Il trap king è lui, che però preferisce definirsi “Rockstar”. Sfera Ebbasta ci ha spiegato perchè è più il secondo che il primo, tanto da aver intitolato così il suo album.

Sfera Ebbasta: ecco perchè si definisce rockstar

Lo ascolteremo parecchio, Sfera Ebbasta. Il re della trap, genere del rap (sottogenere o evoluzione?) che va per la maggiore unendo melodia e sound electro, che sarebbe sbagliato relegare al ruolo di “fenomeno per ragazzini”. Sfera Ebbasta e la sua musica stanno invadendo le classifiche, e questo è un dato di fatto. E lo è da un paio di anni, da quando Gionata Boschetti ha iniziato a raccontare della sua vita a Cinisello Balsamo.

«Il rap e la trap sono così di tendenza che sono diventate il nuovo rock», dice Sfera. Se la trap è così popolare (e lo è) e Sfera Ebbasta è il re della trap, perché intitolare il disco “Rockstar” e non trapstar?
«Trapstar sarebbe stato riduttivo per quanto è grosso il progetto che c’è dietro».

Rapper come nuovi rocker o novelli cantautori? «Beh ma se io mi scrivo le mie canzoni, come un cantautore, posso comunque avere uno stile di vita da rockstar.  Alla fine, il nocciolo è che io sono un cantante».

Sfera Ebbasta: ecco perchè si definisce rockstar

I testi di Sfera Ebbasta, rispetto al disco precedente, parlano meno di strada. «Non parlo più di spaccio a Cinisello, sono due anni che quasi non riesco a tornare lì. Sono sempre in giro con auto Uber. C’è stata una svolta nella mia vita, due anni fa non avevo nemmeno un euro in tasca (nel 2016 ha pubblicato l’album “Sfera Ebbasta” e da allora è arrivato il successo, nda). La mia vita è cambiata e  non ho avuto paura di dirlo nel disco. Anzi, “Rockstar” è il riassunto di questo mio cambiamento. In questo album ogni pezzo è qualcosa di diverso da ciò che avete già sentito, anche se gli argomenti sono già stati trattati: è il modo in cui lo faccio, la musica su cui lo faccio. Se vuoi brillare devi distinguerti dalla massa».

Sfera Ebbasta ha anche ospiti dai nomi pesanti in “Rockstar”: la superstar Quavo, membro dei Migos, l’amico Tinie Tempah con lui in “Bancomat”.

L’ambizione e le sicurezze a Sfera Ebbasta non mancano: «Paura di cadere sinceramente non ne ho.  Nella vita non c’è solo la musica, magari tra due anni farò altro che mi farà brillare nello stesso modo di oggi. Magari avrò il negozio di tattoo più grande di tutta Italia».

Alcuni cantanti in gara al prossimo Festival di Sanremo si sono affidati alle cure e alla professionalità di Danila Satragno, recentemente anche impegnata come vocal coach a X Factor

Verso Sanremo 2018: intervista a Danila Satragno, vocal coach
Danila Satragno con i Maneskin a X Factor

È una cantante e vocal coach molto stimata, Danila Satragno. Ha scritto libri e ideato un suo metodo per allenare e mantenere al meglio la voce, cosa indispensabile per i cantanti.

Recentemente è stata una delle vocal coach di  X Factor, e sarà presente al prossimo Festival di Sanremo, come già gli anni scorsi, con alcuni artisti che sta seguendo. A lei abbiamo chiesto quanto può essere stressante per la voce di un cantante un appuntamento come il Festival: «Un concerto è una prova di resistenza, di voce e anche fisica, considerando che ci sono trasferimento, sound check, quindi due ore circa di live. Sanremo è più un discorso di nervi, in tre minuti ti giochi tutto. E poi, per fare interviste si parla tutto il giorno per una settimana, e non si è allenati per farlo. Le emozioni – la diretta, la tv, il palco dell’Ariston – sono strettamente legate alla voce e la influenzano».

