Un Natale che promuove le eccellenze di Milano con l’iniziativa di Giovanni Cova & C., icona della tradizione nella pasticceria, e dell’Archivio Storico Ricordi, raccolta musicale tra le più importanti al mondo e scrigno di cimeli che promuove la memoria di compositori come Verdi e Puccini

Pasticceria Giovanni Cova e Archivio Storico Ricordi Dolci natalizi a tema musica, ci sono? Sì, e per gli appassionati delle sette note sono una vera delizia. Aggiungiamoci la gioia per il palato, e l’iniziativa di Giovanni Cova & C., tra uova, farina e spartiti storici a noi di Musica361 piace tantissimo.

Natale si avvicina a grandi passi e la pasticceria Giovanni Cova & C. (la cui tradizione pasticcera è stata premiata al Superior Taste Award con le Tre Stelle d’oro) propone il suo panettone, dolce simbolo di Milano, unendolo alla grande cultura musicale contenuta nell’Archivio Storico Ricordi, collezione privata dell’editore musicale Ricordi ospitata dalla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano.

L’idea del progetto “Linea Ricordi” – che per la verità non comprende solo il panettone classico ma anche in diversi altri gusti – è nata da una citazione di Giuseppe Verdi che in una lettera al suo editore Tito Ricordi celebra la bontà del panetun de Milan ricevuto in omaggio: “Come al solito era buonissimo e bellissimo”, scrive Verdi.

Il progetto “Linea Ricordi”, golosissimo, unisce quindi due eccellenze di Milano: lo scopo è portare l’attenzione su un importante tratto di storia musicale e artistica nazionale. Dall’idea di unire pasticceria e musica è nata una collezione di esclusivi prodotti dolciari per il Natale 2017, interamente dedicata alle raccolte dell’Archivio e rivestita con le immagini iconiche dei più grandi maestri della musica operistica e dell’illustrazione italiana.

Pasticceria Giovanni Cova e Archivio Storico Ricordi
La presentazione della “Linea Ricordi” alla Biblioteca Braidense di Milano.

I dolci sono rivestiti e decorati con le riproduzioni delle opere dei grandi Maestri del Melodramma, la massima espressione dell’Opera, recuperate dai documenti e dalle testimonianze che l’Archivio Storico Ricordi conserva e che promuove con mostre, pubblicazioni e convegni per tramandare la memoria di compositori come Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini, e di illustratori come Marcello Dudovich e Leopoldo Metlicovitz tra gli altri.

Bellissimi da vedere, i dolci della collezione “Linea Ricordi” regalano il “sapore” della cultura, del bello e delle eccellenze milanesi, celebrando personaggi che hanno reso grande l’Italia nel mondo. Ad esempio, il Pandoro (come poteva mancare?) e il Panettone Classico Giovanni Cova & C. saranno vestiti con le immagini storiche della “Turandot” di Puccini, mentre le altre specialità riprodurranno le partiture autografe di Paganini del 1817, la copertina del libretto della prima assoluta della “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini, le illustrazioni di Marcello Dudovich e la copertina della storica rivista musicale Ars et Labor” del 1907.

Si tratta di un’iniziativa bellissima, sotto tutti i punti di vista, ma anche di realizzazione complessa: è un progetto a termine (arriverà fino a Pasqua 2018), chissà se verrà riproposta in futuro con altri soggetti.

Con il suo brano “Daytona”, Salmo è il primo artista italiano di sempre nella colonna sonora della serie.

Need for Speed Payback, Salmo nella tracklist ufficiale del videogioco“Need for Speed Payback” è il nuovo capitolo di una delle serie di videogame sul racing più vendute al mondo. Adrenalinico, pieno di azione, il gioco di guida vive anche di musica: quella che propone in ogni sui capitolo è una colonna sonora che sgomma e fa mangiare la polvere a tutti.

Tra le canzoni che compongono la tracklist del nuovo “Need for Speed Payback” compare anche quella di un italiano, il primo in assoluto a essere inserito nella colonna sonora del videogioco: è Maurizio Pisciottu, alias il rapper Salmo. Il brano prescelto è “Daytona”, estratto dal suo ultimo album “Hellvisback”.

