“Sotto questo sole”: nell’estate del calcio Baccini e Belli sbaragliano con la bici
Anni Novanta. Il decennio dei grandi numeri: quelli del cinema di Titanic, La vita è bella, Il Ciclone, ma anche della tecnologia con l’arrivo di internet e dei cellulari. Il benessere degli anni Ottanta ha gettato le basi, e così tutto può svilupparsi e diventare sempre più vivo e ricco di contenuti. A tratti quasi ripetitivo. Gli anni Novanta sono l’esaltazione del pop. Gli anni Novanta si propongono come il miglior riassunto del passato. Non sempre è così, ma l’attesa per il nuovo Millennio sembra dettare la necessità di lasciare un bel ricordo del XX secolo.
Negli anni in cui si crea una netta dicotomia tra chi partecipa ai Sanremo romantici e vincenti di Pippo Baudo e chi invece non andrebbe mai in riviera per partecipare al Festivalbar, ecco crescere tanta nuova produzione musicale sulla scena. Poca politica ma molto amore e sano divertimento nei testi.
La canzone, come tutta la cultura degli anni Novanta, è più che mai popolare.
Tanto che la pubblicità inizia a prenderla in prestito per i suoi spot di 30 secondi. Contestualmente, esplode il fenomeno karaoke.
Nell’estate 1990 all’Arena di Verona vincono Francesco Baccini e i Ladri di Biciclette capitanati da Paolo Belli. Cantano Sotto questo sole, che diventerà il quarto singolo più venduto dell’anno. Se per Seneca il cambiamento dell’animo avviene solo fuggendo da tutto, senza portarsi dietro il passato, per Baccini e Belli le cose non sono molto diverse. Il testo apparentemente nonsense è un dialogo tra loro due, che nasconde la voglia di evasione dalla routine quotidiana nella stagione calda.
Nessuno come Baccini sa giocare con la musica diventando il più geniale entertainer dell’epoca moderna. La sua passione per il blues è forte quanto immediata per chi ascolta. Per questo il cantautore genovese potrebbe fare ogni cosa con gli stumenti, lasciando sempre nel dubbio se ciò che canta sia serio o sia uno scherzo. Baccini è seriamente scherzoso.
Con tanta ironia insieme a Belli evoca persino immaginari baci con la Carrá e Minà per legittimare la loro partenza. Niente è scontato: come sempre tutto va sudato. Persino la fuga, per la quale viene scelto il mezzo della fatica per eccellenza: la bicicletta. Una riscoperta romantica che sa di sorprendente e coraggioso nell’anno dei Mondiali di calcio in Italia.
I due cantautori si dimostrano subito straordinari talenti fuori dal tempo.
Proprio la bicicletta, con il ritornello ripetuto sei volte, diventa la chiave che trasforma il brano in autentico tormentone. Non servono balli di gruppo (che spunteranno come funghi di lì a pochi anni) a questa canzone per diventare un must estivo.
La storia rievocherà più volte questa canzone ogni volta che sarà contemplato l’eroismo dei ciclisti. Del resto non esiste solo il calcio in Italia negli anni gloriosi in cui stranieri come il Fenomeno Ronaldo, Batistuta, Weah, Zidane vogliono giocare nel nostro campionato. Gli anni Novanta appassionano anche nel ciclismo, cominciando nel ’90 con Gianni Bugno che conserva la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa, per proseguire con le imprese di Pantani. Insomma, quella di Baccini e Belli, a inizio decennio, oltre che una canzone di successo sembra essere una profezia.
Nella moda sempre più multiculturale ed eterogenea, e al tempo stesso raffinata,
gli anni Novanta sono quelli di grande stile e confronto.
Le passerelle vedono sfilare la biondissima Claudia Schiffer contrapposta alla perla nera Naomi Campbell. L’Europa, dopo il crollo del muro di Berlino, si illude di essere già unita con la nascita della CEE: non immagina che la futura UE indurrà qualcuno ad alzare ulteriori muri. Il decennio, cominciato con la Guerra del Golfo e chiusosi con la Guerra dei Balcani, fotografa la voglia di spaccare il mondo senza riuscire a cambiare essenzialmente nulla.
Anche perché poco va davvero cambiato: gli anni Novanta hanno tutto ciò che serve per fare le cose migliori. C’è solo da consolidare l’eredità degli anni Ottanta. Domani su Musica361 un’intervista esclusiva e imperdibile a Francesco Baccini, che nel raccontare il tormentone anni Novanta, ci rivelerà qualche sorpresa. Togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe…