Sampaolo: “Che te ne frega”, per raccontare quello che accade intorno a noi e non perdersi il meglio della vita

Sampaolo
Che te ne frega l’ultimo singolo di Sampaolo

Sampaolo è un cantautore di talento e dalle profonde radici emotive. Un artista vero, verace e che con Che te ne frega è riuscito a chiudere un 2024 importante sotto tanti punti di vista. Che te ne frega è un brano intenso e toccante, ispirato dalla relazione speciale con sua figlia Sofia, che lo ha condotto a scoprire un amore che non aveva mai conosciuto, così alto e così forte. Il brano si muove su una melodia coinvolgente e riflessiva, accompagnata da un testo che esplora la bellezza dell’essere presenti, senza il bisogno di inseguire traguardi irraggiungibili o aspettative altrui. Attraverso immagini quotidiane e poetiche, Sampaolo canta l’importanza di non prendersi troppo sul serio, per non rischiare di perdersi il meglio della vita. Noi lo abbiamo raggiunto per una piacevole chiacchierata.

Benvenuto tra le nostre pagine. Inizierei chiedendoti come stai?

Direi molto bene!

Che te ne frega è il tuo ultimo singolo. Un brano riflessivo ma dalla melodia coinvolgente. Cosa ci puoi dire di più su questo brano?

È una canzone che ho scritto qualche tempo fa, forse un anno e mezzo. Credo che sia un pezzo sincero, senza fronzoli o robe “accattivanti”. Con Luca Carocci, amico e produttore, abbiamo deciso di registrarlo ed è uscito così, semplice. Ci suonano Fabio Giandon alla Batteria, Alessio Pizzotti al Piano, Carocci alle chitarre e Basso e Ramon Carballo al fischietto finale. Tutto molto semplice, mi piace dire artigianale.

Cosa invece rappresenta per te?

Beh, per me rappresenta una specie di coperta calda. Mi ci ritrovo molto, ancora adesso quando lo risento. Spesso con le canzoni ti capita di separartene, così, quando escono, sono altro da te. Che te ne frega è fuori ma la sento ancora molto dentro.

Sampaolo: "Che te ne frega", vivi il meglio della vita
Sampaolo

Un omaggio al legame tra padre e figlia. Immagino che ci sia una forte componente biografica in questo pezzo?

Diciamo di sì. Il pezzo è dedicato a mia figlia Sofia, una “cinquenne” che ha pensato bene di nascere appena sei mesi prima dell’apocalisse recente che ci si sta snocciolando addosso: Covid, Ucraina, Gaza, inflazione, Salvini e Meloni, Trump ecc. Come padre, volevo scrivere qualcosa che, magari, la rassicurasse. Ma poi, come spesso accade, ti guardi da fuori e scopri che stai parlando anche al te stesso bambino, che ancora oggi ha bisogno di essere rassicurato e di vedere le cose da prospettive più umane, senza lasciare che ti opprimano.

Cosa speri che sia emerso dal brano e cosa pensi sia arrivato al pubblico?

Spero che sia emersa la sua semplicità, il fatto che poi la verità vera sta lì dove eviti di fare castelli, di montare strutture o preoccuparti troppo. Insieme a quella poi abitano felicità e gusto, e che la vita in fin dei conti è proprio bella. Al pubblico spero sia arrivato questo, ma anche molto altro, come tutte le emozioni che ci hanno voluto ritrovare.

Questo brano per forza evocativa e immaginario, ricorda molto Father and Son del leggendario Cat Stevens. La canzone è stata un’ispirazione per te?

Amo molto Cat Stevens ma Father and Son non è stata un’ispirazione a dire la verità. Diciamo che l’ho associata, anche se solo in maniera elettiva, dopo che l’avevo scritta. Mi piace pensare però che, forse, ci ha mosso lo stesso sentimento quando abbiamo scritto queste canzoni. Chissà, magari la sente e facciamo un disco insieme.

Sampaolo: "Che te ne frega", vivi il meglio della vita 1

Cosa dobbiamo aspettarci da te per questo 2025?

Molte cose spero, altri brani già pronti ed altri ancora in arrivo, poi magari un disco a chiuderli tutti dentro. Con Luca e gli altri/e compagni/e di viaggio adottiamo però il metodo artigianale, per cui, ogni cosa a suo tempo, ogni cosa ha il suo tempo. Stiamo a vedere.

Vincenzo Incenzo: la vera rivoluzione è cantare il rispetto delle donne. Omaggiare le donne, la loro forza, la loro bellezza e la loro importanza

Vincenzo Incenzo: "Come nessuna al mondo"
Vincenzo Incenzo (PH Pitta Zalocco)

Vincenzo Incenzo è uno dei cantautori di maggior talento che il nostro paese può vantare. Artista a 360° capace di scrivere autentici capolavori, veri evergreen passati alla storia. Un animo sensibile che si è messo al servizio della musica, scrivendo per sé stesso e per tanti altri meravigliosi artisti, le sue canzoni sono infatti state cantate da Renato Zero, Lucio Dalla, Antonello Venditti, Laura Pausini, Sergio Endrigo, Massimo Ranieri, PFM, Michele Zarrillo, Franco Califano, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Ron, Albano, Tosca, Amanda Miguel, Ana Gabriel, Mijares e tanti altri.

Come autore vanta ben undici brani al Festival di Sanremo. (tra i quali Cinque giorni, L’elefante e la farfalla, L’acrobata, Che sarà di me, Nel perdono, Un altro amore no). Una collaborazione autoriale con Papa Francesco per il brano La Madre, cantato da Mijares, ha lavorato con Armando Trovajoli e in questo 2025 ha debuttato in Italia con il musical Bernadette de Lourdes che tanto successo ha raccolto in Francia e che conferma il suo straordinario talento anche nella scrittura per il teatro.

Come nessuna al mondo, è l’ultimo brano estratto dal suo album di inediti #Pace (Verba Manent/ADA Music Italy). Noi lo abbiamo raggiunto per una piacevolissima chiacchierata, sul singolo, sull’album e sulla sua immensa carriera.

Ciao Vincenzo, benvenuto sulle pagine di Musica 361. Inizierei chiedendoti come stai?

È un momento bello. Non sono una persona che si esalta nella ricerca della felicità assoluta, mi piace però avere una predisposizione al nuovo, alla bellezza e a quello che può accadere. È uscito questo singolo che sta dando delle belle risposte e poi c’è stato anche il debutto del nuovo musical Bernadette de Lourdes che ha avuto un grande successo in Francia e che adesso arriva in Italia. C’è tanta adrenalina, è quindi un bel momento.