Nelle vesti di cantante ma anche di appassionato del videogame, Salmo ha spiegato come per lui sia «Davvero emozionante sapere che “Daytona” sia stata scelta come parte della colonna sonora del nuovo “Need For Speed Payback”. Da giocatore non nascondo la grandissima soddisfazione di entrare a fare parte di una saga che ha davvero fatto la storia dei videogiochi”.

Il brano di Salmo sarà in buona compagnia: accompagnerà i giocatori insieme a gruppi internazionali come The Amazons, X Ambassadors, Local Natives. A questi si aggiungerà un esclusivo featuring di Skepta e Goldie. Faranno parte della colonna sonora del gioco anche le band Queens Of The Stone Age e Nothing But Thieves, e ci sarà anche un brano inedito di Tom Morello feat. Leikeli47.

Le colonne sonore di “Need for Speed” sono un elemento fondamentale del videogioco. Al loro interno si ascoltano brani storici come “Riders on the storm” di Snoop Dogg & The Doors, o “Go” dei Chemical Brothers. C’è anche stata nuova musica, insieme a remix esclusivi. Insomma, la musica ha sempre avuto al sua rilevanza.

Per scatenarsi con il gioco di EA bisognerà il 10 novembre, giorno in cui “Need for Speed Payback” sarà disponibile. La colonna sonora uscirà in contemporanea mondiale nella stessa data.

Questo è l’ultimo traliler del videogame:

Quella di Amazon per il prossimo Natale è una vetrina scintillante, ricca di oggetti di design, chicche enogastronomiche, libri, giochi, dvd e tanta musica.

Natale 2017, su Amazon è tempo di regaliNatale 2017, sembra lontano ma è già qui. Amazon ha presentato le sue proposte per i prossimi regali, e, come sempre, sono tantissime e riguardano ogni ambito immaginabile: si va dai libri di carta dall’odore inconfondibile agli ereader per letture “immateriali”, si passa dai videogiochi ai giocattoli in legno fatti a mano, senza dimenticare prodotti enogastronomici ricercati, classici o chicche particolari. Lo store made in Italy permette di acquistare le eccellenze del nostro territorio.

Nel grande negozio virtuale ma realissimo di Amazon si trova davvero di tutto: basta mettersi a scorrere le diverse categorie di prodotti e sicuramente si trova l’agognato regalo. Amazon anche quest’anno ha presentato le sue proposte con appuntamento chiamato “Un Natale da favola”, organizzato presso la residenza Vignale a Milano, un palazzo storico degno di vere dimore da fiaba.

Ampio spazio nella vetrina natalizia è stata data alla musica: cd, vinili, strumenti musicali e attrezzature da dj, microfoni e registratori ma anche sfere stroboscopiche e plettri personalizzati con le immagini dei Minions.

Per rimanere in ambito musicale, c’è il bellissimo vinile di “Heroes” di David Bowie, realizzato in occasione del quarantesimo anniversario della pubblicazione del brano, e la colonna sonora della serie tv cult “Twin Peaks”.

Non poteva mancare “Masters”, la raccolta con i più grandi successi di Lucio Battisti in 8 vinili, rimasterizzati dai nastri originali.

Natale 2017, su Amazon è tempo di regali 1
Giuliano Palma.

Nel Natale da favola di Amazon c’è stato spazio anche per un aperitivo musicale, con l’esibizione di Giuliano Palma (associato spesso ai Bluebeaters, ma è stato anche tra i fondatori dei Casino Royale): un palco nel giardino della residenza Vignale, addobbato con decorazioni natalizie e renne bianche, è stato animato da tutta la verve e dal ritmo del cantante dagli immancabili occhiali scuri. Con cravatta, naturalmente.

Quarto album per Fred De Palma, che si mette allo specchio: bisogno di mettersi alla prova e nuove influenze per dare vita a “Hanglover”

Fred De Palma ci presenta "Hanglover" 1
Fred De Palma: tante novità legate al suo ultimo disco “Hanglover”

Fred De Palma ha da poco pubblicato il suo quarto disco, “Hanglover”, arrivato dopo il brano “Adiòs”, il recente disco di platino ottenuto per “Il cielo guarda te” e dopo il nuovo singolo “Ora che”. Tre singoli per un album annunciato in primavera, ma arrivato solo con l’autunno.

