Il giovane cantautore romano con il nuovo singolo “A un passo dalle nuvole” fa vibrare le corde dell’anima che lui stesso definisce sensibile
Stefano Gentili, in arte “Anima”, racconta il suo approccio con la musica fin dai primi esordi, come un magnete che attira la sua calamita: si cercano e si trovano a vicenda perché hanno bisogno l’uno dell’altro. Questo è anche il leitmotiv del suo ultimo singolo, “A un passo dalle nuvole”, in cui l’artista vuole trasmettere una gamma di emozioni, tra cui l’amore, la perdita, il rimpianto e la lotta interiore, creando una canzone sincera in grado di toccare il cuore degli ascoltatori.
“Anima”, il tuo nome d’arte come nasce?
Il mio nome d’arte nasce nel 2016. Ho scelto “Anima” perché molto semplicemente al tempo mi sembrava il nome più adatto al tipo di musica che facevo poiché scrivevo canzoni sincere e dirette che provenivano dall’anima. Inizialmente non mi convinceva troppo come nome ma poi nel corso degli anni mi si è cucito sempre di più addosso.
Quando hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato nel 2016 scrivendo una canzone come regalo di anniversario per la mia ragazza del tempo.
In quali generi collochi la tua discografia?
Scegliere un genere preciso è difficile. Sicuramente ho sempre amato spaziare tra il pop, l’R’n’b e il rap anche se la vena melodica ha prevalso sempre di più.
So che sei cresciuto influenzato dalle canzoni di Lucio Battisti. In fase di scrittura ti ispiri a lui o c’è anche qualche altro artista in particolare?
Sono cresciuto con le canzoni di Battisti e tanti altri cantautori del passato che reputo dei della musica italiana. Sinceramente però, in fase di scrittura non mi ispiro a nessun artista in particolare, né del passato né del presente.
Qual è il messaggio che vuole trasmettere “A un passo dalle nuvole”?
Non credo ci sia un vero e proprio messaggio dietro “A un passo dalle nuvole”. È una canzone che ho scritto nel 2018 per sfogarmi ed esorcizzare una storia d’amore. Ognuno poi ricava dal brano in questione il messaggio o il sostegno di cui più necessita.
Come mai hai sentito l’esigenza di scrivere questa canzone?
È stato un vero e proprio sfogo rispetto alla fine di una delle relazioni più significative della mia vita. Ho sentito il naturale bisogno di esprimere i miei sentimenti a riguardo.
Il 2023 per te è stato un anno ricco di singoli. C’è un filo che li lega insieme?
Alcuni sono legati e altri no. Sicuramente si tratta di tutti brani scritti negli anni passati. Con queste uscite sto chiudendo un cerchio.
Per te la musica è terapeutica?
Decisamente si, canzoni come “A un passo dalle nuvole” ne sono la prova. Spesso soffro di ansia ed ogni tanto mi ritrovo con una punta di depressione addosso, dunque, la musica è assolutamente d’aiuto.
I tuoi testi sono autobiografici?
La maggior parte delle volte sì, in alcuni casi mi ispiro a tutto ciò che mi circonda. Mi è capitato di scrivere di storie dei miei amici o di situazioni che ho vissuto seppur non direttamente. Altre volte ancora invece mi avvalgo di metafore muovendomi all’interno di un immaginario più lontano dal mondo reale.
Ci definisci l’anima di Stefano con una parola sola?
L’anima in una parola per me è: sensibilità.
Ti piace mescolare lo sport, in particolare il calcio, con la musica. Ti viene spontaneo?
Sono letteralmente malato di calcio, tifo Roma ma seguo tutto il mondo del calcio in generale. Mi è capitato di trovarmi a parlare con esperti del settore calcistico e riportargli nomi di giovani calciatori che nemmeno loro conoscevano. Dunque, essendo il calcio un interesse così forte per me, era impossibile non inserirlo nei miei brani.
Quanto ti senti legato alle tue radici?
Moltissimo, amo la mia famiglia e voglio bene a tutti i membri di quest’ultima. Non ho mai smesso e mai smetterò di portare con me tutti gli insegnamenti che mio padre, mia madre e il resto della mia famiglia mi hanno trasmesso.
Come misuri il successo?
Per alcuni questa potrebbe essere una domanda difficile, per me non lo è. Il successo per me si misura in senso di realizzazione e soddisfazione. Se io sono felice e mi sento realizzato nel fare il cantante non importa se faccio disco d’oro o 100.000 ascolti.
Ti aspettavi che il tuo primo album, “Photogallery”, raggiungesse circa 1 milione di ascolti? Come l’hai vissuta?
A dirla tutta da “Photogallery” non mi aspettavo nulla. È stato un progetto fatto con zero budget in quarantena. Registravo le canzoni a casa in un home studio che mi sono creato per poter fare musica nonostante l’isolamento. È stata una bella soddisfazione in un momento brutto un po’ per tutti.
Come gestisci i tuoi profili social? Li usi solo a scopo professionale o c’è anche un po’ di vita privata?
Utilizzo troppo poco i social, dovrei usarli indubbiamente di più solo che faccio fatica. Spesso preferisco vivermi il momento piuttosto che fare la foto e postarla nelle storie. Sono stato in studio con artisti giganti in passato ma non ho fatto la foto di quel momento, mi sono goduto il momento.
Che rapporto hai con il tuo pubblico?
Devo dire che il rapporto con il pubblico è fantastico. Ho una forte community che mi segue fedelmente soprattutto su Instagram. Mi riempiono di affetto e mi supportano quotidianamente. A volte hanno più ansia ed emozione loro che io in occasione dell’uscita di un brano. Ringrazio per la community che ho.
Hai vissuto delle esperienze in qualche live?
Si, qualche piccolo live. Purtroppo per via del covid alcuni concerti che avevo in programma sono saltati e ancora dobbiamo riorganizzarci.
In cantiere c’è qualche progetto nello specifico?
Diciamo che con “Camp Nou” uscito a novembre abbiamo iniziato una nuova parentesi che continua a manifestarsi con “A un passo dalle nuvole” e continuerà nei prossimi mesi fino ad arrivare a gennaio, mese in cui succederà qualcosa.
Che programmi hai per il futuro?
Far uscire tutti i brani del passato rimasti e concentrarmi sul futuro, sulle nuove canzoni. Il primo passo è a gennaio.
Articolo a cura di Simone Ferri