C’è un modo per arrivare vocalmente preparati al Festival, ed è un attento allenamento sia fisico sia vocale. Spiega Danila Satragno che «Con gli artisti che seguo abbiamo iniziato tempo fa. Ci si prepara mentalmente ma anche facendo esercizio aerobico, mangiando bene, curando il fisico. Ad esempio, i valori della pressione devono essere giusti, perché influenzano la voce (oltre a tutto il resto, chiaramente). Ci sono moltissimi esercizi che si possono fare».

Verso Sanremo 2018: intervista a Danila Satragno, vocal coach 1
Danila Satragno con Lorenzo Licitra a X Factor

E quando un cantante si trova nella fatidica settimana, cosa può fare per mantenere la voce al meglio? «Bere molta acqua, prendere vitamine, parlare bene usando il diaframma, diminuire alcol e fumo se proprio per la tensione non si riesce a eliminarli e non andare a letto subito dopo aver cenato. È importante togliere ogni peso che possa gravare sulla voce». Una condotta di vita molto simile a quella degli sportivi, che Danila Satragno starà certamente facendo seguire ad Annalisa, che segue come vocal coach da quando era bambina, e a Ornella Vanoni; «Ho seguito anche Eva, tra i giovani».

Tutti potremo approfondire i consigli di Danila Satragno su come allenare e mantenere al meglio la voce: prossimamente infatti Sperling & Kupfer pubblicherà un libro scritto da Danila con Roberto Re, mental coach. Perché una voce vincente è anche questione di mentalità.

Diodato sarà in gara al prossimo Festival di Sanremo in coppia con Roy Paci, con il brano “Adesso”. Il singolo al momento nelle radio è un altro, cioè “Cretino che sei”.

Diodato, “Cretino che sei”
Diodato (Foto: © Nicolò Salvatori)

Conoscete Diodato? Parteciperà al prossimo Festival di Sanremo in coppia con Roy Paci. Insieme proporranno il brano “Adesso”.

Sui social, però, ci è stato chiesto – e abbiamo letto un po’ in giro – chi è Antonio Diodato? In estrema sintesi, un cantautore di talento che ha già partecipato al Festival.

Il suo album di esordio è “E forse sono pazzo”, pubblicato nell’aprile del 2013. Nel 2014 si presenta al Festival di Sanremo, nelle Nuove Proposte. Con “Babilonia” si classifica secondo. In quella occasione il regista Paolo Virzì, presidente della giuria di qualità, “incorona” Diodato dicendo: «Io gli avrei dato tutto». Nel marzo dello stesso anno Diodato viene scelto come ospite fisso della trasmissione di Rai 3 “Che tempo che fa”. Nel 2017 pubblica il nuovo album “Cosa siamo diventati”, che convince il pubblico.

Il più recente singolo di Diodato si intitola “Cretino che sei”  (siamo da tutt’altra parte musicale rispetto a “Babilonia”) e racconta in maniera ironica di tutti i moniti fatti a se stessi dopo la fine di una relazione, che però puntualmente vengono meno quando ci si innamora di nuovo.

I protagonisti del clip di “Cretino che sei” sono i membri dell’LHC, il “Lonely Hearts Club” di beatlesiana memoria, persone che cercano da tempo di liberarsi dalla dipendenza più pericolosa tra tutte: l’amore.

Guarda il video di “Cretino che sei”:

«Capita nella vita di dirsi “Basta, non voglio più saperne”, soprattutto dopo aver sofferto», spiega Diodato. «Ci si promette di non commettere di nuovo gli stessi errori e poi arriva uno sguardo, una parola e ci ricaschi di nuovo, torni a illuderti che questa volta le cose andranno diversamente. Questo è “Cretino che sei”, con la sua – e quindi anche mia – leggerezza, ma anche con il suo sguardo cinico e disincantato».

Il prossimo Festival di Sanremo rappresenta un ritorno per Diodato e al tempo stesso un esordio, tra i big. Antonio sarà accompagnato dall’amico Roy Paci che impreziosisce “Adesso” con un ricco arrangiamento di fiati.

