Viene pubblicato venerdì 6 aprile il nuovo album di Motta, “Vivere o morire”, che segue il successo di “La fine dei vent’anni”. A maggio alcune date live

Motta, il cantautore del momento: "Vivere o morire" è il nuovo album
Motta. Foto: © Claudia Pajewski

Motta è il cantautore del momento. Nel 2016 con il suo primo album, “La fine dei vent’anni”, ha vinto la Targa Tenco per l’opera prima; Francesco Motta si presenta quindi a un pubblico carico di aspettative con il suo nuovo disco, “Vivere o morire”

E non le tradisce, perché questo nuovo è un lavoro denso, intenso, che parla di momenti difficili “Ma anche di quelli belli. Sono felice, oggi”.

Tra l’album precedente e questo c’è continuità nel senso che “Mi conosco meglio di prima perché ho passato più tempo con me stesso. La discontinuità invece è rappresentata dal fatto che dopo 100 concerti per la prima volta mi sono fermato e ho guardato indietro. Ho fatto scelte che prima non avevo la consapevolezza di fare. Mi sono accorto di non essere stato all’altezza di certe emozioni ad esempio”.

E qui, arriva la considerazione che non ti aspetti sul concerto che Motta ha tenuto all’Alcatraz di Milano, nell’aprile scorso: “Ero stanco, non ero pronto. Ho rivisto le registrazioni di quella sera solamente pochi giorni fa, dopo un anno. Sono stato eccessivo e non serviva, però sono fiero di quello che abbiamo fatto musicalmente. Per il ritorno all’Alcatraz invece sono molto pronto!”. A questo proposito, segnatevi il live proprio qui il 31 maggio.

Tornando al disco, Motta confessa di aver “Fatto considerazioni a cui prima non ero arrivato. Se con “La fine dei vent’anni” ero affascinato dalla descrizione di un bivio, con “Vivere o morire” ero pronto a prendere una delle due strade. Non so se ho fatto la scelta giusta, ma comunque ho preso una strada”.

Motta, il cantautore del momento: "Vivere o morire" è il nuovo album 1
Motta. Foto: © Claudia Pajewski

Il lavoro su “Vivere o morire” è “Stato sofferto. Rispetto a prima, quando c’era un’ordinata confusione dovuta anche alla mia giustificata ingenuità da cantautore (cantautore, che non è una parolaccia) vista l’età che avevo, stavolta sono andato talmente sul personale che non era giusto scendere a compromessi, a costo di essere scomodo. Detto questo, parto sempre da un gancio emotivo per comporre. Dopo aver scritto queste canzoni mi sono sentito meglio, ho esorcizzato tantissime cose. E l’ho fatto togliendo. Questa sintesi è arrivata nel momento giusto”.

La parola cantautore fa scattare qualche considerazione: “Scrivo canzoni e le canto, quindi mi definisco così”. Oggi il grosso degli ascolti si dividono tra trap e indie: “Il fenomeno della trap è sotto gli occhi di tutti e a questo proposito mi sono sentito per la prima volta molto invecchiato, fortunatamente. Non sono preparato sul mondo della trap, ne resto affascinato anche se trovo una distanza a livello testuale da questi brani. Eppure al tempo stesso ci riconosco una grande verità”. E per quanto riguarda la “Dimensione indie, non lo so. Ci sono canzoni pop belle e canzoni pop meno belle. Ci sono persone che si possono reputare indipendenti e altre che non lo sono, e in queste differenze la discografia non c’entra”.

Dopo qualche data di instore, Motta sarà dal vivo con quattro appuntamenti a maggio: si apre il 26 a Roma e si chiude a Milano.

“Bellaria” è il soprannome di Vegas Jones ma anche il nome di un quartiere della sua città. Per questo l’ha scelto come titolo del suo album, un album che parla di vita e passioni.

Vegas Jones: "Bellaria" sono io

Vegas Jones viene da Cinisello Balsamo. Come Sfera Ebbasta, ricordate bene. Cinisello centro del mondo del rap giovane, a quanto pare. Casualmente forse, ma anche no visto che quello di cui parlano le canzoni sia di Vegas Jones sia degli altri rapper è la vita di periferia, la ricerca di un riscatto.

Matteo Privitera ha scelto il nome d’arte di Vegas Jones ispirandosi in parte al personaggio di Vincent Vega, protagonista del film “Pulp Fiction” di Tarantino, in parte a Nasir Jones, cioè NAS, noto rapper americano.