Vincenzo Incenzo: "Come nessuna al mondo" 1
Vincenzo Incenzo – #PACE – cover

Come nessuna al mondo e il musical Bernadette de Lourdes, è un periodo particolarmente florido per te artisticamente parlando ma anche emotivamente…

Ho sempre pensato che fosse giusto portare in scena quello che veramente si vive e quello che si sente ogni giorno. Non ci deve mai essere una scollatura tra realtà e astrazione lirica o artistica. Per me è un unico flusso e mi piace molto questa idea che la vita corrobori il lavoro e il lavoro corrobori la vita. Insomma, sono due facce della stessa medaglia e viaggiano sempre insieme. Ho questo privilegio di poter vivere in maniera sospesa e sono felice di condividere questo momento artistico e personale.

Come nessuna al mondo nasce un po’ di tempo fa, ma oggi diventa essenziale anche per quelle polemiche che ci sono state, per esempio a Capodanno o più in generale sui testi di oggi. È stata una casualità o ne sentivi l’esigenza di raccontare un brano del genere?

Il brano nasce con altre motivazioni, ma da subito intendeva celebrare l’universo femminile, che per me è sempre stato fonte di ispirazione. Ho sentito la necessità di proporre un qualcosa di diverso, in linea con il mio pensiero. Oggi vedo che nella musica si sta andando verso una brutta deriva tra contenuti di violenza e disparità di genere. Senza voler chiamare in causa la censura, che è una cosa che odio e andrebbe rimossa, si dovrebbe proporre un percorso alternativo, anche perché così facendo si rischia di parlare della donna in modo negativo. Si deve invece celebrare la forza e la bellezza delle donne.

Per risolvere questo problema cosa si potrebbe fare?

Secondo me si potrebbe partire già da un discorso discografico e così affollare di brani più propositivi e positivi. Sì potrebbe così bilanciare l’eccessivo parlare di cose negative. Credo che i ragazzi non si rendano conto di quello che ascoltano e cantano, e non hanno mai messo in discussione quello che viene loro proposto. Il problema è più culturale e, secondo me, sarebbe utile una differenziazione di proposte e divulgare più contenuti. Dare quindi la possibilità di scegliere cosa ascoltare e cosa vedere.

Questa canzone è quindi un po’ controcorrente rispetto al periodo…

Oggi la vera rivoluzione è cantare il rispetto delle donne. Parlare di rispetto è l’atto rivoluzionario di questo periodo.

Vincenzo Incenzo: "Come nessuna al mondo"
Vincenzo Incenzo (PH Pitta Zalocco)

Cosa speri che possa emergere dal brano?

In Come nessuna al mondo voglio omaggiare le donne, la loro forza, la loro bellezza e la loro importanza. Spero che emerga l’importanza della donna nel nostro percorso di vita.

In #Pace racconti un altro atto rivoluzionario, specialmente per le notizie che emergono dai TG e dai giornali…

Pace è una parola che è stata privata del suo senso. Altrimenti non si parlerebbe di guerre giuste! Solo la pace è giusta, non ci possono essere altre variabili. Siamo arrivati ad un punto di sopportazione che ormai non ci stupisce più nulla ed è per questo che la Pace deve essere rimessa al centro.

C’è un brano che più di tutti rappresenta questo album?

Nel disco parlo di tante cose, parlo delle carceri, parlo di amore, speranza, delle donne e parlo anche degli ultimi della terra. Però c’è un brano che su tutti rappresenta una sintesi di propositività e di salvaguardia del bello. La bellezza è una sintesi dell’album ed è la più importante del disco.

Oltre ad essere un grande cantautore sei anche uno degli autori più apprezzati nel panorama italiano. C’è tanta differenza quando scrivi per te e per gli altri?

Quando lavoro a un mio album ho un approccio molto più libero, che non vuol dire che quando scrivo per altri non lo sia. Ho avuto la fortuna di scrivere per interpreti che mi hanno dato grande fiducia. Grandi professionisti, ma soprattutto grandi amici, come Renato Zero, Michele Zarrillo o Massimo Di Cataldo. Ciò quindi ha favorito il lavoro. Certo, non sempre è facile perché magari alcuni artisti non condividono certi temi e non vogliono essere divisivi, ma per quanto mi riguarda, non ho paura di nulla. Sono sempre me stesso e in questo album sono riuscito ad essere molto sincero.

Vincenzo Incenzo (PH Roberto Passeri)
Vincenzo Incenzo (PH Roberto Passeri)

La tua è una carriera lunghissima, c’è un momento che ricordi con maggior affetto?

Ce ne sono due di momenti importanti che ricordo con maggior affetto: il primo, è il periodo dei miei esordi, stavo al Folkstudio, un luogo importantissimo per la musica a Roma e dove hanno iniziato un po’ tutti. Avevo 18 anni e la mia fidanzata di allora era la corista di Michele Zarrillo e così, quando andavano in tournée, lei metteva la cassetta con i miei provini. Quello è stato l’inizio di tutto, anche perché poi il manager di Zarrillo volle sapere chi fosse a scriveva quei testi e volle conoscermi.

E il secondo?

È la dimostrazione della musica come forza salvifica: quando è finito un amore importante per me, ho scritto di getto Cinque giorni e questa grande sofferenza è diventata il mio più grande successo come autore. Qui ho capito veramente il potere salvifico della musica; riuscire a tramutare in bellezza anche la sofferenza. Sai cosa significa ciò?

Cosa significa?

Che le donne sono al centro della mia vita e dei miei ricordi. In questi due aneddoti, due donne sono state importanti per me: una per aver acceso il mio percorso e una per averlo esaltato.

Don Cosimo Schena: “Amore universale” l’ultimo singolo, un messaggio di speranza e rinascita in questi tempi così difficili

Don Cosimo Schena - Amore universale - Copertina
Don Cosimo Schena – Amore universale – Copertina

Amore Universale è l’ultimo singolo di Don Cosimo Schena, pubblicato il 22 novembre dello scorso anno e disponibile in digitale (Musica è / Believe). Amore universale è un brano coinvolgente e proprio come dal titolo universale, destinato a tutti e dedicato a tutti. Un messaggio di speranza e amore universale in questi tempi non facili e destinato a tutte quelle persone che, nonostante le difficoltà, riescono a trovare la forza di amare e di provare la propria rinascita. Attraverso la malinconia di un momento di solitudine, Don Cosimo Schena fa emergere la fiducia verso un nuovo inizio e la speranza verso un domani migliore con la musica come strumento di rinascita. Abbiamo raggiunto Don Cosimo Schena per farci raccontare questo suo brano e il suo percorso artistico e spirituale.

Benvenuto sulle nostre pagine, mi piacerebbe iniziare chiedendoti come stai?

Grazie per l’accoglienza! Sono contento di essere qui con voi.

Don Cosimo Schena, "Amore universale" 1
Don Cosimo Schena (Foto di Francesco Lacorte)

Un periodo particolarmente importante per te, partito con l’uscita di Amore Universale il tuo ultimo singolo. Quali sono le emozioni che ti hanno accompagnato?

