Le Vibrazioni pubblicano un album di inediti a distanza di 9 anni dal precedente. “V” arriverà in contemporanea con la partecipazione della band al Festival di Sanremo.

Sanremo 2018, Le Vibrazioni ritornano nel segno di "V"
Le Vibrazioni [Foto: © Chiara Mirelli]
Le Vibrazioni tornano con “V” nuovo album di inediti che sarà pubblicato il 9 febbraio, a distanza di 9 anni dal precedente “Le strade del tempo” e a 7 dalla raccolta “Come far nascere un fiore”,  preludio di una pausa durata 5 anni. E tornano con una partecipazione al Festival di Sanremo, dove saranno in gara con il brano “Così sbagliato”; anche in questo caso si tratta di un ritorno, visto che Le Vibrazioni hanno partecipato al Festival 13 anni fa.

“Così sbagliato” è una confessione, un mettersi a nudo rivelando difetti e inevitabili mancanze: l’uomo è fallibile per definizione, “Ma siamo amati nonostante si sia in qualche modo sbagliati”. Il brano fa parte di “V”, “Come vita, come Vibrazioni”.

Ecco cosa di hanno raccontato Francesco Sarcina, Stefano Verderi, Marco Castellani e Alessandro Deidda – Le Vibrazioni

Il Festival di Sanremo è sia un punto di partenza sia di arrivo. Per voi in questo momento, con il vostro ritorno dopo diversi anni, cosa rappresenta?

Francesco Sarcina: La tempistica di Sanremo per noi cadeva a fagiolo, quindi ci siamo detti “perchè no. Se va bene saremo felicissimi di esserci”. Sapevamo che se la canzone fosse stata presa avremmo dovuto correre come pazzi per finire il disco. Ed è quello che poi abbiamo fatto, registrandolo in due settimane – ma con tanta preproduzione fatta prima.

Quanto incide al Festival il contesto mediatico e televisivo sulla canzone?

FS: La questione gara noi neanche l’abbiamo presa in considerazione. Non c’è niente di più lontano dalla musica di una gara. Casomai la musica crea condivisione.

Stefano Verderi: In questo forse siamo più sportivi degli sportivi (scherzano, nda).

Chi è la persona che vi ha supportato (e sopportato, magari!) in tutto il percorso verso Sanremo? 

Sanremo 2018, Le Vibrazioni ritornano nel segno di "V" 1
Le Vibrazioni, la copertina di “V” in versione cd

Marco Castellani: La band si supporta e si sopporta sempre verso gli obiettivi comuni. Consideriamo chi lavora con noi una grande famiglia.

Sanremo tende ancora a fare rima con cuore-amore, cioè è legato come da tradizione ai sentimenti e a certi canoni “festivalieri”, oppure c’è sempre più aria nuova all’Ariston? 

FS: Sanremo appresenta la realtà musicale italiana e in questa edizione accoglie diversi generi e situazioni. Noi sul palco del Festival portiamo il nostro suono. Il rock in Italia c’è, il problema è che spesso si ha paura di far sentire le chitarre in un certo modo. Invece quando è necessario andrebbe fatto.

SV: C’è qualcosa di tipicamente italiano che ci invidiano nel mondo, ed è la melodia: il nostro rock ne è pregno.

I Decibel di Enrico Ruggeri tornano al Festival di Sanremo con una “Lettera dal Duca”, inteso come David Bowie. Il nuovo disco è “L’Anticristo”.

Sanremo 2018, la lettera dei Decibel dedicata a Bowie
Decibel [Foto: © Riccardo Ambrosio].
È un grande piacere rivedere un gruppo come i Decibel al Festival di Sanremo. Tornano dopo la reunion del dicembre 2016, con cui Enrico Ruggeri, Silvio Capeccia (imprenditore) e Fulvio Muzio (medico) hanno rimesso in moto la band; la voglia di fare musica tutti e tre l’hanno sempre avuta, tanto che a marzo dello scorso anno era già pronto l’album del ritorno, “Noblesse oblige”.

Oggi il nuovo capitolo che vede protagonisti i Decibel parla di “L’Anticristo”, nuovo disco che sarà pubblicato il 16 febbraio.