La nostra chiacchierata, che svela un ragazzo che va oltre gli stereotipi del giovane rapper rampante, si svolge in uno dei barber shop Bullfrog perché, spiega Matteo, “Volevo far ascoltare il mio disco in un luogo dove passo molto del mio tempo. Mi piace presentarmi bene davanti alle persone, ci tengo a barba e capelli. Diciamo che vedendomi qui qualcuno può in parte immedesimarsi in alcuni momenti della mia vita”.

Vegas Jones: "Bellaria" sono io 1

Il titolo del suo disco non poteva che essere “Bellaria”, “Che è anche la prima canzone che ho scritto per questo album. È il mio soprannome, il nome di un quartiere di Cinisello, ed esprime il mio mondo”. Le canzoni sono state scritte in un arco di tempo breve, tra ottobre e dicembre scorsi, “Parlando di quello che vivevo e raccogliendo anche idee messe insieme nell’arco di un anno. A me piace scrivere in inverno, è una stagione che mi ispira”. E che, per contrapposizione, fa cercare il sole e la California in una canzone intitolata “Malibu”, che ha anticipato l’album.

I testi di Vegas Jones parlano di vita e desideri. In “Trappola” dice “Questa è la mia trap / non la puoi paragonare”, ma non ne fa una questione di genere: “Per me la trap è una corrente del rap, è sempre rap perché si tratta in ogni caso di ritmo e poesia”.

I contenuti? La vita, dicevamo, “Soldi, macchine, donne, droga sono argomenti ricorrenti nel rap e nella trap. Parlo anche io di queste cose perché fanno parte della vita, sono temi che tornano ma sceglierli non è per me una costrizione e non lo faccio per omologarmi: io poi dico cose superpersonali, parlo di passioni, di desideri. Esprimo la mia esperienza in immagini. Diciamo che le mie canzoni nascono da dei film che traduco in musica”.

A proposito, la scelta del nome Vegas per via di Tarantino non è quella di un vero e proprio cinefilo: “I film mi piacciono, le macchine e la musica di più. Ma Tarantino lo apprezzo tanto”.

Per il viaggio di musica361 nel mondo appassionato e appassionante dei fanclub, incontriamo I Lupi di Ermal. Che, come è facile intuire, sono il fanclub ufficiale di Ermal Meta.

I Lupi di Ermal Fanclub News: puntata #01
Foto: © Ilenia Bontempo

I Lupi di Ermal hanno accettato l’invito di musica361 a raccontarsi. Ecco come si presentano, come hanno conosciuto Ermal Meta e la sua musica, come ne sono diventati fan, e come sono nati ufficialmente. Galeotto fu un incontro iniziato così…

Febbraio 2016.

Come tutti gli anni si parte alla volta di Sanremo, settimana del Festival, irresistibile per noi che siamo nate e cresciute qui perché si saltava la scuola per venire a caccia di autografi. Si finiva sempre col tornare a casa con scarabocchi di personaggi improbabili, ma eravamo felici lo stesso.

Siamo partite quel mercoledì pomeriggio con lo stesso spirito. Si diceva in giro che Ermal Meta facesse base in centro. Erano anni che cantavamo sue canzoni scritte per altri interpreti, era quindi arrivato il momento di andare a fondo, la curiosità di capire chi fosse e da “dove” arrivassero quelle parole e quella musica che tanto ci coinvolgeva.

L’occasione era propizia: da autore ricercatissimo Ermal si presentava a Sanremo nelle Nuove Proposte come cantautore e si sarebbe esibito quella stessa sera per la prima volta. Lo abbiamo trovato in un caffè adiacente al Teatro Ariston con tutto lo staff dell’etichetta; tra un’intervista e l’altra ci siamo presentate, scambiato qualche parola: immediatamente siamo state folgorate dalla sua umanità e passione per la musica… da lì a promettergli il nostro sostegno per la serata incombente sarebbero passati dieci minuti, anzi nemmeno. Incredibile e affascinante come succedano a volte le cose.

Sapevamo poco, pochissimo di Ermal Meta fino ad allora, ma probabilmente era arrivato il momento di andare oltre, di entrare in una diversa dimensione della musica, di diventarne riverbero.

“Si fa tardi – Prossima intervista – Foto di rito – Stasera saremo con te – Veloce Ermal – Di corsa a Radio Italia – Paola Gallo: In bocca al lupo Ermal – Che il lupo corra accanto a me – Sister abbiamo l’hashtag – I Lupi di Ermal – Ok – Grazie – Voi sapete chi siete – Sì, siamo i tuoi lupi (*)”.

Da quella sera corriamo insieme a Ermal Meta per mano alla sua musica.

(*: Queste righe raccontano lo scambio di battute che ha portato alla nascita e alla scelta, naturale, del nome I Lupi di Ermal).