L’uscita di Amore Universale è stata un viaggio emozionante. Ho provato una gioia immensa e un senso di responsabilità nel condividere un messaggio così importante con il mondo. Le emozioni sono state tante: dalla felicità alla trepidazione, dall’orgoglio alla gratitudine.

Cosa hai sperato che emergesse da Amore Universale e cosa la gente effettivamente ha ritrovato secondo te?

Ho sperato che Amore Universale potesse trasmettere un messaggio di inclusione, di amore per tutti senza distinzioni. Mi auguravo che potesse toccare i cuori delle persone, portando un po’ di luce nelle loro vite. Penso che molti abbiano ritrovato in questa canzone un rifugio, un balsamo per l’anima, un invito a guardare il mondo con occhi nuovi.

Un messaggio di speranza e amore universale dedicato a tutti e per tutti. Oggi però quanto c’è bisogno di speranza e amore?

Mai come oggi c’è bisogno di speranza e amore. Viviamo in un mondo spesso segnato da divisioni e conflitti, e il messaggio di speranza e amore è essenziale per costruire ponti, per abbattere i muri e per ritrovare la nostra umanità.

Don Cosimo Schena, "Amore universale" 2
Don Cosimo Schena (Foto di Francesco Lacorte)

Il brano è anche un invito alla rinascita. Un modo per superare i momenti bui attraverso la musica?

Assolutamente sì. La musica ha un potere straordinario di guarire, di sollevare lo spirito e di accompagnarci nei momenti difficili. “Amore Universale” è un invito a rinascere, a riscoprire la bellezza della vita, a trovare la forza per andare avanti.

Tu sei un personaggio un po’ atipico e che coniuga la religione alla psicologia, ma come mai questi percorsi così differenti?

Credo che la religione e la psicologia possano lavorare insieme per il benessere delle persone. La religione offre una visione spirituale e di senso, mentre la psicologia ci aiuta a comprendere meglio noi stessi e le nostre emozioni. Unire queste due dimensioni può creare un percorso di crescita personale completo e armonioso.

La tua figura si coniuga anche con i social, ma qual è il tuo rapporto con il web, le piattaforme e questi luoghi digitali?

I social media sono un mezzo potentissimo per raggiungere tante persone e condividere messaggi di speranza e amore. Il mio rapporto con il web è positivo: cerco di usare queste piattaforme in modo costruttivo, per diffondere positività e per creare una comunità di supporto e di scambio.

Don Cosimo Schena, "Amore universale" 3
Don Cosimo Schena (Foto di Francesco Lacorte)

Un bilancio dell’anno appena trascorso lo hai fatto?

Sì, lo scorso anno è stato intenso e pieno di sfide, ma anche di grandi soddisfazioni. Ho avuto l’opportunità di toccare la vita di molte persone e di crescere personalmente. Ogni esperienza, positiva o negativa, è stata un insegnamento prezioso.

Invece da questo 2025, cosa ti aspetti?

Mi aspetto di continuare a crescere, di poter portare avanti i miei progetti con passione e dedizione. Spero di poter continuare a diffondere messaggi di amore e speranza, e di poter fare la differenza nella vita di chi mi segue.

Milano 84, “Ultradisco” il loro ultimo progetto un disco contemporaneo, tutto italiano nello stile, nei suoni, nelle melodie e nelle parole, ma dal sapore internazionale

Milano 84, Ultradisco rappresenta tutto il nostro mondo
Milano 84

Il duo Milano 84 (Fabio Di Ranno e Fabio Fraschini) è tornato con Ultradisco, l’ultimo progetto uscito lo scorso 22 novembre 2024 sia in vinile, che in digitale. Quello di Ultradisco è un viaggio tra synth pop, new wave e italo disco, con all’interno 11 tracce da non perdere, tra inediti da ascoltare con grande attenzione, in lingua italiana, inglese e francese, omaggi delicati ma necessari e collaborazioni straordinarie, come quelle con  Johnson Righeira, Fred Ventura, Andy (Bluvertigo), Fabrizio Massara (Baustelle) e molti altri.

Dopo il sorprendente esordio con Monochromatic, con Ultradisco i Milano 84 hanno deciso di osare, cercando di realizzare un disco contemporaneo, tutto italiano nello stile, nei suoni, nelle melodie e nelle parole, ma dal sapore internazionale. Un ritorno al passato per ritrovare nuova vita nel futuro, dando vita così a un nuovo immaginario, quello della Nu Italo Disco.

Milano 84 - Ultradisco - Cover
Ultradisco – Cover

Anticipato dal singolo “The right words” con Fred Ventura, Ultradisco vuole rappresentare un qualcosa di diverso, in un universo musicale alla ricerca dei like facili, loro puntano alla musica, alla profondità e alle sonorità che per oltre un decennio hanno caratterizzato la vita di tantissime persone.

Milano 84, Ultradisco rappresenta tutto il nostro mondo 2
Milano 84

Insomma, Ultradisco è il progetto che ha chiuso un 2024 da urlo per loro e che li porta a un 2025 ricco di musica, concerti e sorprese. Noi di Musica 361 lì abbiamo raggiunto per una piacevole chiacchierata.

Fabrizio Nitti, un viaggio delle emozioni con Il suono il suo ultimo singolo, scritto con Paolo Agnello e arrangiamenti di Danilo Ballo

Il Suono - Fabrizio Nitti - Copertina
Il Suono – Fabrizio Nitti – Copertina

Fabrizio Nitti è un cantautore che ha fatto della musica la sua ragione vita. Un artista che in oltre trent’anni di carriera ha calcato alcuni dei palchi più importanti e partecipato ad eventi iconici passati alla storia. Dal palco del Festival di Sanremo con I ragazzi innamorati con Paolo Agnello al concerto alla presenza di Papa Giovanni Paolo II, dal Premio Città di Recanati al Castrocaro. Mille avventure fatte di incontri e canzoni, come Il Suono, l’ultimo singolo scritto con Paolo Agnello,  con gli arrangiamenti di Danilo Ballo e uscito nel 2024. Un brano che racconta la sua passione per la musica, per il suono e per la radio, in un viaggio tra le emozioni, alla ricerca della propria strada e del proprio percorso. Noi lo abbiamo raggiunto per una piacevole chiacchierata.

Ciao Fabrizio e benvenuto sulle pagine di Musica 361. Per iniziare vorrei chiederti come stai?

Ciao a tutti, sto bene ma sempre determinato nelle mie piccole e grandi battaglie. Anche se al momento mi riposo e mi godo un po’ relax… ma sempre pronto se arriva la giusta ispirazione a scrivere.

Il tuo ultimo singolo è Il Suono, scritto con Paolo Agnello, con cui hai collaborato tantissime volte nella tua carriera e con gli arrangiamenti di Danilo Ballo. Cosa rappresenta questo brano per te?

