Marco Mengoni vince con "Due Vite” 1
Marco Mengoni sorprende con un duetto incredibile insieme a Elodie


Mengoni sorprende con un blues contemporaneo, gli altri creano tormentoni. È in hit parade piomba Emis Killa


Mengoni con Elodie, Fedez con Annalisa e Articolo 31. Che l’estate sia ormai arrivata non ce lo dice solo il caldo, dà pace in pochi giorni di farci dimenticare   la tarda fioritura primaverile di quest’anno. Come sempre ci sono cantanti in grado più di altri di ricordarci un preciso periodo. Ma soprattutto ci sono dei ritmi, dei suoni e delle dinamiche discografiche ben studiate per certi momenti. La regola ormai è chiara: in estate funzionano molto bene i duetti. Anche per questo le canzoni lanciate fin qui nelle scorse settimane, pur avendo quell’ambizione non hanno dato l’impressione di diventare tormentoni dei prossimi mesi. Questa settimana, però, si inverte la rotta. Piacciano o meno, le canzoni estive stanno iniziando ad arrivare. Le più accreditate a guadagnarsi il titolo di pezzo dell’estate 2023 sono i duetti.

Cominciamo dunque da Marco Mengoni ed Elodie.

I due cantanti avevano già mostrato in precedenza di essere molto amici. Si avevano avuto delle conferme quando, in gara entrambi a Sanremo, si erano presentati più volte insieme davanti al pubblico mostrando grande affiatamento tra loro. Insomma, un duetto tra Mengoni ed Elodie ce lo dovevamo pur aspettare. La nuova canzone si intitola Pazza musica. E in effetti ci voleva proprio la meravigliosa pazzia di questi due artisti per proporre un pezzo così in Italia. Ci si accorge subito, sin dalle prime note, che si tratta di qualcosa di assolutamente inedito per il nostro modo di interpretare la musica.

Un beat sound sincopato che regala un misto tra blues e jazz degno dei migliori brani americani.

Parte Mengoni, con un ritmo un suono talmente innovativo e sorprendente da sembrare già la colonna sonora di un film straniero.

Quindi arriva la sensualità determinata di Elodie. Si uniscono così due voci straordinariamente iconiche e inconfondibili di questi ultimi anni. Si capisce che la voglia non era tanto quella di creare il classico “tormentone”, ma semplicemente fare un bel pezzo. Una bella musica. Una pazza musica appunto. Il ritornello non è immediato, ma lo sentiremo talmente tante volte che già tra pochi giorni sarà appiccicato alle nostre meningi. Mengoni ed Elodie fanno centro. Anche per il testo, che evoca la necessità di uscire dagli schemi, per trovare se stessi nella propria libertà. Meglio farlo però sempre con la testa sulle spalle. In questo senso, la musica è la migliore compagna di serate e momenti apparentemente senza significato. Anche di fronte alle ipocrisie della vita, la musica è l’unica pazzia che ci possiamo concedere sapendo di non essere mai traditi da lei. Perché ci sa comprendere. Ecco, la canzone di Mengoni ed Elodie è davvero un inno alla musica. Per noi è motivo di orgoglio essere connazionali di due artisti sempre più proiettati verso successi internazionali.

Ha completamente il sapore del tormentone invece il brano di Fedez & co.

Come già abbiamo fatto notare, la canzone ha delle assonanze evidenti con Brivido felino nel ritornello. Tuttavia, non si può negare che Fedez sbirciando un po’ di qua e un po’ di là tra i successi del passato, anche quest’anno sia riuscito a creare un pezzo che resterà nella testa di tutti. Canta un po’ di più anche lui questa volta, mentre il rap degli Articolo 31 sembra confinato in strofe poco memorabili. Il lavoro grosso, ancora una volta, lo fa la voce femminile. E che voce. Quella di Annalisa ormai ci sembra davvero familiare in modo impressionante. La cantante ha raggiunto il triplo platino con Bellissima e il platino con Mon Amour. Ora arriverà ai vertici delle classifiche anche con questo featuring. Davvero un periodo d’oro per lei. Tornando a Disco Paradise, il nuovo brano che la vede impegnata con Fedez e Articolo 31, esprime gran voglia di ballare e divertirsi. Dimenticando tutto, anche le ipocrisie e l’ignoranza di cui molti si fanno vanto e che qui vengono velatamente prese di mira. Ecco, forse è un po’ incauto sottolineare “la mia gente non sa chi è Neruda, però Sapore di sale sì”. Considerando che Fedez ignorava fino a qualche mese fa l’esistenza di Giorgio Strehler forse dovremmo considerarlo un testo autobiografico. In ogni caso, al di là di alcune precisioni che occorreva fare, il ritornello sarà un successo. Il merito è tutto e solo di Annalisa.