Sul palco dell’Artiston i Decibel cantaranno “Lettera dal Duca”, “Un brano nato di getto, per lo meno per quanto riguarda la musica”. Il testo porta la firma di Enrico Ruggeri: “Un giorno si è parlato molto di uno dei nostri maestri, David Bowie. Non è che la notte mi è venuto in sogno, è che avendoci pensato tutta la giornata mi sono svegliato e ho scritto il testo”.

Sanremo 2018 visto dai Decibel

Sanremo 2018, la lettera dei Decibel dedicata a Bowie 1
Decibel [Foto: © Riccardo Ambrosio].
Perché un gruppo come i Decibel, con la vostra storia e il vostro ritrovarvi, ha scelto di partecipare al Festival di Sanremo?

Enrico Ruggeri: A Sanremo si va per snellire i tempi. Abbia fatto un disco che deve essere promosso, dopo di che abbiamo voglia di andare in tour. In 10 giorni di Festival realizzi quello che normalmente faresti in tre mesi. Siamo davvero impazienti di partire con i concerti, e poi abbiamo voluto fare un gesto carino nei confronti di Fulvio che fa ancora il primario e gli abbiamo lasciato più spazio possibile per migliorare qualche vita.

Quanto incide al Festival il contesto mediatico e televisivo sulla canzone?

ER: A volte il meccanismo televisivo disperde l’attenzione.

Cosa terreste di questa manifestazione e cosa invece cambiereste? O cosa vi aspettate che cambi con la direzione artistica di Claudio Baglioni?

ER: Negli ultimi Festival a cui ho partecipato ho cantato sempre dopo le 11 di sera; i miei figli non mi hanno mai visto a Sanremo perché sono piccoli e sono sempre andati a dormire prima delle mie esibizioni. La centralità della musica è importante, significa far sentire più canzoni possibili prima di Uno Mattina. Credo anche che l’assenza delle eliminazioni abbia incentivato le partecipazioni.

Sanremo tende ancora a fare rima con cuore-amore, cioè è legato come da tradizione ai sentimenti, oppure c’è sempre più aria nuova all’Ariston?

Fulvio Muzio: Noi abbiamo con Sanremo un approccio particolare. Al primo a cui abbiamo partecipato, nel 1980, ci presentammo con una voglia di stupire che era dirompente rispetto a quello a cui si era abituati. Quest’anno abbiamo la stessa intenzione di fondo, sperando di godere della diversità con cui ci presentiamo.

ER: “Buonanotte” è un brano molto orecchiabile che abbiamo inserito in “L’Anticristo”. Di questa canzone si poteva evidenziare la parte melodica e romantica e renderla molto sanremese, ma avrebbe tolto nobiltà al brano. Per questo ce ne siamo ben guardati dal farlo sentire alla Sony (scherza, nda). “Lettera dal Duca” è un pezzo diverso, con piccoli particolari che lo rendono differente dalla “canzone da Sanremo”. Questa è l’unico pezzo a cui abbiamo pensato per il Festival.

FM: Sì, di un certo di numero di brani si dice “questo suona da Sanremo”. È chiaro che ognuno pensi di non portare una canzone sanremese al Festival e di sostenere questa posizione, ma capita che i risultati siano diversi.

Silvio Capeccia: In ogni caso, noi suoniamo così e suoneremo sempre così.

Diodato e Roy Paci si presentano insieme al Festival di Sanremo proponendo in gara il brano “Adesso”. Sembra una coppia artistica inaspettata, ma non è così.

Sanremo 2018, Diodato e Roy Paci: l'intervista
Diodato e Roy Paci [Foto: © Flavio&Frank].
Diodato e Roy Paci, la strana coppia in gara al Festival di Sanremo. Strana sulla carta, in realtà li lega un’amicizia, prima umana e poi dai tempi di “Babilonia” (con cui Diodato ha partecipato qualche anno fa a Sanremo) anche artistica.

Antonio Diodato è l’autore del brano in gara. «“Adesso” l’ho scritto io, in un momento in cui mi stavo facendo tante domande, che passavano attraverso mie insicurezze e paure. Il timore del tempo che passa, la sensazione che la vita sfugga tra le mani, sono sensazioni comuni a molti. Una sera tornando a casa mi sono accorto di essere arrivato al portone camminando senza alzare mai la testa dal cellulare. E ho provato un senso di stanchezza. Guardando la luna gigante dopo aver alzato lo sguardo mi è venuta la prima frase del brano. Mi sono messo sul divano con la chitarra e ho scritto la canzone. Che non è contro la tecnologia e i social. Semplicemente nel brano analizzo i miei timori, e trovo la soluzione in una considerazione: i momenti più belli sono quelli che viviamo a pieno».