È un omaggio non solo alla musica, ma soprattutto al suono. Quel mix di musica e parole, anche parlata, vedi la radio e a tutti i vari media, ai vari operatori, che portano in giro musica, parole, contenuti. Inoltre, la musica ha un codice univoco per tutti, universale, che tutti comprendono a prescindere dalla lingua, dal tempo e dalle latitudini. Anche se a volte magari non capisci le parole, senti l’emozione. Dove c’è ritmo, tutti ballano, ognuno a suo modo, dove c’è un suono tutti si uniscono, si aggregano.

Fabrizio Nitti, un viaggio delle emozioni con Il suono 1
Fabrizio Nitti (Foto by Roberto Castruccio)

Un inno alla musica, ma anche alla radio e alla sua magia per festeggiare un anniversario importante. Come mai però questa idea?

Volevo cantare una canzone dove venisse esaltato il sound, il ritmo, ma sempre con una scrittura melodica significativa e un testo spontaneo, ma nello stesso tempo attento e curato… sempre  “in direzione di altri suoni e nuova sintonia”.

Nel tuo immaginario cosa ha rappresentato la radio?

Io amo la Radio. A 14 anni ho collaborato come speaker con una piccola radio della mia città. Facevo un programma di brani a richiesta. Mi piaceva arrivare alla gente e trasmettere loro le canzoni che mi chiedevano. Prima del programma mettevo un po’ di musica a mia scelta. È stato anche così, casualmente, che andando a pescare a caso tra i dischi, ho scoperto maestri storici come Simon & Garfunkel, Led Zeppelin, Eagles e i grandi cantautori italiani come Guccini, Bertoli, De Gregori. Vorrei che le radio diventassero ancora più protagoniste e ancora più coraggiose nella scelta di proposte di qualità, anche se non appoggiate da produzioni importanti.

La musica invece oggi cosa significa per te?

La musica da sempre è il mio modo di raccontare la vita e le emozioni che raccolgo lungo la mia strada. A volte il mio rifugio, la mia forza, con la costante della mia voglia di comunicare a chi ha voglia di ascoltare.

Questo brano è uscito già da qualche mese, ma le emozioni che lo hanno accompagnato all’inizio sono le stesse che provi oggi sapendo che tutti possono ascoltare la canzone?

Le emozioni rimangono in parte le stesse, ma se ne aggiungono poi delle nuove.

Fabrizio Nitti, un viaggio delle emozioni con Il suono 2
Fabrizio Nitti (Foto by Roberto Castruccio)

Ad accompagnare il brano anche il videoclip, dove alla musica e alla radio unisci il tema del viaggio. È un modo per scoprire nuove destinazioni?

Il viaggio è il mezzo come la musica che ti trasporta. I luoghi e le situazioni diverse rappresentano le diverse emozioni che la musica ci fa provare.

Facciamo un piccolo passo indietro: la tua è una carriera ricca di premi, musica, incontri ed eventi storici. C’è però un momento o un incontro che ricordi con maggior affetto?

A livello umano ricordo gli incontri con Guccini e Bertoli. Ero insieme a Paolo Agnello, rientrando da una delle nostre partecipazioni a Castrocaro. Passando per Bologna e Sassuolo, ore passate con loro ad ascoltare le loro canzoni e loro ad ascoltare le nostre. In un interscambio di complimenti che per me vanno oltre ogni premio. Come palco la partecipazione al Festival di Sanremo e la partecipazione alla manifestazione “Artigiano della Pace” presso la Sala Nervi in Vaticano alla presenza del Papa Giovanni Paolo II.

Tra i tanti momenti della tua carriera, anche quindi la partecipazione al Festival di Sanremo sempre con Paolo Agnello con I ragazzi innamorati, ma che tipo di esperienza è stata per te?

Un’esperienza di palco straordinaria. Dopo anni di gavetta la possibilità di cantare una tua canzone su un palcoscenico così importante. Ora sarebbe il tempo di ritornarci ancora, lavoriamo anche per questo.

Non so se guarderai il Sanremo di Carlo Conti, ma che tipo di Festival ti aspetti?

Guarderò il Festival come sempre con curiosità, con l’unica aspettativa di ritornarci ancora. Ho delle canzoni nel cassetto che mi piacerebbe poter proporre su quel palco.

Fabrizio Nitti, un viaggio delle emozioni con Il suono 3
Fabrizio Nitti (Foto by Roberto Castruccio)

Il tuo 2025 come sarà?

Continua la promozione del brano Il Suono. Vorrei far arrivare questo brano ovunque. Poi sto preparando alcuni brani per propormi come autore per altri. Per il 2025 invito le produzioni e le case discografiche a scommettere di più sui cantautori. Per un fatto culturale e soprattutto perché c’è un pubblico al di là dello streaming che cerca musica di quel tipo. Una delle forze dei cantautori è il repertorio. Ritengo che avere un repertorio fatto di numerose canzoni, di storie diverse, di argomenti diversi sia un notevole valore aggiunto che da una forza ed una credibilità in più ai concerti e ai live.

Kaballà, 33 anni dopo torna in una nuova veste, come 33 giri  a tiratura limitata, “Petra Lavica” l’EP storico

Kaballà, 33 anni dopo torna “Petra Lavica”
Kaballà_(ph Charley Fazio)

Tra i grandi nomi che fanno parte dell’olimpo della musica italiana, troviamo sicuramente anche quello di Kaballà, nome d’arte di Giuseppe Rinaldi, cantautore siciliano e autore tra i più apprezzati in Italia. Kaballà è infatti uno di quegli artisti a 360°, capaci di scrivere autentici capolavori per sé stesso, come Petra Lavica l’EP storico che torna in una nuova veste dopo 33 anni, ma anche in grado di scrivere brani per i grandi della musica italiana e internazionale, come: Eros Ramazzotti, Mario Venuti, Anna Oxa, Antonella Ruggiero, Baustelle, Irene Grandi, Nina Zilli, Alex Britti, Ron, Andrea Bocelli, Josh Groban, Placido Domingo e tanti altri.

Insomma, un artista vero capace di anticipare i tempi e di riuscire a creare così pezzi immortali e album che ancora oggi fanno parte della storia della musica italiana.

Noi lo abbiamo raggiunto per farci raccontare di Petra Lavica e di altre curiosità sulla sua lunghissima carriera.

Una ripresa di un grande momento artistico, come mai hai pensato che fosse il momento giusto per riprendere e adattare un album storico come Petra Lavica?

