Arpista e compositrice, Floraleda Sacchi ha dato vita ad un nuovo concept album del tutto personale. Si tratta di #Darklight, nel quale ha unito un mezzo elettronico ad uno acustico.

Floraleda Sacchi: intervista
Floraleda Sacchi.

Classe 1978, Floraleda Sacchi è un’arpista e compositrice italiana famosa a livello internazionale. Si è esibita sui palchi di tutto il mondo, portando a conoscere la sua particolare musica attraverso uno strumento del tutto inusuale. Floraleda, infatti, unisce un mezzo acustico ed uno elettronico, per potersi esprimere nel migliore dei modi. Il suo ultimo lavoro è #Darklight, un concept album estremamente personale, grazie al quale l’artista ha potuto raccontarsi fino in fondo.

Sei una delle più interessanti arpiste a livello internazionale. Come mai la scelta di uno strumento musicale così inusuale?
Quando l’ho scelto ero piccola e non sapevo fosse inusuale. Mi sono innamorata del suono e della bellezza, senza pensare ad altro.

È difficile imparare a suonare questo strumento? Quali sono i consigli che ti senti di dare ai giovani che vogliono imparare l’arpa?
È uno strumento complesso, ma a differenza di altri regala anche subito delle soddisfazioni. Ci sono vari livelli di difficoltà a seconda dei vari tipi di arpe. Sicuramente l’arpa celtica o quella sudamericana, che sono più piccole, con meno corde e non richiedono l’uso dei piedi, sono più semplici da suonare, ma ci si può fare musica bellissima. L’arpa da concerto, che è quella che si vede in orchestra e che può essere acustica o elettrica, è sicuramente più impegnativa fisicamente, tecnicamente ed economicamente. Credo che si debba partire da uno strumento più semplice e poi scegliere il tipo di arpa in base a quello che si vuole suonare.

Ti sei esibita in tutto il mondo. Quali sono il luogo e il pubblico che ti hanno dato più emozioni? Perché?
I pubblici sono diversi e danno emozioni diverse. Di solito ho ottimi rapporti con tutti e mi sento fortunata ad essere sempre ben accettata e amata.

Nel tuo nuovo album “#Darklight” hai lavorato con uno strumento acustico e con l’elettronica. Che cosa dà in più ai tuoi brani l’unione di questi due mezzi?
Utilizzo un’arpa acustica elettrificata, quindi amplificata, e il suono è elaborato in tempo reale con varie tecniche. In più c’è l’elettronica che consiste in suoni campionati e paesaggi sonori elaborati in vario modo. Unire questi mezzi mi da la possibilità di ampliare le possibilità espressive in generale e personalizzarle in maniera totale.

Floraleda Sacchi: l'arpa, il nuovo album e i successi musicali 1Il tuo album è affiancato da un libro. Ci spieghi nel dettaglio di che cosa si tratta?
Ho iniziato descrivendo brano per brano il lavoro che avevo fatto e cosa significava per me quella musica: il pubblico ha sempre interesse in questo. Poi ho continuato e ho aggiunto una sezione con delle mie considerazioni sulla musica. #Darklight è un concept album, dunque personale: ho pensato di dover ricalcare questo non solo nella musica, ma anche nel progetto nel suo insieme.

Hai vinto diversi premi in competizioni musicali. Ti aspettavi questo successo?
Sono sempre andata ai concorsi musicali non pensando a niente: entravo suonavo e poi andavo a fare un giro. Non mi sono mai fermata ad ascoltare altri concorrenti perché non volevo avere una mia opinione o un paragone. Se vai ti metti in gioco e accetti quello che ha da dire la giuria, anche se non sei d’accordo. Quindi è meglio prendere la cosa nel modo più distaccato possibile e pensare solo a suonare il tempo richiesto al meglio, senza aspettarsi nulla.

Se non avessi scelto l’arpa, quale altro strumento ti sarebbe piaciuto suonare?
Il violoncello.

Come passerai la tua estate?
Sono in viaggio per vari concerti in Canada, Italia, Svizzera, Francia e Austria, ma qualche giornata di ozio al mare non potrà mancare.

I Rhumornero, dopo anni di esperienze come aperture di concerti e composizione di compilation per Virgin Radio, tornano sulla scena con Eredi.

Rhumornero: intervista e progetti della band
Rhumornero: intervista e progetti della band.