Diodato e Roy Paci ci raccontano il loro Sanremo

Il Festival di Sanremo è sia un punto di partenza sia di arrivo. Per voi un questo momento è più l’uno o più l’altro?

Diodato: Racconto un aneddoto. Dopo la mia prima partecipazione al Festival, dopo qualche giorno mia mamma mi ha detto: «Adesso ti sei sistemato, fai il cantante». Voglio dire, la percezione che hanno le persone del Festival è incredibile. Io suonavo già da molto tempo, e mia madre mi conosceva bene, eppure ha detto questa frase (in realtà, tantissimi cantanti raccontano di aver vissuto la stessa situazione, nda).

Roy Paci: Finalmente torno in tv per mia madre. Visto che sono sempre in giro lei non mi vede mai, a meno che appaia in televisione (ride, nda).

Quanto incide al Festival il contesto mediatico e televisivo sulla canzone?

D: È difficile cogliere con un solo ascolto quanto lavoro c’è nella presenza di Roy, per questo sono felice che quest’anno ci siano quattro opportunità di cantare “Adesso” davanti alla grande platea televisiva. Grazie ai social riscontro che più ascolti servono: il pubblico mi scrive che ogni volta che ascolta di nuovo una canzone scopre cose nuove.

RP: L’esperienza che ho fatto a Zelig (in cui curava la parte musicale, nda) mi ha insegnato molto, e prima ancora quella a Markette. Il mio approccio personale è: che ci sia o non ci sia la tv, per me non cambia niente.

Cosa terresti di questa manifestazione e cosa invece cambieresti?

Sanremo 2018, Diodato e Roy Paci: l'intervista 1
Diodato e Roy Paci [Foto: © Flavio&Frank].
RP: Bisogna accontentare tutti, è televisione questa. Carlo Conti ha portato il Festival a un livello alto, però con Claudio Baglioni parliamo più di musica. Credo ci divertiremo un po’ di più proprio in quanto musicisti. Ad esempio, quanta ricchezza che ci danno gli orchestrali? Per noi da musicisti è un privilegio suonare con loro. Non penso alla tv quando suono con l’orchestra, proprio no.

Sanremo tende ancora a fare rima con cuore-amore, cioè è legato come da tradizione ai sentimenti, oppure c’è sempre più aria nuova all’Ariston?

RP: Il Festival è un palcoscenico importantissimo, un grande carrozzone mediatico, ma noi non vogliamo perdere la nostra attitudine.

D: Attitudine che è riassunta nel nostro primo incontro, avvenuto in una masseria dove siamo stati coinvolti in una jam session. Ci lega un approccio emozionale alla musica, che ci porta alla libertà espressiva.

Autore di successo, Roberto Casalino ha recentemente pubblicato il suo nuovo album “Errori di felicità”. Ci ha raccontato la sua visione della musica.

Roberto Casalino autore da classifica, cantautore con “Errori di felicità”Roberto Casalino regala parole a grandi interpreti. Giusto qualche esempio delle canzoni scritte da lui: “Non ti scordar mai di me” e “Novembre” per Giusy Ferreri, “Cercavo amore” per Emma, “Sul ciglio senza far rumore” per Alessandra Amoroso, “L’ultimo giorno rubato” firmata con Antonello Venditti, “Magnifico” firmata con Fedez.

Roberto Casalino, sempre in qualità di autore, ha partecipato diverse volte al Festival di Sanremo, ad esempio con Nina Zilli, Francesco Renga, Moreno, Marco Mengoni: con lui nel 2013 ha vinto con “L’essenziale”. “Errori di felicità” è il suo terzo album nelle vesti di cantautore.

Un autore come diventa un buon autore?

Inevitabile iniziare a conoscere Roberto Casalino per ciò che ha scritto per altri, visto il successo che ha riscosso. «La canzone a volte parte da una piccola frase illuminante, poi però bisogna anche avere chiara un’emozione e riuscire a sintetizzarla in una canzone. Un testo è scritto bene quando con poche parole riesce a dire tante cose. Questo è il tipo di scrittura che io prediligo, sia nelle cose che ascolto degli altri sia in quello che faccio».

