Autrice, cantante, scrittrice, mamma, moglie e tanto altro; scrivere rimane la sua passione.

Valeria Rossi nata a Tripoli ma arrivata in Italia quando aveva solo un anno. La sua famiglia ha dovuto abbandonare la Libia perdendo tutto, ha sentito il dovere morale di scrivere la sua tesi per conferire la laurea in antropologia, sulle espressioni artistiche degli Italiani d’Africa a seguito dell’esodo. Crede che l’arte, in tutte le sue forme, sia un modo per esprimere e per affrontare i dolori, i traumi e poterli superare.
L’ho vista nel programma televisivo Ora o mai più e ha attirato la mia curiosità e ho voluto conoscerla meglio.

Nella tua carriera sei autrice, cantante, scrittrice, mamma, moglie e tanto altro: ci racconti quali le soddisfazioni e quale il ruolo che senti rappresentarti meglio?
Ho sempre fatto fatica a riassumermi, come diceva Carmelo Bene. Sono arrivata alla conclusione che la vita non è statica ma dinamica, per cui: è facile, comodo, pigro dare definizioni e anche incarnarle. È molto pericoloso calzare abiti che altri ritengono giusti per te.

Io me ne frego e seguo tutte le passioni che ho, non ultima la coltivazione. Ho scritto anche un libro sulla trasmissione del sapere oltre che del sapore in ambito gastronomico “Bimbincucina” venti ricette correlate ognuna a una canzone per avvicinare le famiglie e i bambini a una sensibilità alimentare, i venti piatti sono vegetariani con l’attenzione al territorio, esempio le “panelle” siciliane.

Valeria Rossi: “Il primo amore non si scorda, mai! 2
Valeria Rossi

Ho radicato in me questa grande passione di voler fare e divulgare. È una passione che parte da lontano: quando da ragazza, avendo problemi personali di salute, ho cercato, documentandomi, di capire cosa fare; fa parte di un percorso personale dato dalla consapevolezza che siamo quello che mangiamo e quello di aver imparato a coltivare ortaggi ne è un ulteriore capitolo. Altra passione, ovvio, la scrittura: sto scrivendo un racconto collettivo con altri autori, una storia che avevo in mente da tempo e poi… la scrittura di canzoni.

Hai scritto per i più grandi cantanti da Mietta a Bocelli, è stato il tuo primo amore è vero che non si scorda mai?  
Si, certamente anche perché la canzone è una sintesi fantastica, di intrattenimento e allo stesso modo può essere profondissima. Rappresenta un linguaggio particolare che in soli tre minuti deve avere la struttura del racconto. È fondamentale l’impronta che riesci a dare di te in quel testo, puoi lasciare il tuo DNA in una canzone. La materia viva della canzone sono proprio le nostre emozioni il nostro sentire più profondo e saperlo affrontare.

Valeria Rossi: “Il primo amore non si scorda, mai! 3
Valeria Rossi col marito, il produttore Pietro Foresti

Oltre al libro di ricette per bambini “Bimbincucina”, con lo pseudonimo Mammastar canti “La canzone di Peppa” ispirata a Peppa Pig, eroina di un cartone animato tanto amato dai bambini. Quanto in te è rimasto bambina?
La frequentazione con Orietta Berti mia maestra in “Ora o mai più” mi ha rincuorata perché lei essendo cosi radicata, bella strutturata mantiene sempre presente e fresca la sua identità, con una capacità incredibile di interagire con gli altri in completa tranquillità: né subisce né impone. Per cui non è importante essere ancora bambina bensì mantenersi aperti a ciò che c’è nell’aria, dinamici senza chiudersi mai in se stessi. In realtà si è più maturi senza andare mai contro la propria natura rimanendo “al vento” mantenendo quella parte di se, cristallina propria del bambino.

Hai la possibilità di esprimere un desiderio per tuo figlio, quale?
L’ho chiamato Miro proprio auspicando per lui un futuro “ad mirabilis” come recita l’origine latina del suo nome, e quindi vorrei per lui che potesse essere una persona ammirevole, non attraversata da sentimenti negativi, quali la rabbia o la paura. Noi, come genitori, siamo molto amorevoli, coerenti e fermi, ma non statici e infatti lui è sempre in viaggio con noi. Vorrei si sentisse libero di evolversi in questa vita.
Le maestre pensano che potrebbe essere un leader positivo e questo è bellissimo.

Sei laureata in antropologia, cosa ti ha portata a questa scelta?
Questo mio desiderio di conoscenza trasversale, perché lo studio dell’antropologia ti mette nella condizione di essere inclusivo, di non tralasciare nulla perché tutto è frutto di un processo, di entrare nella comprensione delle dinamiche di tutti i processi per comprenderne il risultato; in definitiva, la conoscenza della profondità dell’essere. Questa è per me una costante che si riflette in qualunque cosa faccia.
Ero quasi laureata in legge, avrei voluto essere una giurista, però ben presto ho capito che desideravo altro.

Valeria Rossi: “Il primo amore non si scorda, mai!
Valeria Rossi

Tre parole dopo. Riflessioni intorno al successo, quale il consiglio ti senti di dare alle nuove generazioni parlando di successo?
Tutto dipende da quale parametro si adotta, tutto è relativo. Coltivare le proprie ispirazioni con coerenza, la perseveranza nel perseguire i propri personali obiettivi sono sicuramente fondamentali per raggiungere il proprio successo. Successo per me è mantenere il dialogo con me stessa e poi con gli altri, la qualità del primo incide sul secondo.

Quale i tuoi futuri progetti? 
La scrittura soprattutto, ho richieste per nuovi testi, e quindi sono molto impegnata su questi progetti!

 

Sarebbe bello se anche i single potessero adottare.

Stefano Sani ha sicuramente la dote di non mollare, davanti alle controversie della vita si reinventa, lo troviamo cantante, attore, conduttore. Adora dare forma ai suoi pensieri scrivendoli, scandaglia il suo animo per meglio interagire con quello degli altri. Sentiamo molto forte il suo bisogno di comunicare, qualsiasi sia la “forma”.