Ci sono tante coincidenze che mi hanno portato a far uscire questo progetto oggi… anche perché, in realtà sarebbe dovuto uscire prima, ma c’è stato di mezzo il Covid. All’inizio non ci avevo neanche pensato, ma l’incontro con Rodolfo ‘Fofo’ Bianchi, che ha fatto la storia della musica italiana e suo figlio, che si è poi occupato della rimasterizzazione, è stato illuminante per me. Volevano far conoscere questo album a chi, all’epoca, o non era nato o se l’era perso. Questa cosa mi ha fatto piacere, ma mi ha fatto anche pensare. Tuttavia alla fine sono arrivate persone a me care che mi hanno convinto definitivamente. Ed eccoci qua!

Poteva comunque aspettare, come mai proprio 33 anni?

Queste convergenze e questi incontri alla fine mi hanno convinto e, tra una cosa e l’altra, siamo arrivati a 33, un numero sicuramente inusuale, anche se poi si è rivelato magico; anche perché torna come 33 giri e a tiratura limitata. Ecco perché la scelta!

Cosa ha rappresentato questo album per lei all’epoca?

33 anni fa ha rappresentato un’esperienza importantissima per me. Era per me l’esordio nella sfera musicale da interprete, e quindi un’emozione veramente grande! Mi sono ritrovato in un gioco più grande di me, anche se ero dentro alla musica già da un po’ di anni. Questo album mi ha entusiasmato e dato coraggio per proseguire.

Invece oggi cosa rappresenta?

A distanza di 33 anni, con l’esperienza che ho accumulato, e in un momento dove tutto è cambiato, per noi che abbiamo vissuto di musica scritta, analogica e cantata, rappresenta molto. È stato un motivo d’orgoglio riprendere un progetto così importante. Ho anticipato i tempi all’epoca e oggi risulta attuale.

Una carriera vastissima, costellata di grandi momenti, ma ce né uno in particolare che ricorda con maggior affetto?

Tanti sono stati i momenti strani e particolari nella mia carriera. Uno dei grandi momenti per me è stato nel 1999 quando partecipai a Sanremo come autore per Antonella Ruggiero con Non ti dimentico (Se non ci fossero le nuvole). Ho avuto poi modo di lavorare con Josh Groban e il suo album è arrivato nelle prime posizioni negli Stati Uniti. Però, i ricordi più emozionanti sono anche quelli meno eclatanti, quelli più piccoli e intimi, come gli spettacoli che ho fatto nella mia Sicilia. Sono tanti i momenti che mi sono stati regalati nella mia vita.

Un incontro particolare che l’ha colpita?

Una collaborazione che non mi aspettavo è quella con Eros Ramazzotti, anche perché lui veniva da un mondo artistico molto lontano dal mio. Invece una collaborazione emozionante è stata quella con Mario Venuti, dove c’è anche una forte amicizia. Il tramonto dell’occidente è un album che amo e realizzato con lo stesso Venuti e un altro grande artista come Francesco Bianconi. Poi mi sono emozionato quando ho sentito il primo provino de I Capolavori di Beethoven cantato da Franco Battiato.

Kaballà, 33 anni dopo torna “Petra Lavica” 1
Kaballà – Petra Lavica – Copertina con sticker

È diverso il Kaballà autore da quello cantautore?

È un fatto di equilibri. Nasco cantautore e ritorno cantautore appena posso, ho imparato la scrittura scrivendo per me, ma quando mi sono approcciato al mestiere di autore, ho lavorato nel mettermi nei panni degli altri. L’autore è un lavoro di artigianato, dove ti metti al servizio per una voce diversa dalla tua. Ho cercato quindi di mettermi a disposizione, ma lasciando un qualcosa del mio stile per avere un timbro personale in quelle canzoni. Sono rimasto me stesso cercando di adeguarmi ad altri mondi.

Per tornare all’album, quattro brani (Petra lavica, Quantu ci voli, Fin’a dumani e Sutta lu marisono stati inseriti all’interno della colonna sonora del nuovo film di Luca Barbareschi Paradiso In Vendita. Come è nata questa cosa?

È una commedia molto divertente, ironica e girata in Sicilia. Con Luca ci conoscevamo già per un progetto fatto parecchi anni prima, e lui si è raccordato di me e delle mie canzoni, mi ha chiamato e ha scelto queste canzoni perché voleva della sicilianità. È stato un caso bellissimo, anche perché lui non sapeva di questo nuova edizione di Petra Lavica. Poi ho scritto anche la colonna sonora insieme al Maestro Antonio Vassa dal titolo Paroli d’amuri.

Fabrizio Paterlini è uno dei pianisti italiani più conosciuti, apprezzati e amati a livello internazionale. Un musicista incredibile che con la sua musica emoziona 

Fabrizio Paterlini, un musicista in giro per il mondo
Fabrizio Paterlini

Fabrizio Paterlini è uno dei pianisti italiani più conosciuti, apprezzati e amati a livello internazionale. Un artista unico e capace di sorprendere, con la sua musica emozionante e senza tempo, milioni di persone sulle varie piattaforme digitali e dal vivo, con concerti incredibili e imperdibili.

Infatti, in oltre 15 anni di carriera, ha girovagato per il mondo, attraverso tour che lo hanno portato a esibirsi dagli Stati Uniti alla Cina (quest’ultima nell’ottobre 2024).

Un musicista incredibile e che si prepara a un super 2025 ricco di musica e di nuovi impegni e noi lo abbiamo raggiunto proprio per farci raccontare l’anno che verrà.

Ciao Fabrizio, inizierei questa intervista chiedendoti come stai?

Sto bene, è un bel momento per me. Sono tornato da una fortunata tournee in Cina ed è stata per me una grande soddisfazione. Realizzare un viaggio così importante e lungo per portare la mia musica in giro, mi fa apprezzare ancora di più lo stare in casa, con la mia famiglia e i miei spazi. Mi sento fortunato e grato per questo momento.

6 date in Cina non sono da tutti, com’è andata?

Sono tanti anni che suono dal vivo e non mi sono ancora mai  abituato realmente, ma quando ho suonato nella prima data in Cina, ho provato veramente una grande emozione. Pensare di essere dall’altra parte del mondo, in un contesto così lontano da quello abituale e sapere di esserci arrivato da solo, con la mia musica e la mia volontà, è stata un’emozione molto forte.

Com’è stato il pubblico cinese?

Per me è stato come stare in un altro mondo, ma è stato bello percepire delle impressioni quasi inaspettate. Ho raccolto veramente tante emozioni da chi mi è venuto a sentire. È stato un bel momento di condivisione. In quel momento eravamo così lontani e così vicini.

C’è un segreto che ti porti dietro su come riuscire ad emozionare un pubblico così variegato?

Credo che l’emozione che sprigiona la musica strumentale, dove il pianoforte è lo strumento principale, sia l’unico segreto. È un qualcosa di unico, dove si comunica senza tanti fronzoli, c’è immediatezza, semplicità ed è diretta. Arriva dritta al cuore delle persone.

