Il potere terapeutico della musica viene spesso citato dai cantanti. Anche Fedez lo conferma, e chiaramente, con il nuovo disco “Paranoia Airlines”, un volo libero che esorcizza le sue paure.

Fedez, prende il volo "Paranoia Airlines"Quali paure hai, Fedez?
Diventare padre mi fa sentire ancora di più inadeguato di fronte a diverse situazioni della vita, e l’ipocondria. Con queste nuove canzoni le mie paure ho ritirate fuori e le ho messe da parte. È arrivato il tempo, per me, di superarle.  Credo che a un primo ascolto questo disco possa risultare cupo, ma per me è stato terapeutico e liberatorio.

Musicalmente come definisci questo album?
Ho sempre lavorato con la massima libertà, ma in questo disco si nota di più. “Paranoia Airlines” è  un disco eterogeneo ma ci vedo più coerenza dal punto di vista della produzione rispetto ai miei album precedenti.

È anche un album ricco di featuring, da Annalisa a LP, da Dark Polo Gang a Zara Larsson. 
Sono tutte collaborazioni nate da una jam session in studio, durata un anno anno e mezzo, con evidentemente le eccezioni di Zara Larsson e Trippie Redd che non erano qui. Zara è passata a casa nostra durante la settimana della moda, Trippie Redd ha mandato il suo contributo. Mi chiamava per dirmi che non era riuscito a passare in studio, ma alla fine ce l’abbiamo fatta (ride, nda).

Avremmo scommesso ci sarebbe stato un featuring con Dua Lipa, amica tua e di Chiara.
Solo perché i nostri impegni si sovrapponevano e non è stato possibile, ma l’idea c’è.

Con quale altro artista straniero ti piacerebbe collaborare?
Un grande sogno sarebbe Travis Scott (rapper e produttore americano, nda). Ha una visione pionieristica della musica e dell’iconografia che la musica si porta dietro, e per questo mi piace.

E le tue amicizie internazionali?
Sento quotidianamente Martin Garrix (dj e produttore, nda), quindi posso considerarlo un amico. Lui fa tipo 200 date all’anno e vive su un aereo. È nato per fare quella vita lì e ne è felice. Ed è un ragazzo umile (ha dormito sul divano a casa mia, eppure di case così potrebbe comprarne più di una), fa le cose che gli piacciono e si gode il momento.

Per quanto riguarda il prossimo tour?

Da marzo sarò impegnato con il tour nei palazzetti, dove sono già stato ma non da solista. La data di Milano è sold  out, ce ne sarà una seconda.

Un doppio album live celebra i 25 anni di carriera degli Skunk Anansie e, a luglio, arriva una serie di date italiane tutte energia e carisma.

Skunk Anansie, 25 anni festeggiati con 25 brani liveSkunk Anansie in grande spolvero per i loro 25 anni di carriera. Pubblicano infatti un album live con 25 brani più una bonus track, che non è la semplice riproposizione di un concerto ma un collage di diversi show che la band ha tenuto nel corso degli anni. Il disco, “25LIVE@25”, sarà disponibile in dopo cd, triplo vinile, negli store digitali e sulle piattaforme di streaming dal 25 gennaio.

Nel doppio live possiamo ascoltare “Charlie big potato”, “Because of you”, “You saved me”, e così via di successo in successo: “Nel disco trovate quello che ci piace, le hit, le canzoni che ci siamo divertiti a suonare. Ci sono brani registrati molto di recente e altri che risalgono a diversi anni fa. Ci sono anche tracce che abbiamo registrato a Milano e a Rimini, il resto è preso da concerti europei. È stato un viaggio interessante”, racconta Ace.

Ripensando alla loro carriera, Skin spiega che “Non abbiamo mai fatto un album dal vivo, siamo una band che guarda avanti e non siamo nostalgici come attitudine, ma 25 anni sono da festeggiare. Tutto il nostro successo è nato dalle esibizioni live, che ci hanno portato a firmare il nostro primo contratto (il giorno in cui morì Kurt Cobain). Non avevamo fatto demo, dicevamo che per sentirci dovevano venire ai nostri concerti”.

Così ha preso il via una storia di successo, “Che per noi significa mantenere quello che abbiamo, nel corso degli anni. Abbiamo successo in tutta Europa, ed è una popolarità che si rinnova: siamo molto fortunati per questo”. Il successo in Italia come se lo spiegano gli Skunk Anansie? “Forse perché siete un po’ matti (ridono, nda). Noi non abbiamo mai rincorso la fama, per noi la musica viene prima. Abbiamo sempre sperimentato, a dire la verità: non porta a niente rifare lo stesso genere di canzoni solo perché ha avuto successo. Sperimentando a volte può capitare di sbagliare, ma quelli sono errori che fanno bene”.