Sei un artista dalle mille sfaccettature: sei cantante, conduttore, attore di teatro e tanto altro, quali le diverse emozioni nell’affrontare i vari ruoli?
Sono tutte emozioni grandi anche se diverse tra loro: per esempio quando canto mi viene la pelle d’oca e questo è fondamentale per aver la certezza di essere riuscito a comunicare con il mio pubblico.
Quando presento questo non succede, non mi vengono i brividi anche se è il ruolo che più mi preoccupa perché in qualche modo non hai un copione da seguire, quindi la preoccupazione è sempre tanta. Sono tutte manifestazioni dello stesso spettro artistico.

L’attore è fantastico, ho avuto la fortuna di spaziare dal teatro classico al teatro rinascimentale, dall’operetta al musical. È meraviglioso trovarsi sul palco col pubblico davanti ma ancor più è intrigante tutto il lavoro che devi fare su te stesso per entrare nel personaggio per capire come lavorare con la voce e la postura.
Il cantante è il mio primo amore e forse il mestiere che mi piace di più; mi fa stare bene.
Dopo aver cantato, dopo un concerto o una esibizione, mi sento benissimo, ricordo quando a Ora o mai più ho cantato con Marcella Bella, dopo mi sentivo leggerissimo: è come una catarsi, una purificazione, sei conscio di aver fatto un buon lavoro su te stesso e per il pubblico.

Stefano Sani: desidero diventare padre!
Stefano Sani

Liberi di vivere è il tuo nuovo progetto discografico, da cosa hai sentito il bisogno di liberarti? 
Da niente, però è un bel monito tra le pieghe del testo anzi in modo palese c’è la rivendicazione della libertà in tutte le sue forme, il testo parla della riflessione di una persona adulta che si trova a guardarsi un indietro e auspica di non cadere più nelle maglie degli stereotipi delle costrizioni psicologiche e sociali, quindi liberi di vivere completamente scevri da qualunque costrizione. Questo è l’assunto del testo ed anche quel che auspico per me che sono ormai un uomo maturo: di vivere facendo quel che mi piace se pur nel rispetto degli altri.

Hai la possibilità di esprimere tre desideri: quali e perchè?
Il primo di continuare a fare il mio lavoro: il cantante, ho una grande passione per questo mestiere, ho cominciato a cantare da bambino e ho sempre cantato.
Il secondo è quello di avere un figlio, ho uno spiccato senso paterno che ho riversato su i nipoti che sono sicuramente come dei figli ma mi piacerebbe davvero realizzare il mio sogno diventando padre se pur adottivo: sarebbe bello se anche i single potessero farlo.
Il terzo, alla luce dell’esperienza di questa estate, di fare un bel disco con Marcella Bella, tra di noi c’è in energia particolare, cantando con lei ho provato emozioni mai provate prima e credo, spero si sia visto.

Parti per una breve vacanza a spasso nel tempo, dove vai e cosa porteresti con te?
Ci sono due epoche: una passata e una del futuro o meglio, futuribile. Nel passato mi piacerebbe molto un viaggio alla fine del rinascimento inizio dell’età barocca: nel 1600. Epoca di grandi invenzioni, è il secolo in cui c’è anche una rinascita della musica, a Firenze viene codificata l’opera in musica; per noi italiani è una grandissima opportunità perché esporteremo in tutto il mondo questo prodotto culturale e sarà un veicolo di trasmissione e radicamento della lingua italiana che diventerà “la lingua delle arti”.

Stefano Sani: desidero diventare padre! 3

Porterei con me: uno strumento a corde, che mi permettesse di comporre, di essere in compagnia della musica; un libro di poesie i “Canti” di Leopardi, bellissime poesie che scandagliano l’animo umano in modo estremamente profondo, porterei inoltre una matita o una penna ad inchiostro (quelle con il calamaio) e un quaderno per scrivere appunti.  Mi piace scrivere, penso che “lo scritto” sulla pagina ferma i pensieri e fa sì che una volta che li rileggi possono essere accresciuti, memorizzati. Sono abituato a portare un taccuino o un registratore digitale nel quale appunto sempre pensieri, progetti o idee perchè le idee nascono in modo inaspettato e possono essere fugaci.

L’epoca futuribile:  sono appassionato e affascinato delle nuove tecniche anche se mi fanno un po’ paura perché temo che portino via “quella umanità” che l’essere umano apporta nel suo fare; non dobbiamo farci sopraffare dalla tecnologia. Nel futuro porterei le stesse cose, per strumento una bella chitarra, il libro, sempre Leopardi e il quaderno, niente tablet.

La tua famiglia ha un vivaio, senti che la bellezza dei fiori e delle piante hanno contaminato il tuo animo? 
Certamente, ho sempre lavorato al vivaio dove mi occupo della parte creativa preparando i campioni che verranno presentati e preparati per i negozi di cui ci occupiamo. Mi occupo della formazione del personale che lavora nei nostri corner e degli allestimenti degli stessi.
Le piante e i fiori sono importanti per me: ho un bel giardino e la mia casa è sempre ornata di fiori e piante nuove di cui amo circondarmi.
La bellezza contamina sempre!

Stefano Sani: desidero diventare padre! 1
Stefano Sani nel vivaio di famiglia

Quale complimento ti piacerebbe ricevere dal tuo pubblico?
Sono stato molto fortunato ho avuto stadi e piazze colmi di persone che urlavano il mio nome.
Quando poi sento cantare le mie canzoni, dal pubblico nei concerti, è il coronamento di un lavoro fatto bene; una grande soddisfazione!
Mi piace quando vengono a salutarmi in camerino, quando mi portano un regalino o quando postano sulle mie pagine social, mi rendono davvero felice e non c’è giorno che non pubblichino qualcosa. A questo proposito voglio dire un grazie di cuore per tutte queste attenzioni a tutti i miei ammiratori per essermi così fedeli dopo tanti anni!