Dall’unione delle esperienze diverse dei componenti è nata la band Rhumornero. Il gruppo si ispira all’hard rock filo americano e vanta grandi esperienze, come l’apertura dei concerti di Marlene Kuntz, Baustelle, Verdena e Almamegretta e composizioni di album per Virgin radio.

Prima di diventare i Rhumornero ognuno di voi aveva intrapreso un percorso musicale differente. Come avete unito queste esperienze?
Come ogni band che nasce, ognuno porta un pezzo del suo trascorso cercando la sinergia migliore. Con il tempo abbiamo imparato che non è l’esperienza musicale a rendere un progetto efficace, ma l’empatia che si crea tra le persone che ci lavorano: è questo che crea “il sound giusto”. All’interno dei Rhumornero ognuno ha un ruolo definito, ognuno è responsabile di qualcosa. Carlo scrive i brani (testi e musica) che passano alle mani di Ettore per un primo arrangiamento per poi arrivare a Luca e incollare il tutto con Lorenzo.

Avete aperto i concerti di Marlene Kuntz, Baustelle, Verdena e Almamegretta. Com’è stato suonare per un pubblico così diverso?
Con i Marlene kuntz, Baustelle e Verdena è stato unico e speciale: il loro pubblico è affiatato e ha sempre dimostrato interesse verso le nuova musica. Con gli Almamegretta, invece, abbiamo sempre avuto l’impressione di essere stati di troppo, forse per il genere molto diverso. Infine con i Deep Purple, in quella mitica data, ci siamo resi conto che forse anche noi potevamo dire la nostra in modo autentico e professionale.

Molte volte si pensa che, cantando in italiano, non si faccia un hard rock sufficientemente buono, ma voi siete la dimostrazione del contrario. Secondo voi come mai esiste questo pregiudizio?
Sinceramente non ne abbiamo idea. In passato ci sono stati tanti gruppi che hanno fatto grandi lavori rock super italiani con risposte importanti; ci vengono in mente i Litfiba, i C.S.I. e Battiato. In Italia la gente non sopporta i cambi di stile, chi dal rock passa al pop o viceversa è visto malissimo e secondo noi è una grande cavolata. Uno della propria musica fa quello che gli pare, può piacere o no, sta di fatto che se un’artista non segue se stesso è un’artista morto. Noi ci ispiriamo all’hard rock filo americano che ha abbracciato gli anni novanta su melodie tipicamente italiane e sono sicuro che non abbiamo inventato nulla.

Avete mai pensato di fare musica in lingua straniera? Se sì, quale?
Adoriamo cantare l’italiano, è una lingua stupenda per il canto ma allo stesso tempo è molto difficile. Carlo si è sempre ispirato a Franco Battiato che ha saputo affrontare un sacco di stili facendogli amare profondamente il canto in lingua italiana. Il suo inglese è tremendo, per non parlare della sua pronuncia, che in un brano cantato farebbe soltanto tenerezza.

Il 20 gennaio è uscito il vostro album di inediti Eredi e dal 26 maggio passa in radio il singolo Metalli pesanti. Che cos’ha di più rispetto agli altri brani?
Non lo sappiamo se ha qualcosa in più rispetto agli altri brani: queste cose le decide il pubblico e le radio. Ti possiamo dire che è una canzone che adoriamo, per musica, messaggio e produzione artistica di Pietro Foresti.

Avete composto delle compilation su richiesta di Virgin Radio, anche riguardo al Natale. È stato difficile lavorare su questo nuovo tema?
Difficilissimo. Lavorare su questo tema così sfruttato e chiuso è stato complesso. Nel primo brano Last Christmas (non si sentirà) (Xmas in Rock vol.1) ci siamo ritrovati a tirar giù idee che sembravano pezzi di Mariah Carey, le classiche ballad natalizie insopportabili e terribili. Non ci veniva fuori nulla, quindi, alla fine quando qualcosa non ti riesce si usa tanto prendersela con qualcuno; nel nostro caso ce la siamo presa con gli Wham!, ironizzando sul monopolio radiofonico natalizio della suddetta Last Christmas. Nella seconda composizione Sotto le stelle (Xmas in Rock Vol. 2) abbiamo avuto fortuna che il brano è uscito quasi così come lo sentite in un colpo solo, le produzioni sono state egregiamente seguite dell’ideatore di queste compilation, ovvero Marco Biondi, che ha saputo seguire i pezzi con la sua profonda esperienza. Entrambi i brani sono sempre richiesti nei nostri live e ne siamo orgogliosi.