Le pietre miliari della carriera della band sono, per Skin, “Secretly”, che “È un grande brano scritto col cuore, fantastico da cantare. E “Intellectualise my blackness” perché è molto forte, ha un riff bellissimo”. Per Ace le perle della band sono “Charlie big potato” perché “Ha armonia, melodia, è heavy e progressive, è… epica. Il pubblico ha molto amato “Hedonism”, con cui è entrato in connessione”.

Skunk Anansie, 25 anni festeggiati con 25 brani live 1

L’esibizione che considerano memorabile tra tutte è la prima in Italia, al Tunnel di Milano: “La prima volta in un paese significa avere davanti un pubblico con entusiasmo alle stelle. La nostra reazione è stata ‘Wow, cool’. È stato pazzesco. Abbiamo suonato al festival di Glastonbury come a Madison, in Wisconsin, in un locale piccolo. Pensavamo che nessuno sarebbe venuto a sentirci perché nevicava tantissimo, invece il bar (era un bar) era pieno. Questa è vita, non lo dimenticheremo mai”.

Gli Skunk Anansie dal vivo sono una band esplosiva, che sul palco tira fuori grinta e carisma: la possibilità di vederli in concerto ci sarà il 4 luglio prossimo a Nichelino, il 5 a Bologna, il 7 a Legnano e l’8 luglio a Roma.

Con questi ultimi ricordi si chiude il percorso che abbiamo compiuto in compagnia del Virginio Official Fanclub attraverso i momenti più belli che la musica ha regalato loro

Virginio Fanclub news: puntata #6
Virginio durante il live al Memo Club di Milano

Il Virginio Official Fanclub ha aperto per noi il suo prezioso “diario dei ricordi”, legato all’artista che più amano. Con queste ultime parole si chiude sulle nostre pagine un percorso fatto di musica, passione e ammirazione verso Virginio, di cui ringraziamo il Fanclub.

Virginio Fanclub News, così ci salutiamo

Potremmo raccontare ancora tanti momenti vissuti insieme a Virginio, in fondo in più di 10 anni di carriera i momenti carichi di emozione che questo artista ci ha regalato sono davvero tanti. E allora resta un po’ complicato sceglierne solo uno per questo ultimo appuntamento su Musica361. Abbiamo così pensato di ricordare due momenti per noi importanti. Il primo si riferisce al concerto che si è svolto nella splendida cornice del Borghese Palace Hotel nel cuore di Firenze nel 2017 e il secondo, invece, si riferisce al concerto che si è svolto al Memo Club di Milano il 28 novembre 2018.

Quello di Firenze è stato il primo concerto del 2017 che ha dato vita all’acoustic tour nelle principali città italiane (Roma, Napoli, Milano tra le più importanti) e che ha visto protagonista la voce di Virginio che ha cantato al pianoforte accompagnato da chitarra e violoncello. Quello di Milano, invece, il primo concerto dell’Elettro Acoustic Tour 2018/2019. Due concerti molto importanti per noi virginauti. Ritrovarsi tutti insieme per l’inizio di un nuovo tour è per noi sempre un momento di vera gioia.

Firenze, 2017

Firenze ha una magia particolare e sentir risuonare la voce di Virginio nel cuore di questa città, tra la Galleria degli Uffizi, il Duomo e Piazza della Signoria, è stato davvero molto emozionante. Ricordiamo l’aria gelida di quel giorno ma sapevamo che a breve Virginio avrebbe scaldato i nostri cuori con la sua musica. Si fa un giro nel centro di Firenze aspettando che arrivi sera. Ecco ci siamo… vogliamo arrivare in anticipo perché è fondamentale essere proprio avanti a tutti…

D’altra parte ci eravamo preparati, come Fanclub, a questo primo concerto del 2017 e avevamo un’aspettativa molto alta: dobbiamo riconoscere che Virginio non ci ha per niente deluso. Infatti, abbiamo potuto ampiamente apprezzare, durante tutto il live, le sue doti vocali e l’emozione che solo lui riesce a trasmetterci. E poi come dimenticare l’inizio del concerto sulle note de “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli? Un’apertura inaspettata per noi. Che sorpresa… e che interpretazione! Non è facile dare nuova vita a una canzone che tanti artisti hanno cantato e che possiamo dire è conosciuta da tutti. Ma Virginio ancora una volta ci ha stupito rendendo “sua” questa canzone che non conosce tramonto. E poi che bell’atmosfera, intima, raccolta e quante nuove persone con le quali abbiamo potuto stringere nuove amicizie.

