Classe ’93, giovane promessa emergente, CRLN ha rilasciato di recente il suo album “Precipitazioni”, interessante proposta elettronica fuori dagli schemi dell’indie italiano.

News of the Week: CRLN - Precipitazioni 1

Si scrive CRLN, si legge Caroline. Il suo nuovo album “Precipitazioni” suscita interesse perché rompe gli schemi della classica canzone femminile italiana. Tanta elettronica per un suono fresco e ricercato. La voce irrompe leggera in un intrecciarsi di ritmi e sonorità. Nella sua chiarezza vocale, CRLN riesce a comunicare in maniera diretta i testi incisivi delle canzoni. Quando la semplicità incontra la potenza della parola il mix è devastante. Caroline ti porta nel suo mondo, ci sei dentro dall’inizio alla fine del disco, questo è il grande pregio di questo lavoro, prodotto per Macro Beats (in team con Alberto Brutti, polistrumentista, Gheesa e Macro Marco, producers e Nicola Togni, autore).

Viene inserita dai colleghi giornalisti nel panorama indie, scelta coerente considerandola emergente, ma nulla a che vedere con l’idea di indie che è comune ad oggi. Chi si aspetta qualcosa di comune da questo disco può solo immaginarsi una voce che può ricordare a tratti Levante, per il resto fatevi stupire. La sintesi sonora utilizzata e i dettagli, i singoli suoni che non comprendi, fanno la netta differenza. Non c’è da stupirsi se nasca lecito il desiderio di sentirla dal vivo. “Precipitazioni” è un album che genera curiosità e voglia di ascoltarlo più volte per capirlo davvero. Lì ti frega e ti rapisce.

Pollice in sù, quindi, per CRLN, giovane cantautrice (classe ’93) originaria di San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche. Fa piacere accorgersi quanto in Italia stia arrivando un contributo importante verso sonorità internazionali grazie alle nuove generazioni. Sebbene dal mercato mainstream sono arrivate proposte poco coraggiose, che strizzano l’occhio (e l’orecchio) a tendenze oltreoceano sentite e risentite, il parterre degli emergenti risulta ricco, di settimana in settimana, di scoperte interessanti, da valorizzare e mettere sul piedistallo. CRLN con “Precipitazioni” ha fatto centro, per questo è stata scelta come “News of the week”. Ascoltatela.

 

Quattro giorni di documentari a tema blues e funk su Rai 5: 2 aprile, ore 23.00, “Soul of Man”; 3-4-5 aprile, ore 23.00, “Monochrome: Black, White & Blue”; 6 aprile, ore 22.40, Mr Dynamite: The Rise of James Brown.

Blues e funk, omaggio alla musica nera su Rai 5

Nei giorni in cui ricorre l’anniversario dell’omicidio di Martin Luther King, avvenuto il 4 aprile 1968, Rai Cultura propone una serie di documentari per approfondire il contesto sociale e musicale in cui maturò il movimento per i diritti civili, di cui Martin Luther King fu leader indiscusso e al quale dedicò la propria esistenza.

Primo appuntamento è il film-documentario “Soul of a Man”, in onda lunedì 2 aprile alle 23.00 su Rai5 per la serie “The Blues”, prodotta da Martin Scorsese, in cui sette registi di fama mondiale condividono la passione per la musica blues: Martin Scorsese, Charles Burnett, Clint Eastwood, Mike Figgis, Marc Levin, Richard Pearce, Wim Wenders. In “Soul of a man”, Wim Wenders scava nelle radici del blues americano per svelare le storie di tre grandi artisti del blues sconosciuti al grande pubblico: Blind Willie Johnson, J.B. Lenoir e Skip James. Le vicende dei tre bluesman vengono narrate, tra fiction e documentario, attraverso straordinari filmati d’archivio e cover delle loro canzoni, interpretate da grandi del rock e del blues dei tempi più recenti, come Lou Reed, Nick Cave and The Bad Seeds, Eagle Eye Cherry, Bonnie Raitt, Lucinda Williams, The Jon Spencer Blues Explosion, Cassandra Wilson e John Mayall.