Parlaci dei tuoi progetti futuri.
Prima di tutto un tour per portare in giro oltre a “Liberi di vivere” anche i miei successi passati e le canzoni nuove che sto scrivendo, un tour con altri concorrenti del programma Ora o mai più e poi l’ho già detto, forse lei non lo sa ancora, ma poter fare un disco con Marcella Bella.
Mi piacerebbe condurre un programma televisivo. Uso il condizionale è ipotetico…speriamo!

 

 

 

Sono un cantante Rock che ama Vivaldi.

Enrico Capuano è  considerato il capostipite del Folk Rock italiano, le sue canzoni promuovono la pace, la libertà e l’amore; il rock d’impegno sociale.
Fonda la sua etichetta discografica, la Blond Record, come unica missione quella di promuovere musica di qualità “non omologata”.
Ribelle e libero in ogni cosa che fa, l’abbiamo incontrato e a ruota libera ha parlato di se.

Enrico Capuano: "Cuore fa rima con Amore".
Enrico Capuano e la Tammurriata Rock

Sei appena rientrato dall’estero per il tour, come ti recepisce il pubblico italiano rispetto a quello straniero?
Il pubblico italiano è un pubblico fantastico, molto attento che si lascia coinvolgere.
Il pubblico estero è incuriosito perché porti con la tua musica le radici di un paese straniero senza gli stereotipi dell’italiano a cui sono abituati; ascoltano perciò con molta attenzione il brano ma anche le presentazioni.
In questo momento, all’estero è molto forte l’attenzione ai concerti live, sono molto seguiti, più che in Italia, dove in effetti si sente la crisi dovuta probabilmente al poco sostegno che ha la musica oggi.

Ami definirti ribelle, cosa significa per te?
Chi come me ha una formazione Rock, che è cresciuto con i Clash, l’Hard Rock, con i movimenti giovanili, la musica popolare che non è solo una musica rituale, ma ha a che fare con le condizioni di vita dell’uomo, dal mondo contadino a quello operaio, non si può omologare ai cliché musicali che spesso vengono imposti dalle multinazionali: questo per me significa essere ribelle.
Se vuoi fare un discorso strettamente commerciale devi tener conto di quelle che sono le tendenze, o di quello che viene imposto a livello commerciale, ma se vuoi esprimere un elemento artistico con la tua musica, hai qualcosa da dire, in questo modo sei “diverso” e perciò ribelle.
Oggi la ribellione è un valore aggiunto, è espressione di un pensiero critico.

Hai la possibilità di usare la macchina del tempo, quale epoca sceglieresti e perché?
Come musicista ne sceglierei due: farei un salto nel tardo barocco veneziano, quando Vivaldi scriveva la sua musica tra il 1600 e il 1700; l’altro, ovviamente, essendo amante della cultura giovanile degli anni 60 e 70 farei un salto ai concerti di Jimi Hendrix, dei Beatles e di altre band, vivere di persona quelle atmosfere, così come la musica progressiva italiana della PFM, il Banco del Mutuo Soccorso, capire come reagiva il pubblico e come viveva questa musica.

Enrico Capuano: "Cuore fa rima con Amore". 1
Enrico Capuano

Cuore fa sempre rima con Amore?
Per me il cuore è un argomento importante: nel 2016 sono stato trapiantato. Ho atteso un anno e mezzo con una prospettiva di vita assai breve. Dopo aver fatto un sogno incredibile in cui ho visto una donna che mi abbracciava, ho ricevuto la telefonata in cui mi dicevano che c’era un cuore per me.
Aspettando di entrare in sala operatoria: con una paura incredibile da una parte e dall’altra la consapevolezza di non poter fare altrimenti, ho sentito dire che quel cuore era di una donna.
A lei ho dedicato il mio brano “Viva” e grazie a lei mi porto dentro una sensibilità al femminile.

Per questo, il rapporto cuore amore fa parte del mio vissuto; la vita, ogni vita è speciale e per questo irrinunciabile, sempre. Una sconosciuta con amore mi ha donato il cuore e una nuova vita.
Oggi, in questo nostro mondo, dove i cuori si induriscono e il cinismo la fa da padrone; noi abbiamo il dovere di ridare significato a questa relazione forte che c’è tra il cuore e l’amore e che da sempre è esistita in ogni forma d’arte senza banalizzarne il significato profondo.

Che significato ha per te la spiritualità?
La spiritualità ha senso quando la si intende un’estensione verso valori universali come l’amore, la fratellanza, il rapporto con lo sconosciuto, il rapporto nei confronti di una realtà che va al di là di quello che percepiamo; deve essere di aiuto nel dare significati concreti e non astratti alla nostra quotidianità.
Per me spiritualità è quel concetto di fratellanza, sorellanza che non è legato alla religiosità, ma è un concetto rivoluzionario che dovrebbe essere riattualizzato, in questo mondo sempre più chiuso in se stesso c’è assoluto bisogno di spiritualità per meglio interpretare il senso vero della vita è della condivisione fraterna.

Quando sei a casa libero da impegni, come trascorri il tuo tempo?
Ascolto musica, anche lontana da me, mi piace capire e scoprire nuovi giovani artisti non solo italiani, ma da tutto il mondo.
Mi piace scovare musicalità diverse che provengono da culture lontane per trarne stimolo e ispirazione per arrangiare o scrivere i miei brani.
Quindi impiego il mio tempo libero nello studio, nell’ascolto anche di cose che non mi piacciono, ritengo che ascoltare sia fondamentale per chi come me ha scelto di “raccontare” con la propria musica.
Se riesco mi piace trascorrere del tempo con gli amici o in viaggio. Il viaggio come elemento di conoscenza.