Altro duetto, altro possibile tormentone. Quello di Shade e Federica Carta.

I due giovani cantanti tornano a cantare insieme dopo l’esperienza sanremese dello scorso anno. Convincono e travolgono con la loro “Per sempre mai”. L’ossimoro del titolo racconta già la storia: due ex ricordano la loro relazione, fatta di alti e bassi e di cui ora c’è nostalgia. Eppure è impossibile pensare a un futuro eterno tra loro. Si uniscono il carattere rap di Shade e quello dance di Federica, capaci di creare l’atmosfera fresca e danzante al punto giusto per rimanere nelle classifiche. Pienamente promossi, anche per il testo che mostra tutt’altro che la classica banalità in cui si rischia di cadere in estate. Insomma, questa settimana tre bei duetti, dove le voci femminili fanno la differenza con le parti più orecchiabili dei brani.

Ci sono però anche delle meravigliose eccezioni. A cominciare dal pezzo di Alberto Fortis, che fa ballare ed entusiasma con un Mambo, Tango, Cha cha cha tutto da ascoltare. La canzone da ieri è in radio: è la testimonianza che il bello della musica continua a mantenersi sui generi intramontabili. Quando si balla e si canta insieme all’artista, il brano è già un successo. Fortis sa come fare e non ha mancato all’appuntamento. Possibile outsider dell’estate.

Classifiche Fimi: cambia tutto ai vertici delle graduatorie degli album più venduti.

Lazza scivola al quinto posto, esplode Angelina Mango già al secondo posto. Gradino più alto per Effetto notte di Emis Killa.

Tra i singoli, Mon Amour resta seconda mentre Mina e Blanco scendono dal primo al terzo posto. Emis Killa comanda anche lì con la sua On fire.

MusiCalcio: il rapporto difficile tra l’Inno di Mameli e il pallone
Alla vigilia della finale di Coppa Italia ripercorriamo la storia dell’inno di Mameli nella sua burrascosa relazione col calcio

 

L’inno di Mameli ha conosciuto diverse versioni grazie al calcio. Generalmente poco gradite.

Mercoledi 24 maggio si gioca la finale di Coppa Italia tra Inter e Fiorentina. Un appuntamento calcistico che, naturalmente, vede due squadre motivate a portare a casa un trofeo prima delle altre rispettive finali europee che le attendono. Nerazzurri favoritissimi, coi Viola pronti a cercare spunti che possano sorprendere l’avversario. Dal punto di vista musicale, invece, si sfidano così i due team che vantano inni famosissimi. L’Inter col modernissimo Pazza Inter, la Fiorentina con il più antico della Serie A. Due modi opposti di vedere le cose, ma ugualmente celebri. Ma non è da qui che vogliamo raccontare il motivo musicale in vista della finale di Coppa Italia, diventata da oltre dieci anni anche una passerella canora.

Da quando la partita si gioca in gara secca a Roma, infatti, il trofeo ha assunto un’importanza e un’ufficialità particolari.

Tanto che viene sempre intonato, da una star pop del momento, l’inno di Mameli.

Il tutto alla presenza del Presidente della Repubblica. Così, dopo aver raccontato gli inni delle squadre di Serie A, quindi gli inni dei Mondiali e infine quelli dei più importanti team europei, oggi parte la quarta fase di MusiCalcio. Quella in cui racconteremo tutte le canzoni che parlano in qualche modo di calcio, entrate nella leggenda. E quale brano, meglio dell’inno d’Italia, unisce un popolo? Un inno, quello di Mameli, chiaramente non calcistico. A parte la frase “Dov’è la vittoria?” diventa anzi difficile immaginarsi se vi possa essere un nesso. Eppure, è un fatto, in molti associano quelle note a eventi sportivi. Che si tratti di celebrazioni con tanto di medaglie o di inizi partita, l’inno di Mameli c’è sempre, tanto da meritarsi anche una storia sportiva. La sua rivalutazione, negli ultimi vent’anni, nasce proprio dal calcio.

Vediamo allora il rapporto tra il celebre inno di Mameli e il calcio.

