Alessandro Proietti con “Pensiero orizzontale” esce e scende in profondità, nell’attimo in cui la nostra mente si ferma a pensare e ci costringe a fare i conti con la realtà circostante
Alessandro Proietti è un cantautore, produttore e attore nato e cresciuto a Roma. Il suo punto di forza è quello di aver reso propri i linguaggi della musica e del cinema, passando dallo studio di registrazione al set e cercando di fondere queste due forme d’arte. Il suo ultimo singolo racconta dell’invadenza di quell’attimo in cui la nostra mente si ferma a pensare e ci costringe a fare i conti con la realtà circostante.
“Quello che il tempo sbiadisce la memoria colora”, è la frase slogan del brano, venuto alla luce in un momento di stasi in cui l’artista era libero di pensare in mezzo a giornate frenetiche.
Ho intenzione di cominciare questa intervista partendo dalla tua vocazione per la musica. Quando hai intrapreso questa strada?
Per me la musica è sempre stata la valvola di sfogo più importante, ho cominciato a scrivere testi all’età di 14 anni e poi ho sempre continuato su questa strada, la trovo un’abitudine necessaria.
Che tipo di musica ascolti in genere?
Provengo da vari tipi di generi perché ascolto un po’ di tutto, dal rap al cantautorato italiano passando per l’EDM (Electronic Dance Music). I primi ascolti veramente importanti sono stati Bennato e Battisti per quanto riguarda il panorama italiano, Eminem e Lil Wayne per il rap americano; attualmente la mia musica è un po’ una summa di tutti questi ascolti.
Questa passione è prettamente tua o l’hai ereditata in famiglia?
Entrambi, è di famiglia ma l’ho anche sviluppata individualmente. Da piccolo a casa mio padre mi faceva ascoltare tanti dischi; inoltre, giocando a pallone, mentre facevamo i viaggi per andare al campo insieme, era prassi mettere i CD in macchina, e io lì rubavo tantissimo. Ho anche altri parenti ai quali non piace scrivere ma nutrono un forte piacere per il canto.
Di recente è uscito il tuo ultimo singolo “Pensiero orizzontale”: qual è il pensiero che c’è dietro questo brano?
Il pensiero che c’è dietro è che quotidianamente siamo bombardati di input, non abbiamo mai tempo per fermarci a pensare e quando succede arriva questo pensiero orizzontale che ti costringe a fare i conti con la realtà. Questo è il retro pensiero che abbraccia questo pezzo; l’ho cominciato a scrivere con la chitarra e poi si è trasformato in un qualcosa di più elettronico, ho fatto la strumentale e l’ho colorato un po’ di più.
All’interno del testo c’è una frase che mi ha colpito e me la sono segnata: “quello che il tempo sbiadisce la memoria colora”. Come l’hai intesa?
Il tempo ti fa ricordare delle cose che però tendono a perdere dei dettagli ma questi ultimi sono compensati dalla memoria che in qualche modo li colora e lo rende più nitidi.
Spesso non abbiamo tempo per soffermarci a capire e a pensare cosa ci succede. Anche tu vivi questa vita frenetica?
Assolutamente sì, il testo l’ho scritto proprio in un momento in cui mi sono fermato, avevo un momento per me, pensavo a questo e l’ho messo per iscritto.
Segui un processo creativo che ti porta a scrivere i tuoi pezzi o nascono in modo spontaneo?
A volte nasce prima la strumentale perché il sound mi ispira così tanto che è in grado di smuovere qualcosa quindi mi fa prendere una determinata direzione a livello di testo. Altre volte accade il contrario, scrivo qualcosa a cui penso e poi decido di farlo diventare un brano; dopo aver fatto una strumentale appositamente per quel mood lo metto in rima o in melodia in base all’approccio che ho rispetto a quella traccia.
Ho letto che sei nato nel cuore della capitale. Quanta Roma c’è dentro i tuoi pezzi? Quanto ti influenza questa città?
Credo che la capitale mi influenzi perché ci sono cresciuto e quindi inevitabilmente anche il mio modo di essere e di relazionarmi è frutto di come sono cresciuto all’interno di questa città. Allo stesso tempo però non è così ingombrante, non scrivo testi in dialetto.