Elettro Acoustic Tour 2018/2019: ricordi di Milano

Il 28 Novembre 2018, invece, a Milano è stato “inaspettato”. Tutti i pezzi sono stati riarrangiati con un sound electro-acustico pazzesco. E poi, Virginio aveva una carica spaziale che ha trasmesso a tutti. La sala del Memo era piena, quanta gente venuta nella sua Milano, quanti colleghi, quante persone del mondo dello spettacolo. È stato davvero emozionante per noi ritrovarci in un’atmosfera come quella che si era creata al Memo Club. Ascoltare gli ultimi due singoli (“Semplifica” e “Rischiamo tutto”) dal vivo… bè… è davvero emozionante. E poi con Virginio non mancano mai le sorprese, e così improvvisamente ci regala anche l’interpretazione di “Weird”, scritta per Lorenzo Fragola. Mamma mia che carica di energia e che interpretazione. Siamo tutti lì a battere i piedi a tempo, a battere le mani e ad applaudire. E a fine concerto non ci stanchiamo di chiedere ancora un bis che a sorpresa (ancora una volta) Virginio ci regala accompagnato da Paola Iezzi sulle note di “Milleluci”.

Quante emozioni… D’altra parte un concerto non è solo ascoltare musica ma è tutto quello che vivi mentre sei lì; un concerto è tutto quello che l’artista riesce a donarti, a trasmetterti. Ed è anche questo quello che ci piace di Virginio. Questo suo donarsi, questo suo non risparmiarsi quando è sul palco. Perché la sua musica non è fine a sé stessa ma crea “autostrade” nei nostri cuori.

Ed ora, salutando i lettori, noi tutti ci diamo appuntamento al prossimo concerto, alle prossime emozioni!

Il 2019 per Manuel Agnelli si apre con un dvd più cd live celebrativo degli Afterhours, e con un tour da solista.

Manuel Agnelli: tutti i nuovi progetti, con e senza gli Afterhours

Si è aperto un anno pieno di impegni per Manuel Agnelli, che a fine 2018 ha salutato la sua esperienza come giudice di X Factor, ritenendola ormai esaurita. Promette un 2019 intenso, a cominciare dalle novità in arrivo nei prossimi giorni.

“Noi siamo Afterhours” è il docufilm con doppio cd live che racconta la serata del memorabile concerto al Forum di Assago dello scorso anno, per festeggiare il trentennale della band. “Noi siamo Afterhours” verrà pubblicato il prossimo 25 gennaio e l’uscita sarà accompagnata da una serie di incontri con il pubblico (in-store e in-cinema) che inizieranno da Milano proprio il 25 (Skyline Multiplex Centro Sarca, ore 15; ultimo appuntamento in calendario il 3 febbraio a Roma, alla Feltrinelli Via Appia alle 17).

Nel docufilm le immagini del concerto si alternano alla voce narrante di Manuel Agnelli, che conduce in un viaggio intimo attraverso la musica della band. Inoltre, per “Noi siamo Afterhours” il gruppo torna a collaborare con il regista Giorgio Testi, dopo “Hai paura del buio?”; regista che, tra l’altro, è stato nominato ai Grammy per il suo lavoro con i Blur in “No distance left to run/Live at Hyde Park”. Spiega Agnelli che “Ci sono diversi progetti che vedranno la luce quest’anno. Quello del Forum è stato un ottimo concerto con registrazioni eccellenti, i cd e il dvd fermano un momento che ci rappresenta moltissimo”.

Ma le novità non sono finite qui. Per la prima volta Manuel Agnelli farà un tour da solo, “Anche se ho fatto serate senza di Afterhours negli anni. Questo però è un tour (prima data il 30 marzo ad Assisi, Teatro Lyrick), nato perché non voglio realizzare qualcosa di progettuale attorno alla musica, ho il desiderio di fare qualcosa senza obiettivi precisi. Voglio essere molto, molto più leggero nella maniera di veicolare la musica; sento la necessità di ritrovare intimità con il pubblico. Io e Rodrigo (D’Erasmo, che fa parte degli Afterhours e sarà in tour con lui, nda) siamo presuntuosi, crediamo che le canzoni staranno in piedi anche se suonate solo da noi due”.

Manuel Agnelli: tutti i nuovi progetti, con e senza gli Afterhours 1Questo spettacolo, “An evening with Manuel Agnelli”, “Non ha uno schema fisso, faremo letture, cover, brani degli Afterhours rivisti, avremo degli ospiti ma non c’è una lista, è tutto molto libero. Ci sarà una parte di storytelling che riguarderà come sono nate le canzoni, com’ero io, com’era il contesto quando quei brani sono stati scritti. Ho bisogno di questa libertà, dopo le bellissime produzioni televisive a cui ho preso parte negli ultimi anni”.

Manuel Agnelli fa una precisazione importante: “Non sarà un concerto cantautorale o acustico, no, non aspettatevi questo. Le prevendite dei biglietti stanno andando bene anche se non si sa bene cosa andrò a fare. Il pubblico degli After è formato da una base solidissima, siamo molto fortunati. È anche un pubblico molto variegato, e questo ci permette di pensare a quello che vogliamo fare con tanta libertà”.