Da autore a cantautore: è il percorso intrapreso da Giuseppe Anastasi, che ha confezionato un disco molto ben fatto, “Canzoni ravvicinate del vecchio tipo”. E sì, certo che sa cantare, tanto da chiedersi perché non l’abbia fatto prima.

Giuseppe Anastasi e le sue "Canzoni ravvicinate del vecchio tipo"
Giuseppe Anastasi. Foto: © Mirta Lispi

Giuseppe Anastasi come autore di canzoni di successo lo conosciamo bene. Il suo nome è spesso associato a quello di Arisa, per cui ha scritto tra le altre “La notte” “Sincerità”, ma Giuseppe ha scritto anche per Emma, Michele Bravi, Noemi tra i tanti. Recentemente ha scelto di percorrere anche la via del cantautorato, interpretando le sue canzoni. Il risultato è un disco molto ben fatto, di brani che catturano al primo ascolto, in cui si ascolta una voce interessante.

“Canzoni ravvicinate del vecchio tipo” è stato accolto da pareri molto positivi, “Non me lo aspettavo”. Spiega Giuseppe Anastasi che “Il disco per me è bello, ma gli apprezzamenti che ho ricevuto mi hanno piacevolmente colpito perché le mie sono canzoni molto cantautorali, strizzano poco l’occhio alla radio”.

E quindi, ecco spiegato cosa intende per “canzoni del vecchio tipo”. Ma anche, aggiunge, perché questo è “Un album acustico, suonato in tutte le sue parti, con pochissima elettronica e quindi con poca modernità. Un album di canzoni che trattano vari argomenti con un unico denominatore, l’osservazione della vita che mi circonda in tutte le sue sfumature”.

Quella che Anastasi definisce “Una grossa spinta creativa” è stata la paternità: “Le canzoni le ho scritte nell’ultimo anno e mezzo, a parte due che avevo nel cassetto. Da padre guardo al futuro di chi oggi è bambino”. Il brano 2089 parla di un mondo anestetizzato, con il cuore in naftalina.

Giuseppe Anastasi e le sue "Canzoni ravvicinate del vecchio tipo" 1Chissà se per Giuseppe Anastasi questo 2089 è sufficientemente lontano o già troppo vicino… “Forse nei fatti è vicino, ma nella canzone c’è al regola numero 5: mi sveglio e dico facciamo un figlio comunque. Cioè, c’è sempre speranza. Però, per tornare allo sguardo che lancio sulla nostra quotidianità, credo che i miei 20 anni fossero più felici di quelli di oggi”. Attualmente Giuseppe Anastasi è docente presso il CET (Centro Europeo di Toscolano), scuola fondata dal Maestro Mogol, e collabora come autore per la scuola di Amici di Maria De Filippi, per questo parla di ventenni con cognizione di causa: “Li vedo stressati e annoiati. Quando hai tutta la conoscenza possibile a disposizione sul web, annulli la curiosità, o almeno io la vedo così. Invece, bisogna essere curiosi”.

Con questo, non che Anastasi sia contro la tecnologia, “Anzi credo che internet rappresenti un passaggio epocale per l’uomo, come il fuoco e la ruota. Solo, non dobbiamo farci impigrire dalle opportunità che ci dà”.

Piccolo aneddoto: questo 2089 che ha portato a tutte queste riflessioni e che parla di un’umanità da ritrovare è “Nato da un sogno assurdo che ho fatto, popolato di alieni e astronavi”.

Con un disco così, viene da chiedersi perché Anastasi non abbia iniziato prima a cantare: “L’ho fatto dopo che le persone mi dicevano che avrei dovuto provare. Prima non avevo mai avuto questa velleità”. E ha fatto proprio bene. Ma comunque continua a scrivere anche per altri, “Perché di base io scrivo sempre per me. Per evitare lo psicologo”.

Le date del tour di Giuseppe Anastasi sono in aggiornamento: la prossima sarà  il 13 aprile al Palazzo Manzioli di Izola – Isola, in Slovenia.

I Baustelle per la prima volta nella loro carriera presentano un secondo volume: il loro nuovo disco, infatti, si intitola “L’amore e la violenza Vol 2”, e viene pubblicato a distanza di poco più di un anno dal precedente, che aveva lo stesso titolo.

Baustelle, "L'amore e la violenza Vol 2" in 12 pezzi facili
Baustelle. Foto: © Gianluca Moro

Perché “L’amore e la violenza Vol 2”? “Perché quelle nuove sono canzoni scritte durante la tournée di “L’amore e la violenza”: questo fatto di scrivere durante un tour non è mai accaduto ai Baustelle. Le cose che volevamo dire non si erano esaurite con il disco precedente, non potevano essere contenute in un solo album”.