Un rapporto difficile sin da quando, tra la fine anni ‘90 e l’inizio degli anni 2000, ci si rendeva conto che nessuno degli azzurri cantava le strofe durante il prepartita. Le telecamere inquadravano impietose giocatori muti come pesci. Nel migliore dei casi, se aprivano bocca, lo facevano per masticare le gomme con cui scioglievano la tensione. Ci si accorse che un’intera generazione conosceva benissimo solo le note dell’inno di Mameli, magari imparato a suonare col flauto a scuola. Tuttavia le parole rimanevano ignote a molti. Intervenne allora Carlo Azeglio Ciampi a imporre la cultura nazionalistica che si stava via via perdendo. Ripristinando la festa del 2 giugno, che ci si era dimenticato di ricordare, l’allora Presidente della Repubblica promosse la conoscenza dell’inno di Mameli. Portò anche abbastanza bene: se non altro, dopo la disfatta dei mondiali coreani, la Nazionale tornò a vincere il Mondiale nel 2006. Eppure, la storia dell’inno di Mameli col calcio ha proseguito a non essere particolarmente fortunata. Colpa, per l’appunto, della Coppa Italia. Fare cantare l’inno a cantanti pop è indubbiamente un rischio.

Ciascuno ripropone il pezzo con un suo stile, non sempre rimanendo aderente al modo con cui l’aveva pensato Mameli.

E non sempre piace. In molti casi la versione pop ha lasciato più o meno indifferenti, senza creare grandi scompigli. Ma per almeno tre volte sono piovute critiche a raffica. Specie da quando i social hanno preso il sopravvento in maniera definitiva.

Toccò per prima a Noemi subire i commenti acidi del web per una imprecisione vocale nell’esecuzione a cappella del brano. Era il 2018 e, nella finale di Coppa Italia, la cantante aprì così le danze, quasi costretta dagli espertoni del web a scusarsi per la stonatura. Lo fece, con eleganza e autoironia.

Andò molto peggio dieci anni dopo a Sergio Sylvestre che, assediato dall’emozione, dimenticò le parole a metà inno.

Apriti cielo. Il tifoso tipo, già pronto a ringhiare per quella finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus, non perdonò in alcun modo una dimenticanza simile. In effetti brutta, forse anche imbarazzante. Ma considerando che la metà di quel pubblico, probabilmente, conosce a memoria solo le canzoni di certi trapper, vien da chiedersi da quale pulpito si possa pronunciare una predica a un cantante impegnato nella sua performance.

L’ultimo caso fu il più eclatante, anche perché ormai i social sono diventati sempre più il megafono di tanta ignoranza. Arianna Bergamaschi cantava l’inno di Mameli alla Supercoppa italiana 2022. Non stonava. Nessuna imperfezione nella sua esecuzione. Semplicemente la interpretava con il suo stile. Il web si accanì insieme a certa stampa, definendo l’inno rovinato da Arianna. Aveva solo fatto il suo mestiere: personalizzare un brano con la sua capacità vocale. Ma in un Paese dove la gente entra allo stadio sentendosi Riccardo Muti e ne esce credendosi Trapattoni, i commenti perfidi sono all’ordine del giorno. Del resto, ad Arisa non venne perdonato l’avere urlato troppo il “Sì!” finale presente nel testo di Mameli. Stiamo chiaramente parlando di polemiche pretestuose. Grazie a Dio scomparse con l’ultima versione regalata da D’Alessio e Clementino in occasione di Italia-Inghilterra.

Certo, ora cantare l’inno di Mameli allo stadio è diventata una bella sfida.

Quasi una gatta da pelare visti i precedenti, che non hanno mai trovato nessuno particolarmente elogiato. Si salvarono solo Emma nel 2010 e Annalisa nel 2021. Oltretutto, non dimentichiamolo, in prove tutt’altro che facili, cantandolo a cappella.

D’altra parte, però, qualcuno che canti l’inno ci vuole. In una Serie A sempre meno composta da italiani, non possiamo certo attenderci che a farlo siano i giocatori stranieri.

