenze adatte, che non conosce neanche un rivo di musica. Una volta chi faceva la musica doveva perlomeno saper leggere una partitura. Adesso spesso non si arriva nemmeno a questo. Gli auto-didatta ci sono sempre stati e vanno benissimo, se poi sono Modugno e Lucio Battisti ben vengano. Però se sono dei peracottari che se ne stiano a casa, e secondo me ce ne sono tanti.

Spesso nelle puntate si rivivono icone musicali del passato. Come mai oggi sembra così difficile trovare qualcuno che possa prendere in mano le redini di questa tradizione?

Non ho dubbi sul fatto che prima o poi torneranno dei grandissimi artisti, all’estero ci sono già. Poi sai, quando tu parli di David Bowie, dei Pink Floyd, dei Beatles, dei Rolling Stones, di gente che ha creato realmente dei generi musicali, pensare che possano tornare è pura utopia.

E’ vero anche che siamo in un nuovo secolo. Succederanno sicuramente delle cose. Dobbiamo avere fiducia.

I tempi cambiano e con sé anche la musica. Come poter educare i nuovi artisti a preservare le radici della musica italiana pur tenendo conto di una sua evoluzione naturale?

Gli artisti non si possono educare. Gli artisti nascono anche sotto i cavoli. Nascono perché lo sono dal principio. Nessuno può essere costruito, se così fosse durerebbero niente e ne abbiamo avuti tanti. Quando hanno una lunga carriera vuol dire che sono artisti che si sono costruiti da soli, poi naturalmente anche aiutati da professionisti, da collaboratori in gamba, anche dalla fortuna. Le componenti di una lunga carriera sono parecchie, però è ovvio che un artista non può essere educato, non lo costruisci in laboratorio.

Quanto la televisione influenza il modo di fare musica, tenendo conto di programmi come XFactor e Amici che, talvolta, possono essere percepiti come prodotti puramente commerciali che snaturano l’estro artistico di chi ne prende parte?

Oggi la televisione non ha più influenza sulla musica. I talent sono figli di ciò che succede sul web. Le piattaforme che vendono musica come Spotify, sono quelle che a questo punto condizionano il mercato. La televisione è da anni che non lo condiziona. Forse neanche Sanremo. Credo che da Sanremo possano uscire sempre cose carine ma non che diventino dei grandissimi successi, come invece può accadere nel web che è diventato la vera fonte di commercio della musica attuale.

Alberto Salerno Credo che Storie di Musica potrebbe tranquillamente diventare un format televisivo.
Credo che Storie di Musica potrebbe tranquillamente diventare un format televisivo.

Storie di Musica pensi possa essere un format web esportabile sul piccolo schermo? Per esempio per emittenti come Rai o Sky, che spesso danno ampio spazio a programmi culturali. Ci hai mai pensato?

Credo che Storie di Musica potrebbe tranquillamente diventare un format televisivo. Solo che con le difficoltà che ci sono oggi di raggiungere il piccolo schermo mi sembra una cosa inverosimile, quindi credo che rimarrà su YouTube e sui social. Anche se sarebbe un format che costerebbe molto poco: basterebbero due telecamere, una regia, un mixer, tre luci. Non c’è bisogno di cose spettacolari. Secondo me sarebbe molto produttivo se trasmesso dalla mezzanotte in poi. Io lo vedo molto notturno come format.

Qual è l’ingrediente “segreto” per chi oggi decide di intraprendere una carriera musicale?

Ma sai… Gli ingredienti sono tanti e non sono neanche tanto segreti: una gran bella voce, una grande comunicazione emotiva, una grande preparazione tecnica. E tanta fortuna. Direi che l’80% è tanta fortuna.

Articolo a cura di Victor Venturelli 

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