Il 10 dicembre alle ore 21, presso Il Blocco Music Hall di Verona, ritorna il festival Rock giunto alla sua ottava edizione, con l’obiettivo di raccogliere fondi per i comuni colpiti dal sisma.

Rock Federation Special, il rock veronese Il Rock Federation è una di quelle storie in salsa rock, nate per gioco, per puro desiderio di suonare, e cresciuta fino ad assumere una personalità propria. Nato nel 2008 per volontà di Alex “John” Calvi, eclettico cantante della scena hard rock veronese, conosciuto per la sua estensione vocale e le performance sopra le righe, il Rock Federation doveva essere un gruppo di auto-aiuto per le band del territorio. Un’occasione per incontrarsi, dare vita a uno spettacolo corale e fare rete e, come dice il nome stesso creare una federazione del rock a Verona.

«La prima edizione è stata un esperimento» dice Alex «una cosa pionieristica per la scena di Verona. Volevo creare uno spirito collaborativo, senza alcuna pretesa, solo per diffondere un po’ il rock e il divertimento. Nessuno, o veramente pochi al giorno d’oggi, si prende la briga di consigliare gruppi o di collaborare senza pretendere qualcosa, soprattutto soldi. Ma di soldi ne girano pochi, e allora mi sono detto: perché non organizzare qualcosa solo per la gloria del Rock?»

È questa la filosofia del Rock Federation: creare un evento per tutti quelli che vogliono vivere il rock a Verona. Il festival, giunto alla sua ottava edizione, è però diventato qualcosa di molto più di una semplice occasione per riunire qualche gruppo e dare spettacolo.

Rock Federation Special 2016
Rock Federation Special, il programma dell’edizione 2016.

«Il 2012 il terremoto in Emilia aveva colpito duro. Avevo amici musicisti da quelle parti, e la cosa mi ha colpito molto. Nel frattempo il RF era cresciuto bene, eravamo alla quinta edizione e si era costruito un bel seguito, così abbiamo deciso di comune accordo di sfruttare l’occasione per raccogliere fondi per il comune di Finale nell’Emilia. La cosa ha funzionato così bene che è diventata un’abitudine. Così nel 2013 abbiamo raccolto soldi per l’ABEO di Verona e a luglio 2016 abbiamo aiutato gli Amici della Croce Verde di Verona a comprare una nuova ambulanza per la sede di Villafranca.»

Poi è arrivato lo sciame sismico in centro Italia, ed eccoli di nuovo là, a raccogliere fondi per Norcia e i comuni limitrofi, con un’operazione che ha coinvolto diversi sponsor e partner tecnici dell’ambiente musicale veronese, che hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa. Durante la serata saranno presenti anche le etichette Atomic Stuff, Street Symphonies e Logic IL Logic per ritirare i demo delle band in cerca di distribuzione.

Il concerto, che si terrà il 10 dicembre dalle ore 20.30 ed è ospitato da Il Blocco Music Hall, si prospetta caldissimo: con la presenza di 6 band veronesi storiche sul palco per infiammare il pubblico e cinque ore di Hard Rock, gli organizzatori del Rock Federation vogliono fare il pieno.

Il concerto è gratuito, in pieno spirito di condivisione, e chi vorrà donare qualcosa lo potrà fare attraverso le cassette di donazione. L’importante è divertirsi e far passare il messaggio di solidarietà. Il locale stesso donerà parte dell’incasso in beneficenza.

Ancora una volta il Rock Federation si muove per qualcosa di importante: e voi ci sarete?

Informazioni sui gruppi e sul programma sul sito www.rockfederation.com e sulla pagina FB dell’evento.

Lighea: storia non ufficiale di come ribellarsi all’establishment discografico e vivere felici.

storia di Lighea
Lighea, nome d’arte di Tania Montelpare.

Tania ha una voce calda e allegra al telefono, ma ciò che colpisce è l’entusiasmo e la passione. Potrebbero sembrare frasi fatte, ma sono invece il frutto di una lunga chiacchierata sul piacere del fare musica e sul dovere che ogni persona ha di seguire le proprie inclinazioni naturali.

La storia di Tania Montelpare, in arte Lighea, ha del rocambolesco e sembra una sceneggiatura teatrale. Ma è soprattutto una parabola di crescita, personale e artistica.