C’è una tua canzone che ti rappresenta più delle altre?
Provenendo dal rap old school, scrivevo rap underground tantissimi anni fa, poi ho deciso di seguire una linea più melodica proprio perché amo le melodie. Durante la pandemia ho scritto la mia canzone manifesto, si chiama “20%”, ma solo dopo averla pubblicata ho capito realmente quale fosse la mia dimensione.
Oltre ad essere musicista, sei anche attore. Sei mai riuscito a fondere queste due arti nella tua vita?
Come forme d’arte penso che vadano di pari passo, in entrambe c’è qualcosa dell’altra. Ultimamente, con le nuove canzoni che sto scrivendo, questa sorta di fusione si sta palesando in maniera evidente, ci sono momenti in cui c’è qualche monologo che rimanda a quel mondo lì.
Nel ruolo di “Alex” nella serie Suburra come ti sei trovato?
Mi sono trovato bene, Alex è un personaggio diversissimo da me e per questo mi sono divertito ancora di più. Ho lavorato con colleghi magnifici e ho imparato tantissimo in quella fase. Tra l’altro, proprio con questa serie, ho conosciuto Tommaso “Piotta” Zanello, il responsabile dell’etichetta de “La Grande Onda” con cui collaboro tuttora. Tommaso si è occupato di produrre tutte le colonne sonore della terza stagione. In quel periodo pubblicai una canzone mia, lui la vide e poi ci siamo conosciuti; ci siamo subito trovati bene umanamente e da lì è cominciato questo percorso di collaborazione.
Tu nasci come musicista o come attore? Quale dei due ruoli senti più tuo?
Ho cominciato prima a fare musica e appena sono uscito dal liceo ho studiato recitazione. Non ti so dare una preferenza, mi piacciono tutti e due in modo diverso, uno ti permette di esprimerti attraverso te stesso e l’altro ti permette di farlo essendo qualcun altro.
Adesso voglio osare un po’: hai mai pensato di scrivere la colonna sonora di un film o di una serie di cui fai parte?
Sarebbe incredibile, mi piacerebbe moltissimo. La musica traslata nel cinema è molto interessante, puoi svolgere un lavoro ad hoc, sarebbe veramente stimolante.
Il tuo pubblico ti osserva in entrambi le vesti. Come gestisci il rapporto con loro?
Riesco a relazionarmi con loro attraverso quello che faccio, non sono una persona che ha questa grande attitudine verso i social, non tendo ad immortalare la mia vita in modo quotidiana. Non li uso nella vita privata e magari non riesco a cucire un rapporto ancora più intimo con loro, però in realtà credo anche che la più grande intimità stia in ciò che scrivi e in ciò che ascoltano.
Con chi desidereresti fare un featuring?
Se parliamo di rap ti dico Nayt, in questo momento per me è il migliore sulla piazza, sia a livello tecnico che concettuale. Ha un modo di pensare con cui mi trovo molto d’accordo.
Dimmi il palco e il set dei tuoi sogni…
Sogno di fare un grande live davanti a quanta più gente possibile, come palco ti dico Sanremo. Come set penso a quello di un prodotto cinematografico in cui svolgo la parte del protagonista quindi lavorare come attore al 100% delle mie possibilità; quando si tratta di cinema c’è un lavoro costante e di piena libertà, tutto ciò permette all’attore di esprimersi nel migliore dei modi.
C’è un ruolo o una parte che ti piacerebbe interpretare?
Sì, essendo un grande fan di Breaking Bed e quindi anche di Better Call Saul, rimango sempre molto affascinato dagli avvocati, specialmente quando tengono la loro arringa.
Scegli tre aggettivi che descrivono in modo coerente la tua discografia…
Ti direi intima, varia e vera.
A cosa stai lavorando attualmente?
Sono molto concentrato sulla preparazione del nuovo disco che uscirà nel 2024, che conterrà anche Pensiero orizzontale. Il grosso è stato fatto ma ci sono ancora alcuni dettagli da sistemare, su questo sono un perfezionista e tendo ad essere abbastanza puntiglioso.
Articolo a cura di Simone Ferri