Zero Assoluto, Ariete, Gazzelle, Dargen: le novità della settimana
Gli Zero Assoluto oggi 20 maggio tornano al Fabrique di Milano

Gli Zero Assoluto tornano convincendo come tanti anni fa. Ma non sono l’unica bella notizia di questa settimana

Una canzone degli Zero Assoluto è una certezza. In tutti i sensi. Sia in quello più positivo, per cui si può andare a colpo sicuro sul fatto che piacerà. Sia in quello malizioso, per cui prima ancora di ascoltarlo si sa già con quale ritmo racconterà la sua storia. In fondo, però, va bene così: perlomeno quando la musica è bella, fa piacere immergersi in qualcosa che abbia un po’ il profumo del rifugio sicuro. Specie di questi tempi, in cui molti propongono tanto rumore e poca musica, ascoltare qualcuno come gli Zero Assoluto può solo farci bene.

La nuova canzone degli Zero Assoluto si intitola Sardegna.

Così, se qualcuno non lo aveva ancora immaginato, il duo cerca di tornare ai fasti di anni fa puntando alle hit estive con questo brano. C’è sempre quel piacevole ritmo capace di dare freschezza e romanticismo al tempo stesso, proprio come nello stile che ha fatto innamorare i loro fan. La canzone racconta l’amore dal punto di vista della sua routine, che non viene a quel punto disdegnata quando non viene più vissuta. La voglia di immergersi nelle vacanze della Sardegna è quindi reale: lì, nella spensieratezza dell’estate, si trovano i migliori ricordi di una coppia che vuole riconquistarsi come prima. Al tempo stesso l’idea del mare rappresenta solo una sensazione che sembra urgente più che altro nel momento in cui si vuole scappare da tutto. Per il resto c’è l’amore, con le sue emozioni e le sue nostalgie. 

In fondo le canzoni degli Zero Assoluto lasciano sempre anche un velo di malinconia. Ed è proprio la loro straordinaria capacità di trasformare questo sentimento nella bellezza di essere tristi, che li fa distinguere da tutti gli altri.

Con musica vera e parole sincere, gli Zero Assoluto convincono ogni volta, facendoci chiedere come mai per tanti anni se ne fossero perse le tracce. In ogni caso, stasera al Fabrique di Milano è previsto il tutto esaurito per il loro ritorno sul palcoscenico. Era ora che la musica ci desse belle notizie.

Così come arrivano dall’ascolto di Un’altra ora, la nuova canzone di Ariete. La cantante rivelazione dell’ultimo Sanremo, lancia un singolo prodotto nientemeno che da Michelangelo. Il brano racconta di un amore irrinunciabile, per cui si vorrebbe vivere ogni istante insieme al partner. Compreso il sonno: così ci si sogna a vicenda e non si resta soli nemmeno durante la notte che imporrebbe le distanze.

Ariete conferma così le sue qualità vocali e la sua capacità di creare melodie su un ritmo frizzante che ci fa ballare lasciandoci nella testa ogni singola parola del ritornello. L’arrangiamento ha qualche sonorità anni ’80 e questo non può che fare felici gli amanti della bella musica.

Resta nelle orecchie anche Flavio, la nuova canzone di Gazzelle.

Ovviamente si tratta di una canzone autobiografica. Per chi non lo sapesse, infatti, Flavio è il vero nome del cantautore romano, che ha scritto il brano insieme a Federico Nardelli. Con uno stile indie, Gazzelle convince con il suo Flavio dai, Flavio dai, pronto a diventare tormentone. Il significato della canzone sembra preciso. Si parla delle sue eterne insoddisfazioni, di un pessimismo e di una sfiducia nel mondo che portano a stancarsi presto di tante situazioni. Alla fine di una settimana senza sprint, però, arriva la domenica in cui ci si ricarica per dare spazio a fantasia, vitalità e creatività. Siamo sicuri: di questo Flavio dai ripetuto ben 40 volte in tre minuti, si parlerà a lungo. E non solo per l’estate 2023, di cui probabilmente sarà uno dei maggiori simboli.

Dargen D’Amico, questa settimana in radio con Pelle d’oca, probabilmente ha già usato la sua cartuccia migliore al Festival dello scorso anno, con Dove si balla

Tuttavia al secondo ascolto, Pelle d’oca rimane in testa. Se non altro per quelle sonorità del ritornello, che sembrano ripescare dalle tradizioni orientali. La canzone, infatti, è un omaggio al Giappone e all’amore per i gatti, a cui il protagonista si paragona. C’è sempre però un gap nei pezzi di Dargen: la sua vocalità svogliata, che non sa in quale genere affondare (reggaeton? hip hop? indie?). Perché si deve dare costantemente la sensazione che non occorra essere cantanti per interpretare la musica nel mondo di oggi?