Dunque il tema affrontato, ancora una volta, è l’amore. “Volutamente in “L’amore e la violenza Vol 2” si tratta d’amore e di relazioni interpersonali”, in questi che i Baustelle definiscono “12 pezzi facili, citazione del film con Jack Nicholson “5 pezzi facili” nonché definizione data con una certa ironia, ma soprattutto” – spiegano – “che fa riferimento al fatto che questo è un disco d’amore. Canzoni facili, quindi, perché parlano di un tema molto cantato, logorato se vuoi, codificato nelle canzoni. C’è però la guerra anche qua, non solo nel volume 1: là c’era quella un po’ più vera, quella del contesto storico e sociale che stiamo vivendo, nel nuovo disco è un po’ diversa… ma c’è”.

Baustelle, "L'amore e la violenza Vol 2": le relazioni in 12 pezzi faciliIn un album pieno di suggestioni, “L’amore negativo” è una canzone che salta all’occhio fin dal titolo. “Questo testo”, spiega Francesco Bianconi, “rappresenta l’amore come io lo intendo. Non avrei mai pensato di rispondere a una domanda con la frase “per me l’amore è” (ride, nda). Ma comunque, per me nella migliore delle ipotesi nell’amore ci scappa il morto perché è l’annullamento del sé per adesione all’oggetto altro, fidanzato o fidanzata, Dio, tuo figlio. Filosoficamente l’amore nasce negativo, poi si sublima nel piacere forse più alto che c’è, se riesci a dare all’altro senza chiedere nulla. Ma la società non promuove questa concezione, anzi abbiamo massaggi, palestra, vestiti, vogliamo essere belli. L’amore per me è il contrario di questo, e non c’entra il pessimismo: questa formuletta “amorosa” che ho espresso, infatti, la puoi applicare anche ai monaci zen, ai mistici”.

Per capire questo disco bisogna andare a indagare su un po’ di riferimenti, il Minotauro, Borges, Jesse James e Billy The Kid, rimandi all’attualità. “È giusto, secondo noi, fare un po’ di fatica, un po’ di lavoro interpretativo per entrare nelle canzoni. Così i brani sopravvivono nel tempo: le canzoni che fanno parte dei nostri ascolti più duraturi sono proprio quelle che hanno questa caratteristica”.

I Baustelle torneranno presto anche sul palco: il 7 aprile prenderà il via il tour, da Senigallia (Ancona).

“Ricomincio da qui” è il nuovo album di Luca Seta. Il destino ci ha messo lo zampino, doveva essere pubblicato diversi mesi fa, e invece Luca si è trovato adesso a ricominciare così.

Luca Seta, "Ricomincio da qui" è una pagina bianca
Luca Seta. Foto: © Gianluca Saragò

Luca Seta da molti mesi ha dovuto mollare la musica, la recitazione, lo sport. “Passeggiavo in spiaggia e avevo in mano il mio kitesurf (Luca è attore, cantautore e istruttore di kitesurfing, nda); a causa di un colpo di vento anomalo mi è venuta addosso una persona, nell’impigliarci mi si è strappato un pezzo di dito. Ho subìto un paio di operazioni – una terza da fare dopo l’estate – ho fatto fisioterapia, per due mesi non ho dormito, ero solo imbottito di farmaci. L’album però era pronto”.

“Ricomincio da qui” è il titolo di questo disco (il secondo dopo “In viaggio con Kerouac”), che quindi non è nato come si poteva supporre dalla lenta ripresa di Luca Seta: “No, le canzoni le avevo scritte prima dell’incidente.  “Cuccioli di gnu” è stata pubblicata mesi fa. Di certo, però, adesso assumono un altro significato. La strada che sto percorrendo è davvero quella di una ripresa: se pensate che il primo medico mi aveva detto che avrebbero dovuto amputare la falange del dito infortunato, e che quindi non avrei più potuto suonare… per fortuna non è andata così, e tornerò a imbracciare la chitarra”.

Luca Seta: guarda il video di “Ricomincio da qui”

Certo, la coincidenza di una canzone e di un album dal titolo “Ricomincio da qui” si fa notare: “Io scrivo sempre di getto, i testi chissà da dove arrivano. Magari le parole lo sapevano già cosa sarebbe successo. Comunque, il brano omonimo l’ho scritto una sera di un paio anni fa; ero al minimo storico della mia carriera attore, quel giorno ho fatto il provino più brutto di sempre (la sua più recente apparizione al cinema è in “Nove lune e mezza”, film di Michela Andreozzi di fine 2017, nda). Quando ho cantato “Ricomincio da qui” mi sono accorto che del provino non mi interessava molto e che forse stavo sbagliando direzione. Lasciavo la mia felicità in mano ad altre persone: in quel momento ho scelto di essere felice, e di stringere nelle mie mani questa possibilità di scelta”.