Seguirà, da martedì 3 a giovedì 5 aprile alle 23.00, la serie “Monochrome: Black, White & Blue” in cui il regista Jon Brewer traccia la storia culturale, sociale e antropologica del Blues. Una ricostruzione vivida e passionale di uno dei generi musicali più amati, legato a doppio filo con la storia del profondo sud degli Stati Uniti e delle tribolazioni degli schiavi neri, sino alla loro emancipazione.  Il ciclo di documentari si concluderà venerdì 6 aprile alle 22.40 con il film “Mr Dynamite: The Rise of James Brown”, che racconta l’ascesa dell’artista a cui si attribuisce la paternità del funk attraverso le parole di grandi artisti che lo hanno incontrato, primo fra tutti Mick Jagger. Un omaggio all’uomo che con i suoi ritmi infuocati ha cambiato per sempre la musica americana.

Top of the Pops è stato un cult della televisione europea negli anni 2000. In Italia è stato trasmesso il sabato nel primo pomeriggio su Rai 2 e Italia 1.

Music Amarcord: Top of the pops

Avevamo appena fatto in tempo a stappare lo champagne passando nel nuovo millennio, quando un programma, destinato a diventare un cult, stava per iniziare in Italia. Proprio nel 2000 approdava su Rai2 Top of the Pops. Il format nasce nel Regno Unito nel 1964 e viene trasmesso dalla BBC fino al 2006. Nel concreto, rappresentava in chiave televisiva la classifica dei dischi più venduti in settimana. Se il competitor Mtv trasmetteva i video ufficiali, Top of the Pops riproponeva esibizioni esclusive, dal vivo oppure in playback, all’interno dei propri studi. Una cover strumentale di Whole Lotta Love dei Led Zeppelin, eseguita dai CCS, era la sigla di apertura.

In Italia il programma parte ogni sabato su Rai 2 dal 16 settembre 2000, ma si sposta tra il 2003 e il 2006 su Italia 1. Svariati gli artisti italiani e internazionali che si sono esibiti con i loro successi. Per i più nostalgici, l’agenzia AdKronos riportava queste esatte parole il 26 settembre 2003:

Prende il via domani su Italia 1 ”Top of the pops”, il programma che lo scorso anno era trasmesso su Raidue. La trasmissione propone la classifica ufficiale di vendita dei dischi in Italia realizzata da Nielsen per Fimi. Conduttore del programma sarà Daniele Bossari, affiancato da un volto inedito per la tv, Silvia Hsieh, studentessa universitaria bolognese al debutto assoluto. Protagonisti della puntata introduttiva saranno Madonna con ”Hollywood”, Sting col nuovo singolo ”Send your love”, Sean Paul con ”Get busy”. E ancora i Tribalistas con ”Ja se namorar”. E poi Dido, Lorna, Lumidee, Giorgia e Nek.

La coppia di conduzione Bossari-Hsieh fa sia scendere un lacrima nostalgica, che porre un’interrogativo: “Ma dove sarà finita l’ex studentessa bolognese al debutto assoluto?”. Per i più curiosi, Silvia Hsieh è la moglie del calciatore della nazionale italiana Alessandro Diamanti, mamma dei loro 3 figli: Aileen, Olivia e Taddeo. Al momento non ha conduzioni all’attivo, a differenza di Bossari che è tornato sulla cresta dell’onda.

Il ritorno in Rai e la chiusura

Nel 2006, quasi in concomitanza con la fine del format in UK, Top of the Pops trasloca da Italia 1 per scarsi risultati di ascolto e per fondi insufficienti a finanziare il programma. Tornerà in onda su Rai 2 nel 2010. Alla conduzione si succederanno Ivan Olita e Gaia Ranieri, con la linea comica affidata a Carmine Faraco, Gigi e Ross, Dado e altri comici. A pochi giorni dalla prima puntata della stagione 2011-2012 è stato cancellato dalla programmazione di Rai 2. Finisce così un’epoca, fatta di playback, di power hit, di idoli musicali in televisione. Il mercato musicale entrerà di lì a poco in un limbo conclusosi recentemente grazie anche allo streaming, va riconosciuto. Ma i più nostalgici non dimenticheranno mai i primi Maroon5,  Mousse T, Alizè, le Las Ketchup, Haiducii e molti altri. Bossari facci sognare ancora.

 

 

Il 9 marzo è uscito ufficialmente il disco dei SAAM “È facile consumarsi le unghie” per Pioggia Rossa Dischi e Dreamingorilla Rec.

News of the Week: SAAM - È facile consumarsi le unghie 1

Chi ha detto che indie significa tastiere e canzoni d’amore? Benvenuti nell’underground, dove ci sono anche le chitarre e le canzoni che non ti aspetti di ascoltare. I SAAM si potrebbero definire emergenti, indie, underground. Alla base sono una bella novità e questo è il fattore più interessante. L’acronimo è quello di Sad Astronouts Around Morphine, vengono da Genova e si definiscono coerenti al genere “Emo Core”. Potenti ed esplosivi, lo spazio della loro musica lo occupano basso e voce (Stefano Giacomazzi), chitarra (Alessandro Giacomel) e batteria (Federico De Lorenzi). Come accennato, tastiere non pervenute.