 

Enrico Capuano: "Cuore fa rima con Amore". 3
Enrico Capuano e la Tammurriata Rock

Sei riuscito a realizzare i sogni di quando eri bambino?
Quando avevo quattro o cinque anni imbracciavo la racchetta e immaginando che fosse una chitarra, cantavo “Erba di casa mia” di Massimo Ranieri. Ben presto ho incominciato a sentire i dischi dei miei fratelli maggiori: i Black Sabbath, Chuck Barry e mi muovevo a ritmo di rock’n’roll scimmiottando i cantanti che ascoltavo e vedevo in televisione.
Ho sempre sognato di essere ciò che sono, quindi nonostante le difficoltà posso dire di aver realizzato i miei sogni; l’ho fatto da indipendente con tanti sacrifici e tanta fatica.

Posso ritenermi quasi un miracolo anche perché arrivo dagli anni ’80, oggi per i giovani che sono costretti dai talent a percorrere strade prestabilite, se non hanno un forte sostegno economico, è quasi impossibile.
Il mio appello accorato ai giovani artisti è di non mollare mai, di resistere e di fare musica per il solo piacere di farlo, sono disponibile a dare consigli a chi chiede un mio parere, non mi costa nulla se non dedicare del mio tempo.
Perseverate e coltivate le vostre passioni, credeteci fino in fondo!

Quale il complimento che più ti piacerebbe ricevere?
In assoluto il complimento che apprezzo di più è quando chi mi ascolta, pur non condividendo il mio pensiero, ne riconosce l’autenticità.
Mi gratifica che la gente mi percepisca per quello che sono e capisca che sto dicendo esattamente ciò che penso. Non intendo costruirmi un personaggio ma essere me stesso: operazione oggigiorno assai rischiosa ma, gratificante.
È certamente molto bello, come artista, sapere che chi ascolta le tue canzoni ci si riconosce.

 

 

 

Il nuovo brand: il “Jalisso” si diverte dopo Fiumi di parole

Resilienza: è un concetto che ben si addice a Fabio Ricci e Alessandra Drusian meglio noti con il nome di Jalisse; nulla è mai stato loro regalato, hanno sempre dovuto riorganizzarsi, inventarsi e scovare le opportunità che la vita offre senza mai rinunciare a sè stessi. Ho voluto incontrare Fabio detto il “Jalisso” per una chiacchierata amichevole, per sondare le emozioni che sta vivendo.

Il nuovo brand dei Jalisse: “dobbiamo ringraziare Carlo Conti”. 2
Alessandra Drusian e Fabio Ricci i “Jalisse”

I Jalisse sono diventati “la Jalissa” e “il Jalisso”, come ti trovi a vestire i panni del Jalisso?
Grazie a Carlo Conti stiamo lanciando un nuovo brand, oltre a Fiumi di parole (ride, n.d.r.).
Il nuovo slogan è: “sono il Jalisso/la Jalissa”. Sinceramente nulla cambia, ma tutto si trasforma.
Devo dire che è divertente. Mentre Alessandra partecipa a Tale e Quale Show, io mi diverto oltre che a comporre nuovi brani, ad occuparmi della produzione e del management.

Raccontami la tua giornata tipo quando non hai impegni di lavoro che ti portano fuori casa.
Se non ho impegni preferisco stare a casa, tenuto conto che siamo sempre in giro. Il lavoro che facciamo è talmente appassionante che si trasforma anche in tempo libero; nel senso che sono sempre alla ricerca di spunti, idee e stimoli per scrivere e per creare.

Hai due figlie Angelica e Aurora rispettivamente di 18 e 11 anni, come padre cosa ti auguri per il loro  futuro?
Di essere se stesse, di cercare i loro sogni e di inseguirli con passione e professionalità, perchè solo con amore si ottengono grandi risultati. La serenità dell’anima è una coperta di vetro, calda ma delicata e bisogna sempre mantenerla con cura per difenderla dal freddo e dalla grandine.

Il nuovo brand dei Jalisse: “dobbiamo ringraziare Carlo Conti”. 3
Fabio Ricci il “Jalisso”

Hai la possibilità di portare in vacanza tutta la famiglia quale meta sceglieresti?
Mare e montagna: sicuramente in Italia. Per la montagna un luogo tra le colline Umbre o le montagne Trentine; per il mare uno dei luoghi incantevoli del Sud Italia. Ricordo una bellissima vacanza in Sardegna.

Come stai vivendo questa nuova avventura di Alessandra?
Sono più emozionato ed eccitato di lei… forse. Ale è concentrata ma anche divertita, mentre io sono al settimo cielo perchè finalmente gli addetti ai lavori del mondo dello spettacolo stanno riconoscendo una grande Artista. Un’artista che ha saputo lavorare sodo nel rinnovamento, nell’attesa, nella resilienza artistica e soprattutto umana.
Credo che Alessandra possa essere d’esempio per i giovani artisti alla ricerca di spazi: è fondamentale non mollare mai, continuare a prepararsi, cercare di fare il proprio meglio senza sentirsi mai paghi.
Lei ha dimostrato come sia importante essere saldi e forti nelle scelte e nelle decisioni, sapendosi sempre mettere alla prova con umiltà e coraggio e Tale e Quale Show ne è l’esempio.
In questi 21 anni noi abbiamo continuato a lavorare, a credere in noi; la nostra arma? Il nostro amore.
Abbiamo risposto con sorrisi alla cattiveria altrui, al vento anche quando soffiava contrario: noi siamo così. In questo modo abbiamo coltivato il nostro sogno che è diventato realtà ed Alessandra ne è la prova.

Come la stanno vivendo Angelica e Aurora?
Entusiaste di vedere la mamma così raggiante e finalmente al posto che merita. Ci stanno aiutando anche se sostengono con sacrificio la distanza di Alessandra da casa, ma anche loro devono proseguire il loro percorso scolastico e di vita quotidiana.

Il nuovo brand dei Jalisse: “dobbiamo ringraziare Carlo Conti”. 5
Tale e Quale Show, Alessandra Drusian la “Jalissa”

Hai la possibilità di esprimere tre desideri, quali?
Avere sempre la mia famiglia felice, il secondo desiderio lo lascio a te che scrivi ed il terzo a te che leggi. Se nella vita non offri non potrai mai essere felice.