Classifiche Fimi: prosegue il terzetto di testa nei singoli più venduti, con Blanco e Mina davanti ad Annalisa e Lazza. Recupera moltissimo, dopo la partecipazione all’Eurovision, anche Marco Mengoni che torna quarto con Due vite, subito davanti a Tango di Tananai. Sanremo 2023, zitto zitto, è arrivato fino a fine maggio con brani che non dimenticheremo. Attenzione, a proposito dell’ultima edizione del Festival, anche alla classifica degli album. Nella settimana d’esordio, il nuovo lavoro di Paola e Chiara è già sul podio. Dopo un doppio sold out a Milano, possiamo dirlo: Paola e Chiara sono davvero tornate in grande stile come ai vecchi tempi.

Antonacci, Mr.Rain-Sangiovanni, Wax: tutti cercano la canzone dell'estate 2023
L’estate 2023 della musica è già iniziata? Dalle intenzioni sembrerebbe di sì, tuttavia sono ancora poche le produzioni convincenti

Come settimana scorsa, si scorge una gran voglia di estate 2023 ma lo si fa ancora con brani che non convincono appieno. Ecco perché

 

Estate 2023? Manca ancora più di un mese, ma tutti la vogliono già raccontare. Peccato che si ascoltino brani musicali, palesemente studiati per la stagione calda, tuttavia non ancora in grado di farci gridare al “tormentone”. Vediamo allora in rassegna le principali novità canore di questa settimana.

L’estate 2023 potrebbe avere nuovi protagonisti, ma anche vecchi habituè dei nostri viaggi vacanzieri

Se c’è un cantautore che sa emozionare con grandi poesie, ma quando si è presentato all’appuntamento dell’estate non ha mai sbagliato, quello è Biagio Antonacci. Tridimensionale è chiaramente realizzata per far ballare in discoteca, con la musica di Benny Benassi a creare la parte più essenziale del ritornello. L’arrangiamento non solo è molto più dinamico della melodia (perlopiù ripetitiva, quanto basta per entrare in testa), ma è proprio quello che dà il senso pieno al brano di Antonacci. La canzone parla infatti di un amore adolescenziale, fatto forse più di sesso che di sentimento, ma altresì più intenso che mai. Pronto a grandi gesti. Un amore che così come può far volare, può fare crollare nel vuoto: una dimensione completa, a 360 gradi. Tridimensionale appunto. Serviva quindi un arrangiamento forte come quello di Benassi, che dà la sensazione di una ruota che gira passando da un estremità all’altra.

Certo non sarà mai estate 2023 senza un po’ di felicità. Peccato che ormai si usi definire anche questa in lingua straniera.

Non convince comunque la scarsa vivacità di Happy, il singolo di Lorenzo Fragola con Mameli. Viene proposto questa settimana dalle radio, ma il pezzo è già disponibile da oltre un mese. Lo si ascolta sperando sempre che prima o poi parta un ritornello, ma si rimane nella piattezza che non dà emozione. Peccato, perché le prerogative per un testo che facesse riflettere c’erano. Ci si interroga infatti sul significato che abbia ripetere sempre a tutti di essere felici a ogni costo. Nonostante siamo spesso soli e malinconici.

In un’epoca come questa, tempestata dai social e dalla voglia di far apparire coinvolgente la propria esistenza, un testo così, pieno di ironia, merita di essere sottolineato. Anche per il finale: “Se ogni tanto sbaglio è per te”. Chi ha suggerito il titolo, che non rievoca solo uno slang ma anche il titolo di almeno altri due brani famosissimi, non ha però pensato troppo all’originalità. Forse non ci credeva abbastanza.

Il brano più atteso della settimana era senz’altro La fine del mondo, di Mr. Rain e Sangiovanni.

Molta vivacità, con un misto di rap, techno e musica urban, che tuttavia è un gradino sotto le precedenti produzioni di entrambi. E, di conseguenza, sotto ogni aspettativa. La canzone racconta una relazione complicata, tra due persone che si attraggono molto fisicamente al punto da non riuscire a fare a meno l’uno dell’altro, ma al tempo stesso divisi da continui litigi. Una relazione continuamente messa in discussione insomma, che rischia di fare male a entrambi. Testo tutto sommato anche interessante, sebbene non brilli propriamente di sfumature poetiche. Per un pezzo che si appresta ad affrontare l’estate, però, era lecito attendersi una melodia più forte, che rimanesse in testa. Va a finire che anche nell’estate 2023 andremo avanti a cantare Supereroi e ad attendere una nuova conferma da Mr. Rain che,con questa canzone, ancora non arriva.