Avete già qualche progetto per il futuro?
Stiamo lavorando a una cover che non posso ancora rivelare. Intanto ci godiamo il mare delle coste toscane.

Ecco una mappa molto particolare, disegnata con i titoli delle canzoni al posto dei nomi di stati, città, fiumi, laghi e mari.

The World Song Map: la mappa del mondo con i titoli delle canzoni 1
La mappa del mondo dove i nome delle città sono state sostituite da titoli di canzoni famose

Dorothy, un noto studio di design della capitale inglese Londra, ha realizzato The World Song Map, una mappa immaginaria in cui è stata fatta una vera e propria rivoluzione: i nomi di stati, città, fiumi, laghi e mari sono stati sostituiti con titoli di canzoni. I brani, che sono circa 1.200 e tutti famosissimi, sono contenuti in una cartina disegnata con la proiezioni di Mercatore, in stile anni ’50.

«Volevamo combinare posti reali (come London Calling, No Sleep Till Brooklyn, Tour De France) ad alcune descrizioni (River Deep, Mountain High, I Am A Rock, Summer Night City, Teenage Wasteland)» ha dichiarato Phil Skegg, uno dei designer di Dorothy che ha collaborato alla creazione della mappa.

Degli esempi? Al posto di Roma c’è When in Rome kill me, album d’esordio dei Cud, mentre Napoli è descritta con Moon over Napoli di Tony Christie e Taormina con Lights of Taormina di Mark Knopfler. La Francia è Tour de France e la Germania Autobahn, entrambe dei Kraftwerk. La Spagna è Sketches of Spain di Miles Davis; Cold Turkey di John Lennon e Yoko Ono rappresenta la Turchia e I ran (so far away) di A Flock of Seagulls, invece, l’Iran.

The World Song Map: la mappa del mondo con i titoli delle canzoni
Mappa del mondo – Born in the U.S.A di Bruce Springsteen

Ci sono poi tantissimi brani famosissimi come Born in the U.S.A. di Bruce Springsteen, Anarchy in the U.K. dei Sex Pistols, China Girl di David Bowie, New York, New York di Frank Sinatra, Radio Free Europa dei R.E.M, American Idiot dei Green Day, Fake Tales of San Francisco degli Artic Monkeys e London Calling dei The Clash.

Si tratta quindi di una realtà un po’ particolare quella disegnata dalla mappa, ma che ci fa capire che la musica è uno dei mezzi di comunicazione più importanti, in grado di unire religioni, culture e tradizioni differenti, e che non c’è nessun limite alla fantasia.

A Londra, dal 6 luglio fino alla fine del mese, si terrà una mostra con foto di 50 anni fa dei Rolling Stones

Rolling Stones: mostra fotografica a Londra con foto di 50 anni fa
Mick Jagger, Keith Richards, Ronnie Wood e Charlie Watts – membri del gruppo Rolling Stones

I Rolling Stones sono uno dei gruppi musicali più famosi in tutto il mondo. Mick Jagger, Keith Richards, Ronnie Wood e Charlie Watts sono riusciti ad unire la musica rock e blues, quel genere che è l’evoluzione del rock’n’roll degli anni ’50 e che ha lasciato un segno su tutta la musica successiva.

Famosi e molto amati: proprio per questo dal 6 luglio fino alla fine del mese, a Londra, precisamente nella parte nord della città, alla Proud Galleries, una galleria situata in Camdem Town, si terrà una mostra dedicata al gruppo. In particolare, verranno esposte le foto di due servizi fotografici della band molto noti a chi li segue fin dai loro primi esordi.

I servizi in questione sono quelli del 1968, quando i 4 componenti sono stati fotografati da Michael Joseph, prima a nord della capitale inglese nella villa di Sarum Chase, che un tempo fu dei Tudor, e poi davanti alle rovine dello Swarkestone Hall Pavilion.