Sono questi generi così dirompenti che rischiano, a volte, di essere capiti poco dal pubblico, abituato alle melodie facili, alle dinamiche contenute. Ma i SAAM sono forti, alternano potenza a melodia, arpeggi a strumming, groove a ritmo “pestato” e incalzante. C’è assonanza con i grandi dell’indie rock internazionale, vedi i Death Cab For Cutie o gli Arctic Monkeys, poi approdati in major. Un grande augurio, totalmente meritato, perché in tutto questo le canzoni sono in italiano. E va ripetuto, perché forse non è chiaro, le canzoni sono state stese su una musica dal profumo internazionale, ma con testi italiani. E l’attenzione alle parole è una delle peculiarità più interessanti. C’è un bilanciamento nella struttura delle tracce tra la forza delle parti musicali e i testi, che, nel momento giusto, lasciano un messaggio preciso senza interrompere il flusso dell’arte.

Il nuovo disco

Il 9 marzo è uscito ufficialmente il loro disco “È facile consumarsi le unghie” per Pioggia Rossa Dischi e Dreamingorilla Rec. Sarebbe sbagliato non accennare al fatto che non è un disco per tutti. Bisogna non avere paraocchi sui generi, bisogna lasciarsi travolgere volontariamente dall’ondata dei SAAM. E poi riascolarli, se non siete familiari del loro genere. È al secondo ascolto che, tra la fitta giungla dei watt, si apre una finestra sulla melodia e tutto diventa davvero interessante.

Sulla loro personalità nulla da aggiungere, basta leggere un trafiletto della loro biografia:

I SAAM sono tristi come un siciliano fuori sede al Nord, ma sono di Genova. Fanno un emocore urlato, ma ogni tanto ci scappa la frasetta math rock o il ritornello pop. Suonano all’Alcatraz in occasione di un festival nazionale e aprono concerti come quello dei Totorro o dei Soviet Soviet durante i loro tour italiani, ma scesi dal palco mangiano al Carrefour per risparmiare.

Un ascolto per la scoperta e il secondo per la fiducia. A quel punto darete calci alle fragole, garantito. I SAAM sono la “News of the Week”. Potete ascoltarli qui sotto:

 

Giovedì 22 marzo alle ore 19 su Sky Uno (e alle 21 anche su Sky Sport Mix), andrà in onda una puntata speciale di “Goal Deejay”: ospiti di Diletta Leotta due grandi artisti della musica internazionale, Sting e Shaggy.

Sting e Shaggy su Sky con Diletta Leotta

Star internazionali della musica, Sting e Shaggy, tornano ad essere protagonisti in Italia dopo la partecipazione al Festival di Sanremo. Su Sky Uno, il prossimo giovedì 22 marzo alle 19 (in replica su Sky Sport Mix alle 21), i due artisti si racconteranno in una lunga intervista con Diletta Leotta. Aneddoti e curiosità al centro della puntata speciale di “Goal Deejay“, in primo piano la loro carriera da musicisti, l’amicizia che li lega, la passione per lo sport e la vita di tutti i giorni, fuori dal palco. La puntata sarà disponibile già da oggi tra le “Primissime” di Sky On Demand.

Anticipazioni

“Se cammini per le strade di Kingston con Shaggy, vedi che la gente gli porta i figli da benedire. È così rispettato, ha fatto così tanto per la sua comunità, che è tenuto in estrema considerazione. Ho capito che è così, è vero, è come se fosse il Papa della Giamaica. È un uomo buono.” Queste le parole di Sting su Shaggy, il quale ricambia raccontando: “Abbiamo la stessa visione della vita. Non ci piace la separazione. Penso che noi, intesi come tutto il mondo, dovremmo unirci. Siamo tutte persone, insieme. Possiamo avere origini diverse, ma possiamo trovare degli elementi comuni. Possiamo tutti coesistere e condividere la nostra magia. Cosa abbiamo in comune? Anche Sting è un filantropo, ama l’umanità, ama la natura. Sono tutte cose che anche per me sono importanti.”