Un’altra caratteristica importante della scrittura di Roberto è quella di evitare «La banalità, che non è sinonimo di semplicità. Io ho iniziato a scrivere belle canzoni quando mia madre, una casalinga che ascolta tanta musica, mentre era distratta era colpita dai concetti dei brani. In una buona canzone deve esserci qualcosa che attira l’attenzione».

Per farlo «Devi trovare il tuo marchio di fabbrica, che fa dire “questa l’ha scritta lui”. Pensiamo alle canzoni di Giuliano Sangiorgi o di Ligabue: quello che usano è un linguaggio tipicamente loro, eppure tutti raccontiamo dell’amore, delle sue gioie e dei suoi dolori. La differenza sta nel modo in cui si mettono insieme le parole. L’italiano permette un’infinità di soluzioni».

Roberto Casalino autore da classifica, cantautore con “Errori di felicità” 1Roberto Casalino, autore e cantautore.

«Appena ho scritto la canzone “Errori di felicità” ho capito che doveva essere mia e che avrebbe dettato la linea a tutto il disco. Volevo un sound anni ‘90, tutto suonato, che fosse una sorta di omaggio a chi mi ha formato musicalmente. Penso ai Placebo, agli Smashing Pumpinks, a Dolores O’Riordan (che colpo sapere della sua scomparsa), a Carmen Consoli».

Infine, «Di errori di felicità ne ho fatti tanti: sono tentativi, non sbagli. Se non rischi nella vita non puoi nè vincere nè perdere. Ogni errore che ho fatto, che sia stato sentimentale o artistico, è stato semplicemente un tentativo compiuto per raggiungere un obiettivo. Questi errori vanno accettati con serenità». E possono diventare musica.

Renzo Rubino torna al Festival di Sanremo presentando il brano “Custodire”. Renzo ci ha raccontato com’è nato, e molte altre curiosità.

Sanremo 2018, Renzo Rubino: l'intervista
Renzo Rubino [Foto: © Diego Di Guardo].
Renzo Rubino torna al Festival di Sanremo. La vetrina più prestigiosa della musica italiano lo ha visto vincere il Premio della critica Mia Martini nella sezione Giovani nel 2013 con il brano “Il postino (amami uomo)” ; l’anno successivo è stato in gara  tra i Big con i brani “Per sempre e poi basta”, premiato dall’orchestra per il miglior arrangiamento, e “Ora”, con cui si è classificato terzo.

È un ritorno atteso quello del cantautore pugliese all’Ariston, che suscita molta curiosità. Il brano che propone (tra l’altro prodotto da Giuliano Sangiorgi) è “Custodire”, che «Non è una canzone d’amore ma è quello che vorrei si dicessero i miei genitori, che non si parlano più. È una cosa difficile da raccontare, perchè ha a che fare anche con le insicurezze che nascono nel nucleo famigliare. Però nelle canzoni devi poter dire la verità».

Renzo Rubino di Sanremo 2018 dice che…

Il Festival di Sanremo è sia un punto di partenza sia di arrivo. Per te in questo momento è più l’uno o più l’altro?

C’è a chi piace Sanremo e a chi piace il Natale. A me piacciono entrambi, e torno per questo. Per me il Festival è un momento di divertimento, non ci vado con l’ansia.

Quanto incide al Festival il contesto mediatico e televisivo sulla canzone?

La musica è anche spettacolo, bisogna far combaciare i due aspetti e questo è compito del direttore artistico, in questo caso Baglioni che è un grandissimo musicista. Sicuramente questo Festival avrà un’impronta musicale forte. Dal punto di vista televisivo non me ne preoccupo, vedremo insieme come sarà.

Sanremo 2018, Renzo Rubino: l'intervista 1
Renzo Rubino [Foto: © Diego Di Guardo].
Chi è la persona che ti ha supportato (e sopportato, magari!) in tutto il percorso verso Sanremo? E chi sarà con te al Festival?

