Il noto cantautore piemontese ha pubblicato lo scorso 14 ottobre il primo disco strumentale della sua carriera. Musica361 lo ha recensito per voi.
Alla soglia delle 80 primavere e a due anni dall’ultimo Snob (2014) Paolo Conte ha pubblicato per la Decca, storico marchio della Universal, il sedicesimo capitolo della sua discografia, da pochi giorni reperibile nei negozi tradizionali, nei digital download e su tutte le piattaforme streaming.
Per la prima volta in quarantadue anni di carriera un disco strumentale, una raccolta di registrazioni effettuate dagli anni Novanta ad oggi: «Sono pezzi che escono dai cassetti dove li custodivo con cara devozione», ha spiegato Conte, «li avevo composti su commissione o a scopo di studio e sperimentazione. C’è dentro molta scrittura e anche molta improvvisazione».
Nel disco brani nutriti da sfrenato eclettismo e moderna improvvisazione: a cominciare dalla melodia da colonna sonora che contraddistingue la traccia di apertura, Pomeriggio zenzero, nella quale riecheggia un certo Nino Rota, fino alla totale libertà espressiva di F.F.F.F. (For Four Free Friends) in stile free jazz o la più aggraziata Fuga nell’Amazzonia in Re minore, due brani interamente improvvisati insieme ai suoi musicisti.
Si passa così dal Sudamerica, attraverso sfumature di ogni genere, compresi evidenti richiami alla musica classica e da camera, alle atmosfere settecentesche della “bachiana” Zinia, senza però una precisa sonorità che guidi a definire il disco. Nonostante ciò è comunque riconoscibile il gusto e lo stile novecentista di Conte che sa riportare in musica riferimenti di una vita, siano Chopin o Erik Satie.
A compensare la mancanza di testi e a suggerire le originarie suggestioni che hanno ispirato ogni brano ci pensano titoli bizzarri, come En bleu marine o Zama – che pare poco abbia a che vedere con la storia romana.
Unico brano in cui si sente la voce dell’avvocato è Tips, in cui Conte canta in stile “scat”, mentre Changes all in your arms, che avrebbe originariamente dovuto far parte del disco Razmataz (2000), è interpretato dalle sorelle Brevv.
E poi solo musica fino alla melodia dai vaghi colori mediorientali della traccia di chiusura, Sirat Al Bunduqiyyah (Fiaba di Venezia), composta per la pièce teatrale “Corto Maltese”.
Nella tracklist di 23 canzoni, se ne trovano altre cinque commissionate per la colonna sonora di un’altra pièce teatrale, mai andata in scena, dal titolo “Gli Amici Manichini”, insieme ad altre dodici che furono invece scritte su richiesta della Regione Liguria per commemorare il centenario della nascita del poeta Eugenio Montale.
Amazing game è sicuramente un album capace di testimoniare i raffinati livelli musicali raggiunti negli ultimi 20 anni dall’autore che aveva cominciato cantando «son caduto dalla nave» (Onda su onda, 1974), rappresentando un prodotto decisamente insolito. Anche se, stando alle ultime dichiarazioni, dovrebbe trattarsi di un episodio isolato: Conte sta già riprendendo la sua regolare attività di cantautore e nei prossimi concerti non è prevista in scaletta la presenza di nessun brano della raccolta.
L’album rimane comunque una interessante occasione, lontano da una qualsivoglia celebrazione, per scoprire inediti direttamente dal cassetto dell’artista astigiano.
Certo, se i brani di questo cassetto sono di questa qualità, ci auguriamo che Paolo Conte abbia ancora tanti altri cassetti da aprire.
Tracklist di Amazing game:
Pomeriggio zenzero
- F.F.F.F. (For Four Free Friends)
- En bleu marine
- Song in D flat
- P.U.B.S.A.G. (Passa Una Bionda Sugli Anni Grigi)
- Amazing game
- Zama
- A’ La provençale
- Serenata rustica
- La danse
- Zinia
- The bridge,lLargo sonata per O.R.
- Fuga nell’Amazzonia in Re minore
- Sharon
- Tips
- Rumbomania
- Mannequins tango
- Novelty step
- La valse fauve
- Gli amici manichini
- Changes all in your arms
- Sirat Al Bunduqiyyah.