Lighea ha iniziato come tanti altri, in gruppi locali, spinta da una voce potente, e approda ben presto a Castrocaro. È il primo impatto con l’establishment musicale, lei ha solo 17 anni, e si ritrova alle finali. Il suo talento non passa inosservato, e conosce un produttore che crede in lei.

Nazzareno Nazziconi la struttura, la guida in un sistema che per una ragazza giovane come Lighea è fagocitante. E i risultati non tardano ad arrivare: è l’89 e Lighea di presenta di nuovo a Castrocaro, arrivando in finale. Alla guida di Nazzareno si aggiunge la collaborazione di alcuni autori.

È questa guida a tirare fuori il meglio dall’attitudine di Lighea, con il pezzo Siamo noi quelli sbagliati. Un pezzo intenso, provocatorio, che si scontra con l’immagine desiderata dalle etichette discografiche che non accettano la proposta; le stesse etichette che, con una certa ipocrisia, si ripresenteranno affamate pochi mesi dopo quando nel ‘93, con quello stesso pezzo, Lighea vince il festival di Castrocaro e Sanremo Giovani.

La carriera decolla, e ci sono album, collaborazioni e progetti. Qualcosa, però, non torna. L’esperienza di Sanremo e l’establishment musicale hanno richiesto un tributo pesante: Lighea si trovava in un ambiente che soverchia le sue attitudini naturali. Nasce l’esigenza di vivere la musica e lo spettacolo in maniera meno competitiva, al di fuori degli schemi classici.

Il musical la riavvicina al canto: non si tratta più di venir fagocitati dal proprio personaggio, come accade nell’industria musicale, ma di interpretarne uno, si essere lo spirito che alimenta una maschera. “Il musical” mi dice Lighea stessa, al telefono, con la voce carica di entusiasmo “è una scuola di vita, una strada per ritrovare se stessi”.

Lighea – la voce della libertà 1
Lighea

Ormai è chiaro, Lighea è una persona fuori dal comune, che preferisce camminare su strade poco battute, percorsi alternativi che le permettano di crescere. Ha avuto la fortuna di avere un produttore che credeva fortemente in lei – così tanto da diventare poi suo compagno di vita – e di capire che esistono molti modi di fare musica.

Lighea ha scelto la strada della produzione: non più un ruolo sotto i riflettori, ma un costante lavoro di ricerca in aiuto di giovani artisti che – come lei un tempo – hanno bisogno di una guida per esprimere il proprio potenziale. Scrive per gli altri, sviluppa creatività e comunicazione in un percorso di crescita continuo e senza sosta, ricco di soddisfazioni.

­“La più grande soddisfazione” mi racconta “è vedere 3 dei tuoi brani interpretati a Sanremo Giovani venire selezionati tra gli oltre mille arrivati, e capire che il tuo lavoro è prezioso”.

La storia di Lighea parla di crescita e di vita. Di come è possibile sfuggire alle regole stabilite in favore di una realizzazione personale, nel rispetto della propria natura e di quella degli altri. Tania e Nazzareno sono una squadra, lo sono sempre stati. E le squadre legate dalla passione e dal talento vincono. Sempre.

Il singolo anticipa l’uscita di un nuovo album di inediti del giovane cantautore, vincitore della Targa Tenco nel 2014

Filippo Graziani: è uscito "Credi in me", in radio dal 18 novembreA sentirlo, specie se sta suonando dei pezzi del padre, si ha un tuffo al cuore. Per la durata di un pezzo Ivan è lì, di nuovo, con la chitarra in mano. Alzi gli occhi e ti trovi davanti davvero un Graziani. Solo che è il figlio a cantare, ma il cuore questo non lo sa, e gioisce lo stesso.

Però, a paragonarlo al padre, a inserirlo nella dimensione di “figlio d’arte”, si fa un torto. Filippo Graziani è un musicista, di quelli veri. Sulle orme del padre, certo, ma autonomamente, attraverso una lunga gavetta nei club americani, per approdare a un contratto discografico di tutto rispetto e a un premio d’eccellenza, la Targa Tenco ricevuta nel 2014 nella sezione Opera Prima per l’album di debutto Le cose belle.