Libertà, non a caso, è una delle parole chiave del tour: “Musicalmente non essere in 6 ma doversi rapportare con meno persone dà molta leggerezza. È tutto stimolante in un gruppo, ma i binari sono stretti, anche se sei un dittatore come sono io. A 52 anni è la prima volta che compaiono da solo su un manifesto. È anche un modo di mettermi in gioco”. Anche se, precisa, “Gli Afterhours non si sciolgono, sono solo in standby”.

Anche perchè Agnelli ha una serie di progetti personali a cui vorrebbe dedicarsi: “Mi piacerebbe molto rifare “Ossigeno” (programma condotto da Manuel su Rai 3, nda) visto che me l’hanno chiesto, ne stiamo parlando. Per ora non c’è certezza”. Un disco solista, magari? “Boh. Perché no. Io e  Rodrigo stiamo scrivendo tantissimo, tutte cose diverse da quelle degli After, probabilmente questo accade perché sto suonando soprattutto il pianoforte. Non sappiamo cosa diventeranno questi brani, però voglio continuare a scrivere tantissimo”.

Dal 17 gennaio Riccardo Sinigallia sarà live, in tutta Italia, con il suo “Ciao cuore tour”. Presenterà dal vivo il suo ultimo album e i suoi successi più amati

Riccardo Sinigallia, "Ciao cuore" in tour
Riccardo Sinigallia. Foto: © Fabio Lovino

Lo scorso settembre Riccardo Sinigallia ha pubblicato l’album “Ciao cuore”, che dal prossimo 17 gennaio porterà sui palchi di tutta Italia con l’omonimo tour (la partenza sarà da Torino).

Arrivato a quattro anni di distanza dal lavoro precedente (in cui non sono mancati progetti importanti da produttore come l’album “Le fine dei vent’anni” di Motta, e “Botanica”, il secondo progetto discografico dei Deproducers, collettivo musicale di cui Sinigallia fa parte insieme a Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo e Max Casacci), “Ciao cuore” è un album in cui ogni canzone diventa un personaggio, e ogni personaggio ha una storia da raccontare.

“È un disco nato lentamente. Tutta la mia produzione si basa sulla non volontarietà. Io programmo poco: non c’è mai un mio atto volontario alla base di una canzone. Semmai, cerco di fare capitare qualcosa, cioè suono e arrivano delle idee. Magari passano 8 anni poi recupero quella ‘pietra’ che era venuta fuori, appunto, molti anni prima – come è successo per alcune canzoni di questo disco. A quel punto contestualizzo la canzone, che nasce prendendosi il suo tempo”.

Riccardo Sinigallia, "Ciao cuore" in tour 1
Riccardo Sinigallia. Foto: © Fabio Lovino

Questa lentezza, “Che in realtà è solo prendermi il mio tempo per fare le cose bene”, colloca Riccardo Sinigallia fuori dagli standard della musica odierna: “Per fortuna ho il vantaggio di essere fuori moda. Questa è una scelta fatta giorno per giorno, ho sempre voluto mantenere intatta la mia identità stando alla larga da determinati cliché. E tengo ovviamente anche alla mia credibilità, che si basa sulla sperimentazione: secondo me bisogna avere il coraggio di provare a fare cose diverse, e come conseguenza questo porta a crearti la tua credibilità”.

La tournée alle porte sarà l’occasione per ripercorrere dal vivo i brani più amati di Riccardo Sinigallia, e presentare le nuove, bellissime canzoni che compongono “Ciao Cuore”.

Il prato degli stadi è sempre più verde, con Laura Pausini e Biagio Antonacci, per la prima volta in tour insieme dal 26 giugno

Laura Pausini e Biagio Antonacci, com'è nata l'idea del tour negli stadi
Laura Pausini e Biagio Antonacci. Foto: © Cosimo Buccolieri

25 anni di amicizia; nel 2000 la prima collaborazione artistica, con “Tra te e il mare”; 18 anni dopo l’idea di un tour insieme, che arriverà nel 2019. Laura Pausini e Biagio Antonacci canteranno sui palchi più grandi che possiamo pensare, quelli degli stadi. La prima data sarà il 26 giugno allo Stadio San Nicola di Bari.

Gli appuntamenti live saranno 10 e la scaletta (per ora in via di definizione) prevede i rispettivi grandi successi, i brani più recenti compreso il loro recente singolo insieme, “Il coraggio di andare”, e, assicurano Laura e Biagio, la loro presenza contemporanea sul palco.

Ferdinando Salzano di Friends & Partners (che organizza il tour) ha presentato le date negli stadi come “Un’avventura unica. Lavoro con Biagio da 14 anni, con Laura da 10, e per me è un onore essere con loro in questo progetto”.