Chiara Galiazzo ci racconta com’è nata l’idea di un duetto con Leo Stannard e la collaborazione con lui: insieme hanno cantato “Gravity”

Leo Stannard e Chiara Galiazzo, com’è nato il duetto di “Gravity” 1Una collaborazione inedita quella tra il cantautore e polistrumentista inglese Leo Stannard e la voce elegante di Chiara Galiazzo, che possiamo sentire in radio dall’inizio dell’anno. Il brano si intitola “Gravity”, ed era già stato proposto da Leo con un’altra artista emergente, Frances. Adesso, con il featuring di Chiara.

Com’è nato il progetto?
Sono predisposta alle collaborazioni in lingua inglese, lo avevo già fatto cantando “Stardust” con Mika. Mi è stato proposto di cantare con Leo Stannard, che, devo dire, era più conosciuto da mia sorella che da me. Anche le mie amiche erano sue fan, in effetti lui va fortissimo su Spotify. Quando ho raccontato che c’era l’ipotesi di cantare con lui, loro erano entusiaste.

E tu, come ti sei avvicinata a Leo e alla sua musica?
La nostra non è stata una collaborazione fredda. Ci siamo parlati per mesi al telefono e scambiati messaggi sui social, poi ci siamo incontrati. Sono andata a Londra e in effetti lui si è rivelato simpatico come mi era sembrato. E poi parla un po’ di italiano, ha una casa a Maratea e ci viene in vacanza ogni estate.

Dal punto di vista musicale?
Mi piace il suo mondo, apprezzo il modo in cui sono prodotte le sue canzoni. “Gravity” ha proprio una bella atmosfera, un po’ acustica.

Leo Stannard e Chiara Galiazzo, com’è nato il duetto di “Gravity”I social, quindi, per questo progetto sono stati in qualche modo utili. Sì. Io non sono una troppo da social, non faccio foto ultrapatinate ad esempio. Però adesso li vedo un po’ meglio, perché sono un’occasione per dire a tante persone cosa sto facendo dal punto di vista musicale. Raccontando di Leo e interagendo con lui ho dato modo al mio pubblico di avvicinarsi al suo mondo. Dietro il nostro duetto in “Gravity” ci sono due persone che si conoscono e che sono entrate in sintonia.

Stai già lavorando a canzoni nuove?
Sì. “Gravity” credo sia servita anche per far captare al pubblico alcuni segnali di cambiamento. Già con l’ultimo disco ho iniziato a lavorare su di me e sulla mia musica, e sto continuando. Voglio recuperare la leggerezza che avevo all’inizio e che avevo un po’ perso. Questo è il mio augurio per il 2018; la leggerezza sta alla base di tutto.

Cos’altro è cambiato?
È cambiato il team di lavoro. Il fidanzato non l’ho cambiato, è sempre quello dell’anno scorso. Il cane pure. La casa invece sì è cambiata, sono andata davvero a vivere da sola.

Nel variegato cast del reality di Canale 5 c’è anche la cantante Bianca Atzei.

Isola dei Famosi 2018, "naufraga" anche Bianca Atzei
Bianca Atzei all’Isola dei Famosi 2018.

Il 22 gennaio su Canale 5 torna l’appuntamento col reality della sopravvivenza, l’Isola dei Famosi. Nel variegato cast di “naufraghi” (sportivi, attori, principalmente personaggi tv) in questa edizione 2018 è presente anche una cantante, Bianca Atzei.

Musica361 non può che dedicarsi a lei, interprete dall’immagine pulita che non avremmo mai immaginato “spiaggiata” in Honduras per quell’Isola dei Famosi fatta di fame e chiacchiere: chissà che proprio per questo non sia una delle sorprese di questa edizione.

Bianca Atzei si è avvicinata precocemente alla musica: a 8 anni, impressionata dalle voci di Mariah Carey e Whitney Houston, ha iniziato a studiare canto. Di esperienza in esperienza e di singolo in singolo, è arrivata al Festival di Sanremo: nel 2015 ha cantato il brano “Il solo al mondo”, che è stato pubblicato nel suo primo album “Bianco e nero”. Nel 2017 Bianca è tornata al Festival con il brano “Ora esisti solo tu”.