Proprio recente (18 novembre) è l’uscita di Credi in me, primo singolo del suo nuovo album in pubblicazione prevista per il 2017. Una bella “ballad” moderna, con un testo che vive su una riflessione importante: «È una canzone sulla speranza, sull’importanza del contatto umano in una società sempre più rivolta all’egocentrismo. Parla di come sia essenziale avere qualcuno che creda in noi, sostenga le nostre azioni e ci spinga a superare i nostri limiti nella vita di tutti i giorni».

Filippo Graziani: è uscito "Credi in me", in radio dal 18 novembre 1Il singolo è diventato anche un video diretto da Andrea Tani, sullo sfondo degli angoli più belli di Milano. Per la realizzazione è stata utilizzata una macchina da presa speciale (Red Epic Dragon) e un color grading d’eccellenza, curato dall’Alchemy’s Studio di Verona. Il risultato è un video dai colori intensi e dai dettagli vividi dal look moderno, in linea con la musica.

Non conosco le vere intenzioni o a chi pensasse Filippo quando ha scritto il testo di Credi in me. A me piace pensare che Ivan viva in quelle parole, e che in esse ci sia anche un ringraziamento. Perché non basta essere figli d’arte per diventare bravi musicisti: Filippo Graziani è sulla strada per diventare un riferimento del cantautorato italiano, in maniera sana, “old style”. Tanta gavetta, ottime idee e un talento naturale.

Il ritorno al Blue Note Club, prima di partire per la tournée “Pur di Far Musica

Paolo Belli and the city: la big band torna a Milano
Paolo Belli.

A ben vedere ci stiamo avvicinando agli anni ’20, quindi perché non tornare a suonare dello swing come si deve? Dev’essere quello che hanno pensato in molti, soprattutto oltreoceano, dal momento che negli ultimi tempi c’è stato un vero e proprio revival della musica d’antan. Quello che si tende a dimenticare è il legame che l’Italia ha sempre condiviso con il genere swing e lo smooth jazz, portato nel belpaese da Rabagliati e dal Trio Lescano. E come non citare Natalino Otto, Gorni Kramer e Fred Buscaglione?

In tempi più recenti, dopo Sergio Caputo, abbiamo avuto un altro “king of swing” tutto italiano: Paolo Belli e la sua Big Band. Paolo Belli incarna tutti gli stilemi dell’uomo di spettacolo. Musicista, ballerino, cabarettista, calca i palchi di tutto il Paese da quasi trent’anni, e a quanto pare non ha alcuna intenzione di fermarsi.

Dopo i sold out registrati nel 2013 e nel 2015, Paolo Belli torna nel cuore pulsante del Jazz italiano: il Blue Note, distaccamento del famosissimo club newyorkese che dai primi anni ’80 è diventato un punto di riferimento. Ed è sold-out di nuovo, con il suo mix inconfondibile di swing, blues e show, con un set che spazia dalle sue hit più celebri ai grandi classici della musica italiana. Con una differenza: il concerto al Blue Note, nell’ambito del JAZZMI Festival, non è più il momento conclusivo bensì il punto d’inizio della sua nuova tournée Pur di Far Musica.

Paolo Belli and the city: la big band a Milano
Paolo Belli e la sua Big Band.

Un nuovo spettacolo teatrale scritto a quattro mani con Alberto Di Risio, in cui la recitazione incontra la musica di Paolo e della sua Big Band in una formazione inedita di sette musicisti che faranno parte dello spettacolo.

La Big Band di Paolo Belli, che da anni lo accompagna nei programmi tv delle reti Rai, nelle piazze e nei teatri, in Italia e all’estero, è composta da: Mauro Parma (batteria), Enzo Proietti (piano e hammond), Gaetano Puzzutiello (contrabasso e basso), Peppe Stefanelli(percussioni), Paolo Varoli (chitarre e banjo), Pierluigi Bastioli (trombone e basso tuba), Nicola Bertoncin (tromba), Daniele Bocchini (trombone), Gabriele Costantini (sax contralto e tenore), Davide Ghidoni (tromba) e Marco Postacchini (flauto, sax Baritono e tenore).

Pensieri introspettivi che uniscono diverse generazioni musicali

Grido, con Chiara Grispo: Strada sbagliateGrido, al secolo Luca Aleotti, è conosciuto da un po’ tutta la mia generazione. Dopotutto, i Gemelli DiVersi sono una conoscenza d’altri tempi, anche per i vecchi metallari come me. Ricordo che al tempo – sarà stato il 98 – gli Extrema, gruppo trash metal italiano, aveva rotto il tabù tra generi musicali diversi. In una collaborazione fuori da ogni schema, il collettivo Spaghetti Funk (nella persona di J-Ax) incontrava la scena metal italiana (al tempo assai più conservatrice di oggi), tenendo il passo dei gruppi d’oltre oceano che già sperimentavano e si definivano Nu Metal.