Rolling Stones: mostra fotografica a Londra con foto di 50 anni fa 1
Mostra – Rolling Stones

«La foto nel mio portfolio che mi permise di ottenere quel lavoro era una scena di una sala riunioni in cui era coinvolto un ragazzo hippie che era un sosia di Mick Jagger. Keith era il più semplice. Charlie era rilassato, Brian era sconvolto dal fatto che era stato beccato (per la seconda volta per il possesso di marijuana) ma aveva un labrador con cui giocare» ha raccontato il fotografo Michael Joseph in un’intervista rilasciata al Guardian qualche anno fa, nel 2008.

Queste fotografie sono state utilizzate per due dei loro album. Le foto scattate a Sarum Chase sono diventate lo sfondo della copertina interna del vinile di Beggars Banquet, il settimo disco degli Stones, uscito nel 1968, stesso anno del servizio fotografico. Le immagini dello Swarkestone Hall Pavilion, invece, sono state usate per il disco Hot Rocks 1964-1971, il primo album raccolta pubblicato nel 1971.

Ecco quali sono la canzoni che ci accompagneranno per tutta l’estate

È arrivata l’estate ma i suoi tormentoni ci accompagnano da molto più tempo e continueranno a farlo per mesi. Come tutti gli anni, ci sono quelle canzoni che entrano nella testa fin dalla prima volta che si ascoltano e diventa quasi impossibile farne a meno. Ecco, quindi, quali sono i tormentoni dell’estate 2017.

Tormentoni estate 2017, scoprite quali sono
Tra le granite e le granate – Francesco Gabbani.

Volare  – Fabio Rovazzi feat. Gianni Morandi

Coppia improbabile che con questo brano sta scalando tutte le classifiche musicali. Anche il video ha raggiunto le milioni di visualizzazioni.

Senza Pagare – Fedez e J-Ax feat. T-Pain

L’anno scorso hanno avuto una grande fortuna con Vorrei ma non posto, quest’anno riusciranno a superarsi? Per ora i presupposti ci sono tutti.

Tra le granite e le granate – Francesco Gabbani

Dopo il successo di Occidentali’s Karma, Gabbani si presenta con un brano molto semplice e, soprattutto, estivo.

Tutto per una ragione – Benji & Fede feat. Annalisa

Un’unione che nessuno si aspettava quella tra il duo e la cantante, ma che sta avendo un grande successo, sia tra giovani che tra più grandi.

Lento/Veloce – Tiziano Ferro

Il cantante è in tour negli stadi italiani e il suo brano è già diventato la colonna sonora degli spot del Cornetto Algida.

Partiti adesso – Giusy Ferreri

Due anni fa ha spopolato con il brano Roma-Bangkok insieme a Baby K, quest’anno invece è da sola con un brano che si è immaginata «come una canzone da cantare a squarciagola durante un lungo viaggio in macchina».

Pamplona – Fabri Fibra feat. Thegiornalisti

Canzone che non ci mette poi così tanto a rimanere in testa, grazie anche all’unione di due voci molto diverse ma che formano un mix da urlo.

Despacito – Luis Fonsi e Daddy Yankee

Il tormentone per eccellenza, ma non solo dell’estate perché è da febbraio che questa canzone impazza nelle radio, in televisione e negli smartphone di tutti. Fino a quando sentiremo “pasito a pasito”?

Tormentoni estate 2017, scoprite quali sono
Despacito – Luis Fonsi e Daddy Yankee

Subeme la radio – Enrique Iglesias

Come tutti gli anni, Enrique Iglesias non si è lasciato scappare l’occasione di diventare il re dell’estate e lo fa con un brano che fa a concorrenza a Despacito.

Something just like this – The Chainsmokers feat. Coldplay

Una collaborazione straordinaria tra questi due gruppi che fa cantare e ballare persone di tutte le età già da qualche mese.

Torna il Festival itinerante dell’estate, dal 2 luglio al 4 agosto, con big della musica italiana e alcuni artisti emergenti.

Festival Show 2017, date, città e artisti presenti
Festival Show 2017, date, città e artisti presenti.

Dal 2 luglio al 4 settembre 2017 torna il Festival Show, il festival itinerante dell’estate italiana che anima, da ormai 18 anni, città e località di villeggiatura con spettacoli che mettono insieme esibizioni canore, coreografie ed effetti scenici.