Il disco è aperto dal monologo “Mi presento”: spiega Luca Seta di aver scelto di essere sincero, “Con me e con gli altri. Infatti ho voluto aprire l’album con “Mi presento” non a caso. Sono sempre stato sincero, però tutti nei primi momenti di una nuova conoscenza tendiamo a nascondere qualche difetto, che andando avanti nel tempo inesorabilmente salta fuori: basta con queste menate, mi sono detto. Io non possiedo la verità assoluta ma sono questa cosa qui, e canto queste cose. Se non ti piacciono ascolta altro, lo fanno anche alcuni miei amici”.

La copertina e il libretto del cd sono interamente bianchi, “Perché sono una pagina intonsa da cui ricominciare, dove tutto è possibile. Non c’è una mia foto perché io sono nelle parole”.

“Fidatevi” è il nuovo disco dei Ministri. Ad aprile il tour

"Fidatevi", questi sono i Ministri
Ministri. Foto: © Chiara Mirelli

Dichiarare in un titolo “Fidatevi” e metterci come foto uno squalo, “L’animale di cui ci si fida di meno, scelto volutamente proprio per questo motivo”. Loro sono i Ministri, apparsi sulle scene musicali nel 2006 e da quel momento in poi autori di una solida e convincente carriera che si è fatta notare brano dopo brano, e concerto dopo concerto.

Fidatevi è entrato al sesto posto delle classifica dei dischi e al terzo posto di quella dei vinili più venduti della settimana nella classifica FIMI/GFK Italia. E ricorda un concetto fondamentale: la fiducia, data e ricevuta, fa accadere delle cose. Se no, niente si potrebbe costruire: “Vale la pena di fidarsi”.

E vale senz’altro la pena di fidarsi del loro alternative rock: nel nuovo disco le 12 tracce sono nate una volta di più dal “Desiderio di fare davvero la musica che volevamo”, da un gruppo di trentacinquenni che ha alle spalle diversi anni di carriera. “Quando abbiamo iniziato eravano quelli che sognavano di fare musica, un lavoro dall’incertezza assoluta. I nostri amici che hanno studiato all’università non hanno avuto poi così tante certezze”, commentano, e dar loro torto non si può. Anzi, vengono in mente i The Script che alcuni anni fa parlavano di amici irlandesi dal “lavoro sicuro” che si erano ritrovati nel pieno della crisi e loro, musicisti con il successo decretato dal pubblico, erano quelli con la carriera più stabile di tutti. Fidatevi, tutto il mondo è paese e certi temi sono davvero universali.

“Fidatevi” è stato anticipato dal singolo “Tra le vite degli altri”

Ministri: il tour

05/04 – Bologna – Estragon

06/04 – Padova – Gran Teatro Geox

09/04 – Milano – Alcatraz

12/04 – Trento – Sanba’Polis

14/04 – Roma – Atlantico Live

19/04 – Venaria Reale (TO) – Teatro Della Concordia

20/04 – Nonantola (MO) – Vox Club

24/04 – Firenze – Obihall

27/04 – Molfetta (BA) – Eremo Club

28/04 – Napoli – Casa Della Musica

30/04 – Perugia – Afterlife Live Club

Torna su Rai 2 The Voice, format di talent musicale presente in 62 paesi, che torna rinnovato. Novità a partire dai giudici, Francesco Renga, Cristina Scabbia, Al Bano, e il riconfermato J-Ax

The Voice torna il talent musicale di Rai Due
I coach di The Voice con il conduttore, Costantino Della Gherardesca

The Voice torna in onda su Rai 2 e su Radio 2 a partire dal 22 marzo alle 21.20, con una formula rivista e corretta.

I coach di questa edizione sono Francesco Renga, Cristina Scabbia (carismatica voce dei Lacuna Coil), Al Bano e il riconfermato J-Ax. A condurre quest’anno sarà Costantino Della Gherardesca.

I quattro coach rappresentano altrettante anime musicali diverse: il classico melodico italiano di Al Bano, il metal rock di Cristina Scabbia (i Lacuna Coil riscuotono grande successo all’estero, sono amatissimi negli Stati Uniti), il pop rock di Francesco Renga e il rap-hip hop di J-Ax. In Rai si respira grande entusiasmo per questa nuova giuria, e per The Voice, che è a un nuovo inizio: 8 puntate e formula inedita, più compatta, veloce e anche un po’ più “crudele”. I coach non si girano e non motivano la scelta davanti al concorrente che non li ha conquistati, come accadeva in passato.

