Andrea Crimi: “Niente” i brano è il frutto di un’estate all’insegna della spensieratezza, un manifesto di positività che mostra anche una rinascita interiore
Andrea Crimi, cantautore, compositore e produttore nato a Messina, arriva da una lunga gavetta di pianobar nei locali di Torino, città in cui si è trasferito da piccolo. Il suo nuovo singolo, “Niente”, ha preso vita proprio nella sua terra, durante una vacanza al mare a Capo D’Orlando, in Sicilia. Ha prevalso la necessità di mettere un punto e ricominciare da capo, questa è la magia della musica: dare speranza a chi si è smarrito. Esisterà sempre una porta che spalanca il sole, anche e soprattutto dove gli altri cercano di chiuderla.
A Musica361 diamo di nuovo il benvenuto ad Andrea Crimi. Buongiorno Andrea, piacere di conoscerti! Parto subito con la domanda più importante: come stai?
Buongiorno a tutti, è sempre un grande piacere essere di nuovo qui insieme a voi. Tutto bene grazie!
Descrivi con una parola il periodo che stai vivendo…
L’unica parola che collego a questo momento è rinascita. C’era inconsciamente la voglia di parlare di questo. Il vero Andrea sento che stia venendo fuori adesso.
Abbiamo da sviscerare fresco fresco il tuo nuovo singolo, “Niente”. Di cosa parla la canzone?
È un brano nato semplicemente in spiaggia, basato sulla spensieratezza del viversi un momento intimo e personale in cui avevo bisogno di esternare sensazioni importanti. Sono partito da una riflessione per poi finire su una canzone. Segna un cambiamento perché ho sempre amato con tutto me stesso la nostalgia e questa canzone è la prima a non abbracciarla.
C’è una storia dietro, da cui sei partito?
Mi capita spesso di attingere da cantautori inglesi come James Blunt. Quando mi metto a scrivere una canzone me la immagino sempre come un film, mi accade in modo naturale solamente quando il pezzo ha un senso dentro di me. Avevo voglia di mettere un punto, andare a capo e scrivere una nuova storia.
Viene da un’esigenza personale?
Sì, nasce da un bisogno personale, non c’è stato nulla di studiato a tavolino. Successivamente ho capito che poteva fungere da dialogo con gli altri laddove le persone vedessero quello che vedevo io. Sognavo che potesse diventare qualcosa per loro: una mia esigenza è diventata anche una parte della loro vita. Nella canzone parlo di piccoli frammenti di eternità, che possono essere un tramonto, un abbraccio, un bacio. Seppur personali, una persona ci si può tranquillamente rispecchiare.
Porta con sé degli strascichi dell’estate?
Rievoca una fine estate quando la sabbia è fredda, va più verso settembre.
Stai già ricevendo dei feedback sul pezzo?
Sì, assolutamente, e sono tutti molto positivi. Tra l’altro, questo brano doveva essere solo distribuito da Altafonte, un’etichetta che si sta facendo strada tra le Major. Per volere della mia etichetta indipendente, la Indaco Records, che non smetterò mai di ringraziare, è stata gentilissima nel condividere sui social questo brano; è un gesto particolare che non stava scritto da nessuna parte, visto che il compito di Altafonte era di semplice distribuzione. Senza volerlo sono arrivato ad un pubblico più ampio che fa parte del loro range.
Qualche anno fa sei entrato nel circuito radio televisivo. Che effetto ti fa sapere di esserti intrufolato nelle case degli italiani?
Sarò onesto, all’inizio non è stata una gioia improvvisa. Sapevo che era frutto di tanto impegno, quindi vuoi non vuoi non riesci a godertela al massimo. Mentirei se ti dicessi che ero alle stelle, perché i pensieri erano davvero tanti. I due brani trasmessi da Radio Italia e Radio Norba mi hanno permesso di ottenere due Awards su EarOne, il circuito degli indipendenti, con “Abbi cura di me”, e “Ci vediamo lunedì”, il pezzo con Laura Bono. Ero incredulo quando è successo, però quando dai il massimo poi i risultati non te li puoi vivere come vorresti. Adesso ho realizzato di aver duettato con un’ex vincitrice di Sanremo e di essere entrato nei circuiti radiofonici.
Leggevo che coltivi una forte passione per il disegno. Ti è mai capitato di disegnare una copertina di un brano o di un disco tutto tuo?
Per un brano solo mio ancora no, l’ho fatto per un mio libro di racconti e riflessioni che si chiama “Oltre la musica”, pubblicato nel luglio del 2020. Sono 100 pagine, in ognuna c’è un mio pensiero.
Se ti guardi indietro nella tua gavetta, in cosa ti vedi cambiato ad oggi?
Sono partito non essendo conscio di quello che stavo facendo e forse era l’approccio più genuino col senno del poi. Se ad oggi faccio il musicista è perché dentro di me all’inizio non sognavo di diventare questo.