Si inizierà il 2 luglio a Padova in Prato della Valle, per poi continuare il 10 in Piazza Miro Bonetti a Brescia e il 27 a Caorle all’Arenile Madonna dell’Angelo. Il 3 agosto il Festival approda a Bibione in Piazzale Zenith, il 10 a Jesolo Lido in piazza Torino, il 18 a Lignano Sabbiadoro alla Beach Arena e il 25 a Mestre in Piazza Ferretto. Lo show si concluderà il 4 settembre nel prestigioso palco dell’Arena di Verona che, per il quarto anno consecutivo, ospita la finale del tour.

In ogni città ci saranno i big della musica italiana. Tra i tanti Alexia, Bianca Atzei, Alex Britti, Marco Carta, Chiara, Luisa Corna, Dear Jack, Enrico Ruggeri con i Decibel, Elya, Elodie, Ex-Otago, Fred De Palma, Raphael Gualazzi, Il Pagante, Irama, Jake LaFuria, La Rua, L’Aura, Levante, Ylenia Lucisano, Marco Masini, Giulia Mazzoni, Ermal Meta, Moreno, Fabrizio Moro, Patty Pravo, Raf, Riki, Ron, Francesco Sarcina, Senhit, Shade, Sonhora, Anna Tatangelo, The Kolors, Thomas, Umberto Tozzi, Paola Turci, Mario Venuti, Michele Zarrillo e Nina Zilli.

Ad accompagnare gli artisti ci sarà l’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana e il corpo di ballo capitanato da Etienne Jean Marie. Ma non solo big, verrà dato spazio anche ai giovani emergenti selezionati negli ultimi mesi. Si tratta di 12 artisti, dei quali solo 3 arriveranno alla finalissima: la cantautrice Chiara Ranieri, il quartetto femminile Diamonds, il cantautore Elios, la cantante Eva, il cantante Federico Furia, la cantante Giorgia, il duo Luelo, l’ex di The Voice Maurizio Di Cesare, il cantautore Nico, la bad pop rock Rever, il gruppo Thema e dalla Svizzera l’interprete Xenia.

A presentare ogni serata sono stati scelti Giorgia Surina, protagonista radiofonica e televisiva, e Paolo Baruzzo, protagonista della kermesse di Radio Birikina e Radio Bella & Monella.

A 50 anni dall’inizio della sua carriera, Renato Zero presenta un album nato per il palcoscenico, con esibizioni in suggestivi luoghi italiani.

Zerovskij: Renato Zero pubblica il suo 29° album
Zerovskij: Renato Zero pubblica il suo 29° album.

Era il 1967 quando Renato Zero pubblicava il suo primo 45 giri, a soli 17 anni. Da quel momento in poi, il cantautore ne ha fatta di strada, stupendo sempre in positivo tutti i suoi fan, che non hanno mai smesso di seguirlo e che, dopo 50 anni, sono pronti a farsi trasportare completamente nel suo nuovo progetto.

Il 12 maggio scorso, infatti, è uscito il ventinovesimo album in studio di Zero, dal titolo Zerovskij… solo per amore o più semplicemente Zerovskij. Il disco è pop-sinfonico e contiene 19 brani inediti, tranne Infiniti treni, la cui versione originale risale all’album Soggetti smarriti del 1986. Il tema principale dell’album, così come dice il titolo, è l’amore che, secondo il cantautore «è tutto».

Zerovskij: Renato Zero pubblica il suo 29° album Da questo nuovo ed originale lavoro, Renato ha poi voluto realizzare uno spettacolo eccezionale perché, come ha affermato lo stesso artista, «questo album nasce per essere trasferito sul palcoscenico». Zero vuole fondere musica alta, prosa e cultura pop, attraverso esibizioni che si terranno sui palchi più prestigiosi e suggestivi del nostro bel Paese. La sua operazione, infatti, ha come obiettivo quello di illuminare le risorse artistiche e culturali italiane che, sempre più spesso, vengono messe da parte.

I 50 anni di uno degli artisti più famosi ed importanti della nostra penisola saranno quindi festeggiati con delle performances accompagnate da un’orchestra di 61 elementi, 30 coristi e 7 attori.

I suoi incontri con il pubblico inizieranno con 5 date a Roma – 1, 2, 4, 5 e 6 luglio – a Il Centrale Live – Foro Italico e continueranno lo stesso mese il 18 al Festival Collisioni di Barolo, in provincia di Cuneo, e il 29 al Teatro del Silenzio di Lajatico, in provincia di Pisa. Il primo ed il 2 settembre, invece, Zero si esibirà all’Arena di Verona, mentre il 7 e il 9 al Teatro Antico di Taormina.