Per Costantino Della Gherardesca questa conduzione è un’esperienza diversa, “Più nazionalpopolare rispetto a quello che sono abituato a fare. Ho scelto di farla con molta felicità e sono fiero di esserci, ma i veri protagonisti sono i nostri coach: è una conquista averli con noi perché sono tutti impegnati nella musica, attivissimi con concerti e dischi”.

A J-Ax piace The Voice “Perché cerchi qualcuno per la voce. L’immagine, la simpatia della persona sono tutte cose che scopriremo poi”. La stessa opinione la condivide Al Bano, che aggiunge: “A 75 anni sono tornato indietro ai tempi dell’applausometro. Conduceva Pippo Baudo, io sono rimasto per quattro settimane perché la gente applaudiva, poi non avevo più canzoni e me ne sono dovuto andare. Quando penso a The Voice penso a Morandi, Celentano, persone che riconosci immediatamente dalla voce: ecco quale talento cerco”.

La novellina,  si definisce Cristina Scabbia, “Nonostante vent’anni di carriera con i Lacuna Coil questa è un’esperienza inedita per me. Ringrazio la Rai per questo atto di coraggio, perché la mia musica non appartiene al mainstream (la band ha un repertorio metal, nda). Ci vuole coraggio a portare avanti un personaggio poco conosciuto. A me qui piacerebbe trovare la verità: i partecipanti di solito arrivano per sfondare ma noi come coach e cantanti sappiamo che conta amare ciò che si fa, e che The Voice è solamente una buona base di partenza, poi serve molto lavoro”.

Anche a Francesco Renga piace “Soprattutto il meccanismo delle Blind. Ho sempre pensato che la voce in sé racconti tutto. Quando chiami un amico che non senti da tempo, dalla voce capisci come sta: ecco la magia della voce qual è. Io cerco un talento che abbia l’urgenza, la fame di comunicare. Cerco qualcuno che non abbia un piano b”.

E i cantanti usciti dalle passate edizioni di The Voice che non hanno avuto successo? Risponde J-Ax che “Qui l’immagine arriva dopo, e The Voice non ha tante edizioni come altri talent. Ricordo e saluto Suor Cristina, chi fa musical, chi è entrato in una band. Poi spetta all’artista stesso andare avanti, noi li guidiamo fino alla fine del programma e successivamente per quanto che ci verrà permesso”.

Chiude Al Bano: “Comunque vadano le cose, questa è una bella esperienza. Se hai una potenzialità vai avanti e continua oltre The Voice”.

The Voice: la fasi del programma

Non mancano le Blind Audition, la parte più caratteristica del talent, le famose audizioni al buio. Quattro puntate saranno dedicate a queste selezioni, durante le quali i giudici sceglieranno 12 talenti ognuno, premendo il pulsante con la scritta I want you. Novità, tre ulteriori pulsanti con il nome del coach che ognuno degli altri vorrà bloccare. Cioè, serve a impedire a un coach la scelta di quel determinato talento, ma questa possibilità si potrà sfruttare una sola volta in tutte le Blind.

Due puntate saranno dedicate ai Knock Out, con sfide all’interno della stessa squadra. Gli altri giudici potranno scegliere un talento avversario tramite lo Steal, e farlo entrare nella propria squadra. Ogni team, a questo punto, sarà composto da 4 concorrenti per un totale di 16. La Battle della penultima puntata decreterà i 4 finalisti, scelti dopo un serie di sfide a coppie. L’ultima puntata sarà dedicata a uno show live, in cui i 4 concorrenti si sfideranno tra loro o duettando con i coach e gli ospiti (previsti solo nell’appuntamento finale del talent). Il vincitore è sarà scelto grazie al voto del pubblico.

Laura Pausini ha presentato il nuovo album, “Fatti sentire”, e il tour mondiale anticipato da due concerti speciali a Roma.

Laura Pausini presenta il nuovo disco "Fatti sentire". L'intervista 1
Laura Pausini. Foto: © Julian Hargreaves

Ieri, ore 10.15 Laura Pausini ci ha dato appuntamento all’aeroporto di Linate. Destinazione Roma, Circo Massimo. Laura presenta il suo nuovo album e anche le due anteprime live che precederanno il suo grande tour mondiale. I due concerti evento si terranno, appunto, al Circo Massimo di Roma.