Michele e Mimma, i miei nonni materni, verranno con me a Sanremo. Mio nonno sarà di nuovo in copertina, visto che ripubblico l’album “Il Gelato dopo il mare” con “Custodire” e l’inedito “Difficile”. Stavolta però il nonno, che a Martina Franca (il paese dove vive Renzo, nda) è una superstar, indossa una giacca super paillettata. Lui è la faccia del mio ultimo periodo, in cui ho fatto il pensionato. Ero convinto che fosse finita con la musica. Ho avuto paura, poi sono tornate le canzoni.

Cosa terresti di questa manifestazione e cosa invece cambieresti?

Penso che il Festival quest’anno sarà più incentrato sulla musica. Il fatto che non ci siano eliminazioni per noi è positivo. Spero anche sia un Sanremo poetico sotto certi aspetti.

Sanremo tende ancora a fare rima con cuore-amore, cioè è legato come da tradizione ai sentimenti, oppure c’è sempre più aria nuova all’Ariston?

Io non credo ci sia qualcosa di tipicamente sanremese, piuttosto credo che ci sia qualcosa di italiano nella musica. Quello per cui noi italiani siamo conosciuti nel mondo sono la lirica e la melodia: questa è roba nostra, non è stile sanremese: è italiano, e io credo nella fortissima potenzialità che ha.

Incontriamo Mudimbi, in gara con “Il mago” tra le Nuove Proposte al Festival di Sanremo.

Sanremo 2018, Mudimbi: l'intervista
Mudimbi [Foto: © Magliocchetti].
Mudimbi canterà “Il mago”, presentandosi in gara fra le Nuove Proposte all’ormai imminente Festival di Sanremo.

Michel Mudimbi, in arte semplicemente Mudimbi, è nato a San Benedetto del Tronto e cresciuto con la madre (italiana; il padre, congolese, non l’ha mai frequentato). Ha scoperto il rap da ragazzino, ed è stato vero amore. Per la musica Mudimbi ha lasciato il lavoro da meccanico in un’officina, dopo dieci anni; ha registrato il suo primo album, intitolato “Michel”, che in occasione di Sanremo verrà pubblicato da Warner con due inediti, “Il mago” e “AMEMÌ”.

Ecco come Mudimbi presenta il brano in gara al Festival di Sanremo: «“Il mago” è un promemoria che faccio a me stesso. La vita di tutti i giorni ci propone grandi e piccole sfortune che ci rovinano il quotidiano; io penso che dovremmo soffermarci su quell’unica cosa positiva, magari accaduta qualche giorno prima, che ci faccia pensare positivo. Sembra che ci voglia un mago per pensare in questa maniera ma non è vero, è un atteggiamento alla portata di tutti».

Mudimbi su Sanremo 2018 dice che…

Sanremo 2018, Mudimbi: l'intervista 1Il Festival di Sanremo è sia un punto di partenza sia di arrivo. Per te in questo momento è più l’uno o più l’altro?

In questo questo momento lo considero un ulteriore punto di partenza, come lo è stato e lo sarà ogni passo che ho compiuto e che farò. Io ogni tanto riparto, continuando a fare la gavetta: un punto di partenza è stato quando mi sono licenziato dal mio lavoro, poi quando ho firmato il contratto discografico, ora c’è Sanremo e poi sicuramente ne verranno altri.

Quanto incide al Festival il contesto mediatico e televisivo sulla canzone?

Sono consapevole dell’esplosione mediatica che il Festival comporta. Ci sono una serie di fattori che decretano il successo o il fallimento di una canzone o di un cantante. Sanremo da questo punto di vista è una roulette russa, con fattori imprevedibili: chi può dire cosa inciderà e come?

Cosa terresti di questa manifestazione e cosa invece cambieresti?

Mi piace che le persone ascoltino e guardino con attenzione le esibizioni. Sono felice che accada perchè di solito dedichiamo un ascolto distratto alla musica. Sono in tour da 3 anni, la gente viene ai live per ascoltarmi quindi è attenta a ciò che proponi. Lo stesso accade in casa quando si guarda il Festival. A Sarà Sanremo (le selezioni per le Nuove Proposte, nda) ho fatto quello che ho sempre fatto, mi viene naturale: il pubblico ha ascoltato attivamente, e così sarà durante il Festival. Questo è un punto assolutamente a favore di Sanremo.