Era un incontro tra fazioni diverse, mondi e sottoculture molto distanti che – paradossalmente – trattavano tematiche simili. Sono passati due decenni, e i personaggi che hanno fatto parte del collettivo Spaghetti Funk si sono avvicendati in formazioni, collaborazioni e produzioni di ogni tipo.

Grido – che altri non è che il fratello minore di J-Ax – è uno di questi. Dopo quasi vent’anni nei GemelliDiVersi e decine di collaborazioni nel panorama italiano, si ritrova ad affrontare un nuovo percorso solista con il nuovo album Segnali di Fumo, in uscita a febbraio.

Ed è di questi giorni la pubblicazione del nuovo singolo, intitolato Strade sbagliate: un testo se vogliamo d’antologia, in cui Grido guarda indietro e riflette sulla vita passata e su ciò che ha ottenuto, anche a costo di errori e ferite, in maniera non dissimile dal singolo Intro, di J-Ax, uscito poco meno di un anno fa. E i punti di contatto sono davvero molti, e non solo nel testo: anche in questo video è presente l’icona del lupo, e Grido viene accompagnato da una voce femminile, questa volta rappresentata da Chiara Grispo, recentissima scoperta della 15esima edizione del talent show Amici.

Strade Sbagliate è prodotto da Kermit (Loft 107) con la collaborazione di Roofio (TwoFingerz) e Marco Zangirolami. Il video che accompagna l’uscita del brano è diretto da Gaetano Morbioli.

Il 19 e il 20 novembre Elisa sarà in concerto al Palalottomatica di Roma. Ad aprire le danze, due sorprese tutte italiane.

Doppio appuntamento a Roma per Elisa
Elisa (Foto © Carolina Amoretti).

Elisa è un colosso della musica, italiana e internazionale: non stupisce affatto che il tour per il suo nuovo album On – un disco dal sound pop, potente e moderno, che strizza l’occhio a diverse influenze, così come ci ha abituato Elisa – sia già al raddoppio delle date ancor prima di partire.

D’altronde, On si presenta con dei numeri notevoli: pubblicato il 25 marzo di quest’anno, è già stato certificato come disco d’oro, mentre il singolo No hero si è guadagnato ben due dischi di Platino.

L’On Tour si preannuncia quindi come un evento da non perdere. Dopo il raddoppio dei live di Milano e Padova, a seguito della richiesta del pubblico si aggiunge una seconda data a Roma: infatti, al concerto del 19 novembre seguirà una seconda data il giorno dopo.

I pezzi portati in tour saranno principalmente tratti dall’ultimo album: brani che abbracciano diverse sonorità, dal soul all’elettronica, fino alle sfumature anni ’80, infuse del ritmo e dell’energia della voce di Elisa. A questi si aggiungeranno gli immancabili successi del passato, a completare un live d’impatto.

E, a quanto pare, le sorprese non finiscono qui: in occasione del tour, Elisa ha deciso di farsi accompagnare come opening act da Lele Esposito (giovane finalista di Amici 15) e dal bravo cantautore italo-albanese Ermal Meta (anch’esso, come Elisa, “protegé” di Caterina Caselli).

Due concerti a Roma per Elisa
Elisa (Foto © Carolina Amoretti).

Lele Esposito aprirà le date di Roma (19 e 20 novembre), Milano (25 e 26 novembre) e Napoli (3 dicembre), mentre Ermal Meta aprirà le date di Torino (14 novembre), Genova (15 novembre), Bologna (22 novembre) e Padova (28 e 29 novembre).