Saliamo sul volo e scopriamo cosa Laura Pausini ha preparato per tutti i suoi fan, a cominciare dal nuovo album “Fatti sentire”, anticipato dal singolo “Non è detto”.

“Fatti sentire” è il tredicesimo album di inediti di Laura Pausini, che arriva a due anni di distanza da “Simili” e dopo “Laura Xmas, e festeggia i suoi 25 anni di di carriera. Laura ce lo presenta in volo, “Perché passo tanto tempo delle mie giornate sugli aerei. A volte ne prendo tre in un giorno solo, volevo farvi entrare nella mia quotidianità”. Infila un grembiule, gioca a fare la hostess, dà annunci da parte di “AliLaura”. Poi inizia la conferenza stampa.

Il titolo “Fatti sentire” “È un invito a non avere paura dei giudizi. Spesso ho sofferto di questa cosa, ho cercato di piacere a chi mi giudicava male. Io vengo giudicata da quando mi sveglio a quando vado a dormire. Quindi, questa canzone è un invito – a me e a tutte le persone che come me sono fragili da questo punto di vista – a far sentire quello che sono. Strano che dica queste cose? Voi scrivete spesso che sono coraggiosa, ma in realtà io lo sono sul palco”. Una frase riassume bene tutte queste parole: “Fatti sentire perché hai-abbiamo una sola vita”.

Laura Pausini presenta il nuovo disco "Fatti sentire". L'intervista 2
Laura Pausini “hostess” durante la conferenza stampa in volo.

Venendo alle 14 canzoni che compongono l’album, Laura Pausini spiega che “Sono molto diverse l’una dall’altra dal punto di vista dell’arrangiamento, perché dipende tutto dalle parole. Il disco è nato dalle parole. Sono abbastanza influenzabile, quindi ho chiesto alla mia manager di mandarmi le canzoni senza ai nomi degli autori, senza che sapessi chi fosse mio amico e chi magari mi stesse antipatico”.

E continua: “Sono contenta di aver deciso di uscire in un momento inaspettato, mi sono fatta sentire anche su questa scelta. Questa volta, mentre tutti ci aspettavamo di uscire a inizio 2019 (anche io), mi sono ritrovata tutte le canzoni che volevo cantare nell’arco di un mese, un mese e mezzo. Ho chiamato la mia casa discografica, e lì non erano molto d’accordo di uscire adesso”.

Però bisogna considerare che “Non posso fare calendari con la mia musica, queste canzoni erano pronte, dovevo proteggerle. Ho voglia di cantarle adesso, magari fra 8 mesi non mi sento più esattamente così. Adesso è il momento giusto, per questo ho convinto la casa discografica anche se non è stato facilissimo, soprattutto con l’estero. Ma eccoci. Uscire in questo periodo dell’anno è una novità anche per me”.

Il minimo comun denominatore delle canzoni? “In ogni brano c’è una persona che deve fare una scelta, deve farsi sentire. Eppure ogni canzone racconta di una storia diversa”.

Laura Pausini, a luglio il tour mondiale

Novità live, le date italiane: “Sono 10 e partiranno in settembre. E adesso, spero di fare una sorpresa gradita: nei concerti italiani vorrei che tutti gli autori dei brani del mio disco si sentissero liberi di aprire il mio spettacolo, anche quello del Circo Massimo, cantando le loro cose”. Parliamo tra gli altri di Virginio, Niccolò Agliardi, Enrico Nigiotti, Tony Maiello.

Tornando a quello che Laura proporrà nei live, “Fare la scaletta è molto difficile. I fan non vogliono più “La solitudine” e altre canzoni famose. Vogliono altro, brani che non sono diventati singoli. Però a me piace ancora cantare “La solitudine”; quando un cantante al concerto non canta la sua canzone più famosa io un po’ ci resto male. Capito perché è difficile fare la scaletta?”.

Veniamo alle date di Roma del 21 e 22 luglio prossimi, i due appuntamenti-evento di Roma: Laura Pausini sarà la prima donna a esibirsi al Circo Massimo.  Le due serate, organizzate e prodotte da F&P Group, aprono un grande tour mondiale, la cui prima data è il 26 luglio a Miami.

“Ho avuto paura di questa sfida, ma poi ho visto come stavano andando le vendite e mi sono tranquillizzata. Perché la notizia avrebbe potuto essere che la Pausini non ha riempito il Circo Massimo, e che quindi una donna non riempie i grandi spazi”.

I fan che acquistano il biglietto per assistere ai concerti di Laura Pausini al Circo Massimo potranno usufruire di una serie di promozioni e vantaggi esclusivi, inclusi nel prezzo del biglietto. Numerose possibilità di sconti e servizi ad hoc per chi acquista i biglietti per i live saranno forniti da Eventi in bus, Alitalia, Trenitalia e NH Hotel Group.