Bianca Atzei ha nel suo personale carniere musicale anche diverse collaborazioni, probabilmente la più nota è quella con i Modà, e in particolare con Kekko Silvestre che in alcune occasioni ha scritto per lei. Un altro artista che ha intrecciato la sua strada professionale con quella di Bianca è Alex Britti.

In tv l’abbiamo vista tra i concorrenti di “Tale e quale show”, trasmissione di Rai1 condotta da Carlo Conti. Bianca Atzei ha anche scritto un libro, “Ora esisiti solo tu – Una storia d’amore”. Tutto questo, al netto dei gossip e delle vicende relative al suo ex fidanzato Max Biaggi. E ora, la aspetta Cayo Cochinos.

Pitti Immagine Uomo, prestigioso appuntamento della moda, ha messo in vetrina la capsule collection Family First Milano realizzata con Emis Killa.

Emis Killa si dà alla moda con Family First Milano
Emis Killa si dà alla moda con Family First Milano.

Family First Milano X Emis Killa. Emis Killa, tra rap e moda: nel mondo del fashion Emis Killa aveva già fatto alcune comparse, torna ora con una nuova collezione a inaugurare il 2018. Alcuni giorni fa a Pitti Immagine Uomo Family First Milano, marchio fortemente legato alla musica e dall’immagine internazionale, ha presentato, insieme alla collezione principale, anche una capsule collection speciale: Family Fisrt Milano X Emis Killa, creata e realizzata a quattro mani con Emis Killa, star del rap amatissima dal pubblico.

«Ho conosciuto i ragazzi di Family First Milano mentre facevo ancora il giudice a The Voice», ha spiegato Emis. «La collaborazione è nata spontaneamente, per via della passione comune per lo streetwear in chiave fashion. La nostra capsule collection riprende il mondo carcerario, i colori sono ispirati proprio alle divise dei prigionieri. Come queste risaltano nel grigiore della detenzione, i nostri capi spiccano in un contesto urban e ricercato».

Emis Killa si dà alla moda con Family First Milano 1
Family First Milano X Emis Killa.

La collezione ha preso spunto dai capi-icona del brand Family First Milano, spingendosi fino alla creazione di nuove forme e nuovi colori. Il tema? Ovviamente ispirato agli ultimi successi di Emis Killa, non poteva essere altrimenti. Alcuni rimandi al Sud America hanno portato alla realizzazione di capi con uno spirito particolare, che richiama alcuni ambienti carcerari molto noti nell’immaginario collettivo – come può essere Guantanámo. Come ha spiegato Emis, lo stile asciutto dei capi si ispira a quello delle divise dei prigionieri, i colori sono fedelmente riproposti, compaiono anche i numeri di matricola dei carcerati. Quasi ogni capo riporta la scritta “Prisoner”.

Quali capi fanno parte della collezione Family First Milano X Emis Killa?
Felpe con cappuccio e senza, t-shirt in vari modelli (anche dall’aspetto volutamente “used”, usurato), giubbini che sembrano indossati dai membri di una gang; le camicie strizzano l’occhio a un certo abbigliamento da boss latino che vediamo nei film. Non mancano fiori dichiaratamente in stile anni ’70. Per quanto riguarda i colori, ci sono il bianco e il nero ma quello di punta scelto da Emis Killa è l’arancione. Per riassumere lo spirito della capsule collection si potrebbe dire “stile street ma sofisticato”.

Dopo Milano raddoppiano anche le date di Roma e Torino per “Brunori a teatro – Canzoni e monologhi sull’incertezza”. Aggiunti nuovi appuntamenti a Reggio Emilia e a Sanremo con Brunori Sas

Brunori a teatro - Canzoni e monologhi sull’incertezza
Brunori Sas, Dario Brunori [Foto: © FM Photographers].
Le vendite stanno gratificando l’impegno, il talento e anche la gavetta, non dimentichiamola, di Brunori Sas, ovvero Dario Brunori. Il suo 2017 è stato un anno d’oro, in cui il cantautore ha conquistato il pubblico con l’album “A casa tutto bene”, certificato disco d’oro. Il tour che ne è seguito è stato un successo, con oltre 65.000 biglietti venduti e numerosi riconoscimenti, compresa la Targa Tenco per la miglior canzone dell’anno con “La Verità”.