Come mai ne hai rimandato l’uscita?
Perché c’erano dei brani in più che volevo aggiungere e dei particolari che ho preferito modificare. Tutti i pezzi che ho scritto li ho inseriti nel disco: erano altri capitoli che dovevo aggiungere, soprattutto ho voluto i featuring che erano importanti per questo album e non potevano mancare.

Diciamo quali sono queste collaborazioni: con Madh, Low Low e Livio Cori, Achille Lauro (lo potete vedere adesso a Pechino Express), Cicco Sanchez, Samuel Heron e Giulia Jean.
Un featuring a cui tengo molto è quello con Cicco Sanchez, rapper emergente di Torino con cui ho fatto tanta musica. Come ho detto, tutte le collaborazioni sono fondamentali per il disco.

Fred De Palma ci presenta "Hanglover"
Hanglover, la copertina

“Hanglover” sta per?
È un gioco di parole. Ho immaginato questo disco come la mattina dopo una festa, quando cerchi di ricordare quello che hai fatto la sera prima – e sei in hangover. Nel disco ci sono i ricordi dell’ultimo anno e mezzo, i dischi d’oro e quello di platino. Mi sono risvegliato con “Hanglover” (dove lover si riferisce all’amore che canto ma anche al fatto che mi piace quello che faccio), è qualcosa che mi rispecchia nel mio momento attuale. Rompe gli schemi e ne sono contento. So di spiazzare ogni tanto.

Nelle nuove canzoni parli spesso della sensazione di sentirsi fuori luogo.
Sì. Da un lato parlo dell’amore, dall’altro dei due aspetti della vita dei personaggi pubblici, come si vede anche nel video di “Ora che”. C’è una coppia, sono due personaggi famosi e hanno gli occhi di tutti puntati addosso, anche al ristorante. Ho voluto indagare la differenza che c’è tra persona e personaggio. Capita di abbandonare la persona per tenere vivo solo il personaggio, di questo parla il disco.

A questo proposito, devo dirti che tu di persona sembri diverso da come ti presenti sui social. Non hai mai avuto timore che il personaggio potesse avere la meglio sul “vero te”?
A volte sì, ho avuto paura di questo meccanismo che può travolgerti. Io per fortuna sono sempre riuscito a mediare: non è recitare, ma assumere la responsabilità della tua parte da artista al 100%.

Come riesci, appunto, a mediare?
A volte cerco di isolarmi; stare da solo mi ricorda chi sono realmente. Ho smesso scrivere per un po’ di mesi perche volevo vivere. Farlo mi è servito molto, sono uscito dal vortice e mi sono concentrato su “Hanglover”.

Chi è il tuo mito musicale?
Sono cresciuto con Drake, è il numero 1 in questo momento. Fa quasi solo canzoni sulle donne, sull’amore, e su suo zio – non so perché (ride, nda; da notare che lo zio di Drake era un bassista). Drake parla di sè e questo penso gli abbia consentito di arrivare a tanti.

Tempo di X Factor: parteciperesti mai a un talent?
Mi è stato proposto anni fa, non l’ho fatto e non lo farei. Se scrivi le tue canzoni è limitante, non puoi crescere nell’ambito della tua storia. E poi, ti proietta subito in alto, tralasciando la salita. Il talent invece penso sia perfetto per gli interpreti, come Marco Mengoni: ha una voce incredibile, se non avesse partecipato magari non sarebbe emerso e sarebbe stata una grande perdita per la musica.

Lo faresti come giudice?
Sì. Punterei a tirare fuori la personalità dei cantanti.

Fred De Palma è sbarcato anche sull’app di TIMMUSIC – la piattaforma di TIM dedicata alla musica in streaming – con un’esclusiva AlbumStory in cui presenta “Hanglover”.

Fred De Palma ci presenta "Hanglover" 2
Fred De Palma su TIMMUSIC

Omaggio di Mauro Ermanno Giovanardi alla musica italiana degli anni ’90 con l’abum “La mia generazione”

Mauro Ermanno Giovanardi, La mia generazione
Mauro Ermanno Giovanardi (Foto © Silva Rotelli).