Fabrizio Paterlini, un musicista in giro per il mondo 1
Fabrizio Paterlini

Anche il fatto che riesci a coniugare tradizione e modernità è sicuramente uno dei motivi per cui riesci ad arrivare alle persone, indipendentemente dall’età, il genere o la cultura…

Mi sono molto concentrato sul suono. Credo che il pianoforte sia un prolungamento delle mie dita. Non canto, però la voce del pianoforte c’è, è presente ed è molto lavorata. Ho cercato per anni di rendere questo suono nel modo migliore e sicuramente, la ricerca sonora, ha avuto un effetto sul pubblico. Molti giovani, ma anche persone avanti con l’età, sono rimasti affascinati dal pianoforte e sono curiosi di scoprire un qualcosa di diverso. Mi piace molto sperimentare, ma prima di tutto sono un pianista!

Questa visione si ritrova anche sulle piattaforme digitali; infatti, hai raggiunto dei numeri clamorosi su Spotify e le altre piattaforme…

Non me l’aspettavo! La cosa che mi fa piacere è che sono ascolti variegati, c’è un pubblico a cui piaccio con quei brani da solo con il piano. Anche Chris Evans, ad esempio, ha portato alla luce un mio pezzo di piano da solo. Poi c’è una fetta di pubblico che ascolta quei brani dove si ritrovano quelle contaminazioni con elettronica o gli archi e altri che mi conoscono per quei brani tratti dalle serie Tv e i Film. Ecco, questo mio diversificare ha sicuramente influito sul pubblico e ho così potuto conquistare una fetta di ascoltatori che altrimenti non mi avrebbero ascoltato. Tuttavia, non penso agli ascolti, ma cerco sempre di rinnovarmi, non ripetermi e di lavorare nella massima onestà possibile. Sono grato e fiero di questi numeri, anche se mi responsabilizzano verso i futuri lavori.

Ami sperimentare, ma ti senti un artista libero?

Sicuramente! Mi piace permettermi di dire di no, seguire il mio momento artistico e fare quello che mi rappresenta meglio.

Il prossimo che anno sarà per Fabrizio Paterlini?

Il prossimo anno si aprirà con un progetto che uscirà in primavera, ma che adesso non anticipo. Invece sono già a lavoro per un progetto interessante con altri due musicisti e con il quale sto provando a comporre… vediamo cosa nasce. Ho delle attese molto alte, anche perché sono due artisti bravi e nelle corde di quello che già faccio. Poi da settembre rinizierò il mio giro per l’Europa con la musica. Insomma, sarà un anno interessante!

Greta Cominelli,  “Luce Ribelle dell’Alba” tra riflessione, leggerezza e speranza abbiamo perso il sogno, la spiritualità, la bellezza e spesso il senso della vita

 

Luce Ribelle dell’Alba di Greta Cominelli
Luce Ribelle dell’Alba di Greta Cominelli – Nuda da magie di Venere

Artista libera, raffinata, eclettica, elegante e dallo straordinario talento, così si potrebbe definire Greta Cominelli, anche grazie al suo ultimo lavoro discografico Luce Ribelle dell’Alba (distribuito da Imusician)  uscito lo scorso 7 novembre. Un EP dove all’interno sono presenti 5 brani, 5 storie che ci riportano alla libertà, alla ribellione come concetto positivo per superare gli ostacoli e realizzare i propri obiettivi. Un EP libero, naturale e alla ricerca del buon gusto, con sonorità retrò, ma che riescono ad essere anche contemporaneo. Un ponte tra mondi artistici diversi, racchiusi in questo progetto unico. Noi abbiamo raggiunto Greta per farci raccontare questa sua Luce Ribelle dell’Alba.

Benvenuta su Musica 361 Greta. Mi piacerebbe iniziare questa intervista chiedendoti come stai?

Buongiorno Francesco, grazie mille per la tua accoglienza e disponibilità. Sono parecchio stanca, ma felice. È stato un anno impegnativo ma sono riuscita a portare a termine questo mio nuovo progetto musicale al quale sono molto legata.

Luce Ribelle dell’Alba è il tuo ultimo EP. Quali sono le emozioni che si celano dietro questo progetto?

Ve ne sono tante e sono intense. L’emozione più positiva è legata all’atto creativo di questo nuovo lavoro: mi è piaciuto moltissimo scrivere i testi di Luce ribelle dell’alba, mi sono completamente immersa nei miei pensieri, nell’immaginazione e ho trovato stimolante preparare la voce su pezzi inediti, con la mia vocal coach e mentore Elena Bresciani. Mi è piaciuto progettare e coordinare i lavori dell’EP, interfacciarmi con il compositore, chitarrista e arrangiatore dei brani Renato Caruso, con i musicisti e con il fotografo e le maestranze, al fine di creare degli scatti che rappresentassero bene ogni brano.

Non nascondo che vi sono state delle difficoltà ma sono riuscita a superarle grazie ai miei preziosi collaboratori e ad Andrea Peligro del “Blue Note Recording Studio” di Milano, assieme a degli amici che mi seguono da sempre. Il 7 novembre, quando è uscito l’EP su tutte le piattaforme digitali, ho provato tantissima gioia e soddisfazione con lacrima al seguito.

Luce Ribelle dell’Alba di Greta Cominelli - Cover
Luce Ribelle dell’Alba di Greta Cominelli – Cover

Composto da cinque inediti, Luce Ribelle dell’Alba è un progetto veramente affascinante e dove si rivaluta il concetto di ribellione e libertà. Ma da quali necessità nasce questa idea?

Ti ringrazio per aver utilizzato questo aggettivo, “affascinante”. È esattamente ciò che speravo venisse detto per questo mio progetto, attraverso il quale ho voluto trasmettere molta energia e luce. Le necessità che mi hanno portata a realizzarlo sono molte… innanzitutto creare un’opera ispirata a varie forme d’arte e mezzo di espressione di immaginazione ed evasione e inoltre, legato a ciò, vi è il già citato tema della ribellione. Credo nella ribellione con dignità e stile.

Questo EP è molto più rock di quanto si pensi… non credo che per esserlo servano necessariamente chitarre elettriche e costumi in pelle e borchie. La differenza la fa il concetto divulgato ed io ho avuto il bisogno di esprimere il mio dissenso verso la nostra contemporaneità troppo fragile, materialista e individualista. Stiamo troppo a pensare ai numeri, all’apparenza, abbiamo perso il sogno, la spiritualità, la bellezza e spesso il senso della vita. Nel mio piccolo, spero che queste canzoni portino riflessione ma anche leggerezza e positività, magari un po’ di speranza.

Anche il titolo incuriosisce, ma cosa rappresenta per te questa: Luce Ribelle dell’Alba?

Essere luce ribelle dell’alba significa essere e farsi portatore o portatrice di forza interiore, bellezza ed energia, all’alba di ogni nostro nuovo giorno, dimostrando di aver colto il senso vero e puro della vita. Credo che la nostra società sia troppo disillusa, lo leggo anche negli occhi dei bambini e trovo sia grave. Dobbiamo tornare a guardare alla vita da una prospettiva più “pulita”.