Brunori a teatro - Canzoni e monologhi sull’incertezza Il suo nuovo tour teatrale “Brunori a teatro – Canzoni e monologhi sull’incertezza” al via il 16 febbraio dall’ Auditorium Santa Chiara di Trento ha dovuto allargarsi e allungarsi. Viste le richieste, dopo il sold out e l’aggiunta di una seconda data al Teatro Arcimboldi di Milano, sono stati raddoppiati anche gli appuntamenti di Roma e Torino: i nuovi spettacoli si terranno rispettivamente il 10 aprile all’Auditorium Parco della Musica e il 24 aprile al Teatro Colosseo.

Ma non è finita qui: Brunori ha infatti rimpolpato anche il calendario aggiungendo due nuove date: appuntamento il 26 aprile a Reggio Emilia (Teatro Valli) e il 27 aprile a Sanremo (Teatro Ariston). E poi, visto la grande richiesta di biglietti, lo spettacolo di Catania del 21 marzo cambierà luogo: si terrà al Teatro Metropolitan.

Cosa vedremo a teatro con Brunori Sas?
Intanto, non è la prima volta che Brunori Sas si confronta con i teatri – nel 2015 aveva portato in scena “Brunori SRL, una società a responsabilità limitata”. Con “Brunori a teatro – Canzoni e monologhi sull’incertezza” vedremo uno spettacolo di argute riflessioni e musica che si rifà allo stile del teatro-canzone e della standup comedy. Dario insieme alla sua storica band alternerà canzoni e parole, in un percorso tra riso e pianto.

“Brunori a teatro – canzoni e monologhi sull’incertezza”, le date:

il 16 febbraio a Trento (Auditorium Santa Chiara) il 17 febbraio a Mantova (Teatro Sociale), il 19 febbraio a Milano (Teatro Arcimboldi), il 24 febbraio a Pescara (Teatro Massimo), il 26 febbraio a Napoli (Teatro Augusteo), 28 febbraio a Genova (Teatro Politeama Genovese), il 1 marzo a Varese (Teatro Openjobmetis), il 5 marzo a Bologna (Teatro Europauditorium), il 6 marzo a Udine (Teatro Giovanni da Udine), il 7 marzo a Ravenna (Teatro Dante Alighieri), il 13 marzo a Roma (Auditorium Parco Della Musica), il 14 marzo ad Assisi (Teatro Lyric), il 15 marzo ad Ancona (Teatro Le Muse), il 17 marzo a Cosenza (Teatro Rendano), il 18 marzo a Bari (Teatro Petruzzelli), il 21 marzo a Catania (Teatro Metropolitan), il 22 marzo a Palermo (Teatro Golden), il 23 marzo a Reggio Calabria (Teatro Cilea), il 27 marzo a Torino (Teatro Colosseo), il 28 marzo a Padova (Gran Teatro Geox), il 29 marzo a Firenze (Teatro Verdi), il 10 aprile a Roma (Auditorium Parco della Musica), il 23 aprile a Milano (Teatro Arcimboldi), il 24 aprile a Torino (Teatro Colosseo), il 26 aprile a Reggio Emilia (Teatro Valli) e il 27 aprile a Sanremo (Teatro Ariston).

Sicuramente avete sentito in radio “Leave a light on”, o lo avete cercato su Shazam. Ecco chi è Tom Walker, che tornerà in Italia per un concerto il 19 aprile.

Tom Walker, intervista al cantante di Leave a light on
Tom Walker.

Tom Walker pubblicherà il suo album nel 2018. Cantautore di Manchester (nato a Glasgow), è stato inserito nella lista della BBC “Sound of 2018”. “Leave a light on” è il suo brano al momento in radio, molto cercato su Shazam (secondo nella classifica di Shazam Italia).