“La mia generazione” di Mauro Ermanno Giovanardi è un disco di una bellezza folgorante. Si volta indietro senza nostalgia per guardare in faccia l’oggi; lo fa recuperando brani che hanno segnato gli anni ’90 della musica italiana (quando si capì che il rock – e non solo – cantato nella nostra lingua dava frutti originali e vibranti), rendendoli personalissimi e attuali. Ne è nato un disco che cattura dal primo ascolto.

Grazie perché mi hai fatto ricordare belle canzoni che non riascoltavo da un po’.
È uno dei motivi per cui ho scelto di fare un album come “La mia generazione”. Ho recuperato la nostra esperienza più alternativa – mia e di molti amici cantanti, sottolineando la bontà di queste composizioni. L’idea era di fare di questi brani dei classici.

Mauro Ermanno Giovanardi reinterpreta i successi italiani degli anni '90 1Questo non è un disco di cover.
No, ci avrei messo una settimana a farlo se fosse stato quello l’intento, invece ci ho impiegato più di un anno. Penso che questo sia il mio album più difficile: ci ho messo tantissimo cuore, onestà, umiltà e testa, elementi necessari perché questo è un disco pericoloso. È stato un banco di prova per me come interprete, perché non mi sono mai confrontato con così tanti generi diversi, hip hop, rock, rap, cose salmodiate, altre quasi declamate… Mi sono messo a disposizione delle canzoni, recuperando lo spirito di quando sono nate ma realizzando qualcosa di originale.

Come hai affrontato questo progetto?
Volevo fare un omaggio agli artisti e alle canzoni che ho scelto (ho dovuto tralasciare alcuni brani molto significativi, purtroppo), senza retorica né nostalgia.

La canzone più complicata da affrontare qual è stata?
“Aspettando il sole”, di Neffa. Volevo trasformare questa canzone come fosse stata fatta nel 1952, riportando l’hip hop alle sue radici blues. Ho dovuto cantarla per prima per verificare se fosse il caso di lasciarla perdere: quello è stato lo slancio per tutto il disco.

Il tuo album racconta la scena musicale italiana degli anni ’90, e lo fa con la complicità di alcuni ospiti che sono stati protagonisti di quel periodo.
Nel disco ci sono canzoni di Afterhours, Marlene Kuntz, Subsonica, Casinò Royale e tanti altri (c’è anche “Nera signora” dei La Crus, storico gruppo di Giovanardi, nda); ho invitato colleghi e amici a cantarne alcune con me: Manuel Agnelli, Rachele Bastreghi (dei Baustelle, nda), Emidio Clementi (Massimo Volume, ma con collaborazioni vari e molto ampie, nda) e Cristiano Godano (Marlene Kuntz, nda), e Samuel (Subsonica, nda) con cui ho cantato “Cieli neri” dei Bluvertigo. Tutti sono stati protagonisti di quel momento magico degli anni ’90, i Baustelle penso ne siano i figli legittimi e dunque ho cantato “Baby Dull” degli Üstamamò con Rachele.

I duetti non sono tanti…
No, per scelta: altrimenti sarebbe stato un disco di duetti, appunto, e non un mio album.

Questo disco avrà una vita live?
Certamente. L’11 novembre inizierò il tour, e avrò come ospiti anche amici che non compaiono nel disco. Quando suonerò a Roma voglio invitare Raiz, che ha una voce pazzesca. È stato un dispiacere non inserire un duetto con lui nel disco, ma come ho detto “La mia generazione” è stato un album molto pensato. Mi sono dato dei paletti, che nei concerti non avrò. Canterò 20 brani, inserendo in scaletta altre canzoni degli anni ’90 come quelle dei Tiromancino o dei Prozac+.

Tu che canti i Prozac+, sarà divertente.
Ma sì, vediamo quale loro canzone mi calza meglio (ride, nda).

“Prisoner 709” segna il ritorno di Caparezza. Pochi giorni e ha già agguantato il disco d’oro. Su questo album c’è molto da dire, gli spunti principali sono quelli raccontati da Caparezza in conferenza stampa.