Quali lati del tuo carattere e della tua persona hai mantenuto invariati invece?
Penso di essere sempre stato un buon ascoltatore, una persona molto empatica.
La chitarra è la tua compagna di vita? Cosa rappresenta per te?
È un’amica su cui poggiare le spalle, quando sei stanco, triste, o semplicemente hai bisogno di esternare. Non è mai stata solo una chitarra per me, è una compagna di giochi, un’amica di legno.
Voce e chitarra è la forma più intima per un artista. Piace anche a te la versione acustica?
Assolutamente, è la forma più onesta e bella per presentarsi. Come si suol dire, “meno metti, più metti”.
Cosa ti ispira principalmente?
Spesso mi accade con i rumori, come il mare, la pioggia. È il mood che mi condiziona e le atmosfere naturali mi influenzano tantissimo.
Riguardo le tue origini, cos’è per te Messina? So che sei andato via da lì da piccolo, ma ti è rimasto qualcosa?
La associo ai miei nonni materni che purtroppo non ci sono più ma continuano a vivere nel mare, nei tramonti, nel sentire quell’aria. Per chi c’è nato non è un semplice terra, è qualcosa di più, la vivo come un sentimento che va oltre. Il mare l’ho portato con me ed è nelle mie tasche.
Con il passare del tempo hai capito che qualità di vita c’è in Sicilia?
Lì si è molto schivi, c’è la spontaneità di viversi il momento presente. L’ho notata negli anni nelle persone che vivono lì da sempre. È gente che non ha mai voglia di guardarsi indietro, non c’è nostalgia dentro di loro. Hanno bisogno in continuazione di nuovi stimoli e li trovano. Da una parte invidio loro e la loro voglia di vivere, è una continua rinascita.
La tua realtà oggi si affaccia su Torino. Come ti trovi in questa città e come hai vissuto il cambiamento?
I primi tempi non benissimo, mi è sembrato tutto molto diverso e lontano dalla mia persona. Negli anni la situazione è migliorata perché ho capito che non si trattava di un male cattivo, ma necessario, qualcosa che mi ha portato a riscoprire me stesso; senza Torino non sarei la persona che sono adesso. Sul momento ci piangi su, negli anni quelle lacrime ti fortificano. Me la vivo molto serenamente oggi, è romantica di notte e mi dà tanta ispirazione.
Un episodio che porti nel cuore nel tuo percorso musicale?
La prima volta in radio, non la dimenticherò mai.
È stato anche il picco più alto della tua carriera finora?
Non proprio o, meglio, non vorrei dirti così. Il passato non deve essere motivo di gloria, non esiste gloria più bella di viversi il presente pensando ad un momento futuro migliore.
Da piccolo che ricordi hai della musica?
Da piccolo era l’equivalente di un gioco di ultima generazione. La musica è arrivata da me sottoforma di una tastiera anni ’80. Era un gioco che non faceva del male a nessuno e portava solo felicità in me, chissà magari ancora oggi sto continuando a giocarci.
Il primo disco ti ha cambiato la vita?
Più che la vita, ha cambiato me. Sono sempre rimasto con i piedi per terra, ma il primo album mi ha svegliato da un sonno che mi faceva vedere la musica con i cuoricini negli occhi.
Ho visto che sei molto seguito sul tuo profilo Instagram. Come gestisci i tuoi canali e come te la vivi questa popolarità?
Me la vivo bene perché non l’ho mai appresa come popolarità. Cerco di avere sempre un dialogo con loro, non c’è commento a cui non rispondo. Dall’altra parte non ci sono seguaci, ma ci sono persone con un cuore, hanno dei sentimenti e si affezionano a quello che fai e a chi sei. Hanno un nome, un cognome e una vita come me, non c’è niente di diverso e quindi merita attenzione.
Qual è l’esibizione più bella che tu abbia mai fatto?
Ho concretizzato un sogno che avevo da bambino, ovvero esibirmi con una cantante che stimo, Laura Bono. Abbiamo cantato insieme al teatro Villoresi di Milano, è stato bellissimo.
Qualche novità in arrivo?
Mi piacerebbe sviluppare “Niente” in un’altra lingua, dal momento in cui Altafonte – che mi sta appoggiando pienamente – lavora anche in Spagna. È un sogno che non ho ancora condiviso con l’etichetta, è un progetto che vive nel cantiere del mio cuore.
Hai aspettative dal 2025?
Dai feedback con il pubblico, intuisco che vogliano ascoltare tante altre cose belle, di conseguenza mi aspetto il loro supporto. Spero si crei un’atmosfera piacevole.
Un messaggio che vuoi lanciare ai tuoi fan?
Sarò sempre enormemente grato a chi dedica un pizzico del suo tempo per ascoltare un mio brano.