Ad oggi, le date confermate del tour prodotto e organizzato da F&P Group sono le seguenti: 11 novembre a Firenze – Nelson Mandela Forum; 12 novembre a Livorno – Modigliani Forum; 14 novembre a Torino – Pala Alpitour; 15 novembre a Genova – 105 Stadium; 19 e 20 novembre a Roma – PalaLottomatica; 22 novembre a Bologna – Unipol Arena; 23 novembre a Montichiari – Pala George; 25 novembre e 26 novembre a Milano – Mediolanum Forum (Assago); 28 novembre e 29 novembre a Padova – Kioene Arena; 1 dicembre a Pescara – Palasport Giovanni Paolo II; 3 dicembre a Napoli – Palapartenope; 4 dicembre a Bari – Palaflorio; 6 dicembre a Reggio Calabria – PalaCalafiore  e il 7 dicembre ad Acireale – Pal’art Hotel. I biglietti sono disponibili su Ticketone e sui circuiti di vendita e prevendite abituali (info: www.fepgroup.it).

Partner ufficiale dell’On Tour di Elisa sarà radio RTL 102.5.

A cinquant’anni dalla tragica scomparsa del cantautore genovese, una serata dedicata alla sua musica.

serata omaggio a Luigi Tenco
Luigi Tenco.

Una serata a sorpresa, quella che si terrà sabato 22 ottobre al teatro Ariston di Sanremo, in occasione della chiusura della quarantesima edizione del Premio Tenco.

A organizzare l’evento una collaborazione tra il Club Tenco e iCompany, un concerto in grande stile che vede la partecipazione di artisti quali Ascanio Celestini, Kento, Bocephus King, Diego Mancino, Morgan, Noemi, Roy Paci, Marina Rei, Gli Scontati, Alfina Scorza, Vanessa Tagliabue Yorke, impegnati a reinterpretare i brani del cantautore genovese, accompagnati dall’Orchestra Sinfonica di Sanremo, condotta da Mauro Ottolini. Un omaggio al grande artista Luigi Tenco a quasi cinquant’anni dalla sua tragica scomparsa, a seguito di un’edizione di Sanremo maledetta. E lo stesso tema dell’evento, intitolato “Come mi vedono gli altri… quelli nati dopo” riporta alla memoria le ultime parole scritte come addio da parte di Tenco, il 27 gennaio 1967:

«Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io tu e le rose” in finale e una commissione che seleziona “La rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi.»

Parole dure, dalle quali traspare una grande amarezza, e che forse non avrebbe scritto se avesse saputo quale riconoscimento avrebbe avuto in seguito.

Il premio Tenco è stato assegnato annualmente dal 1974 come riconoscimento alla carriera di artisti che hanno dato un apporto significativo alla canzone d’autore mondiale.

«Poter dare un contributo di valore alla 40° edizione del Premio Tenco è un onore ed un piacere oltre che una nuova ed importante occasione di crescita per iCompany» – spiega Massimo Bonelli di iCompany, nel ringraziare il direttivo del Club Tenco per lo spazio concesso – «in una delle più importanti rassegne della musica italiana».

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La serata omaggio a Luigi Tenco si svolge sabato 22 ottobre al Teatro Ariston di Sanremo.

Il ricavato dell’evento verrà utilizzato per produrre degli speciali televisivi prodotti dalla stessa iCompany.

Biglietti e abbonamenti si possono acquistare alla cassa del Teatro Ariston (Via Matteotti 107, Sanremo – Tel. 0184 507070) tutti i giorni dalle 16 alle 21, anche telefonicamente. I singoli biglietti possono essere acquistati anche on line attraverso www.clubtenco.it e www.premiotenco.it

Una sola considerazione rimane: un pensiero che va a Luigi Tenco e alla sua voce triste, al malessere provato per un music business che l’aveva travolto e deluso. È grazie al Club Tenco, se oggi abbiamo un premio per sostenere la canzone d’autore. Ma il dolore resta per un gesto di rottura estremo, da parte di un autore sensibile quanto tormentato.

La pesante eredità di Lucio Dalla per cantare le difficoltà di trentenni a metà tra cielo e terra.

Il ritorno di Paolo Simoni con “Io non mi privo”
Paolo Simoni.

Paolo Simoni è giovane. Ha da poco compiuto trent’anni ma, nonostante ciò, ha già accumulato una notevole serie di riconoscimenti a livello musicale. Non è poi così frequente – soprattutto ai giorni d’oggi, in un music system sempre più vessato dai contest alla X-Factor – trovare autori emergenti che abbiano percorso un iter più classico.