Siete stati etichettati come resilienti, come vedi il tuo/vostro futuro?
Appunto, come dicevo, sono passati 21 anni da quel Festival di Sanremo, la strada è ancora lunga da percorrere. Siamo fortunati perchè abbiamo vicino a noi le “Jalisse Tribù” fenomenali, gruppi di fan che ci seguono città per città dandoci il loro affetto quotidianamente. Sono queste le cose di cui fare tesoro e godere adesso, ORA, come dice il nostro singolo; per far sì che ogni goccia d’acqua sia preziosa, devi curare il seme ogni giorno.

 

Mia figlia, il canto e la meravigliosa terra di Sicilia.  

Antonella Arancio racconta i suoi amori
Antonella Arancio

Sogna di poter calcare nuovamente il palco di Sanremo e il singolo “Quel vuoto immenso” ne è una buona premessa. È tornata dal suo pubblico consapevole di averne sentito la mancanza. La musica e il bel canto possono riempire una vita.
Antonella Arancio ha dato priorità diverse e ora che la figlia è più grande e indipendente torna alle sue origini artistiche.
È stata una piacevole chiacchierata in cui parla di se per farsi conoscere meglio …a riflettori spenti.

Di ritorno dal tour estivo, raccontaci le emozioni di trovarti ogni sera un pubblico diverso.
Effettivamente il pubblico non è mai uguale, dipende da tanti fattori: a volte è molto composto, riservato, oppure al contrario molto coinvolto; spesso è il luogo ad essere determinante io sono siciliana e ti assicuro che noi siamo molto calorosi: non tutte le piazze, ahime, lo sono!
Durante il concerto cerco di capire quale pubblico ho di fronte e cerco di vincere anche la resistenza di un pubblico un po’ più freddo. È una bella sfida che, se vinci, ti dà una bella soddisfazione!
Vivo entrambe le situazioni in modo entusiasta.  In ogni caso cerco di arricchire il mio repertorio per soddisfare i diversi tipi di pubblico, anche quello più giovane al quale, ho scoperto, piacciono le mie canzoni.

Con tua figlia riesci a essere la mamma che desideri?
Oggi si, considerato che è cresciuta ed è più indipendente; riesco finalmente a condividere più tempo con lei.
La accompagno a scuola, a danza, esco con lei; ormai c’è un rapporto di complicità.
Se potessi tornare indietro cercherei di dedicarle molto più tempo. Sono stata una mamma presente ma non quanto avrei voluto. Spesso ero fuori per lavoro o troppo stanca per prendermi cura di lei.

Quanta della tua arte pensi di aver trasferito geneticamente a tua figlia?
Sicuramente l’arte c’è ma espressa in modo differente: lei balla e ama la danza.
Ha la musica nel sangue: è intonata ma non è a suo agio come quando è il suo corpo ad esprimersi.
Quando danza esprime tutta se stessa e sa essere protagonista senza paura; per far questo serve musicalità, la stessa che serve per il canto.

Antonella Arancio racconta i suoi amori
Antonella Arancio

Che bambina sei stata?
Sono stata una bambina buona, educata, sempre sorridente che andava d’accordo con tutti; generosa al punto che regalavo i miei giochi a chi non li aveva.
Sono stata una “bambina-mamma”: essendo la prima di cinque sorelle ho dovuto prendermi cura di loro, tenuto conto che la più piccola ha vent’anni meno di me.
Studio?  Il giusto …non troppo! Con le insegnanti ero abbastanza peperina e rispondevo sempre a tono. Il canto era già la mia passione.

Hai il potere di fare una magia: quale?
Magari! Non ho questo potere nonostante abbia lavorato con un mago: il mago Raptus.
Era un grande illusionista degli anni 90; portavamo in giro uno spettacolo in cui lui faceva i suoi numeri ed io cantavo; ero complice in due numeri; si può dire che qualche magia l’abbia fatta!

Insegni canto: cosa ti aspetti dai tuoi allievi?
Si, mi piace moltissimo trasmettere quest’arte, che amo.
I miei allievi sono giovani o addirittura bambini; mi aspetto che imparino a essere consapevoli della loro dote esprimendosi senza paura. La scuola di canto ti fa crescere, ti fa vincere la timidezza anche durante il periodo difficile dell’adolescenza.
Spero di poterli aiutare a migliorarsi a essere se stessi senza voler imitare nessuno.

Hai mai pensato di trasferirti in un paese estero?
No, mai, neppure in passato quando lavoravo moltissimo e viaggiavo spesso. Amo il mio Paese, eppur essendo consapevole dei problemi che ci sono, non vorrei vivere altrove. Neanche la musica è riuscita a portarmi via.
Amo la mia Sicilia che è una terra meravigliosa. Mi piace la gente! C’è tutto: la mia famiglia e i miei posti del cuore. È la mia casa.
Nonostante tutto adoro viaggiare e sono curiosa: da ogni nuovo viaggio porto con me qualcosa che arricchisce il mio bagaglio di esperienze, tanto poi torno alle origini.

Raccontaci dei tuoi programmi futuri.
Sto lavorando alla realizzazione del videoclip del singolo ” Quel vuoto immenso”; è in cantiere un altro pezzo con l’obbiettivo di qualche bel programma televisivo che mi possa rilanciare.
Teniamo le dita incrociate!

 

Articolo a cura di Juditta D’Arienzo 

Insieme abbiamo sconfitto il drago cattivo.

Come trascorre la giornata Emma Morton quando non è in tour per la sua musica?
Mi piacerebbe dirti giocando con mia figlia Billie, così come facevo un anno fa; ora purtroppo,
anche lontano dai palchi lavoro, mi occupo: del booking, dei social, lavoro tanto sulla scrittura di nuovi testi, mi dedico a diversi nuovi progetti e poi gioco con Billie e … mangio; mangio tanto e bene. Mi piace cucinare.

