Autrice, cantante, scrittrice, mamma, moglie e tanto altro; scrivere rimane la sua passione.
Valeria Rossi nata a Tripoli ma arrivata in Italia quando aveva solo un anno. La sua famiglia ha dovuto abbandonare la Libia perdendo tutto, ha sentito il dovere morale di scrivere la sua tesi per conferire la laurea in antropologia, sulle espressioni artistiche degli Italiani d’Africa a seguito dell’esodo. Crede che l’arte, in tutte le sue forme, sia un modo per esprimere e per affrontare i dolori, i traumi e poterli superare.
L’ho vista nel programma televisivo Ora o mai più e ha attirato la mia curiosità e ho voluto conoscerla meglio.
Nella tua carriera sei autrice, cantante, scrittrice, mamma, moglie e tanto altro: ci racconti quali le soddisfazioni e quale il ruolo che senti rappresentarti meglio?
Ho sempre fatto fatica a riassumermi, come diceva Carmelo Bene. Sono arrivata alla conclusione che la vita non è statica ma dinamica, per cui: è facile, comodo, pigro dare definizioni e anche incarnarle. È molto pericoloso calzare abiti che altri ritengono giusti per te.
Io me ne frego e seguo tutte le passioni che ho, non ultima la coltivazione. Ho scritto anche un libro sulla trasmissione del sapere oltre che del sapore in ambito gastronomico “Bimbincucina” venti ricette correlate ognuna a una canzone per avvicinare le famiglie e i bambini a una sensibilità alimentare, i venti piatti sono vegetariani con l’attenzione al territorio, esempio le “panelle” siciliane.
Ho radicato in me questa grande passione di voler fare e divulgare. È una passione che parte da lontano: quando da ragazza, avendo problemi personali di salute, ho cercato, documentandomi, di capire cosa fare; fa parte di un percorso personale dato dalla consapevolezza che siamo quello che mangiamo e quello di aver imparato a coltivare ortaggi ne è un ulteriore capitolo. Altra passione, ovvio, la scrittura: sto scrivendo un racconto collettivo con altri autori, una storia che avevo in mente da tempo e poi… la scrittura di canzoni.
Hai scritto per i più grandi cantanti da Mietta a Bocelli, è stato il tuo primo amore è vero che non si scorda mai?
Si, certamente anche perché la canzone è una sintesi fantastica, di intrattenimento e allo stesso modo può essere profondissima. Rappresenta un linguaggio particolare che in soli tre minuti deve avere la struttura del racconto. È fondamentale l’impronta che riesci a dare di te in quel testo, puoi lasciare il tuo DNA in una canzone. La materia viva della canzone sono proprio le nostre emozioni il nostro sentire più profondo e saperlo affrontare.
Oltre al libro di ricette per bambini “Bimbincucina”, con lo pseudonimo Mammastar canti “La canzone di Peppa” ispirata a Peppa Pig, eroina di un cartone animato tanto amato dai bambini. Quanto in te è rimasto bambina?
La frequentazione con Orietta Berti mia maestra in “Ora o mai più” mi ha rincuorata perché lei essendo cosi radicata, bella strutturata mantiene sempre presente e fresca la sua identità, con una capacità incredibile di interagire con gli altri in completa tranquillità: né subisce né impone. Per cui non è importante essere ancora bambina bensì mantenersi aperti a ciò che c’è nell’aria, dinamici senza chiudersi mai in se stessi. In realtà si è più maturi senza andare mai contro la propria natura rimanendo “al vento” mantenendo quella parte di se, cristallina propria del bambino.
Hai la possibilità di esprimere un desiderio per tuo figlio, quale?
L’ho chiamato Miro proprio auspicando per lui un futuro “ad mirabilis” come recita l’origine latina del suo nome, e quindi vorrei per lui che potesse essere una persona ammirevole, non attraversata da sentimenti negativi, quali la rabbia o la paura. Noi, come genitori, siamo molto amorevoli, coerenti e fermi, ma non statici e infatti lui è sempre in viaggio con noi. Vorrei si sentisse libero di evolversi in questa vita.
Le maestre pensano che potrebbe essere un leader positivo e questo è bellissimo.
Sei laureata in antropologia, cosa ti ha portata a questa scelta?
Questo mio desiderio di conoscenza trasversale, perché lo studio dell’antropologia ti mette nella condizione di essere inclusivo, di non tralasciare nulla perché tutto è frutto di un processo, di entrare nella comprensione delle dinamiche di tutti i processi per comprenderne il risultato; in definitiva, la conoscenza della profondità dell’essere. Questa è per me una costante che si riflette in qualunque cosa faccia.
Ero quasi laureata in legge, avrei voluto essere una giurista, però ben presto ho capito che desideravo altro.
Tre parole dopo. Riflessioni intorno al successo, quale il consiglio ti senti di dare alle nuove generazioni parlando di successo?
Tutto dipende da quale parametro si adotta, tutto è relativo. Coltivare le proprie ispirazioni con coerenza, la perseveranza nel perseguire i propri personali obiettivi sono sicuramente fondamentali per raggiungere il proprio successo. Successo per me è mantenere il dialogo con me stessa e poi con gli altri, la qualità del primo incide sul secondo.
Quale i tuoi futuri progetti?
La scrittura soprattutto, ho richieste per nuovi testi, e quindi sono molto impegnata su questi progetti!