Tra le passioni di Sting c’è il calcio. Tifa NewcastleAlla domanda: “In Italia tifi Fiorientina?” Risponde: “Purtroppo non vivo molto in Italia durante l’anno. Magari potessi, ma devo lavorare. Però sono stato spesso a vedere la Fiorentina. La prima volta è stato imbarazzante, perché giocavano contro la Juventus, che ha lo stesso colore di maglia della mia squadra, il Newcastle: le strisce bianconere. La Juve ha segnato e io ho esultato… poi ho capito che stavo facendo la cosa sbagliata. Però sì, tifo Fiorentina, perché è la mia squadra locale.”

TRL è stata un’icona intergenerazionale. Lo storico programma di Mtv degli anni duemila rispolverato in occasione di Music Amarcord.

Music Amarcord: Total Request Live 1

Se eri un teenager nei 2000 e ti piaceva la musica era impossibile che non vedessi Mtv e in particolare TRL. Mtv era un canale situato al posto dell’attuale Canale 8 e trasmetteva musica ventiquattro ore al giorno, con alcuni format musicali come intermezzo. Uno di questi era TRL, Total Request Live, che da 1999 al 2010 ha girato le piazze d’Italia portando con sé le maggiori hit della musica italiana e internazionale.

Orde di giovani si spostavano ogni settimana per andare sotto il palco a supportare i propri idoli, farsi fare un autografo e incontrarli. Ai tempi i cellulari non si utilizzavano ai concerti, quindi è rimasto nella mente dei più nostalgici questa schiera di bastoni gonfiabili colorati che si muovevano a tempo di musica. Il format nasceva dalla versione americana in onda sempre su Mtv, infatti diverse volte ci sono state delle dirette speciali anche dagli USA. Ciò che ha contraddistinto questa generazione è stato il ruolo dei VJ, i conduttori del programma, che oggi sono tutti grandi nomi dello spettacolo: Marco Maccarini, Giorgia Surina, Federico Russo, Alessandro Cattelan, Carolina Di Domenico, Victoria Cabello, Francesco Mandelli, Elena Santarelli, Carlo Pastore, Elisabetta Canalis,  Alessandro Arcodia, Brenda Lodigiani, Andrea Cadioli e Wintana Rezene.

Dopo 1986 puntate scompare lo show da Mtv quando il canale ormai era in declino. Sarebbe impossibile elencare tutti gli ospiti che per più di 10 anni hanno partecipato al programma. L’80% degli artisti in top 10 dal ’99 al 2010 sono arrivati in Italia proprio grazie a TRL. Oggi non rimane altro che un bel ricordo di tutto questo. Ma in un periodo storico dove la musica ha nuovamente un ruolo centrale nella vita delle persone, dove il valore della scoperta incuriosisce le generazioni, potrebbe tornare la figura del VJ. Magari in un’altra forma, magari non in televisione. A Mtv un messaggio solenne: vogliamo i DVD delle edizioni di TRL, siete pregati di inviarli in redazione.

Giovanissima e dal taglio fluorescente, Alma, cantante finlandese, ha appena rilasciato l’album “Heavy Rules Mixtape” dal suono fresco e innovativo.

New of the week: Alma - Heavy Rules Mixtape 1

Classe ’96, proveniente dalla Finlandia e diretta verso la cima del pop. Alma con il suo nuovo mixtape “Heavy Rules” ha dato la scossa al pop internazionale. Il suo stile strizza l’occhio a ciò che hanno portato avanti da tempo i Major Lazer, non a caso uno dei featuring del disco la vede protagonista insieme alla danese MØ di Lean On. Ma non sono solo le sonorità a rendere eccentrica questa artista. La sua voce è perfetta per il suo genere e anche dal punto di vista del look non scherza: capelli giallo fosforescente, come per dire: “Sono qui, non puoi non guardarmi”.

Intelligente anche la scelta di far uscire il disco in questo periodo, dove le novità musicali non trovano all’appello i grandi nomi del pop internazionale. Le altre star staranno ultimando i ritocchi per qualche singolo estivo.

Nel cercare qualche informazione in più su Alma si scopre che vanta già diverse decine di milioni di visualizzazioni su Youtube (la canzone Chasing Heighs ha già raggiunto quota 28 milioni). Grandi risultati anche dal punto di vista delle collaborazioni, ha cantato con Felix Jaehn, Dua Lipa, French Montana, Martin Solveig. Alma quindi non è un’emergente finlandese, ha già i piedi saldi nel mondo del pop. Anche su Spotify i suoi numeri sono davvero alti, 5 milioni di ascoltatori mensili e picchi di 75 milioni di stream tra le canzoni più popolari. Sono numeri che in Italia si faticano a raggiungere. La storia di quest’artista lascia un altro messaggio importante tra le righe: non è importante essere americani o inglesi per imporsi sul mercato, la musica non ha limiti geografici e Alma, da finlandese, grazie anche alle grandi influenze nord europee della musica elettronica, sta scalando la classifica per conquistarsi il primo posto. Correte ad ascoltare Heavy Rules Mixtape.