Premio Bindi 2017, la manifestazione che premia i giovani artisti emergenti, con un concorso speciale previsto per l’8 luglio

Premio Bindi 2017: ecco gli otto finalisti
Il Palco di Premio Bindi 2017

Dal 7 al 9 luglio a Santa Margherita Ligure, precisamente nell’Anfiteatro Bindi, si terrà il Festival del Premio Bindi 2017, organizzato dall’associazione Le Muse Novae, con il contributo economico di SIAE, Comune di Santa Margherita Ligure e Regione Liguria. A contendersi il premio finale sono otto artisti: Buva, Roberta Giallo, Antonio Langone, Lorenzo Marsiglia, Mizio, Molla, Andrea Tarquini e Luca Tudisca.

Ma di che cosa si tratta nello specifico? Il Premio Bindi è uno dei festival italiani più importanti nel contesto della canzone d’autore emergente. Nato nel 2005 grazie ad Enrica Corsi, è dedicato ad Umberto Bindi. La storia di questa iniziativa è legata a due figure fondamentali della musica italiana, ossia Bruno Lauzi e Giorgio Calabrese, che sono stati molti anni alla direzione artistica.

Quest’iniziativa si forma di diversi momenti, tra cui un appuntamento e una vetrina musicale per tutti gli artisti emergenti italiani, che partecipano al concorso, la parte fondamentale della manifestazione. Si tratta anche di un momento per la promozione di progetti di qualità, di un’occasione per le nuove realtà musicali di esibirsi su un grande palco, davanti ad esperti del settore, delle serate in cui si esibiscono anche artisti affermati perché il festival si pone anche come occasione di incontro, scambio e crescita per i nuovi talenti. In questi giorni, infatti, i giovani possono confrontarsi oltre che con artisti, anche con autori, giornalisti, critici musicali, manager, uffici stampa e promoter di eventi musicali.

Premio Bindi 2017: ecco gli otto finalisti 1
Premio Bindi 2017 – Canzone d’autore

A differenza di altri concorsi, quello del Premio Bindi non premia una singola canzone, ma l’artista in generale. Una volta arrivato alla fine, ognuno dei finalisti si esibirà ben due volte l’8 luglio: nel pomeriggio con due brani in acustica e, in serata, con una cover italiana e con un brano proprio.

A giudicare c’è una giuria speciale. Roberta Balzotti, Armando Corsi, Enrico De Angelis, Stefano De Martino, Daniela Esposito, Guido Festinese, Elisabetta Malantrucco, Lucia Marchiò, Framcesco Paracchini, Paolo Pasi, Andrea Podestà, Massimo Poggini, Roberto Rustici, Paolo Talanca e Margherita Zorvi sono tutti esperti nel settore che sono pronti a decretare il vincitore.

Dal 24 giugno al 26 agosto, ogni sabato si terrà il Shopinn Summer Nights – Racconti d’autore in musica e parole a Brugnato 5Terre Outlet Village: scopri di cosa si tratta.

Shopinn Summer Nights: torna l'appuntamento con racconti di musica e parole 2
Shopinn Summer Nights, l’evento

Per il quarto anno, torna l’appuntamento con le serate della rassegna Shopinn Summer Nights – Racconti d’autore in musica e parole a Brugnato 5Terre Outlet Village. La sua piazza centrale, infatti, ogni sabato, a partire dal 24 giugno fino al 26 agosto, diventerà un palcoscenico per artisti di fama nazione ad internazionale, animando il pubblico per tutta la stagione estiva.

Quello delle Shoppin Summer Nights è un appuntamento ormai fisso per l’estate di chi abita o trascorre le vacanze in località quali la Versilia e la Liguria. L’Outlet si trova, infatti, in una delle aree geografiche più conosciute in tutto il mondo, nonché meta turistica per eccellenza, sia per turisti italiani che stranieri: è nella Val di Vara e vicino al borgo medievale Brugnato, che è considerato uno tra i 100 borghi più belli dell’Italia.

Si inizierà sabato 24 giugno con Mario Biondi, artista catanese dalla voce soul che quest’anno celebra i 10 anni di carriera tornando sui palchi italiani, dopo essersi esibito nei teatri e all’estero, nel Regno Unito, a Bucarest e a Sofia. I sabati successivi ci saranno altri artisti tra cui Michele Bravi, Morgan, Marco Masini e Mario Venuti.