Difficile pensare che il protagonista dell’estate 2023 sia il nuovo fenomeno di Amici.

Inutile dire che un giovane come Wax che canta (su una melodia che non conosce originalità) di voler tornare negli anni ’70 è quanto di meno credibile possa esistere. Anche se il messaggio vuole essere, come in questo caso, una dedica alla madre che quel decennio l’ha amato veramente. In ogni caso, per avere nostalgia di qualcosa, forse sarebbe opportuno prima viverlo e a meno che Wax non sia la reincarnazione di qualche artista del passato, riesce difficile immaginarlo come miglior testimonial di un’epoca in cui “si stava meglio”. Oltretutto senza dare una motivazione precisa. Insomma, quello che voleva essere un omaggio si trasforma in una banalizzazione di dubbio valore musicale.

Sembrerà strano, ma il miglior singolo di questa settimana è di un attore americano, prodotto per l’occasione in Italia.

Parliamo di Surprise trip love, la canzone composta da Ronn Moss (con Paviani e Castro) per la colonna sonora del suo ultimo film. Il brano è prodotto da Tiziano Cavaliere e Pino Di Pietro per Bros Group Italia. C’è una magia nella delicata melodia di questo lento, dal fascino romantico ed emozionante anche per la vocalità dell’attore che si unisce ai cori. Forse è sbagliato il momento in cui esce questo singolo, in un periodo in cui tutti cercano tormentoni estivi. Tuttavia, essendo parte di un film, è molto probabile verrà fuori alla lunga. Quando, a mano a mano, il film avrà la sua popolarità. Non dite che non ve l’avevamo anticipato: Surprise trip love fa volare con melodia, voci e parole d’altri tempi che è bello respirare.

Convince molto anche Davide De Marinis,, che torna con Country dance.

Spumeggiante, divertente e amabilmente retrò, il cantautore milanese non è nuovo a canzoni che si prestino a innocenti doppi sensi. Questa volta, nel suo “Faccio musica del country” frena ogni diversa prosecuzione delle strofe, intonando una melodia più che mai convincente. Chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dalla canzone, sembra di essere veramente in campagna tra animali e voglia di natura. Tanta bella musica che, spinta da molta ironia, non poteva che essere interpretata con un campione di risate. Ecco allora che, al fianco di De Marinis c’è anche il simpaticissimo Enzo Salvi che interviene con alcune incursioni che rievocano i suoi personaggi da cinepattone. Insieme a loro, l’italianissimo musicista Johnny Ponta, da sempre molto attivo nel genere country.

Classifiche Fimi: continua a comandare la coppia Blanco-Mina tra i singoli più venduti. Annalisa, però, sorpassa anche Lazza (unico superstite sanremese nella top 5) e diventa seconda. Sono usciti da un mese e mezzo, ma sembrano promettere di essere fortissimi anche nei prossimi mesi. Per fare ballare nell’estate 2023, sembra esserci bisogno di qualcosa che i brani costruiti ad hoc in queste ultime settimane non hanno ancora saputo dare.

“Squadra di plastica”, inno da grande: la musica del Bayer Leverkusen
Nella nuova puntata di MusiCalcio scopriamo l’inno del Bayer Leverkusen

Leverkusen, una città poco conosciuta e spesso bistrattata. L’inno calcistico è una poesia musicale da ascoltare


Sapete tutti dove sia Leverkusen? La città tedesca è molto nota per la sua squadra, che a fine anni ‘80 vinse anche una Coppa Uefa in una doppia finale rocambolesca contro l’Espanyol. Avversario spesso incontrato anche dalle italiane, in queste settimane il Bayer Leverkusen sfiderà la Roma nelle semifinali di Europa League. Dunque per l’ennesima volta sentiamo parlare da ogni parte di questo club, senza tuttavia mai porre l’accento sulle origini di una squadra che ormai è diventata familiare nelle discussioni tra tifosi. Occorrerà invece fare un rapidissimo riassunto prima di addentrarci nella storia del suo inno.

Anzitutto occorre dire che Leverkusen è una grande città extracircondariale.