Caparezza: il ritorno con "Prisoner 709" è disco d'oro. L'intervista 1
Caparezza e il suo ultimo album “Prisoner 709”

Il nuovo album di Caparezza va ascoltato e lasciato sedimentare per un po’. Facile Caparezza non lo è mai stato, ma stavolta serve bussare per entrare perfino nel titolo dell’album. Ed è giusto che sia così, visto che deve racchiudere e sintetizzare l’essenza del disco.

“Prisoner 709” (già certificato disco d’oro) richiede orecchie aperte e, come insegna il buon Poirot, celluline grigie in movimento: come dice lo stesso Caparezza, “Questo è un album con una marea di sottoletture”, che possiamo scovare o meno. Sta alla nostra scelta di ascoltatori.

Partiamo dal significato di “Prisoner 709”.
7 e 9 sono due poli, Michele o Caparezza, libertà o prigionia, aprirsi o chiudersi, tutte parole di 7 o 9 lettere. Sono diventato l’enigmista (ride, nda). Dopo anni di dischi e di tanti concerti mi sono sentito un po’ prigioniero della mia vita e mi sono preso un attimo di riflessione. Questo è un disco introverso, rivolto verso me stesso e non verso l’esterno, in cui mi analizzo.

Questo cosa ha comportato?
Che per la prima volta ci sono io al centro delle canzoni. Nel primo brano, “Prosopagnosia”, ho vomitato fuori tutto quello che sentivo. Una volta esorcizzati i miei fantasmi l’album è venuto come per reazione, abbastanza naturale. Dentro c’è il mio amore-odio per la musica.

Un sentimento contrastato…
Tutte le cose belle tolgono qualcosa. I bambini ad esempio sono meravigliosi, ma devi fare delle scelte e loro ti tolgono tempo per altro. Io ho un deficit uditivo, l’acufene (sento costantemente ronzii): la musica mi ha tolto un po’ di udito. Quindi cosa fai? Metti tutto sul piatto della bilancia e decidi dove andare. Detesto i vittimismi, non mi piace piangermi addosso: elaborata la situazione, ho ripreso a scrivere. E infatti il disco si chiude con “Prosopagno…sia”, la presa di coscienza, l’accettazione.

Pensi che questo disco verrà capito?
Un disco deve esistere, semmai interessare; la logica del fare album che devono piacere porta a lavori piacioni. Si fa, e va bene, ma nel mio caso il mio referente sono io: ascolto le mie esigenze prima di scrivere. Non lavoro pensando “Il pubblico canterà questo brano ai concerti?”, ma solo se il brano rispecchia quello che ho in testa. In ogni caso, il pubblico canta anche quello che non penseresti. Da piccolo mi sono innamorato di “La voce del padrone” di Battiato. Qualcosa di quelle canzoni mi arrivava a prescindere dal senso, che non capivo, un po’ come succede con i brani in inglese che capita di non comprendere. Il pubblico può fare finta che le mie siano canzoni in inglese (ride, nda).

Show BoB the curve, fai vedere la curva a BoB. La curva di chi? Sarebbe meglio dire di cosa, visto che quella a cui ci riferiamo è la curvatura che rende sferica la Terra – sebbene un po’ schiacciata ai poli.

Il rapper BoB: La Terra è piatta, lancio un satetellite
Il rapper BoB: La Terra è piatta, lancio un satetellite per dimostrarlo!

Il cantante hip hop BoB crede che il nostro pianeta sia piatto, quindi ha aperto un crowdfunding per raccogliere fondi utili a finanziare il lancio di uno o più satelliti in orbita.

Scopo, fotografare la Terra per vedere se sia una sfera o no. Perché è dal 2016 che BoB ha in testa questa idea: deve vedere la curvatura della Terra, perché a lui sembra piatta. Se siete curiosi, qui trovate la raccolta fondi, a cui il rapper ha dato il nome di Show BoB the curve.

Nel video che presenta la campagna, BoB – al secolo Bobby Ray Simmons Jr – spiega di voler fare “Test ed esperimenti vari”, e di “Essere aperto a suggerimenti ed idee”. Il rapper ha inizialmente fissato il tetto del crowdfunding a 200 mila dollari, alzato poi a 1 milione; ha precisato che i soldi raccolti verranno usati per queste ricerche “E arrivare a una conclusione”.

