Aua: le “Fortune” della vita, la fortuna esiste, si manifesta ma si nasconde dappertutto, anche nei luoghi più impensati e inaspettati

Aua è una cantautrice gardesana che ha dimostrato che, con un pizzico di incoscienza, si può arrivare ovunque, anche al Festival di Sanremo all’età di soli 20 anni nel 2001. “Fortune”, il nuovo progetto, è il risultato di un viaggio interiore attraverso le molteplici sfaccettature della fortuna, filo conduttore che unisce le nove tracce dell’album, composte da un sound evocativo e testi profondi in grado di riflettere le complessità e la bellezza di queste storie.
Ogni pezzo trae ispirazione da donne diverse, catturate in momenti significativi delle loro vite, ognuna con una prospettiva unica sulla fortuna. All’interno è contenuto anche un nuovo brano, “Calling”, il racconto di due ragazzi che sono appena diventati adulti, alle prese con le sfide della vita, tra cui quella di seguire la propria strada senza dimenticare il richiamo dell’amore.
Buongiorno e bentrovati/e nel nostro spazio settimanale. Oggi siamo in compagnia di Aua, benvenuta! Come stai?
Buongiorno a voi, grazie per avermi ospitata, è un piacere stare qui. Sto bene, tutto procede.
Partiamo dal tuo nome d’arte di sole tre lettere: Aua. Da dove viene?
Dal mio nome, mi chiamo Annalaura e quando ero piccola mi chiamavo Aua, era un suono infantile. Da quel momento anche i miei amici hanno continuato a chiamarmi così quindi l’ho tenuto.
Com’è iniziata la tua avventura con la musica? Raccontaci un po’ del tuo passato…
Ho avuto sempre un approccio personale, cercando di trasmettere tutto ciò che ho dentro. Ho iniziato scrivendo poesie, c’erano solo testi senza musica. Poi ho scoperto che la forma della canzone fosse la più adatta per comunicare i miei sentimenti e stati d’animo. Mi ispiro ai songwriter, coloro che partono dalle parole. Per farti qualche nome ti dico Joni Mitchell, Lana del Rey, Taylor Swift, tutte cantautrici.

Hai mai pubblicato qualche tua poesia?
No, non l’ho mai fatto ma magari un giorno mi piacerebbe.
Che ricordi musicali hai da bambina?
Ricordo che andavo sempre in macchina con mio padre che ci portava a fare dei viaggi di famiglia. Lui era un bravissimo cantante, aveva una voce stupenda quando cantava; ci faceva ascoltare le canzoni di Mina, Gino Paoli, Tenco, in pieno stile anni ’60. Erano momenti di tenerezza.
Il tuo approccio alla scrittura come funziona?
Sono abbastanza spontanea ma di solito abbraccio la mia chitarra acustica. Mi vengono in mente dei concetti da esporre e con degli accordi li metto in melodia.
Cosa provi quando hai la chitarra in mano?
Come per tutti gli strumenti a corde, è fondamentale la vibrazione, ciò che senti quando ce l’hai in braccio. Oltre al suono, intendo proprio la vibrazione del legno, il calore che emana.
Hai un momento della giornata in cui ti riesce meglio scrivere?
Di sera, sei più con te stesso, non hai distrazioni. Forse, la stanchezza della giornata ti fa scaturire un po’ di sensazioni più intime.
Sei originaria di Brescia, vicino al Lago di Garda. Che sensazioni ti dà questo posto?
Mi ispira tantissimo. Il lago per me è un punto di riferimento, mi trasmette calma. Mi piacere vedere l’acqua ogni mattina quando mi sveglio. È un posto cullante e rilassante.
Immergiamoci nel tuo nuovo album, “Fortune”. Cosa contiene?
Contiene i tanti volti della fortuna che possono manifestarsi in modi diversi. All’interno dell’album ci sono nove storie che possono essere positive e negative. Il concetto di fondo è che tutto ciò che ci capita ci può portare ricchezza. La fortuna non è singolare ma plurale.
Ci credi nella fortuna?
Sì, più che altro credo nella provvidenza, un po’ manzoniana. Penso che ci sia sempre qualcosa che succede nella vita e che poi ti porta da qualche parte. Non si può definire proprio come un concetto tattile, è un po’ un effetto che ti porta a far accadere qualcosa.
Una volta che hai finito di lavorarci e l’hai riascoltato, cosa ci hai trovato dentro di tuo?
Tanti aspetti, anche perché tutti i testi raccontano di fatti che mi sono capitati e che riguardano anche altri. Spero davvero che la fortuna giochi la sua partita per salvare alcune persone, le cui storie sono raccontate nelle varie canzoni.
Scegli una di queste nove tracce che per te rappresenta di più l’album…
Secondo me proprio la prima, “Fortune”, perché lì c’è una chance in più e maggior tempo a disposizione; dà la prospettiva di un dopo.
Un filo conduttore che lega questo progetto?
Un senso di libertà, di potersi esprimere e far emergere la propria persona, senza giustificarsi o sentirsi giusti o sbagliati.
Nel nuovo album è uscito anche un pezzo inedito, “Calling”: che significato ha per te?
È un brano molto carino, parla di questi ragazzi che si sono appena affacciati alla vita adulta, non sanno benissimo da che parte andare, non hanno una via ben definita. L’invito è buttare via i pesi che ci portiamo dietro, suona infatti come una chiamata a non avere troppe aspettative. Bisogna far attenzione a come riempire lo zaino per il nostro cammino. A volte è troppo pesante, dev’essere della nostra misura, deve contenere il necessario e l’indispensabile.
Incontrare la musica è stata la fortuna più grande della vita?
Assolutamente sì, la musica fa parte di me e del mio quotidiano, tutti i giorni. Da una parte mi dà la forza e dall’altra mi consola. Senza, non sarei io.
Di solito si dice che per un artista il secondo album è sempre più difficile del primo. Anche per te è stato così?
Sì, perché c’è la voglia di confermarsi e di superarsi e personalmente è un fattore che influisce. Ci metti tutto te stesso e la prendi come una sfida quasi.
Che passo senti di aver fatto con questa pubblicazione?
È stato un lavoro abbastanza maturo, ho deciso di unire l’elettronica con l’acustica. Credo di aver fatto un passaggio fondamentale.
Porti avanti da sola questo progetto?
No, c’è anche mio marito che, oltre ad essere chitarrista, cura tutta la parte di design. Lui è anche un digital artist, mi piacerebbe che anche lui trovasse il modo di pubblicare, unendo sia la musica che l’arte.
Tu come la vivi l’arte?
Con lei ho un rapporto molto stretto, mi piace questo mondo. Vado a vedere spesso l’arte visiva, mi affascina. Secondo me è un segno divino che esiste sulla terra. È una fortuna che esista, per tornare al discorso di prima.
Oltre alla musica come ti piace trascorrere il tuo tempo libero?
Mi piace camminare, andare in bicicletta e pratico un po’ di sport, tra cui snowboard, beach volley, Mi piace muovermi e stare nella natura.
Rifaresti Sanremo?
Sì, ma come autrice di un artista in gara. Non lo rifarei come partecipante.
Qual è il tuo obiettivo da raggiungere?
Vincere un premio, la mia massima aspirazione è quello di Tenco. Se parliamo di sogni è perfetto.
C’è una frase nel tuo diario personale che ti rappresenta meglio di altre?
Sì, ce l’ho scritta sui miei profili social: “Di nascosto dai miei giocattoli mi diverto con cose vere”. Non devono offendersi i miei giocattoli ma io voglio divertirmi con la realtà.