Da collettivo autoprodotto a etichetta, Pioggia Rossa Dischi ha come parole chiave “chitarre” e “originalità”.
La musica è un moto continuo, tra passato e futuro, rivoluzione e innovazione. Sono protagonisti in questo settore coloro che tramutano la propria esperienza in visione. È questa la forza di Pioggia Rossa Dischi: la ricerca dell’originalità. Una scommessa ardua, perché quando si decide di procedere controcorrente ci sono tanti ostacoli da saper evitare. Nonostante una struttura discografica ancora in divenire, l’etichetta nata da circa un anno (con l’intento di essere un collettivo) ha prodotto artisti che stuzzicano l’interesse dell’underground italiano, proiettati ai gradini più alti del podio, posto che l’identità culturale dell’ascoltatore medio continui ad espandersi come sta accadendo da circa due anni e mezzo in Italia. La solida base del progetto è Mattia Cominotto, abile produttore presso il Green Fog Studio di Genova. Come già preannunciato dall’intervista all’Ultimodeimieicani, il produttore si è affidato al gruppo indie rock per lo sviluppo del collettivo, insieme anche all’aiuto dei Lenin. Oggi il roster comprendere, oltre alle due band citate, anche SAAM, Banana Joe, Asino, Ace e Jesse The Faccio.
Alla batteria sono seduti gli artisti che si vedono meno durante i concerti, ma che si sentono di più. Rachid Bouchabla è l’uomo che si destreggia tra piatti e tamburi in due dei progetti più interessanti del panorama musicale italiano, gli Ex Otago e l’Ultimodeimieicani. La sua esperienza è preziosa e influente per il progetto Pioggia Rossa Dischi. Grazie a Rachid sarà possibile capire qual è l’orientamento dell’etichetta/collettivo all’interno del panorama musicale italiano.
Un progetto controcorrente, nato come collettivo di autoproduzione, ora sempre più un’etichetta a tutti gli effetti. Quanto è difficile fare qualcosa di diverso dalla massa e funzionare?
Molte delle produzioni uscite sono contro ogni “trend modaiolo” (vedi i SAAM con l’emocore in italiano, nda). Il nostro obiettivo non dichiarato è quello di riportare di moda le chitarre. Questo momento nella scena è atteso da due anni, ma, come sappiamo, l’ascoltatore medio non è andato verso quel filone. Guardando i lavori delle band emergenti come, ad esempio, Manitoba, Aurora Borale, Gomma, Voina e altri, si avverte quanto le chitarre vogliano (e debbano) tornare in auge, ma non abbiano ancora spazio nel mercato. Noi ci proviamo nel nostro piccolo, sperando di arrivare al mainstream.
A guidare Pioggia Rossa Dischi al momento siamo quattro persone, ma le decisioni si riportano al collettivo anche quando ci sono nuovi artisti da inserire. Il prossimo annuncio, per stuzzicare un po’ i lettori, è un gruppo molto interessante che siamo riusciti ad avere in etichetta. Tra un mese, invece, sfodereremo la maglia numero 10 del progetto PRD. Un aspetto sul quale dobbiamo lavorare ancora è la struttura dell’etichetta, per dare un servizio più ampio a quello che già diamo, indirizzato a diventare anche agenzia musicale. Soprattutto dopo le ultime news su Spotify, dove pare che prossimamente gli artisti potranno caricarsi i propri brani in autonomia, bypassando così la distribuzione digitale. Un passaggio che porta sempre di più il servizio di streaming a una similitudine con una major.
Non a caso l’ultimo tour di Calcutta aveva il logo di Spotify sul biglietto. Questa è un riflessione che avevamo già affrontato su Musica361 e che effettivamente sta prendendo piede. Tornando al modus operandi della vostra etichetta, in che modo gli artisti possono contattarvi per farvi ascoltare i loro nuovi lavori?
In primis noi cerchiamo l’originalità e il suono accattivante. Ognuno ha il suo stile, l’importante è non copiare palesemente un altro artista. Sul nostro sito pioggiarossadischi.com c’è un form per inviarci tutto il materiale necessario. Oppure è possibile inviarci una mail a ascolti@pioggiarossadischi.com. In molti decidono di allegare un link Soundcloud direttamente su Instagram (@pioggiarossadischi) in direct. Ultimamente ce ne sono arrivati tantissimi e dobbiamo finire di ascoltare tutto.
La tua esperienza diretta è molto importante, perché sei uno dei pochi artisti che ha vissuto un momento storico in Italia. Gli Ex Otago fanno parte di quella “cerchia” (Calcutta, Thegiornalisti, Canova) di cui si parlerà tra vent’anni come coloro i quali hanno cambiato radicalmente la musica in Italia. Oltre a lavorare con Mattia Cominotto, lavori anche con Matteo Cantaluppi, uno dei produttori più influenti al momento. È vero che, ad oggi, per fare strada ed emergere bisogna passare da un determinato produttore?
Penso che sia una combinazione, come ci insegna la storia. Il produttore è il mestiere più difficile nel mondo musicale, perché deve riuscire ad accontentare le scelte artistiche, mantenendo la personalità dell’artista e lasciando la firma personale del lavoro svolto. Questa figura crea un trend, sono poi i mezzi di comunicazione, i canali d’ascolto e il mercato a creare il filone da seguire.