Il seguitissimo blog di tecnologia Gizmodo ha seguito la vicenda, sottolineando come: 1) in orbita al momento si trovi un numero considerevole di satelliti che ci mandano immagini a raffica; 2) nel 2009 un gruppo di studenti ha spedito nella stratosfera una fotocamera agganciandola a un pallone aerostatico, spendendo 150 dollari. Ma insomma, se Bobby vuole lanciarsi in questa avventura da 1 milione di dollari… con lui, in questo momento, ci sono 150 persone che hanno fatto altrettante donazioni.

Intanto, se volete sentire qualcosa di BoB, questo è uno dei suoi brani più noti: in “Airplanes” spicca il featuring di Hayley Williams dei Paramore.

Nel 2011 e 2012 BoB è stato nominato anche per una manciata di Grammy, che però non è riuscito ad agguantare. Il suo ultimo album è il recentissimo “Ether”.

Nek, Max, Renga: il tour è un progetto live che vede i tre cantanti esibirsi insieme a partire dal prossimo gennaio.

Nek, Max, Renga: il tour
Da sinistra: Nek, Max e Renga Foto © Luisa Carcavale

Quanti di noi hanno un disco (o le hit inserite nella playlist) di Nek, Max Pezzali e Francesco Renga? Molti. Molti sono cresciuti con le loro canzoni (ricordate che quando era giudice a The Voice a Pezzali veniva sempre ricordata questa cosa?). Da qualche settimana hanno annunciato un tour in trio e, proprio per la popolarità dei tre cantanti, il progetto profuma di successo.

Sui social, si sa, le discussioni si accendono facilmente e, di solito, le fazioni si dividono senza sfumature tra bianco e nero. Così è stato nel caso del progetto live del trio Nek, Max, Renga, una serie di concerti a inizio 2018 nei palasport italiani.

C’è chi ha storto il naso ricordando il passato (ormai molto passato) nei Timoria di Renga, che quindi non avrebbe molto da spartire con Nek e Pezzali, dimenticando però tutta la carriera solista di Francesco – che è ormai lunga e di successo. Chi ha puntato il dito sulla loro amicizia, giudicata “posticcia” ed enfatizzata per l’occasione.

Resta il fatto che di artisti italiani protagonisti di tour a due o più voci che hanno riscosso successo negli anni, ce ne sono stati (da ultimi, i “Capitani coraggiosi” Morandi e Baglioni). I live di Nek, Max, Renga sono un’ottima occasione di evasione e divertimento; la sintonia tra di loro era evidente durante la conferenza stampa.

In verità, i dettagli svelati di questo progetto non sono stati molti: è tutto ancora in fase di definizione, a partire dalle date. Quelle confermate sono solo le prime.

Nek, Max, Renga: il tour 1
Nek, Max, Renga: la locandinda del tour

Da cosa è nata questa idea?
Max: Innanzi tutto siamo amici. Abbiamo cantato insieme “Duri da battere”, e poi c’è venuta voglia di dimostrare che nonostante il tempo che passa siamo ancora qui (“Duri da battere”, insieme al precedente singolo “Le canzoni alla radio”, sarà contenuto nel nuovo album di Max Pezzali in uscita in autunno per celebrare i suoi 25 anni di carriera, nda).
Il pezzo è nato l’anno scorso, mi piaceva l’idea di rafforzarlo vocalmente – altrimenti quel bridge col cacchio che lo scrivevo! Dire “Duri da battere” non è superbia da parte nostra; cambiano la musica e i gusti, noi nel nostro piccolo non siamo imbattibili ma un po’ duri da battere sì. Alla base c’è l’orgoglio di continuare a fare musica seguendo la nostra storia.

