Alessandra Flora: Il percorso di chi ha bisogno di scrivere canzoni per restare in equilibrio.
Alessandra Flora è un’autrice in esclusiva Sugar Publishing e Imean Music, nata a Bari, classe 1975; ha vissuto a Londra, Roma e Milano e da 13 anni si è trasferita a Firenze.
Scrive perché il suo migliore amico è fatto di legno, feltro, acciaio ed ivorite: dialogano spesso assieme.
Come e quando hai iniziato a scrivere canzoni?
Da piccolissima, quando avevo 7 anni. Più che scrivere delle vere e proprie canzoni mi piaceva cambiare il testo di quelle già esistenti perché volevo dire qualcosa per me importante.
Come crei i tuoi brani?
Vivo e osservo il mondo circostante. Questo rende necessario a volte fermarmi a parlarne con il mio pianoforte, l’amico fidato col quale fare due chiacchiere, magari di notte. È un’abitudine “necessaria”. C’è chi si ferma a riflettere sulle cose che gli sono accadute e chi, come me, si siede e mette le mani sul pianoforte per “vederci più chiaro”.
Cosa ci puoi raccontare della tua esperienza accanto al geniale Mogol?
Ho partecipato al corso del Cet ed è stato estremamente illuminante. Confrontarsi per la prima volta con chi quel mestiere lo faceva “seriamente” ti sposta il punto di osservazione, ti ribalta la prospettiva, ti aiuta a capire quello che fai mettendo a fuoco dei dettagli che magari prima pensavi fossero irrilevanti.
La mia intenzione era solo quella di vivere la musica per qualche mese come una sorta di vacanza, non avrei mai immaginato che sarebbe stata la strada da cui iniziare.
Com’è nata la tua collaborazione con Cheope, il figlio di Mogol?
Durante il corso, per valutare i progressi degli studenti, si facevano esercizi di scrittura e Alfredo era uno dei docenti. La canzone “Dimmi adesso con chi sei” l’ho scritta durante il corso; nasce come un “compito in classe”.
Le sue lezioni erano incredibili. Il corso è terminato e sono tornata alla mia vita; mi ero appena laureata in legge; ero impegnata in mille progetti ed ero altrove.
Finito il corso, per me era finita anche la parentesi “passo la mia settimana a scrivere una canzone”. Alfredo, dopo qualche anno, mi ha ricontattata all’improvviso per dirmi che aveva sistemato e inviato il pezzo a Morandi.
Gianni nel frattempo aveva anche deciso di pubblicarla. Ci siamo sentiti al telefono. E’ stato spiazzante.
Hai partecipato diverse volte come autrice al Festival di Sanremo. Cosa si prova in quella settimana così frenetica?
La vera domanda è cosa si prova a leggere il proprio nome su TV Sorrisi dopo che hai passato i tuoi primi 12 anni della vita a leggere i testi delle canzoni del Festival e ad immaginarci le melodie o cosa si prova a sentir dire “….di A. Flora, dirige l’orchestra il Maestro…”.
Non so spiegartelo, è davvero qualcosa a metà tra il panico e l’adrenalina.
Hai dei ricordi particolari legati a uno di quei Festival?
Non ho alcun dubbio, quello di “Silenzi per cena” (che non è il suo titolo originale ). Avevo scritto per quel palco con Malika e per Malika Ayane, una cantautrice straordinaria ma anche una grande amica.
Ero in ansia per lei (come lo ero le altre volte che aveva partecipato al Festival), per me, per la gara, per la canzone… Durante la prima esibizione ero seduta per terra nella green room con l’orecchio incollato al monitor.
Ho inspirato e trattenuto il respiro per non so quanto tempo; ho espirato solo agli applausi dell’Ariston a metà canzone.
Vincere il terzo posto e il premio della critica come miglior canzone in gara fa diventare “quello” un Festival assolutamente irripetibile.
Progetti in cantiere?
Nyvinne è stata selezionata tra i 24 artisti che parteciperanno a Sanremo Giovani e sarà in gara con una canzone di cui ho co-scritto la parte musicale: ”Io ti penso“. E’ stato un incontro molto stimolante; lei è una musicista fortissima e ha un mondo interiore caleidoscopico.
Per quali artisti ti piacerebbe scrivere?
Oltre a Mina, che insieme a Mia Martini per me è LA voce in grado di dare un peso immortale a tutto ciò che canta, mi è difficile “ragionare” asetticamente su una destinazione se non ho ancora iniziato il viaggio.
Anche se può sembrare una contraddizione, in realtà non lo è: solo quando finisco di scrivere una canzone penso alla voce che mi piacerebbe la interpretasse.
Ho scritto meno per artisti uomini: Morandi, Giuliano Palma, Raf. Mi piacerebbe ascoltare una mia canzone interpretata da una voce maschile.
C’è una canzone che ti appartiene particolarmente e che avresti voluto scrivere tu?
Posso risponderti per insiemi? Molte canzoni di De Gregori, di Lucio Dalla, di Lucio Battisti e di Gino Paoli.
Che percorso ha fatto Alessandra per diventare l’autrice di oggi?
Il percorso di chi ha bisogno di scrivere canzoni anche solo per restare in equilibrio e che ama la musica senza se e senza ma. Il percorso di chi ha rinunciato a volte al tempo e molte volte al sonno e ha vissuto quasi due o tre vite contemporaneamente per farlo oggi da “professionista” e non soltanto come un passatempo necessario.