Se cerchiamo “Leave a light on” significa che ci piace ma che non ce ne ricordiamo il titolo…
Può essere! Forse è un titolo un po’ lungo, sarebbe utile per una compagnia di fornitura elettrica (ride, nda).

Prima di questo successo hai pubblicato il singolo “Heartland”, che ha raccolto 70 milioni di stream. Prima ancora eri arrivato in radio con “Fly away with me” e “Blessings”. Non è stato facile però avviare la tua carriera.
No, ho fatto mille lavori. Quello in cui me la cavavo di più è stato il cuoco.

Il tuo piatto forte?
Fish & chips, ma fatto da zero interamente da me.

In attesa di assaggiarlo, possiamo scommettere sulla qualità della tua musica (il 19 aprile Tom suonerà alla Santeria Social Club di Milano, nda): cosa pensi quando il tuo nome viene accostato a quello di Ed Sheeran?
Che è pazzesco, lui è il numero uno al mondo e rappresenta anche una delle mie influenze musicali. Ha collaborato con molti artisti, è in cima alle classifiche: sono indubbiamente un suo grande fan.

Trovi delle similitudine tra il tuo e il suo modo di scrivere canzoni?
Forse qualcosa nello stile di scrittura, con le dovute differenze. Sono molto onorato del paragone.

Tom Walker, intervista al cantante di Leave a light on Visto che hai parlato di influenze, le altre da quali artisti o generi ti arrivano?
Sono fan degli AC/DC, li ho visti a Parigi con mio papà da bambino. Mi piacciono molto Paolo Nutini, i Muse, i Police e Sting, i Foo Fighters

Però il tuo disco preferito è “Thriller” di Michael Jackson.
Ho ascoltato da piccolo il vinile di papà ed è stato il primo album di cui abbia mai pensato in maniera cosciente “wow, è pazzesco!”.

Stai lavorando al tuo disco: quale tipo di sound ascolteremo?
Non mi piace essere legato a un solo genere, apprezzo il pop, il reggae, il blues, l’hip hop. Voglio inserire influenze diverse nel disco, ci sarà un po’ di tutto.

Grammy Awards 2018, candidato Fabrizio Poggi nella categoria Best Traditional Blues Album per il disco “Sonny & Brownie’s last train”.

 Fabrizio Poggi candidato ai Grammy Awards 2018
Guy Davis e Fabrizio Poggi (Foto: © Joseph Rosen)

L’armonicista italiano di fama internazionale Fabrizio Poggi è tra i candidati ai Grammy Awards, che saranno consegnati al Madison Square Garden di New York il prossimo 28 gennaio.

Fabrizio Poggi è candidato nella categoria Best Traditional Blues Album per il disco “Sonny & Brownie’s last train”, registrato con il leggendario cantante e chitarrista blues Guy Davis.

«Essere nominato ai Grammy Awards è un altro immenso sogno diventato realtà – ha commentato Fabrizio Poggi – Questo importante riconoscimento mi ha lasciato senza parole; lo dedico a tutti i musicisti italiani che da sempre suonano l’altra musica con onestà, passione e sincerità. Il segreto per arrivare ai Grammy è di rimanere se stessi, di essere in qualche modo “unici”, specialmente quando si cerca di arrivare al cuore delle persone».

Fabrizio Poggi e Guy Davis dovranno vedersela con i Rolling Stones per l’album “Blue & lonesome”, con Eric Bibb e il suo “Migration blues”, con Elvin Bishop’s Big Fun Trio e l’album omonimo, e con R.L. Boyce per “Roll and tumble”.

“Sonny & Brownie’s last train”, appassionato tributo alle leggende del blues Sonny Terry & Brownie McGhee, è stato pubblicato lo scorso 24 marzo ed è il frutto della collaborazione tra l’ambasciatore del blues Guy Davis e l’armonicista Fabrizio Poggi. Si tratta di un’intensa session di blues acustico, registrata dal vivo in uno studio milanese per meglio catturare l’essenza dell’affinità musicale che lega i due bluesmen, cresciuta e maturata nel corso di anni di esibizioni e registrazioni insieme.