Laura Pausini e Biagio Antonacci negli stadi: l’idea da un messaggio, arrivato al momento giusto

Ma com’è nato questo progetto? Con Laura Pausini e Biagio Antonacci che non riescono a organizzarsi, a causa dei rispettivi impegni. “Mando da anni a Laura messaggini in cui le chiedo “Facciamo un tour insieme?”. E lei risponde a orari assurdi – perché è sempre impegnata dall’altra parte del mondo – “Sono stanca”. La posso capire, anche io sono stanco anche se giro solo in Italia. Soprattutto ero stanco di pensare a cosa fare domani per andare avanti nella musica, che potesse stimolare la nostra parte creativa. Poi lei una mattina mi scrive solo “Sì, facciamo insieme la tournée negli stadi”.

E non è finita qui, perché Laura Pausini gli scrive anche: “Vieni da me a Roma a fare la foto per il tour”. Però Laura ci tiene a spiegare meglio: “Nel 2019 volevo vivere normalmente per scrivere le nuove canzoni, non volevo fare una cosa così grande come un tour negli stadi. L’idea di Biagio mi è capitata davanti un giorno in cui mi sentivo giù. Quello di “Il coraggio di andare” è un messaggio che serve anche a me… E intanto Biagio mi diceva “Stiamo solo un po’ assieme. Cantiamo”. Ecco perché adesso siamo qui”.

Laura Pausini e Biagio Antonacci, com'è nata l'idea del tour negli stadi 1
Laura Pausini e Biagio Antonacci. Foto: © Cosimo Buccolieri

Altri dettagli arrivano da Antonacci: “Quando mi ha detto di raggiungerla per fare la foto, mi ha solo chiesto di portate un vestito elegante, e ha aggiunto: “Ho delle transenne a casa”. Servivano, dato che la foto sarebbe stata per dei concerti”. “Ma sì”, svela Laura, “Le avevo affittate. Mi sono vestita di lustrini e ho chiamato un grande fotografo, Cosimo Buccolieri, e abbiamo fatto. Ferdinando (Salzano, nda) non sapeva ancora niente”. Tanto che quando finalmente gli arriva la proposta Antonacci-Pausini, chiede in quale anno fosse previsto il tour.

Questi i retroscena, raccontati dalla voce dei protagonisti. Ma cosa vedremo in questo tour?

“Lo stadio che vedete in alcune delle foto è la rappresentazione di quello che faremo, cioè il sudore, la parte rock che non vi aspettate, le nostre ballad e la nostra italianità. La scaletta non l’abbiamo ancora fatta, io però ho messo in lista 36 canzoni di Biagio, anche quelle meno note: le vorrei cantare tutte”, precisa Laura Pausini.

Spetta ad Antonacci esprimere il senso vero di questo tour: “Non avevamo bisogno di questi concerti per confermare qualcosa, lei è una stella (Laura si schermisce, nda), però vogliamo restituire alla gente quello che ci ha dato in questi anni. È la prima volta che in Italia un uomo e una donna fanno un tour insieme negli stadi, ma dietro questa nostra iniziativa non c’è stato nessun ragionamento di marketing”.

Infine, svelano qualche piccolo particolare su cosa vedremo in questi concerti: “Ci saranno alcune ‘canzoni nascoste’, quelle magari meno note, dei momenti in cui canteremo insieme, magari scambiandoci i successi uno dell’altra. Staremo sul palco sempre insieme, perché abbiamo tante canzoni, il palco sarà grandissimo ed è giusto così”.

Su una possibile loro esibizione come ospiti al prossimo Festival di Sanremo, è Biagio a rispondere: “Siamo in ritardo per produrre uno spettacolo impegnativo come quello negli stadi. Al momento non pensiamo ad altro”.

Ricordate “Mad about you”? Ecco, quel successo serve a inquadrare immediatamente gli Hooverphonic, anche se il trio di oggi è diverso da quello di allora. A cominciare da una certa Luka…

Gli Hooverphonic sono romantici o no? La risposta in "Looking for stars"
Hooverphonic. Foto: © Carl Rottiers

Era il 2000 e il gruppo belga degli Hooverphonic stazionava stabilmente nei nostri ascolti con la hit “Mad about you”. Il loro album più recente (il decimo, appena pubblicato) è “Looking for stars” e a cantare i brani scritti da Alex Callier e Raymond Geerts c’è Luka Cruysberghs: ha 17 anni ed è la vincitrice dell’ultima edizione di The Voice in Belgio. Alex era il suo caposquadra-giudice.