Studia musica, Paolo, fin da bambino, e nella sua giovinezza c’è un nome, tale Iskra Menarini, cantante e produttrice che ha lavorato a fianco di diversi big della musica italiana, tra cui Mingardi, Vasco e Dalla, tra i tanti, che diventerà una figura fondamentale della sua crescita. Prova l’ingresso all’Accademia di Sanremo nel 2001, senza successo, ma non si scoraggia. Persevera, e alla fine vince. Pubblica un album nel 2007, arriva tra i finalisti del Premio Tenco del 2008, nel 2009 si porta a casa un riconoscimento importante, miglior arrangiamento musicale nella sezione Big di Sanremo, e nel 2010 si ritrova ad aprire per Ligabue, durante il Tour Stadi 2010, esibendosi a San Siro e all’Olimpico.

L’incontro con Ligabue dev’essere stato provvidenziale, perché nel 2011 vede la luce Ci voglio ridere su, nel quale lavora con Claudio Maioli, il manager di Ligabue. E, nello stesso album, duetta con Lucio Dalla. Proprio lui, il Lucione nazionale.

Questa è solo una panoramica davvero ridotta all’osso dei riconoscimenti ricevuti da Paolo Simoni: da allora la sua professionalità è in continua crescita, con collaborazioni importanti (non ultima quella con De Gregori, nel 2015). Ma il mio intento è quello di farvi vedere il “fil rouge” che si svolge lungo la sua carriera e che unisce moltissimi cantautori della sua terra, l’Emilia Romagna. Nella storia di Simoni troviamo la tradizione della musica italiana. A unire i puntini si riesce a tracciare una rete di autori importante, che orbita attorno alla città delle Torri e a Lucio Dalla.

Noi siamo la scelta, il nuovo album di Paolo SimoniQuesta tradizione, questa eredità, ha un peso enorme nello stile di Simoni. Il suo nuovo singolo Io non mi privo, attualmente in rotazione radiofonica e tratto dall’album Noi Siamo la Scelta, è in qualche modo un enorme tributo alle sonorità cantautorali bolognesi. I primi 20 secondi di Io non mi privo sono un distillato di Lucio Dalla, con una differenza: non è Lucio Dalla. E questo non per togliere nulla a Paolo Simoni, che comunque ha fatto un ottimo lavoro, quanto per evidenziare che ispirarsi e confrontarsi con un autore geniale come Dalla non è assolutamente facile. Simoni ha dato luce a un buon pezzo dalle soluzioni interessanti e a uno stile vocale che apre i cassetti della memoria di chiunque abbia amato uno dei più importanti autori italiani.

Io non mi privo ha un testo figlio della sua generazione. Figlio di un trentenne che vede la propria generazione combattere per stare a galla, per emergere e trovare il proprio diritto ad avere un posto al sole.  Eppure lo stesso testo, in una strana inversione delle parti, pur incitando al cambiamento rimane nella zona di comfort di un altro autore assai più grande. Forse per ispirazione, tributo o magari per una punta di furbizia, che male decisamente non fa. L’influenza è grande, si sente e il pezzo riporta a galla un pizzico di nostalgia per Lucio. Forse, ma è solo una mia opinione, anche troppo.

Oronero il nuovo singolo di Giorgia, è un messaggio più che una canzone. Un invito a considerare il peso delle proprie parole.

Oronero: il nuovo singolo di Giorgia
Giorgia (Foto © Eolo Perfido).

È uscito il 30 di settembre il nuovo singolo Oronero di Giorgia, tratto dall’omonimo album. Un pezzo potente e partecipato, che porta l’impronta – e si sente! – della mente di Michele Canova, tra i maggiori produttori e arrangiatori della musica italiana moderna.

Oronero è l’avanguardia di un album di una cantante di razza come Giorgia. Una che – nel panorama italiano così come in quello mondiale – ha detto e ancora ha molto da dire.

La voce di Giorgia, potente ed espressiva, ci ha abituato a brani che trascendono il semplice valore di una canzone. I suoi pezzi sono messaggi semplici, diretti, eppur veicolati con una tecnica e un’empatia rara.

Ma quest’ultimo singolo, al di là del valore artistico, al di là della voce cristallina e potente, delle venature soul e dei jazzismi che emergono discreti, è qualcosa di molto più di un semplice brano. Oronero è una bomba sganciata sull’idiozia del nostro tempo. Un urlo, un appello rivolto a tutti, per scuotersi dal delirio di una rete sociale che trasforma le persone in vittime.