Luce Ribelle dell’Alba di Greta Cominelli 2
Madame Paris

C’è un brano che più di tutti rappresenta, secondo te, questo progetto?

No perché ogni brano rappresenta i concetti dell’EP anche se da una prospettiva diversa. Posso però dirti che la prima e la terza traccia, Stella bianca nel blu e Madame Paris, includono due aspetti che mi stanno molto cari: la ribellione al sistema patriarcale, infatti parlo di emancipazione femminile, e l’amore per il palcoscenico attraverso il quale, prendendo spunto dalla storia della ballerina Josephine Backer, parlo al pubblico delle forti emozioni che avverto quando canto.

Cosa pensi che sia emerso da questo tuo racconto?

Suppongo il mio entusiasmo per la vita e la sua rappresentazione in chiave artistica e il mio spirito ribelle celato dietro un atteggiamento riflessivo e tranquillo.

Un Ep contemporaneo, ma dal sapore vintage e che si contrappone a quello che il mercato odierno propone. Un ponte che avvicina tempo e spazio tra le sonorità, ma separa dal mainstream…

Sì sicuramente, ma essendo questo sound vintage molto sentito non mi sono posta il problema della distanza con il mainstream. In futuro può darsi che mi venga l’idea di esplorare nuovi mondi sonori ma è per me fondamentale fare ciò che mi rappresenta davvero nel momento in cui sto creando qualcosa di nuovo, perciò se sarò pronta a questo, lo canterò a gran voce. In generale comunque, non amo omologarmi, anzi, mi chiedo come poter fare cose nuove e indagare nel mio io.

Luce Ribelle dell’Alba di Greta Cominelli - retro Cover
Luce Ribelle dell’Alba di Greta Cominelli – retro Cover

Stiamo ormai in questo 2025, ma cosa ci dobbiamo aspettare da te in questo nuovo anno?

Mi auguro molti live, magari a teatro, magari con uno spettacolo tutto mio. Mi piacerebbe aprire nuove collaborazioni e mettere in campo nuove idee. Confido in un anno gioioso e colgo l’occasione per augurare anche a te a ai lettori di “Musica 361” un meraviglioso Natale e felice anno nuovo! Siate luci ribelli dell’alba, sempre!

Lorenzo Lepore, “Cielocittà” è la fotografia della mia quotidianità, un disco che cattura il battito e la frenesia della vita urbana

Lorenzo Lepore, “Cielocittà” l'ultimo album
Cielocittà l’ultimo album di Lorenzo Lepore

Lorenzo Lepore è un cantautore romano di grande talento e con un universo musicale che si svela canzone dopo canzone. Un esempio, è dato proprio da Cielocittà, l’ultimo album dell’artista romano uscito lo scorso 27 novembre per l’etichetta T-Recs Music (distribuzione Artist First), dove all’interno troviamo 12 storie: 12 racconti sulla frenesia tagliente di una metropolis; 12 volti che anche solo per un istante alzano gli occhi al cielo e accade qualcosa; 12 attimi di vita quotidiana. Un disco che cattura il battito della vita urbana, fatta di incroci, incontri e di una continua ricerca di un qualcosa di più grande. Noi abbiamo raggiunto Lorenzo Lepore per farci raccontare questo ultimo progetto.

Ciao Lorenzo e bentornato tra le nostre pagine. Inizierei chiedendoti come stai?

Sto bene. È un periodo di distensione. ho lavorato tanto a delle canzoni dove ho messo tutto me stesso e credo sia lavoro più stimolante ed appassionante che abbia mai vissuto.

È uscito da poco, il 27 novembre, il tuo nuovo album. Cosa rappresenta per te questa uscita?

Quest’uscita rappresenta la fotografia della mia quotidianità. Una città che da 27 anni a questa parte ruggisce ai miei occhi ed un cielo che si commuove alla sua vista. 12 storie che raccontano l’umanità in una metropoli nei pregi e nei difetti. Quest’album rappresenta per me la possibilità di ritrovare sempre un po’ di cielo anche nelle situazioni difficili.

Lorenzo Lepore - Cielocittà - Cover
Lorenzo Lepore – Cielocittà – Cover

Cielocittà è il titolo dellalbum, ma quali emozioni ti hanno accompagnato per la creazione di questo progetto?

Le emozioni che hanno accompagnato la riuscita di questo album sono state tante, innanzitutto la paura di non farcela, poi la trepidazione nello scrivere queste canzoni e la profonda gratitudine di vederle nascere.

12 sono le storie che vai a raccontare, ma quanto c’è di te in questi racconti?

C’è tutto di me in questi racconti, nonostante spesso non sia direttamente io il protagonista delle canzoni. Credo che comunque avendole scritte personalmente, una parte di me vive in ognuna di queste storie.

È musica dautore, lontana dalle mode e dalle tendenze radiofoniche”, cosa ti ha spinto in maniera così lontana dal mercato discografico odierno?

Mi spinge lontano dalle mode e le tendenze il fatto che la mia musica vuole innanzitutto affidare un primato alla sincerità. Mi sento profondamente sincero quando racconto le cose della vita in prospettiva diversa dalle tendenze, utilizzando la poesia senza essere schiavo di niente di nessuno. Spesso e volentieri le tendenze e le mode risultano molto distanti dai miei gusti e le mie esigenze, e inseguirle sarebbe per me tradirmi.

Lorenzo Lepore, “Cielocittà” l'ultimo album 2
Lorenzo Lepore

C’è un brano che secondo te rappresenta più di tutti Cielocittà?

In questo momento mi viene in mente La luce, che è la canzone che chiude l’album.

Al termine di 11 storie che si macchiano di dubbi, paure, rabbia, alienazione e addirittura eventi tragici, improvvisamente viene a bussare alle porte alle porte dei miei occhi un raggio di luce. La canzone descrive di come la luce sia in grado di curare l’anima e doni un senso profondo ad ogni mio passo, permettendomi di sognare ed immaginare giorni migliori.

Hai già avuto modo di presentarlo a Roma, Milano e Pistoia, con lanno nuovo ci saranno altri live dove poter ascoltare questo progetto?

Certamente, intanto il 12 gennaio sarò a Torino (Magazzino sul Po) per “Sofa so good” e poi usciranno altre date che annuncerò sulle mie pagine.

Lorenzo Lepore, “Cielocittà” l'ultimo album 3
Lorenzo Lepore

Di questo album, cosa speri possa arrivare al pubblico?

Spero possa arrivarne l’urgenza e la profondità che per me sono i valori fondamentali.

Queste canzoni puntano proprio ad entrare nel profondo delle persone e parlare per smuovere qualcosa. Questo è sempre stato il mio augurio principale nei confronti degli ascoltatori.