Shopinn Summer Nights: torna l'appuntamento con racconti di musica e parole
Shoppin Summer Nights, durante la Kermesse

L’ingresso alle serate è sempre gratuito e l’obiettivo è far si che gli artisti possano raccontarsi attraverso la loro musica, attraverso i loro successi più grandi e svelando anche qualche episodio importante per la loro carriera. Ma non solo: ci sarà spazio anche per la loro vita privata. Ad intervistarli ci saranno i giornalisti Massimo Cotto e Franco Zanetti e la speaker radiofonica Vanessa Grey, che si alterneranno di sabato in sabato.

Chi non può partecipare alle serate live, però, ha la possibilità di riascoltare gli eventi ogni lunedì alle ore 21 su Radio Cuore, la radio ufficiale dell’evento, su frequenze fm o online sul sito ufficiale della radio.

La seconda edizione degli I-Days, tenutasi al parco di Monza, si è svolta dal 15 al 18 giugno. Per l’ultima giornata, quella di domenica, si sono succeduti sul palco diversi artisti tra cui la popstar canadese.

Justin Bieber a Monza per I-Days: ecco com'è andata
Justin Bieber a Monza per I-Days.

Lo spettacolo si è aperto alle 14.40 con la musica del Mamacita, per poi continuare alle 16.10 con la cantante Alma e alle 17.25 con i Bastille, che hanno fatto cantare tutto il parco. Ma le star più attese del giorno erano due: il dj di fama internazionale Martin Garrix e uno dei cantanti più amati del momento Justin Bieber.

Martin Garrix ha iniziato a suonare verso le 19.10 e ha fatto ballare tutte le persone presenti nel parco con i suoi più grandi successi e remixando canzoni dei colleghi.

Justin Bieber, invece, ha iniziato il suo show circa mezz’ora prima del previsto, intorno alle 20.45, quando il sole ancora stava calando e nessuno era ancora veramente pronto al suo arrivo. Il grande palco allestito nell’Autodromo Nazionale è stato illuminato per circa un’ora e mezza -il tempo dello spettacolo- da fuochi artificiali, mentre Justin cantava e ballava, spostandosi dal palco alla passerella, accompagnato da un corpo di ballo composto da dodici ballerini e seguito dalla sua band.

Justin Bieber a Monza per I-Days: ecco com'è andataLa star canadese ha aperto il suo concerto con “Mark My Words“, per poi continuare con quasi tutti brani del suo ultimo LP, dal titolo “Purpose“. Non sono mancate “Where Are Ü Now“, realizzata con Skrillec e Diplo, e “Get Used To It“. Dopo questi tre brani che hanno dato il via a cori, danze ed ovazioni, Bieber ha tirato fuori il suo lato dolce e romantico: ha preso in mano la chitarra e, seduto su uno sgabello, ha iniziato a cantare. È partito con “Cold Water“, fatta con uno stile più malinconico, ha continuato con “Love Yourself“, scritta per lui da Ed Sheeran, e ha concluso questo momento nostalgico con la cover “Fast Car“. Bieber ha continuato con altri brani del suo repertorio, quali “Hold Tight”, “No Pressure”, “Children”, “Company” e “As Long As You Love Me”. Quest’ultima è una delle poche canzoni più vecchie che il cantante ha portato a Monza, ovviamente insieme a “Baby”, il singolo che lo ha lanciato e gli ha dato il successo nel 2010.

Durante il concerto, la star canadese ha anche fatto discorsi speciali. Il primo è stato quello della dedica ai papà, dato che in America era la giornata della loro festa, mentre nel secondo, prima di cantare “Purpose”, chiedeva perdono per gli errori commessi in passato. Ultimo messaggio, invece, è quello in cui chiede a tutti di amare la vita: un discorso particolarmente sentito, soprattutto dopo l’attentato a Manchester durante il concerto della collega Ariana Grande.

Lo spettacolo, infine, si è concluso con alcuni dei brani più movimentati, che hanno fatto scatenate belieber e non. “Let Me Love You“, di Dj Snake, “What Do You Mean” e “Sorry“, che ha chiuso il concerto, con un cielo ormai scuro, illuminato solo dai numerosi fuochi d’artificio.

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