Hai un outfit molto studiato, ci dici come e perché lo hai scelto?
Ho la fortuna di essere vestita sempre dalla stilista Edda Berg che mi ha scelta come testimonial delle sue collezioni, tra noi c’è un rapporto di profonda stima e collaborazione.
Amo gli abiti di Edda Berg perché i suoi abiti sono “veri”, raccontano una storia, lei ha una squadra di sole donne che con un lavoro di alta sartoria crea una storia, un legame con amore, e questo mi piace molto.
Prima del nostro incontro vestivo abiti vintage usati, proprio perché vissuti, con qualcosa da raccontare.

Emma Morton si racconta in esclusiva a riflettori spenti
Emma Morton

Sei un personaggio di fantasia, chi?
Sono una dea in montagna che corre con i lupi, vivo in una comunità dove tutti hanno poteri magici grazie ai quali possono dialogare con la natura perciò la vita è meravigliosa e si vive in armonia, in consapevolezza in autonomia e con tante cose buone da mangiare…
Sono felice, perché, come avrai capito, il buon cibo per me è importante.

Quale storia ti piacerebbe raccontare alla tua bimba?
Ho già cominciato a raccontare a Billie la mia storia cercando di parlarle del suo ruolo.
È la storia di una bambina che cresce in una famiglia molto numerosa caotica, dove papà e mamma devono lavorare molto e perciò questa bambina passa molto tempo in solitudine fortunatamente ama la natura, ha tanta fantasia con la quale gioca ma è tanto, tanto sola. Un giorno incontra un drago che le dice di non temere, di non aver paura e di seguirlo nel suo regno, promettendole la felicità. Lei fiduciosa lo segue, ma ben presto si rende conto che lui le ha mentito.
Per anni combatte contro il drago cercando di tornare indietro nella vita di prima senza riuscirvi.
Un giorno vagando nel bosco incontra un ragazzo che come lei ama la natura, s’innamorano e dal loro amore nasce una bambina. Appena concepita questa bimba magica riesce a dare alla sua mamma la forza per avere la meglio sul drago e liberarsi.
Questa bambina è Billie: la bellezza, la gioia, l’armonia, la purezza. Grazie a lei, la sua mamma si sente finalmente potente e in grado di affrontare qualunque difficoltà e per questo… vissero felici e contenti.

Emma Morton si racconta in esclusiva a riflettori spenti
Emma Morton

In che modo ti senti distinta dagli altri?
Ho un po’ di problemi con l’intimità perché sono cresciuta nell’incomprensione senza attenzioni, senza una figura di riferimento e purtroppo non sono capace di fidarmi, questo mi ha resa fragile nel rapporto con gli altri: temo di non essere accettata per quello che sono, di non essere amata, perché “non amabile“.
I rapporti con gli altri mi mettono in difficoltà, sono sempre poco rilassata, anche tra amici e in famiglia. Fortunatamente negli ultimi anni le belle persone che ho vicino e soprattutto la mia bambina, mi hanno aiutata a sentirmi me stessa e a comprendere che nella mia umanità posso trovare rifugio serenità ed amore.
Solo quando canto mi metto a nudo e sono in completa connessione con tutti: abbatto qualunque barriera. Sul palco è la musica a parlare per me.

Cosa significa festa per te?
Per me è una parola strana, probabilmente vuol dire lavoro, perché io sto bene alle feste quando canto, così so come contribuire ed essere a mio agio.
Se devo pensare alla festa come tale, penso al Natale e alla famiglia della mia amica Mailinda; sono persone bellissime dalle forti tradizioni, loro arrivano da Tirana, è con loro che trascorriamo sempre le feste, con tanto buon cibo, tanti brindisi e tante tante coccole.

Dopo uno spettacolo quale il tuo modo di lasciare andare la tensione?
Ancora lo sto cercando, ho molta difficoltà a sciogliere la tensione, perché sono molto esigente e critica con me stessa per cui penso e ripenso se mi sono piaciuta, cosa potevo fare o non fare, ripasso nella testa il concerto più e più volte.
Mi piace molto mangiare e spesso ho una voglia matta di bistecca, dovrei portarmi un piccolo barbecue per farmela subito dopo lo spettacolo e sdraiarmi poi a letto come un antico romano…
Avete consigli?

Emma Morton si racconta in esclusiva a riflettori spenti
Emma Morton durante una serata live

Hai scritto e interpretato due canzoni per il film “Saremo giovani e bellissimi” come hai vissuto questa esperienza?  
È stata un’esperienza molto stimolante ed affascinante.
Lavorare con Matteo Buzzanca è sempre un piacere: un compositore, un autore un produttore con le idee molto chiare, dotato di una sensibilità e professionalità particolari. Lui ha scritto tutta la colonna sonora del film. È bello lavorare con Matteo, andiamo molto d’accordo e lui è riuscito a farmi entrare nell’ottica della sua visione lasciandomi lo spazio di aggiungere i miei colori.
Ho scritto il testo avendo già in mente delle immagini, una storia nella quale mi sono immedesimata, ed è stato come quando scrivo le mie di storie.
Il film è stato selezionato al Film Festival di Venezia alla settimana della critica e  Matteo ha vinto il Soundtrack Star Award per questo lavoro, sono molto felice di essere parte di questa colonna sonora.
Nel film faccio un piccolo cameo, suono in un club al pianoforte, dove peraltro Emma Morton and The Graces suoneranno prossimamente.
Letizia Lamartire
, la regista, proprio di quelle immagini e di quella canzone “They change your heart” che ho scritto con Matteo e che ho interpretato ha fatto un video clip che farà un po’ da trailer al film.  Ho un bel ricordo della mia partecipazione e dell’esperienza fatta sul set con persone molto creative e bellissime.
Questo lavoro ha aperto per me una finestra sul mondo del cinema per il quale mi piacerebbe scrivere musica

Emma Morton si racconta in esclusiva a riflettori spenti
Emma Morton & The Gracies