Si parla dell’abuso del giudizio, di parole che investono le persone come una marea nera e oleosa. Il titolo, Oronero, non è casuale. Il riferimento è proprio al petrolio, considerato da tutti una risorsa, che quando esonda e fuoriesce macchia indelebilmente la natura e la bellezza, inzacchera le piume e avvelena le acque. Si parla dei social, dei cellulari, del gossip maligno che investe tutto e tutti e che, come tragicamente abbiamo visto non più tardi di un paio di settimane fa, può uccidere.

Oronero: il nuovo singolo di Giorgia La bellezza del brano risiede in un messaggio importante, veicolato con grazia, senza alcuna retorica. È un atto di ribellione musicale alla pochezza imperante dei leoni da tastiera, sempre pronti ad attaccare, giudicare e ferire per il solo gusto di farlo.

E, ironia della sorte vuole che questi stessi “leoni da tastiera” – queste “iene”capaci con parole e gesti di ferire una ragazza fino a indurla al suicidio, ascolteranno Oronero, probabilmente senza capire la portata di tutti i piccoli gesti meschini che perpetrano ogni giorno, con le loro tastiere e i loro messaggi.

Il testo di Oronero, tuttavia, non vuole ferire. Vuole far capire: capire che un’altra direzione è possibile, che le parole sono strumenti e che sta a noi usarle al meglio.

Altrimenti, invece di una ricchezza, saranno sempre e soltanto un veleno per tutti.

DJ Nejo, I will find you, un pezzo che si veste di nuove sonorità per omaggiare un grande inno del passato con un po’ di nostalgia.

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DJ Nejo (Foto © www.nejodj.com).

Questo è un articolo di rottura. Me ne rendo conto mentre scrivo, ripensando a un paio di amici che mi hanno chiesto: “Com’è scrivere per una rivista musicale?” Bello, rispondo. E, a volte, può essere anche una sorpresa. Una sorpresa come quella arrivata qualche giorno fa, nel ricevere una mail dal caporedattore, che mi chiede di recensire un singolo di musica House.

Io. House. Punz, punz. Non sono parole che normalmente si riescono a infilare nella stessa frase, vuoi perché da vecchio rocchettaro tendo a frequentare altre sonorità, vuoi perché della musica elettronica tendo ad apprezzare altri generi (principalmente dubstep).

Poi, mi chiedo: perché no? Dopotutto l’essere libero da pregiudizi e vizi d’ascolto magari può fare bene. Pertanto questa è una recensione sui generis, distante dai soliti canoni del genere.

DJ Nejo, artista fiorentino di nascita, anni 32, è presente sulla scena da diversi anni. Si definisce “amante della musica” ancor prima che DJ e produttore. Come ci fa sapere lui stesso dal suo sito, ha saputo confrontarsi con generi musicali molto diversi tra loro, le cui influenze sono confluite nella sua vera passione, la House Music.

Decido di lasciar perdere l’affermazione tautologica di un musicista che dice di amare la musica (sarebbe strano il contrario, piuttosto) e mi concentro sul singolo, il remix di un brano degli anni ’90: I will find you dei Clannad. Il pezzo, tratto dall’album Banba (1993) è diventato molto famoso per essere stato incluso nella colonna sonora del film L’ultimo dei Mohicani.

A partire da questa informazione, inizia a svilupparsi un sentiero di briciole di pane che si snoda attraverso gli ambienti Techno e Progressive di quegli anni. Insomma, la scelta di un brano simile è studiata, assolutamente non casuale: si tratta di un vero e proprio tributo trasversale a una scena ormai lontana nel tempo, che aveva fatto dei remix di questo brano un vero e proprio inno del popolo della Techno.

DJ Nejo riprende il pezzo, fagocita le influenze e ne restituisce un remix virato sulle sfumature della House music, distante dai ritmi martellanti delle versioni di Stefano Bratti, optando per loop pulsanti, alternati e ben accompagnati da sonorità e ambienti costruiti ad arte.

Quello che ho davvero apprezzato è lo sforzo, riuscito, di mantenere viva l’anima del pezzo originale declinandola secondo gli schemi propri della musica House. Il risultato è un pezzo decisamente equilibrato, non eccessivo, con un’ottima dinamica pur trovandosi in un contesto musicale pesantemente influenzato da una “loudness war” senza esclusione di colpi.

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