Cosa ci dobbiamo aspettare da Lorenzo Lepore per questo 2025?

Sicuramente tanti concerti, una laurea in “Letteratura musica e spettacolo” e continuare vivere intensamente di musica e parole in mezzo alla gente senza smentirmi mai. Tocca fare la differenza in una società che vuole spesso rimanere in superficie e non farci ribellare alle ingiustizie. È giusto battersi per i propri ideali, io lo faccio con le canzone, nonostante la paura di venir escluso. Il gioco dunque vale la candela.

Tommaso Primo, “Vangelo Secondo Primo” per tornare a riflettere su quello che ci circonda affrontiamo dei cambiamenti incredibili, la società stessa affronta dei cambiamenti improbabili e veloci

Tommaso Primo -. Vangelo Secondo Primo - Cover
Tommaso Primo -. Vangelo Secondo Primo – Cover

Tommaso Primo è un cantautore straordinario che, attraverso le sue canzoni, riesce a trasmettere emozioni e sensazioni difficili da raccontare, ma che sanno entrare dentro. Un cantautore alla vecchia maniera, capace di far pensare e ragionare anche su temi seri, toccando l’attualità e trasmettendo la sua visione. Dal 20 dicembre è infatti disponibile il suo nuovo concept album il Vangelo Secondo Primo (Triggger/ADA Music Italy). Un viaggio intimo attraverso nove brani, tra solitudine e pensieri contrastanti, tra critica sociale e sonorità pop, urban e latin. La sua visione della società, ma anche la libera interpretazione per chi ascolterà.

Ad anticipare l’album il terzo singolo estratto Fiori nel Sahara, uscito lo scorso 6 dicembre. Noi lo abbiamo raggiunto per una piacevole chiacchierata, tra Fiori nel Sahara e l’album, il Vangelo Secondo Primo.

Ciao Tommaso e benvenuto tra le pagine di Musica 361. Vorrei iniziare questa chiacchierata chiedendoti come stai?

Stiamo in una società strana, dove queste domande oggi non si fanno più. A me, ad esempio, piace chiedere alle persone se sono felici. Forse è una domanda invadente e personale, ma è importante chiederlo secondo me. Soprattutto perché oggi affrontiamo dei cambiamenti incredibili, la società stessa affronta dei cambiamenti improbabili e veloci. Comunque, oggi sono teso, non ricordo più la sensazione di stabilità o di serenità; anche perché, quando sei un artista, hai delle antenne che ti permettono di captare delle cose diverse e quindi hai una concezione molto precisa del limite della vita. In questo periodo ho quindi una serie di sensazioni che mi portano ad esplodere.

Tommaso Primo, "Vangelo Secondo Primo" 1
Tommaso Primo

Sensazioni che ritroviamo anche nel tuo ultimo singolo Fiori nel Sahara. È da qui che nasce la necessità di un pezzo così?

È una canzone che scaturisce dalla paura. Nasce in una di quelle sere che, tartassati dalle immagini sulla guerra mostrate dalla televisione, immaginavo una famiglia che provava a fare sacrifici immensi. Vedevo quelle immagini di bambini e quelle case distrutte e ho scritto questo pezzo di getto. Questo è un brano dedicato alla paura. Ho pensato per questa canzone a questi due innamorati, che aspettano un figlio e che si abbracciano in questo deserto, che non è solo fisico ma anche interiore. Nell’era del capitalismo e del consumismo viviamo con troppa abitudine la guerra.

C’è qualcosa di autobiografico nel pezzo?

Molti dei miei amici stanno avendo figli e credo, che oggi come oggi, sia difficilissimo essere genitori, quindi empatizzo con loro. Questo è un atto di coraggio. Anche perché, se fosse per me, probabilmente si andrebbe in contro all’estinzione (ride ndr.).

La musica ha un ruolo fondamentale per raccontare l’attualità che ci circonda…

La musica in questo periodo in realtà la vedo molto depotenziata. Siamo alla ricerca di vibes per trovare colore alla vita. Penso che oggi la musica sia più una necessità per aumentare i battiti intorno a noi o un sottofondo per quello che circonda.

Però il tuo album si differenzia proprio per questo. Perché da semplice sottofondo riesci a rendere la musica uno strumento per raccontare quello che accade intorno a noi…

Appartengo alla schiera dei reietti e ringrazio tutti coloro che hanno creduto in questo progetto e in questo disco così inconsueto. Questo è un disco folle, dettato dal caos e capisco che non è facile da capire ed accettare. È un qualcosa che nasconde l’oscurità. Un disco da cantautore con un vestito latin urban e che ha trovato la sua vita nelle piazze vissute.

Tommaso Primo, "Vangelo Secondo Primo" 2
Tommaso Primo – Fiori nel Sahara

Ti sei fatto un’idea di quello che poteva arrivare da questo disco?

Penso che possa arrivare il messaggio che siamo tutti colpevoli. Siamo in una società che scarica le colpe, non fa mai autocritica e non guarda mai i suoi peccati. Cercare di dare questa analisi e far capire che non riusciamo a metterci nei panni degli altri è l’intento principale. Nel disco c’è un focus etico e morale, ma ci sono anche le tematiche appartenenti al mio modo di vivere e che spero di trasmettere.

Il Vangelo Secondo Primo è una contrapposizione da ciò che la chiesa fa, da quello che invece dovrebbe fare?

È un Vangelo apocrifo il mio, è un Vangelo in cui si racconta la stessa storia ma dove ci sono delle sfumature diverse e avvincenti. È come se fosse una presa di coscienza dalle visioni alternative. Ho sentito la necessità di dare il mio contributo contro le contrapposizioni delle istituzioni.

Tre sono i brani che hanno anticipato questa uscita, ma oggi c’è un altro brano che rappresenta la necessità del Vangelo Secondo Primo?

È un disco pop, quindi alcuni brani arriveranno alle persone per melodie e testi. Tuttavia, il mio preferito è Devil e credo che all’interno di quel brano io sia riuscito a fare una lunga analisi di quello che è il Diavolo oggi e di dove si possa nascondere.

Tommaso Primo, "Vangelo Secondo Primo" 3
Tommaso Primo

Il Diavolo è una persona fisica o un concetto?

È un concetto molto più tetro di quello che si vuole immaginare. Non ci vedo la ribellione, ma ci vedo l’ipocrisia. Credo che Gesù ce l’abbia a morte con l’ipocrisia. L’ipocrisia è il grande nemico contro cui combattere.

Come sarà il 2025 di Tommaso Primo?

L’ultimo concerto l’ho fatto in Indonesia nella giungla, mi manca molto quindi il contatto con la gente. Quindi spero nel 2025 di realizzare più concerti possibili e per poter incontrare le persone, avere con loro quel contatto e quello sguardo. Ho bisogno di carnalità in questo nuovo anno.

Top