Progetti Futuri.
Qui Emma è come un vulcano in eruzione: creativa, generosa con un’esplosione di sogni e progetti che stanno prendendo forma.
Emma Morton and the Graces
hanno moltissimi progetti per il futuro sia per lo spettacolo live che porteranno in un tour di tre settimane, in est Europa, sia per la promozione del disco in Italia con tante date: il 26 Ottobre all’ Agorà di Milano, il 27 allo Stones Caffè Modena e il 29 al Padova Jazz Festival. Dopo il tour, in dicembre torneranno in Italia con altre date.
Stiamo lavorando con entusiasmo al prossimo disco che uscirà all’inizio dell’anno prossimo con grandi novità: se in “Bitten by the Devil” ho avuto la sensazione di spogliarmi, in questo mi levo addirittura la pelle. È un viaggio nel mondo mitologico e in quello cristiano, esplora il corpo e l’anima del potere. Il primo disco era quasi un lamento, questo invece indaga sul significato dell’amore; ci sono diverse esplorazioni del corpo femminile legato ai diritti umani, al consenso, all’arte, alla politica e al business; un disco tra il diavolo e l’acqua santa, con un ritmo molto groovie forte primitivo, “cazzuto“.
Continua la mia collaborazione con Edda Berger e stiamo creando un progetto legato all’estetica e ai vestiti, ma non posso ancora svelare niente…altrimenti che sorpresa sarebbe?
Stiamo iniziando un lavoro legato alla violenza sulle donne e l’anno prossimo si concretizzerà grazie alla collaborazione con un assessore alla cultura di Lucca e della Regione.
L’attenzione sarà focalizzata sugli adulti che sono sopravvissuti a ogni tipo di violenza psicologica, emotiva, fisica, sessuale subita nell’infanzia.
Voglio attraverso la mia storia personale, creare solidarietà essere connessa con chi ha subito come me, non per fare della mia storia un caso, ma perché sono convinta che sia fondamentale sostenersi.
In Italia non esiste una associazione che si occupi di questa tematica e io l’ho molto a cuore.”

 

 

 

Mi sento… una giovane Marmotta!

Lorenzo Baglioni lo ritroviamo sull'Isola degli Eroi
Lorenzo Baglioni protagonista dal 17 settembre dell’Isola degli Eroi

La prima volta che ho avuto modo di conoscere Lorenzo Baglioni  è stato guardando e condividendo un suo video su facebook: sto parlando della celebre canzone di Enzo Jannacci “Vengo anch’io, no tu no!”, testo modificato e adattato per promuovere l’attività dell’associazione onlus “Vorrei Prendere il Treno” ponendo l’attenzione sul problema delle barriere architettoniche.

Lorenzo Baglioni, poliedrico personaggio artistico e non del panorama Italiano, nato a Grosseto il 22 settembre 1986 si laurea in matematica all’Università degli Studi di Firenze e dopo aver insegnato per alcuni anni nelle scuole superiori, nel 2012 decide di dedicarsi a tempo pieno al mondo del teatro e dello spettacolo.

Lo ritroviamo cantante, attore, presentatore e autore di vari progetti scritti e realizzati con il fratello Michele. Reduce dalla partecipazione al Sanremo 2018 con “Il congiuntivo” e dopo aver presentato su Sky Uno un programma per il ripasso di fine anno di 12 materie scolastiche a tempo di musica, lo ritroviamo oggi a presentare un game show “L’Isola degli Eroi” in onda su Boing (canale 40 del DTT) ogni lunedì alle 19.50.

Di Lorenzo ammiriamo il suo spirito cantautorale ludico didattico.
Lo intervistiamo per Musica361 per conoscerlo meglio “a riflettori spenti”.

Ti senti più Peter Pan o il Grillo parlante?
Mi sento pochissimo Peter Pan, purtroppo, saranno i capelli bianchi che mi spuntano ogni giorno, e tanto meno direi Grillo Parlante, visto che è già difficile dare voce alla propria coscienza figuriamoci a quella degli altri! Mi sento una giovane marmotta, visto che la curiosità è un mio grande motore di vita!

Ti hanno definito divulgatore pop cosa ne pensi?
Mi sembra un bellissimo appellativo. La parola divulgatore mi fa venire in mente Piero Angela, che è uno dei miei punti di riferimento. La parola Pop mi fa venire in mente invece i Beatles quindi direi che anche qua si casca benissimo. Divulgatore Pop mi piace, approvato!

Che bambino sei stato?
Molto vivace, curioso, e già con la voglia di far divertire e intrattenere i propri amichetti!

Lorenzo Baglioni lo ritroviamo sull'Isola degli Eroi 2Hai la possibilità di chiedere un potere soprannaturale quale?
Vorrei poter fermare il tempo e fare così tutte quelle cose che non riesco a fare durante la giornata!

La tua essenza in una frase.
“Stay hungry. Stay foolish” (S. Jobs)

La canzone che avresti voluto scrivere.
“Anime Salve” di F. De André!

Il complimento che ti piacerebbe ricevere.
“Lorenzo, come stiri le camice te non le stira nessuno!”, così vorrebbe dire che ho imparato a farlo!

Qual è il tuo rapporto con la spiritualità?
È la ciliegina sulla torta del mio essere totalmente razionale in tutti quello che faccio!

Lorenzo Baglioni lo ritroviamo sull'Isola degli Eroi 1

Di quanto hai vissuto, cosa terresti e cosa invece lasceresti volentieri andare?
Terrei tutto quello che ho fatto, lascerei un po’ d’ansia!

Hai accettato di presentare L’Isola degli Eroi in onda su Boing, perché?
Perché ho avvertito subito che era un progetto solido, ben ideato, e che mi avrebbe messo alla prova in questa nuova avventura artistica nelle vesti di conduttore.

Articolo a cura di Juditta D’Arienzo 

L’artista siciliano torna più forte di prima, scoprendo che l’amore esiste

Malandrino è tornato
Andrea Malandrino (credit photo: Giulia Ballone)

Malandrino è diventato grande, oggi volta pagina e con uno spirito libero e maturo racconta la sua vita con gioie e dolori ma con lo spirito di costruire un futuro a colori; si guarda alle spalle ripercorrendo strade battute cogliendone il lato positivo.
Ha il desiderio di raccontarsi e seduto davanti a un caffè, inizia a farlo per i lettori di Musica361.
“Buon viaggio”… Malandrino.