Fabrizio Poggi ha una lunga carriera alle spalle: ha inciso 22 album, ha suonato con tanti grandi del blues, del rock e della canzone d’autore tra cui i Blind Boys of Alabama, alfieri del gospel noti al pubblico italiano probabilmente per la loro collaborazione con Ben Harper, che ha permesso di far arrivare il loro nome a una platea più ampia.

Con Guy Davis, Fabrizio Poggi ha inciso “Juba dance”, che è stato per ben otto settimane al primo posto della classifica dei dischi blues più trasmessi dalle radio americane e nominato ai Blues Music Award come miglior disco acustico dell’anno; in Italia Poggi ha suonato con Eugenio Finardi, Enrico Ruggeri, Gang, Luigi Grechi De Gregori, Danilo Sacco (Nomadi) e Francesco Baccini. Attendiamo il 28 gennaio per scoprire se avrà aggiunto un riconoscimento in più alla sua già scintillante carriera.

Dal 12 gennaio sarà disponibile il nuovo album di Francesca Michielin,“2640”. Il 17 marzo partirà un tour nei club di tutta Italia.

Francesca Michielin ci racconta "2640", il suo nuovo album
Francesca Michielin (Foto: © Letizia Ragno).

Arriva venerdì 12 gennaio il nuovo disco di Francesca Michielin, uno dei frutti più interessanti scoperti da X Factor negli anni (a proposito, commento sui Maneskin: «Sono fighi!»). Bel disco, sfaccettato, un mondo racchiuso in 13 brani, che prenderanno vita sul palco a partire dal prossimo 17 marzo.

Polistrumentista e autrice di testi e musiche, Francesca Michielin firma 11 delle 13 canzoni presenti in “2640”. La definizione di questo disco è per lei quella di «Un viaggio, ma non uno di quelli in cui prendi lo zaino e parti. È un viaggio per imparare a incontrare, a incontrarsi e per comunicare quello che si vuole anche senza dover parlare».

Francesca Michielin ci racconta "2640", il suo nuovo album 1

Nel disco coesistono tre anime e tre figure geometriche, per la precisione tre triangoli che appaiono anche sulla copertina del cd. «Il triangolo rosso è un vulcano, rappresenta l’esplosione e l’importanza di comunicare quello che si vuole come si vuole. Io in questo disco l’ho fatto. Il triangolo blu è il mare, esprime il concetto del sentire, del percepire. Da lui dobbiamo imparare ad ascoltare. Il triangolo verde è la montagna da cui provengo (Francesca è di Bassano del Grappa, nda): ci sali in cima e forse da lassù vedi il mare, ma se non ci riesci lo devi immaginare. La montagna rappresenta anche un po’ il legame con le proprie origini».

Come convivono questi tre aspetti (e quindi tre concetti) in 13 brani? «Sono tre anime forse contrastanti ma incastrate tra loro. Sono anime che mi rappresentano tutte», inserite in un disco che infatti ha molte sfumature differenti.

Le canzoni sono nate «In un lasso di tempo breve, in maniera viscerale, vulcanica direi». Nel disco ci sono molti rimandi al mondo dello sport: “La Serie B”, “Alonso”, riferimenti a San Siro, alla Curva Nord, alle auto… «Queste cose sono sempre state una mia passione, la retrocessione del Vicenza in Serie B è stata una delusione cocente. Però il mio è anche un elogio a chi combatte a testa alta nelle serie minori, anche se magari sarebbe da Serie A».

Francesca Michielin ha dimostrato da tempo di essere da Serie A, appunto. La prossima prova per lei sarà il tour, che siamo pronti a scommettere supererà a pieni voti a giudicare dallo showcase con cui ha presentato il disco. La nuova avventura live la vedrà protagonista nei club di tutta Italia: anteprima a Parma il 16 marzo, prima data il 17 marzo a Milano, successivamente Torino, Brescia, Bologna, Trento, Roncade (Tv), Catania, Perugia, Maglie (Le), Modugno (Ba), Roma, Napoli e Firenze.

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