Intervista alla talentuosa cantautrice lucana Angelina Mango, al suo esordio discografico con “Monolocale”
La sperimentazione come chiave d’accesso al mondo di Angelina Mango, cantautrice classe 2001 che stiamo imparando a conoscere con “Monolocale”, Ep d’esordio rilasciato lo scorso 13 novembre. Otto canzoni che mettono in risalto le sue velleità artistiche, un viaggio in un mondo fatto di fragilità e consapevolezze.
Quali elementi arredano il tuo “Monolocale”?
Ho l’abitudine, o il vizio, di spostare gli elementi, ribaltare le cose molto spesso, ma è solo un modo per vedere sempre con nuovi occhi le stesse cose: istinto, trasparenza, fragilità e amore.
Nel disco c’è tanta ricerca, che significato attribuisci alla parola “sperimentazione”?
Nel mio approccio alla musica la sperimentazione è l’unica possibilità di esprimermi. Esistono già tante cose bellissime, sarebbe uno spreco di tempo per me creare a tavolino musica conforme alla classifica.
Qual è l’aspetto che più ti affascina durante la fase di composizione di una canzone?
Quando scrivo è come se tutto quello che penso fosse l’unica cosa giusta da fare. È naturale come addormentarsi e sognare, che poi ti svegli, ascolti, e non sai cosa sia successo. È una sensazione bellissima, quando riascolto quello che è nato e non so spiegarmi come.
Coltivi altre passioni oltre la musica?
Io scrivo tanto e ballo tanto, e poi sto meglio. Quindi non so se queste, insieme alla musica, siano passioni o cure (sorride, ndr).
Come valuti il tuo rapporto con i social network e quanto incidono, secondo te, oggi in un progetto discografico?
Uso Instagram né più né meno dei miei amici. Mi piace condividere quello che faccio, e credo che i social incidano su un progetto discografico, perché sono un canale promozionale molto utile.
Che ruolo gioca la musica nel tuo quotidiano?
È un filo conduttore, che restituisce un senso, un motivo, un racconto, alla vita che spesso è solo un insieme di nodi in gola e colpi di scena!