E poi, è nata l’idea del tour?
Nek: Sì. Il nostro pubblico è trasversale, conosce le canzoni di tutti e tre. Saremo tre individui uniti in un’unica persona, sempre insieme sul palco; sarà fatto tutto in totale condivisione. Proprio la condivisione è il punto fondamentale di questo progetto: l’idea di unirci è nata dalla canzone scritta da Max, e poi ci siamo imbarcati in questa avventura live, nuova per tutti e tre.
Renga: Abbiamo voglia di metterci in gioco. Di solito si fa un disco, lo si promuove, si va in tour. In concerto presenti il tuo album e hai la tua scaletta. Questa volta non è così, stiamo preparando un live che sarà qualcosa che si potrà vedere una sola volta. Questo è l’aspetto che ci diverte di più, dopo tantissimi anni in giro abbiamo voglia di tornare a giocare.
Max: Sottoscrivo in pieno. Abbiamo dei sottoinsiemi di pubblico che ci sono comuni, potremmo dire che sono cugini: chi conosce la mie canzoni conosce anche le loro, e viceversa.

Come saranno questi live?
Max: Per ora sappiamo che vogliamo interpretare in maniera diversa i nostri repertori. Certo, vi chiederete “Max come ne esce accanto a due voci meragliose come le loro?” (ride, nda). E la stessa cosa, tra due belli, io cosa c’entro? In realtà è tutta strategia: loro portano le donne ai concerti, io porto gli uomini.
Nek: Stiamo ancora lavorando ai dettagli. Anche le date non sono definitive.
Renga: Di sicuro c’è che vogliamo giocare col repertorio l’uno dell’altro, mischiando le canzoni e condividendole. Come lo faremo? Ci stiamo pensando, in questo sta il nostro divertimento. La scommessa più bella è raccontare tre percorsi artistici differenti con un unico show, una sola band e una voce sola.
Nek: Tutto può succedere.

Anche di realizzare un disco insieme?
Nek: Quella di un disco è un’idea che non escludiamo, vedremo.

Queste le prime date di Nek, Max, Renga – il tour:

20 gennaio all’Unipol Arena di Bologna

22 gennaio al Brixia Forum di Brescia

25 gennaio all’RDS Stadium di Genova

26 gennaio al Pala Alpi Tour di Torino

29 gennaio all’Adriatic Arena di Pesaro

31 gennaio al Pala Sele di Eboli (SA)

3 febbraio al Pal’Art Hotel di Acireale (CT)

12 febbraio al Pala Bam di Mantova

16 febbraio all’Arena Spettacoli Padova Fiere di Padova

20 febbraio al Nelson Mandela Forum di Firenze

L’ufficialità non c’è ancora ma dovrebbe arrivare a breve: a meno di sorprese davvero clamorose, Claudio Baglioni sarà il direttore artistico e il conduttore del prossimo Festival di Sanremo.

Sanremo 2018: Claudio Baglioni conduttore del Festival
Claudio Baglioni, si attende l’ufficialità degli accordi per la presentazione del Festival di Sanremo 2018

Claudio Baglioni non solo sarà il direttore artistico del Festival di Sanremo ma ne sarà anche il conduttore. Sostanzialmente, si tratterebbe di sistemare i dettagli dell’accordo finale per avere l’ufficialità dell’annuncio.

Il cantautore sarà selezionatore delle canzoni in gara e anche padrone di casa: salirà sul palco dell’Ariston dal 6 al 10 febbraio prossimi. Insomma, i nomi fatti di Fabrizio Frizzi, Milly Carlucci, Antonella Clerici, Amadeus e Massimo Ranieri per questa edizione restano nel cassetto.

Ma da chi sarà accompagnato Baglioni? Questa è la domanda ancora nell’aria: la squadra del Festival di Sanremo 2018 deve essere ancora definita e annunciata.

Quella che Baglioni ha raccolto è un’eredità pesante: i Festival di Carlo Conti, anche lui in doppia veste di direttore artistico e conduttore, sono stati un successo. Baglioni, comunque, oltre a essere cantautore di fama ha anche una certa esperienza con la tv: ha condotto con Fabio Fazio “Anima mia” e con Gianni Morandi (che subito l’ha incoraggiato per questa sua nuova avventura, dicendo che certamente sarà all’altezza del compito) ha dato vita a Capitani coraggiosi, tour e show televisivo. Con il prossimo Festival il ruolo di “capitano coraggioso” sarà esclusivamente suo.

