Amami è il miglior lavoro di Arisa. Undici le tracce per 38 minuti di musica. Ma di quella buona.
Diciamolo senza mezzi termini: Arisa è uno dei giudici più interessanti di X Factor 2016. Il suo nome, legato ai tanti successi radiofonici – e alle storiche litigate nelle precedenti edizioni della gara canora – è il più amato, il più contestato, il più commentato sui social.
Arisa è presentata sul palco dell’Ariston 2012 in una nuova veste, decisamente più matura, con una canzone come “La notte” che ha conservato la sua potenza e precisione vocale ma portandola a guardare nuovi orizzonti, meno giocosi – più intimisti ed emozionali – rispetto a quanto aveva proposto in passato.
“Amami” è stato prodotto e arrangiato da Mauro Pagani, e se vi è piaciuta “La notte” lo amerete. Amerete le ballate intimiste e notturne, amerete gli arrangiamenti semplici ed ariosi che permettono ad Arisa di far sentire la bellezza (e l’ottima tecnica) della sua voce. Prendete l’apertura affidata al brano “Amami”: un giro di piano, una chitarra e un theremin a dare un’atmosfera notturna. La solita intonazione perfetta e tagliente come una lama, a raccontare le controverse sfumature del sentimento più nobile: l’amore.
L’amore, appunto, è il tema principale in buona parte del disco, scritto quasi tutto assieme all’ex compagno Giuseppe Anastasi e dedicato alla fine della loro storia. La canzone simbolo, è l’intensa “L’amore è un’altra cosa”, giocata anch’essa su un giro di piano semplice e una chitarra appena accennata, la voce è sempre la vera protagonista dell’album. Insomma: Arisa butta giù la maschera, come nella bella (e un po’ inquietante) copertina che ricorda, seppur vagamente, alcune vecchie copertine degli LP di Mina. “Il tempo che verrà” è un brano dal sapore vintage, basato tutto sulla voce di Arisa che si spezza nel finale, creando un mix perfetto tra senso di nostalgia e poesia. Intima e delicata, magistrale nell’esibizione, è uno dei brani più belli della carriera di Arisa.
“Con gli occhi forse stanchi /E coi capelli bianchi /Ci sarà tempo per quest’anima /Che tempo non ne ha”.
Sono presenti un paio di brani sullo stile “vecchia” Arisa, quella più scanzonata e retrò, come “Democrazia” e “Nel regno di chissà che c’è”. E poi c’è una canzone come “Poi però”, più fresca, più vicina alle atomosfera di Emma e dell’ultima Elisa, in cui si sente il violino elettrico del Maestro Pagani: Arisa racconta ai suoi ascoltatori che nella vita esistono gli addii e i compromessi. A volte un giorno dura un inverno e vivere assomiglia a una bugia.
“Ci sei e non ci sei” non verrà mai contestata da nessun insegnante di canto o critico musicale. Le parole di Arisa sono scandite con voce pulita, precisa, leggera. La voce di Rosalba Pippa (vero nome di Arisa), tipica del soprano leggero, fa risultare all’orecchio semplice ciò che in realtà non lo è. Gli attacchi, le modulazioni e l’intonazione sono sempre perfetti. Le parole, poi, sono poesia in musica:
“I figuranti hanno vinto su tutta la storia eppur la gloria rimane a noi due”.
“Amami” emana un fascino al quale è difficile sottrarsi: il turbamento interiore, la fine dell’amore e l’inquietudine sono rappresentati in modo efficace, lucido, mai banale. Amami è il fiore all‘occhiello di Arisa che, come ben visibile nella copertina del disco, guarda a se stessa in modo diverso.