Sanremo tende ancora a fare rima con cuore-amore, cioè è legato come da tradizione ai sentimenti, oppure c’è sempre più aria nuova all’Ariston?

Io non vengo dalle canzoni d’amore, e anche “Il mago” non lo è. Presentare qualcosa di non mio a Sanremo sarebbe stato controproducente, sia in relazione al pubblico che mi ha seguito finora sia a quello che mi avrebbe scoperto al Festival. Sarei stato qualcosa di diverso, e io volevo essere coerente e autentico.

Mr. Rain presenta il suo secondo album, “Butterfly effect”

Mr. Rain, il rap dell'uomo della pioggiaMr. Rain (Mattia Balardi) presenta il suo “Butterfly effect”, nuovo lavoro discografico che cita il famoso “effetto farfalla”: se una farfalla sbatte le ali in questo luogo, causerà un uragano dall’altra parte del mondo, cioè «Piccole cose hanno grandi conseguenze».

Il singolo attualmente in rotazione tratto da “Butterfly Effect” è “Ipernova”, in Top 10 su Spotify e nelle classifiche Top 50 Italia e Viral 50 Italia, oltre che in top 5 su Apple Music e nella classifica iTunes hip hop-rap. Niente male per il rapper che scrive solo quando piove. Tutte le canzoni? «Quasi tutte», conferma Mr. Rain.

Per quanto riguarda l’album, il punto essenziale fissato da Mattia è: «Ogni canzone ha un messaggio diverso, però in generale non amo spiegarne il senso. Penso sia quasi ovvio quello che intendo. Questo è un disco che ha qualcosa da dire, e infatti è stato pensato per un ascolto sequenziale dei brani».

Mattia ha sempre scritto e prodotto le sue canzoni, e si è da sempre occupato anche dei suoi video: «Per realizzare le basi di “Butterfly effect” ho impiegato un po’ di tempo,  più di quello che ci ho messo per scrivere le canzoni perché sto cercando di dire qualcosa anche come produttore. Voglio trovare una strada diversa da quella seguita dagli altri».

Da questa, che sembra solamente (e in parte davvero lo è) una questione tecnica, si scivola verso il piano personale: «Ho iniziato a produrmi e a girare video per necessità, e adesso è una scelta. La conseguenza è che ho poco tempo per me. La musica mi ha dato molto e mi ha tolto molto, sento sempre una parte di me che mi manca, e cioè la vita privata».

Impegnato fino al 4 febbraio con una serie di appuntamenti instore, Mr. Rain subito dopo si metterà «A studiare bene come organizzare il tour. Spero di avere strumenti veri sul palco e di poter realizzare una scenografia curata, perché ci tengo a lasciare il segno».

Flashback: nel 2013 Mr. Rain si era presentato come concorrente a X Factor in coppia con Osso, ma dopo essere stati ripescati per l’entrata diretta hanno rifiutato la partecipazione al programma. Vicenda archiviata. Osso oggi come sta? «Bene, insieme abbiamo cantato “Superstite” per il mio disco. Lo conosco da sempre, abbiamo fatto l’asilo insieme: pochi hanno preso tante porte in faccia e continuato comunque a dare il 100%, per questo lo produco».

Guarda il video nuovo video di Mr. Rain, “Ipernova”:

 

Mirkoeilcane è in gara tra le Nuove Proposte al Festival di Sanremo. Il suo brano si intitola “Stiamo tutti bene”. Vi va di conoscerlo insieme a noi?

Sanremo 2018, Mirkoeilcane: l'intervista
Mirkoeilcane

Mirko Mancini ha un cane. Forse. Nel senso che non si può sapere perché Mirkoeilcane abbia scelto di farsi chiamare così, e se esista davvero un cane. Perché per Mirko, cantautore romano trentunenne, ormai questo è diventato un gioco, e quindi continua ad alimentare il mistero «Tanto che non lo sanno nemmeno i miei genitori».

Nonostante il “mistero del cane”, una cosa si sa: si scrive Mirkoeilcane come se fosse un’unica parola perché «Di solito su Facebook tendiamo a scrivere tutto attaccato, un po’ come parliamo a Roma. Scrivendolo in questa maniera ho reso all’incirca questa idea».