L’ultima volta che abbiamo visto Baglioni al Festival di Sanremo è stato nel 2014, occasione in cui si è presentato come ospite. In precedenza, si era esibito all’Ariston nel 1985: non in gara, ma sempre come ospite, cantando “Questo piccolo grande amore”.

In entrambe le occasioni, la sua partecipazione è stata un successo. Baglioni, tuttavia, non è tornato al Festival nemmeno quando a condurlo c’era il suo amico Fabio Fazio. Adesso si è preso una doppia responsabilità.

Il Festival di Sanremo scatena grandi passioni, e anche su Baglioni i commenti sui social sono piovuti abbondanti: si va dai favorevoli ai contrari, a chi invita ad aspettare e a vederlo all’opera. E voi, da che parte state: sì, nì, no?

Hanno vinto l’ultima edizione di X Factor, imponendosi per il loro stile personale e l’energia.Back to the future”, ossia ritorno al futuro, è il loro primo disco di inediti.

Intervista: Soul System, arriva il primo album ed è "ritorno al futuro"
I Soul System: da X Factor al loro primo album “Back to the future”

“Liquido” ha anticipato “Back to the future”, il primo album di inediti degli ultimi vincitori di X Factor (a proposito, sta per iniziare la nuova stagione): sono i Soul System, Leslie, Don Jiggy, Joel, Davi (tutti di origini ghanesi) e Alberto.

All’intervista ti accolgono con grandi sorrisi, intonano canzoni, si definiscono “tartarughe nigga”, hanno risate travolgenti. I Soul System sono decisamente un gruppo pieno di vitalità e carico di energia, come la musica che propongono.

Partiamo dal titolo, inevitabile pensare al film “Ritorno al futuro”.
Abbiamo scelto “Back to the future” proprio perché siamo andati a ripescare le sonorità degli anni ’80 e ’90 cercando di portarle all’oggi, attualizzandole. Questo è un disco del 2017.

Intervista: Soul System, arriva il primo album ed è "ritorno al futuro" 1
I 5 componenti della band Soul System

Undici tracce una diversa dall’altra, tra funky, soul, r&b, reggaeton, hip hop, dance-pop.
Perché noi siamo così, non siamo rappresentati da un unico genere. Ci siamo anche divertiti a giocare con i suoni, prendendoci il nostro tempo e non pubblicando un album di inediti subito dopo la fine di X Factor. “Back to the future” è un disco eclettico che racchiude la nostra essenza. Tutto ci rappresenta, anche il fatto di scrivere e cantare in inglese.

“Liquido”, il primo singolo, è stato un omaggio a “Narcotic”, ma nell’album avete recuperato anche “What is love” di Haddaway.
Per “Single lady”, esatto. Anche se abbiamo avuto qualche timore a metterci mano perché è stato un successo enorme, e il ritornello (lo cantano, nda) è Haddaway. Toccarlo è stato tosto. È un brano dance che ti entra nelle ossa, irresistibile per noi.

Avete scelto senza dubbi di omaggiare “What is love” o avevate altre opzioni?
Abbiamo passato un pomeriggio intero ad ascoltare hit degli anni ’90, e poi abbiamo scelto questa.

Quale pensate sia stata la vostra forza a X Factor? Il talento lo diamo per assodato.
Siamo stati credibili. Non avendo contatti con l’esterno non sapevamo che il pubblico da sempre ci ha ritenuti molto personali e con un’identità precisa, lo abbiamo scoperto dopo ma questa è stata sicuramente una cosa che ci ha aiutati molto.

Come nascono le canzoni da cinque vulcani come voi?
Non c’è un metodo: le idee arrivano, non poniamo limiti. Siamo molto liberi, lavoriamo sulle proposte di cinque teste autonome. Magari il giorno dopo stravolgiamo la canzone pensata il giorno prima.

E chi decide, alla fine?
A maggioranza, ma il nostro produttore ha la parola definitiva.

Prima di salutarci, Jiggy precisa una cosa: “Sai come si pronuncia il mio nome? Non ziggy, come dicono tanti, ma gigghi!”, e chiude con una risata colorata.

I prossimi live dei Soul System: il 20 settembre a Imola (Festa Nazionale dell’Unità) e il 22 settembre a Palinuro – Salerno (Piazza Virgilio).

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