“Romantic” è stato il singolo scelto per lanciare il nuovo lavoro degli Hooverphonic, “Ma diciamo che non si può sempre essere romantici. La canzone in realtà parla della società in cui viviamo, in cui devi essere romantico e perfetto, e ogni giorno deve essere fantastico. Ma non è così, non siamo sempre romantici, non è possibile esserlo”. Tanto che in “Paranoid affair” cantano “love is ovverrated”, l’amore è sopravvalutato. “Se ti guardi attorno l’amore è tutto. Invece no, è importante ma non è tutto: in questo senso è sopravvalutato. Però attenzione, i nostri testi sono anche ironici, non bisogna prenderli troppo sul serio”.

Gli Hooverphonic sono romantici o no? La risposta in "Looking for stars" 1
La copertina di “Looking for stars”

Hooverphonic: la voce di Luka

E com’è per Luka, che ha solo 17 e appartiene a una generazione diversa da quella di Alex e Raymond, cantare questi brani? “Per me questa è un’esperienza speciale, cerco di ritrovare nella mia vita quello che canto nelle canzoni”. Precisa Alex che “Scrivo canzoni per altri da una vita, i testi devono essere universali per poter essere interpretati per tutti. Non dipende se sei uomo e donna, e non c’entra nemmeno l’età. Che tu dica “non sono romantico” a 17 o 45 anni è realistico e accettabile, anche se il senso sarà diverso. Con Luka, nello specifico, ci unisce la musica: l’età è solo un numero”.

Gli Hooverphonic nel loro prossimo tour faranno tappa in Italia, il 22 marzo al Vox Club di Nonantola (Modena) e il 23 marzo alla Latteria Molloy di Brescia. “Proporremo i nostri classici e cose nuove”, spiegano, “Cercando di rendere più attuali le canzoni meno recenti, trattandole con rispetto”. Sul palco quindi aspettiamoci eclettismo, trip hop, elettronica, e quelle “Note inaspettate che per noi sono così interessanti”.

I fan di Virginio ci raccontano di quella volta che con “Parole liberate” hanno superato muri e barriere, insieme alla musica e naturalmente insieme a Virginio

Virginio Fanclub news: puntata #5 1
Virgino alla Camera per “Parole Liberate”

 

Il Virginio Official Fanclub ci parla di Carlo Conti, Sanremo (il Festival della musica italiana può essere galeotto, in varie forme e maniere) e di un premio, tutti argomenti di cui spesso scriviamo su queste pagine. Stavolta però tutto questo ha portato Virginio a partecipare a un’iniziativa speciale, che sposta l’attenzione verso gli altri, oltre le barriere.

 

 

Dopo il 1 febbraio del 2015 (di cui abbiamo parlato nel precedente articolo) il Fanclub è stato protagonista di diverse iniziative. Tra quelle più importanti non possiamo dimenticare l’iniziativa a favore di “Parole Liberate: oltre il muro del carcere”.

Ma che cos’è “Parole Liberate” e cosa ha che fare con i virginauti?

“Parole liberate: oltre il muro del carcere” è un’iniziativa unica e mai tentata prima in Italia, nata nel 2014 da un’idea dell’autore Duccio Parodi e successivamente sviluppata insieme al giornalista e scrittore Michele De Lucia e all’attore Riccardo Monopoli. L’idea è quella di un premio per poeti della canzone riservato esclusivamente alle persone detenute nelle carceri italiane.

Ebbene nel corso del Festival di Sanremo 2016 Carlo Conti (conduttore del Festival in quell’anno), di fronte a 12 milioni di telespettatori lanciò un appello a favore del progetto musicale chiamato appunto “Parole liberate: oltre il muro del carcere”. L’appello consisteva nel cercare un’artista che musicasse il testo di Giuseppe Catalano, detenuto, all’epoca, preso il carcere di Opera (Milano) e vincitore della seconda edizione del premio Parole Liberate.

L’appello è stato colto da Virginio, artista che noi fan abbiamo imparato ad apprezzare non solo per il suo talento musicale ma anche per la sua sensibilità umana e per l’attenzione rivolta al mondo del sociale.

Ed è stato così che “P.S. Post Scriptum” di Giuseppe Catalano – vincitore della seconda edizione del Premio – è stata musicata da Virginio.

Dopo la presentazione ufficiale a Roma presso la Camera dei Deputati, il 15 giugno del 2017 il Fanclub ha raggiunto Virginio presso l’urban Center di Milano dove si è svolta alla presenza del Sindaco della città, Giuseppe Sala, e dell’Assessore Lipparini, la premiazione dei vincitori del contest “Parole Liberate”, occasione in cui Virginio ha presentato per la prima volta al pubblico il brano “P.S. Post Scriptum”, nata appunto dal testo dell’allora detenuto del carcere di Opera, Giuseppe Catalano.