Mirkoeilcane, come si sa, parteciperà al Festival di Sanremo tra i giovani con il brano “Stiamo tutti bene”, tra l’altro candidato al Premio Lunezia per Sanremo 2018. Una canzone parlata, il racconto del viaggio di un bambino migrante che, con la sua innocenza, vede scorrere gli eventi davanti a sé. Ma, dice Mirko, «Non mi focalizzerei sul tema. La sua essenza è quella di una storia di viaggio».

Il suo nuovo album si intitola “Secondo me”, e sarà pubblicato il 9 febbraio.

Mirkoeilcane dice di Sanremo 2018…

Il Festival di Sanremo è sia un punto di partenza sia di arrivo. Per te un questo momento è più l’uno o più l’altro?
Sanremo è una cosa sacra, in quanto italiani è nel nostro dna. Ne ho visti 30 in tv, di Festival; adesso sono sul palco. Io spero che il pubblico si affezioni alla canzone e poi a me in quanto artista (e già questo affetto lo sento).

Quanto incide al Festival il contesto mediatico e televisivo sulla canzone?
Siamo disabituati ad ascoltare canzoni con l’attenzione che invece richiederebbero; il Festival è lontano da questo modo di ascoltare, ma l’esperienza di Sarà Sanremo mi ha dimostrato che le persone ascoltano: “Stiamo tutti bene” non è un brano che arriva al primo impatto. Quindi, Sanremo funziona: le canzoni riescono a far arrivare il loro messaggio.

Chi è la persona che ti ha supportato (e sopportato, magari!) in tutto il percorso verso Sanremo? E chi sarà con te al Festival?
Non so chi sarà là con me, ma sono sempre stato supportato dai miei genitori e dai miei amici. Quando canterò all’Ariston saranno tutti con me su quel palco.

Cosa terresti di questa manifestazione e cosa invece cambieresti?
Come ho già detto, le canzoni presentate a Sanremo arrivano al pubblico. Tutto dipende da chi canta e da chi gestisce chi canta. Terrei e terrò l’emozione, anzi il vero e proprio colpo che mi è preso quando i maestri d’orchestra hanno suonato per la prima volta il mio brano.

Sanremo tende ancora a fare rima con cuore-amore, cioè è legato come da tradizione ai sentimenti, oppure c’è sempre più aria nuova all’Ariston?
La mia canzone è tutto tranne che cuore-amore. Tanto è vero che queste parole non appaiono nel testo. Non ha melodia nè ritornello, è quasi parlata. Se c’è stato spazio per un brano così vuol dire che c’è “aria nuova” al Festival.

“Essere qui” è il nuovo album di Emma, un disco che racconta una ragazza serena e senza ombre. Questa è Emma Marrone oggi.

Emma, "Essere qui" senza insicurezze. L'intervista 1
Emma [Foto: © Kat Irlin].
Emma si è messa sotto la luce del sole. Questa è la prima caratteristica di “Essere qui”, il suo nuovo album da cui ha scelto di cancellare ogni traccia d’ombra: «Ho perdonato la parte più fragile di me», dice con coraggio, perchè per esporsi così ce ne vuole.

Emma nelle nuove canzoni, scritte da autori molto apprezzati (tra cui Roberto Casalino, Giuliano Sangiorgi, Dario Faini, Amara, Giovanni Caccamo, Giulia Anania), racconta chi è stata, chi è oggi e chi sarà per sempre. E in effetti l’essenza musicale vera di Emma emerge chiarissima anche dai nuovi brani, pur con tutte le differenze rispetto ai suoi lavori passati.

«Sono molto orgogliosa di me, delle persone che ho voluto per lavorare a “Essere qui”; sono convinta di tutte le scelte che ho fatto. In questo album mi racconto in modo onesto. Ci ho lavorato duramente per due anni, è stato un viaggio bellissimo. E ho lavorato anche interiormente: ho perdonato la parte insicura di me, che c’è anche se viene fuori meno. Ho scoperto anche parti di me che per fortuna non conoscevo; ad esempio, ho capito di avere pazienza. Sono una molto di pancia, invece adesso mi sono presa il mio respiro, come dico in “Sorrido lo stesso” (l’unico brano scritto anche da Emma, nda)».