Laura Pausini, le date italiane del tour

8 settembre Mediolanum Forum, Milano
17 settembre RDS Stadium, Rimini
19 settembre Arena, Verona
25 settembre Pala Sele, Eboli
28 settembre Pal’ Art Hotel, Acireale
1 ottobre Pala Florio, Bari
6 ottobre Mandela Forum, Firenze
9 ottobre Kioene Arena, Padova
13 ottobre Unipol Arena, Bologna
26 ottobre Pala Alpitour, Torino

Profumo e colori del Brasile nel nuovo disco di Mario Biondi, intitolato proprio “Brasil”. È un album dedicato al mondo culturale brasiliano che, si sa, appassiona Biondi da sempre.

Il "Brasil" di Mario Biondi
Mario Biondi a Rio de Janeiro. Foto: Marcos Hermes ©

Prodotto a Rio de Janeiro, “Brasil” è un viaggio in tutte le pieghe della musica brasiliana (con brani in portoghese, italiano, francese e inglese) attraverso canzoni inedite e grandi classici che non tralasciano il sapore soul e funk con cui Mario Biondi da sempre arricchisce i suoi brani.

Stiamo ascoltando alcuni pezzi: che effetto ti fa risentirli?
Riascolto questo progetto e ritrovo tutto quello che ho imparato dagli artisti che mi hanno insegnato cos’è il territorio brasiliano. In questo disco ho cercato di rappresentare il Brasile che piace a me, da anni.

Nell’album non hai messo i brani più noti che conosciamo della musica brasiliana.
La musica brasiliana oggi è contaminata, al suo interno senti soul, funk, bossa nova, ma quando la ascolti percepisci chiaramente la sua radice. In questo disco il Brasile esce forte.

Nella tracklist di “Brasil” troviamo il classico “Luiza”
Mi ero ripromesso anni fa di cantarla. È un brano impegnativo, è come cantare “Volare” in Italia. In qualsiasi modo tu lo faccia è difficile, ma sono contento del risultato.

“Smooth operator” come si inserisce in questo album?
Questo brano è uno standard, che ha caratterizzato i miei anni ’80, in cui ero un ragazzo. C’erano il fascino, il carisma e l’eleganza di Sade in questa canzone, che mi sono rimaste addosso da allora.

E il brano che hai portato al Festival, “Rivederti”, come si colloca nell’insieme dell’album?
Tornando indietro tirerei via la versione bossa nova che c’entra meno col progetto “Brasil”. Invece “Rivederti” nella sua forma originale, cioè come l’ho portata a Sanremo, non ha dissonanze rispetto al progetto. Però rispetto chi le trova.

Il "Brasil" di Mario Biondi 1
Mario Biondi a Rio de Janeiro. Foto: © Marcos Hermes

Che cosa hai lasciato fuori da questo album?
Qualche brano resta sempre fuori dai miei dischi. Alcuni restano demo, non so se saranno usati in futuro. Da “Brasil” sono rimasti fuori pezzi sulla linea funk-soul, non ballad.

Per la prima volta ti esibirai al Palalottomatica a Roma (il 17 maggio) e al Forum di Assago (il 20 maggio).
Sì, sono molto emozionato di suonarci e, prima di tutto, di mettere in atto la parte dal vivo del mio lavoro in cui inserirò 5 o 6 brani di questo disco; adatterò al sound brasiliano un po’ di miei vecchi brani, che si prestano a queste sonorità. Stiamo cercando di fare un palco denso di strumenti vintage, più chitarre, più piani elettrici. Sarà un bel palco “arredato”.

I palchi internazionali sono casa tua. Il 5 luglio a Londra sarai impegnato nella prima data del tour all’estero.
Diciamo che noi italiani andiamo all’estero solo con belcanto e lirica, ma non è del tutto vero. Bocelli e Il Volo portano a casa indubbiamente dei risultati eccellenti, ma in Inghilterra sono 10 anni che ho la soddisfazione dei miei bei sold out. Gli inglesi sono miei sostenitori.

Una curiosità: quante volte sei stato in Brasile?
Sono stato a Rio la prima volta in studio nel 2009. Come tutto il sud del mondo è un po’ Napoli, un po’ Palermo, un po’ Catania, un po’ Reggio Calabria. Mi piace molto e le persone sono molto amichevoli. Ogni tanto ti dicono di stare attento e percepisci a volte dell’insicurezza. Il Brasile, come sappiamo, è un paese di contrasti fortissimi.

Top