Virginio Fanclub news: puntata #5
Virginio alla premiazione di “Parole Liberate”, e il contributo raccolto dal suo fanclub

Il Fanclub ha vissuto davvero un momento emozionante. Ascoltare un brano per la prima volta in assoluto dal vivo non è una cosa che capita tutti i giorni e vedere quanta valenza ed importanza abbia questo stesso brano nella vita di persone concrete è stato davvero importante per ognuno di noi. La realtà del carcere è una realtà lontana dalle vite di tutti noi, ma con questo impegno di Virginio ognuno di noi ha potuto fare delle riflessioni molto importanti. Saremo sempre grati a Virginio che con la sua musica riesce a farci entrare in contatto con la vita reale di tante persone.

Siamo rimasti così colpiti dalla passione con la quale Virginio ha aderito a questo progetto che anche come Fanclub abbiamo voluto dare il nostro apporto. Ed è così che durante la manifestazione abbiamo donato un assegno all’associazione che organizza il premio per contribuire fattivamente a questo progetto nel quale Virginio ha creduto fermamente.

PS POST SCRIPTUM

(G. Catalano – Virginio)

Amami
Come ami il tempo in cui leggevo
poesie
Quando la luna stende il bianco
Sull’asfalto e ci invita a seguirla così

L’auto va
Scivola dentro quella luce calda
Dove mi perdo nel silenzio
Della notte
E tutto svanisce così

Quanto mi pesa quanto
Sacrificare il tempo
Che non ci aspetta
Ma si aspetta qualcosa da noi

Ferma quell’attimo e poi
Socchiudi gli occhi
E ritroverai
Quel che penso
Così intenso
Flebile chiarore che
Invade la stanza
Dove vedo te
Nel buio spesso
Di me stesso

Perdo qui
I miei pensieri di rugiada e nebbia
Oltre quel muro che rimane
Senza tempo
E che vedo svanire così

Quanto mi pesa quanto
Giustificare il tempo
Che non ci aspetta
Ma si aspetta qualcosa da noi

Ferma quell’attimo e poi
Socchiudi gli occhi
E ritroverai
Quel che penso
Così intenso
Flebile chiarore che
Invade la stanza
Dove vedo te
Nel buio spesso
Di me stesso

Amami
Come ami il tempo in cui leggevo poesie
E mi perdevo nel silenzio denso
Delle parole che volano
Via

Roberto Vecchioni ha pubblicato un disco che è una canzone spezzata in 12 momenti, non semplicemente un insieme di 12 brani inediti, in cui troviamo un invito accorato ad amare la vita.

"L'infinito" di Roberto Vecchioni è un inno alla vita
Roberto Vecchioni. Foto: © Oliviero Toscani

A cinque anni di distanza dall’ultimo disco, “Io non appartengo più”, è arrivato il nuovo disco di Roberto Vecchioni, “L’infinito”. L’album contiene 12 brani inediti, tra cui il duetto tra Vecchioni e Francesco Guccini in “Ti insegnerò a volare”. Quello di Guccini (l’altro ospite del disco è Morgan) è un ritorno alla musica sorprendente ed eccezionale, per questo che tra l’altro si tratta di un duetto inedito. “Ho fatto una fatica immensa a tirare fuori l’orso dalla tana, dopo 7 anni che non cantava”, ricorda Roberto Vecchioni. “Ma volevo lui, il più grande cantore della musica d’autore, perché dentro questo disco c’è tutta la musica d’autore. Francesco ha ascoltato le canzoni e mi ha detto che voleva esserci”.

Ripensando al passato, Vecchioni riflette: “A volte mi chiedo cosa ho scritto, cosa volessi dire. Va tenuta una medietà per farsi capire, per essere accessibili al pubblico. Io per merito di Orazio – il cavallo dei fumetti – e di Orazio – il poeta – sono andato a Sanremo. Avevo capito che quella era la mia strada”.

Da questo pensiero si passa a una considerazione affine: “A volte io ho pagato il dazio della difficoltà, se non c’è la chiave non si capisce cosa scrivi. Questo era il mio tallone d’Achille. La vita che vale, che conta, questa va cantata: a questo pensavo negli ultimi cinque anni”.

Perchè “L’infinito” è un disco manifesto

"L'infinito" di Roberto Vecchioni è un inno alla vita 1
Roberto Vecchioni. Foto: © Oliviero Toscani

Ed è la vita che è stata raccontata in “L’infinito”, un album manifesto, “Non 12 brani ma un’unica canzone divisa in 12 momenti. Ho voluto provare a fare un disco in cui le canzoni parlassero di altri, altri che la vita l’hanno amata e hanno fatto capire anche a noi che va amata. Sono persone famose o meno, ma hanno questo in comune. La prima persona fra queste è Alex Zanardi: “Ti insegnerò a volare” è lui, e dopo di lui sono arrivate molte altre persone, che dimostrano l’amore per ciò che si vive, tutto quello che si vive. Come la madre di Giulio Regeni, la guerrigliera curda Ayse e Leopardi“.