 

 

Dopo la decisione di scollegare gli account Spotify di chi usava una versione modificata dell’app di streaming, è iniziata la rivolta sul web di chi è stato punito.

Se Spotify o simili investissero sugli artisti

A loro non è andata giù. Loro sono quelli che hanno deciso di vendicarsi con commenti d’odio contro Spotify, azienda leader nel settore dello streaming, che ha deciso di prendere provvedimenti dopo diversi anni in cui una buona percentuale di utenti utilizzava una app “pirata” per usufruire dell’account premium. La scelta sembra essere avvenuta a causa della quotazione in borsa del colosso svedese. Inoltre, un fattore da non trascurare è che in Italia porteranno punti per le certificazioni oro/platino/diamante soltanto gli stream degli abbonamenti. Una bella differenza rispetto all’anno scorso, quando tutti gli stream potevano rientrare nel conteggio per l’assegnazione di certificazioni. Non a caso proprio il 2017 è stato l’anno della trap, esplosa tra i giovani e ricoperta di premi.

Il reale valore dell’arte

C’è poco da dire a chi ha insultato Spotify: un caffè al giorno equivale a 30 euro al mese. L’abbonamento Premium costa 9,99 euro per sentire tutta la musica che si vuole, quando si vuole. C’è ancora da obiettare qualcosa? Il problema è un altro. Quando la vera pirateria digitale è nata, il mercato discografico era diverso. (Forse) si poteva giustificare il ragazzino che scaricava una canzone su Emule pur di sostenere il proprio artista. L’alternativa era spendere 9,99 euro a CD, se non di più e non tutti potevano permetterselo. Ricordiamoci delle cassette registrate dalla radio e dei CD masterizzati da qualche amico. Insomma, cose che sono sempre esistite. Ma oggi non c’è più una giustificazione per tutto questo. Oggi si può ascoltare la musica in qualsiasi momento a solo 9,99 euro al mese (ancor meno se si condivide l’account Family o se si è studenti). Il ché vuol dire che tu, caro hater di Spotify, negli anni 2000 se avessi voluto ascoltare 5 dischi nuovi in un mese avresti speso circa 50 euro.

Lo scandalo vero, quindi, non è la maleducazione di queste persone, un seme impossibile da debellare. Il problema è che esiste chi si rifiuta di associare una spesa all’arte. Gli artisti, nonostante investano capitali e mettano a rischio il proprio patrimonio per poter lavorare, devono anche subire la volontà di chi vuol farli lavorare gratuitamente. Non solo, ipotizzando un aumento netto di abbonamenti, non sappiamo con chiarezza quanto percepiranno gli artisti da ogni stream. Ci sarà un miglioramento per quanto riguarda la questione value gap? Gli ascolti in streaming saranno un importante conteggio anche per associazioni come Siae o Soundreef? Ci sarà un differenza anche per loro tra abbonati e non?

L’arte è diventata liquida come tutto il mondo dall’arrivo del digitale. Puoi fruire di un quadro del Louvre mentre sei a New York, puoi guardare il tuo live preferito direttamente da casa tua, puoi ascoltare tutta la discografia di un artista in un solo mese. Le modalità sono molteplici, ma il valore resta lo stesso. L’arte deve essere pagata.

Bob Marley è un simbolo, una leggenda della musica e dei diritti umani. A lui dedicato il film-documentario “Marley”, in onda mercoledì 14 marzo alle 22.40 su Rai5.

La storia di Bob Marley, Re del reggae, su Rai5
“Marley” – Un film di Kevin MacDonald

Quando si parla di reggae la prima persona che deve essere raccontata è necessariamente Bob Marley, bandiera di questo genere, simbolo della libertà, che vive eternamente grazie all’amore e all’ammirazione sconfinata dei fan sparsi in tutto il mondo, i quali ne mantengono viva la leggenda.