Sei nato in Sicilia, cosa conservi e cosa non vorresti mai perdere della tua terra?
Conservo i profumi, inconfondibili, l’odore del mare, le vie strette, i balconi arruffati sulle strade in pendenza, le case rifinite a metà, la biancheria di ogni genere che ancheggia, le ringhiere cigolanti, l’arsura di agosto e poi quella sensazione di quando viene Settembre e le strade vischiose. Porto con me il modo in cui guardo il mondo, come quando stavo accovacciato su uno scoglio e fissavo oltre la linea; chi nasce dove son cresciuto io sa di cosa sto parlando. Spero di non perdere mai questa cosa.

Ami andare in moto e spesso vai ai raduni: come coniughi il mondo dei bikers con la tua Musica? Mi riferisco anche al tuo ultimo singolo “Una come te”. che parla dell’amore nelle sue mille sfaccettature.
Amo viaggiare: il sogno è sempre stato quello di partire, a bordo di una “scrambler”, per tanti mesi e potermi perdere in posti assurdi. L’ispirazione, la mia, nasce sempre da ciò che ho vissuto sulla mia pelle per la quasi totalità delle volte; ci sono passioni che in qualche modo si accomunano, tranne quando sto per iniziare il lavoro in studio e allora in quel coso debbo rinunciarci.

Sei autore di gran parte delle tue canzoni; come hai acquisito questa capacità?
Ho un gran bisogno di scrivere; qualsiasi cosa. Nelle canzoni riesco a dare forma e colore. “Sto ancora imparando” ma di solito è la notte che mi ispira.

Malandrino è tornato 1
La cover di “Una come te”

Ti comunicano che devi partire improvvisamente e devi portare con te solo 1 persona e tre oggetti, chi e cosa porti?
In questo momento porterei una persona a me cara che non vedo e non sento da tanto tempo, troppo direi, per raccontarci oggi che siamo cresciuti. Non mi muovo senza il mio Eight and Bob (profumo), prenderei un costume e un bel libro.

Cosa cerchi in una storia d’amore? Quando ti accorgi di essere innamorato ci sono dei segnali che riconosci?
È veramente complicato rispondere a questa domanda, nel senso che non cerco nulla, non più e poi non finirei di scrivere (ride, ndr). Compirò 28 anni il 6 ottobre e un paio di anni fa per la prima volta mi sono trovato un gigante di fronte che non sapevo gestire, “un salto troppo grande “, una danza nello stomaco, come se avessi camminato in punta di piedi nella pienezza di quel sentimento, per come mi rendeva, per ciò che di me ho scoperto. È stato “un bel viaggio”… finito male. Posso solo raccontare questa mia esperienza, nonostante ci fossero state diverse storie prima; forse cerco l’unicità, la purezza, la magia, che ti fa stare in alto, un po’ come la storia di Icaro con le ali di cera che vola leggero nell’aria; se questa magia viene compromessa dalle debolezze in cui tutti cediamo, allora è come se quell’angelo volasse vicino al sole facendo sciogliere le ali per poi cadere a terra. A questo punto preferisco stare solo, si sta bene; la gente dovrebbe imparare a farlo, a conoscersi un po’ di più. Non puoi dire ti amo ad ogni storia che intraprendi, altrimenti qualcosa non va (sorride, ndr).

Il film che più ti ha emozionato, quello che hai visto più volte?
“Correndo con le forbici in mano”, sembra assurdo ma mi fu consigliato e quando lo vidi per la prima volta mi addormentai. L’ho rivisto altre due volte per capirne bene l’essenza: Un pugno in pancia.

Hai detto una volta che ti piacerebbe fare in moto la Route 69 on the road con un libro e la libertà. Quale libro porteresti e quale libertà senti di dover vivere.
Mi prenderei un tempo non determinato, in sella a una bella moto con quasi nulla dietro… Dormire in una tenda con un fuoco vicino in posti dove devi arrangiarti da solo; contemplare con i miei occhi tramonti infiniti, sentire l’odore dell’erbaccia, la natura che ti prende, fare un urlo immenso in cima a una montagna, vivere le culture diverse sparse per il mondo, per immedesimarmi nei loro stili di vita. Leggerei tutti i grandi “salvatori” della beat generation: Boudelaire, Rimbaud, Keruac… figo (ride, ndr).

Malandrino è tornato 2
(credit photo: Giulia Ballone)

Per tenerti in forma fisicamente vai in palestra, per tenerti in forma spiritualmente cosa fai?
Odio la palestra ma la faccio, come se ne fossi appassionato, perché fa bene: devi volerti bene. Per il resto il buon cibo è fondamentale.

Quando devi incontrare i tuoi fan, il tuo pubblico come ti prepari?
Chiamo la mia famiglia che mi dà forza.

Quale complimento a livello personale e professionale ti piacerebbe ricevere?
Sarebbe bello sentirsi dire che nelle mie canzoni la gente si rispecchia, che in qualche modo si sia sentita vicina condividendo una gioia o un dolore.  Che la mia musica possa far sentire la gente meno sola.

In chiusura, raccontaci dei tuoi progetti futuri e del tuo prossimo progetto musicale.
Il mio progetto futuro, al momento, è tutto nel mio prossimo singolo. Voglio andare piano, non vedo l’ora di annunciare “Buon viaggio” che rappresenta la forza, la verità, la mia integrità nel quale racconto qualcosa che mi ha profondamente toccato e di cui ringrazio Dio di avermi fatto conoscere quel sentimento: ora so che esiste. Anche da un punto di vista artistico sono orgoglioso di questo album. Voglio dirlo, sono tornato, voglio dirlo con questo singolo, più forte di prima.

A cura di Juditta D’Arienzo

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