Anni Ottanta, il tormentone estivo: “L’estate sta finendo”

Anni Ottanta, il tormentone estivo: L'estate sta finendo
Finchè i gabbiani sono in spiaggia l’estate è nel vivo

L’esplosione del commercio e della musica dance

Anni Ottanta.  I primi di cui ci si è chiesto, in una canzone, cosa sarebbe restato. I primi che vedono la tv commerciale e la musica dance italiana in mezzo a chiome cotonate ed esplosive. Gli anni Ottanta ripercorrono in qualche modo la strada degli anni Sessanta. Non solo per la riscoperta dei brani di quell’epoca, che non è ovviamente casuale. Ma per lo spirito.

Dinamici. Sensazionali. Rigogliosi.

Il decennio del secondo boom economico lancia tante aziende italiane verso successi internazionali. Fa respirare un’aria di rinnovamento di cui non tutti sapranno fare tesoro, scordando quell’atmosfera di geniale costruttività che caratterizza gli anni più straordinari di sempre.

Mike Bongiorno lascia la Rai per fare grande Canale 5, Il Milan passa dalla Serie B al tetto del mondo in sei anni. I ragazzi scoprono i videogames. Tutto ha un sapore di vincente entusiasmo. La musica, come sempre, riflette la società. Ed è anch’essa più che mai coinvolgente.

Il Festival di Sanremo, con le conduzioni di Cecchetto e Baudo, si riscopre forte con brani destinati a scrivere la storia del Paese.

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Johnson Righeira: foto concessa da Urania Corporation e Kottolengo Recordings

L’estate anni Ottanta è travolgente tra musica da discoteca e fenomeni che cambieranno il modo di interpretare le canzoni.

Si ristabiliscono dei limiti rispetto all’eccentrico decennio precedente, ma la società consumistica scopre che la forma non è il superfluo, ma è l’anima del commercio. Più c’è colore, più si coinvolge. I cantanti estivi non sono in giacca e cravatta, ma si proiettano sempre più verso un nuovo millennio che, sebbene ormai vicino, sembra ancora illudere di poter essere quello delle navicelle spaziali.

Nel 1985 il Festivalbar ha come sigla Acqua, il cui videoclip vede protagonista una Loredana Bertè tanto nuda quanto grintosa e sorprendente. Ruggeri lancia quel Poco più di niente con cui chiuderà ancora i concerti trent’anni dopo, Cutugno dai secondi posti sanremesi passa a far ballare tutti con Mi piacerebbe andare al mare il lunedì. Vincitore indiscutibile è però un duo che viene dal Monferrato e che due anni prima ha stravolto le classifiche con Vamos a la playa e No tengo dinero. Sono ex compagni di scuola che si fanno chiamare Righeira, giocando sul cognome brasilianizzato di uno dei due. Stefano Righi e Stefano Rota fanno esplodere le piazze, fino all’Arena di Verona, con L’estate sta finendo, interpretata con vestiti coloratissimi e oltremisura innovativi. Due marziani della musica, che saranno capiti ancora di più 35 anni dopo.

In quella canzone c’è tutto: l’importanza della finitudine che MacIntyre ci insegna essere fondamentale per raggiungere gli obiettivi,

ma anche la spensieratezza estiva.

D’altronde se il protagonista del testo rimane solo con la sua paura degli anni che passano, la sua fiamma al rientro delle vacanze si è già consolata. Come due satelliti in orbita sul mare, i due hanno vissuto la loro estate indimenticabile, consapevoli che prima o poi sarebbe finita. Gli ombrelloni chiusi e la migrazione dei gabbiani verso l’entroterra sanciscono un’altra volta la fine dell’estate. Nonchè la necessità di fare bilanci e ripartire conservando l’entusiasmo ritrovato ad agosto. Tra sole, spiaggia e divertimento.

I suoni sintetici e i ritmi sincopati concretizzano il successo di uno dei brani dagli incisi più celebri di sempre, firmato dal sassofono di Claudio Pascoli (e intepretato rigorosamente in playback, come tutta la musica di quegli anni). Per lo straordinario potere della musica di rendere immortali gli artisti che la compongono, con L’estate sta finendo i Righeira entrano definitivamente nella leggenda della canzone italiana. La canzone, scritta con Carmelo La Bionda e prodotta dal fratello Angelo, diventa il terzo singolo più venduto del 1985 in Italia, giungendo fino in Germania.

Gli anni Ottanta diventano un modello da imitare.

In tanti proveranno, successivamente, a copiare il successo ottenuto dalle tastiere di Sergio Conforti e Herman Weindorf, ma l’originalità del duo torinese resta una pietra miliare irripetibile. Domani su Musica361, l’intervista in esclusiva a Johnson Righeira!

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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