Emma e “una scelta azzardata” (o forse no)

“L’isola” è il singolo che abbiamo già avuto modo di conoscere, attualmente nelle radio, e che suona diverso da tutti gli altri brani del disco: «Di solito si sceglie la canzone più rappresentativa di un lavoro, ma io non sono una discografica e sono un po’ matta. In “L’isola” ho una voce diversa e anche i suoni sono differenti dal resto delle canzoni. Questo è stato il primo brano che ho ascoltato due anni e mezzo fa ed è stato come se un fascio di luce mi avesse spaccato in due. “L’isola” ha indicato la strada da seguire con tutti gli altri pezzi. Non ho voluto tradire l’emozione e la spinta che mi ha dato questa canzone, per questo l’ho voluta come primo singolo anche se per molti era una scelta azzardata (“L’isola” è uno dei brani più trasmessi dalle radio, nda)».

Emma, "Essere qui" senza insicurezze. L'intervista 2
Emma [Foto: © Kat Irlin].
Le canzoni suonano diverse tra loro «Perchè non mi sono mai voluta rinchiudere in un genere, e in questi brani infatti ne tocchiamo tanti. Uso un linguaggio nuovo, è stata fatta una ricerca minuziosa su tanti aspetti, è cambiato anche l’approccio con cui mi avvicino alle parole. È una cosa venuta naturalmente… Per fortuna ogni tanto queste cose succedono».

Allargando lo sguardo oltre l’album, «Io continuo a fare gavetta, non mi sento arrivata. Spero di non toccare mai un punto di arrivo perché allora significherebbe che non avrei più niente da dire».
Da domani, 26 gennaio (data di uscita del disco), Emma incontrerà i fan nell’ormai immancabile bagno di folla degli appuntamenti instore. Prossima tappa, il live nei principali palazzetti d’Italia.

Queste le date le tour di Emma:

16 maggio, Roma Pala Lottomatica

18 maggio, Assago (Mi) Mediolanum Forum

19 maggio, Torino Pala Alpitour

21 maggio, Padova Kioene Arena

23 maggio, Firenze Mandela Forum

26 maggio, Acireale (Ct) Pal’Art Hotel

28 maggio, Napoli Pala Partenope

Arriva oggi nelle sale “Made in Italy”, il nuovo film diretto da Luciano Ligabue. Il rocker regista racconta le vicende di Riko, e con lui Sara, Carnevale e i suoi amici, protagonisti già dell’omonimo album.

Made in Italy, curiosità sul nuovo film di Ligabue
Ligabue sul set di “Made in Italy” (Foto @ Chico De Luigi).

“Made in Italy” è il terzo film da regista di Luciano Ligabue, dopo “Radiofreccia” “Da zero a dieci”. Ligabue, che ne ha anche scritto la sceneggiatura e le musiche, per descriverlo usa le stesse parole che ha utilizzato per parlare di “Made in Italy”, il suo più recente album: «Una tormentata dichiarazione d’amore per l’Italia».

Questo se vogliamo parlare dei “massimi sistemi” del film; nel particolare, Riko e le sue vicende sono al centro dello sguardo di Ligabue, genuino come lo è sempre stato nelle sue canzoni.

Riko è un uomo onesto, logorato da un quotidiano in cui la precarità si espande a macchia d’olio dal lavoro, ai sentimenti, al futuro. Riko pensa alla casa, costruita dal nonno, ingrandita dal padre, mentre “io sarò quello che deve venderla”.

Il fatto è che Riko non ci sta, non vuole vendere la casa; non vuole buttare alle ortiche il matrimonio, vuole salvare in qualche modo se stesso e il suo amico Carnevale. Riko tiene botta e si rimette in cammino.

Nessuno spoiler qui, quindi lasciamo il dubbio sul fatto che (ed eventualmente come) Riko prenderà in mano il suo destino. Però una frase merita la citazione: devi cambiare tu perchè il resto cambi. Concetto trito, forse banale, o da bar (Bar Mario, naturalmente), ma con un fondo di verità incontrovertibile. Lo dice lo sgangherato Carnevale, spalla e in qualche maniera “maestro” di Riko.

Insomma, nell’apparente racconto delle difficoltà e della prevedibilità della provincia, c’è un messaggio più forte che chi guarda può cogliere.

Un’occhiata al cast: Stefano Accorsi ottimo Riko, Kasia Smutniak interpreta sua moglie Sara, Carnevale è Fausto Maria Sciarappa.

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