Il regista Kevin MacDonald ripercorre la vita e la musica del “Re del reggae” nel film-documentario “Marley”, in onda mercoledì 14 marzo alle 22.40 su Rai5. Il filmato raccoglie le testimonianze dei familiari di Marley e dei suoi amici d’infanzia, e ricostruisce la principale produzione di dischi dell’artista, con dietro le quinte e aneddoti. Primo documentario autorizzato dalla famiglia Marley, è stato presentato al Festival di Berlino 2012. “Stand up for your rights!” inneggiava Bob Marley in “Get Up, Stand Up”. Un messaggio di preghiera e speranza che non ha perso di significato a più di 30 anni di distanza e che dovremmo ritornare a ricordare.

Da sempre continua la giusta riflessione sui diritti umani. Cambia la società, cambiano le regole, ma non cambia l’attenzione che dovremmo avere verso il rispetto dell’essere umano. Come al solito, la musica ci viene incontro con le sue storie e i suoi racconti. Nessun genere musicale ha rappresentato i diritti umani quanto il reggae. Oggi nelle cuffie di molti adolescenti vengono cantati soldi e potere, dinamiche gerarchiche, legge del più forte. A salvare chi decide di lanciare questi messaggi è il ritmo, il groove, che si ferma lì dopo l’ennesimo: “non sai chi sono io”.

A differenza di questa assurda contemporaneità, ritmo, contenuti e diritti umani sono stati il vento del reggae. Un movimento diffamato da chi, per trovare il seme del male in tutto, si è attaccato all’uso di marijuana e lo ha associato alla tossicodipendenza tentando un depistaggio. Stolti, la vera musica non merita censura.

Levante porta in teatro il suo disco “Nel caos delle stanze stupefacenti”. Racconto del concerto del 6 marzo al Politeama Genovese di Genova.

Levante tra il nuovo singolo e la tournée teatrale
Levante impegnata con il suo tour “Caos in Teatro” © foto di Eugenio Gege Odasso

Un telo semitrasparente si oppone tra il pubblico e il palco. Lì sopra, proiettate, si muovono le grafiche in una coreografia colorata. Inizia così il concerto di Levante in teatro, come per dire: “Questo è il mood”. Le prossime ore sono tutte da vivere con curiosità, soprattutto se già alla seconda canzone c’è Alfonso. Lei, che stia seduta o in piedi, che reciti, che danzi, ha una voce potente e precisa, il suo “timbro di fabbrica”, con le vocali “alla Levante”. Il classico esempio che ti sconvolge se per un secondo fossi stato convinto che non fosse veritiera la voce ascoltata su un suo disco. Non fa una grinza, mai.

Il palco è suo, il teatro è probabilmente lo scenario più interessante dove portare “Nel caos delle stanze stupefacenti“, un disco che deve essere cantato faccia a faccia, guardando negli occhi il pubblico, avendolo a pochi passi. Poche parole tra una canzone e l’altra, a volte nessun discorso. Levante confessa di essersi accorta di aver parlato troppo in passato, tra le canzoni in scaletta. La platea canta, si fa fatica a stare fermi. La bravura dei musicisti rende tutto d’impatto. Poco importa se durante una canzone il jack del bassista fa i capricci, basta un secondo per risolvere il problema, senza fermare il pezzo, lasciando che la musica scorra.

Al bis Levante scende dal palco e va in mezzo al pubblico, prende una ragazza, la porta sul palco e le dedica un pezzo. Sono sedute una di fronte all’altra. Le sue canzoni parlano di lei e delle donne. È proprio lei a cercarle, cerca i loro sguardi mentre canta, come dire: “Sto parlando a te, voglio parlare anche di te, viviamo le stesse cose”. Sarebbe scontato e sminuente definirlo girl power, Levante canta l’essenza della femminilità tramite la sensualità della parola, la fragilità dell’insicurezza e la poesia della dolcezza. Una cantautrice italiana che continua a convincere: una garanzia, una vera artista.

Caos In Teatro Tour – Le Date

08/03/18
ROMA
AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA

10/03/18
SENIGALLIA, AN
TEATRO LA FENICE

12/03/18
NAPOLI
TEATRO AUGUSTEO

13/03/18
LECCE
TEATRO POLITEAMA GRECO

17/03/18
LUGANO
PALAZZO DEI CONGRESSI
Switzerland

19/03/18
TORINO
TEATRO COLOSSEO

22/03/18
PALERMO
TEATRO BIONDO

23/03/18
CATANIA
TEATRO METROPOLITAN

24/03/18
RENDE (CS)
TEATRO GARDEN

28/03/18
PARMA
TEATRO REGIO

30/03/18
PADOVA
GRAN TEATRO GEOX

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