E su Giacomo Leopardi, la parola di cui il professor Vecchioni è maestro, vola: “Ho scelto Leopardi per un disco che parla di vita. Ho riletto le opere del suo ultimo periodo, quelle di un Leopardi ironico. Resta pessimista ma negli anni trascorsi a Napoli è come se chiedesse una tregua al dolore, con “La ginestra” e “Il tramonto della luna”: dopo la notte fa sorgere il sole. La parola sole Leopardi la usa solo qui, nelle ultime righe che scrive. Ecco come si vede che è dentro di noi questa voglia di vivere! Lui avrebbe amato la vita se fosse stato possibile”.

Un disco prezioso questo di Vecchioni, che ha una particolarità: “È disponibile solo in cd e vinile, niente streaming, niente download, almeno per ora. Questo album è anche una resistenza culturale: questo è un disco unico, non si vende un brano singolo perché c’è un filo rosso che unisce le canzoni. Sento che “L’infinito” andrà a persone che lo vogliono davvero”.

Infine, Roberto Vecchioni ci lascia con una chiusura potente: “Alex Zanardi e Leopardi sono la sconfessione di “Samarcanda” (celebre brano del 1977, nda), perché loro dicono ‘destino, ti batto quando voglio’. Spero che questo disco vi porti gioia”.

Per la prima volta nella sua carriera Raffaella Carrà pubblica un disco di canzoni di Natale. Ci ha raccontato il perchè di questa scelta e perchè è molto “Carrà”.

Raffaella Carrà, perchè un disco di Natale?
Raffaella Carrà. Foto: © Iwan Palombi

Un disco per cantare e ballare, promette Raffaella Carrà che torna questo Natale con un disco da mettere sotto l’albero. “Ogni volta che è Natale” raccoglie alcuni classici – e non solo, si va da “Halleluja” alla rumba “La Marimorena”, che rappresenta il gusto latino di Raffaella – delle feste interpretate da Raffaella, e, nella versione deluxe del cd, racconta anche la carriera della Carrà con un considerevole repertorio di brani che hanno fatto la storia non solo musicale dell’Italia. Il disco è disponibile anche in versione lp e superdeluxe, con i 2 c d deluxe e un 45 giri a forma di stella.

Questo è un disco che mancava, perché un album natalizio Raffaella Carrà nella sua carriera non l’ha mai fatto. “Non avevo intenzione di cantare, poi la Sony mi ha chiesto di farlo, proponendomi proprio di interpretare delle canzoni natalizie. Un anno fa ho cominciato ad ascoltare 60 brani, forse di più. Daniele Magro ha scritto un inedito  molto carino, “Chi l’ha detto”, che è stato il primo singolo estratto dall’album. Mi sono divertita a fare quello che volevo, in totale libertà: “Happy Xmas”  è diventato un valzer, insomma abbiamo cambiato gli arrangiamenti di tutte le canzoni”.

Un disco di Natale perchè le mancava, perchè ha trovato un singolo inedito che le piaceva, “E anche perchè nel mio studio ho tutti i dischi d’oro e di platino vinti, appesi al muro: c’è un angolo ancora vuoto, per un nuovo riconoscimento. Non so come né quando, ma quel vuoto lì va riempito. Non so se ci riusciremo, ma io lavoro anche per avere questa soddisfazione”, ride.

Raffaella Carrà, tra reggaeton e canzoni filippine

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Per ora, Raffaella Carrà riempie di note molto “alla Carrà” le nostre giornate natalizie. Ma cosa significa che questo disco è “molto Carrà”? “In queste canzoni ci sono io, le mie scelte, i suoni che mi piacciono. “Halleluja” non è un pezzo natalizio però lo volevo cantare, non dimenticandomi che io sono quella del “Tuca Tuca”. “Feliz  Navidad”è l’unicaspina nel mio cuore.  Ho cantato dance e pop per tante volte, mi manca il reggaeton, un ritmo che mi appartiene. Mi hanno detto no, “Feliz Navidad” deve rimanere com’è, non puoi farla reggaeton! Per sfregio canterò la mia versione in tv (ride, nda). La mia versione reggaeton ce l’ho lì eh, ma comunque questo è un brano che ballerete per forza anche nella versione che sentite nel disco. Perchè questo album è fatto per cantare e ballare”.

Continua Raffaella dicendo che “Ho anche inserito “Buon Natale”, che è una mia canzone. Ho letto su YouTube una serie di complimenti degli utenti in proposito, che mi hanno fatto pensare di ricantarla. “Jingle Bell Rock” è quella, e così la sentite anche nel disco. Non hanno messo nel cd una canzone filippina che avevo scoperto nei miei viaggi, peccato. Ho tradotto il testo con Angelica, che ha 12 anni e canta benissimo; nell’inciso ho cantato in filippino con lei che mi faceva da maestra”.

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