Si trova nella Renania Settentrionale – Vestfalia, poco distante da Colonia e Düsseldorf, le due metropoli più famose del Land tedesco. Nonostante le bellezze naturali della città e la sua splendida cattedrale, se sfogliamo su Internet alla ricerca delle attrazioni di Leverkusen, la prima che ci verrà suggerita sarà sempre lo stadio. Eppure, proprio per le vittorie comunque piuttosto scarse, anche la squadra ha sempre dovuto condividere quel destino bistrattato.  Il Bayer è stato fondato infatti a inizio 1900, affiliato a una associazione polisportiva, ma per tutti il Leverkusen è la “squadra di plastica”. Così l’hanno sempre definita in Germania. Mai vincente, troppo legata a una filosofia di club familiare sin dalle sue origini. Il Leverkusen è la squadra che, non avendo mai voluto fare salti di qualità, secondo molti è come se non esistesse. Eppure, quella Coppa Uefa del 1988 se la ricordano bene in tanti.

In quel momento il Bayer Leverkusen creò il suo orgoglioso inno che ancora oggi risuona nello stadio.

Inizia proprio così la canzone:

Nella nostra città c’è molto da vedere. Molto da scoprire, da vivere, da capire. Non a Colonia e Düsseldorf. Vieni a scoprirlo tu stesso.

Dunque sin dalle prime battute c’è una dichiarazione d’amore e d’affetto per la stessa città, che da sempre vive all’ombra delle altre due.

C’è quindi spazio per la descrizione in chiave poetica di uno dei simboli di Leverkusen, che non ha apparentemente molto di romantico. Ma che diventa con questo inno un simbolo particolarmente riconoscibile. Si tratta della torre dell’acqua, un serbatoio idrico da 4 mila metri cubici e alto 236 metri, da cui si può godere la panoramica di tutta la città. Da lì si nota la geografia di Leverkusen, attraversata da tre fiumi tra le catene montuose. Un panorama suggestivo, troppo spesso dimenticato dalle guide turistiche. Ci ha pensato dunque l’inno a ricordarlo.

Quindi, ovviamente, il brano racconta l’amore per il calcio e per la squadra, nelle gioie e nei dolori.

Fino alla conclusione, che si toglie quel fastidioso sassolino dalla scarpa.

Dal club di plastica al Werkself non è stato un percorso facile. Ma teniamo insieme ciò che non cade mai ciò che vive per sempre.

Ecco, finalmente dopo quel successo in Coppa, il Leverkusen poté farsi sentire come una grande. Resta però l’unico trionfo di rilievo di una squadra, oltre a una coppa di Germania pochi anni dopo. Insomma, sono in tanti a considerarla ancora una squadra di plastica. E in fondo anche stavolta i pronostici sono per fortuna a favore della Roma.

Un inno comunque molto sentito, pieno di vitalità e di emozione. Tra pianoforte e chitarra acustica, il brano è un meraviglioso canto corale, reso ancor più commovente per il significato intenso di cui parlavamo sopra. Ascoltatela attentamente: si tratta di una canzone che, contrariamente a quanto accade spesso con i pezzi tedeschi, riesce a nutrirsi persino di una rara dolcezza. Immaginatevelo cantato da tutto lo stadio: i brividi vengono. Roma-Bayer Leverkusen sarà una sfida anche tra due meravigliosi inni, oltre che tra due squadre che sfortunatamente hanno raccolto troppo poco nella storia rispetto alla loro forza…

The Kolors, Paola e Chiara, Coma_Cose: le novità della settimana
Stash, frontman dei The Kolors, è tornato alla ribalta con Italodisco


Bene The Kolors e le sorelline milanesi, ma i due futuri sposi hanno la chiave giusta per restare nella storia


Potrebbe bastare citare il ritorno dei The Kolors, per renderci conto musicalmente l’estate 2023 è già iniziata. Ce ne eravamo accorti settimana scorsa, con nuovi brani frizzanti che strizzano l’occhio alle radio con un ritmo da tormentone. I singoli usciti ieri, 5 maggio, sono in realtà meno convincenti, ma comunque dotati di una piacevole freschezza per cui da qua ad agosto potremmo anche affezionarcene. Proveremo a raccontare quelli maggiormente degni di nota. Tenendo presente che Fedez, il re dei tormentoni degli ultimi due anni, ha già annunciato un singolo in arrivo, interpretato insieme ad Articolo 31 e Annalisa. Insomma, curriculum alla mano, sembra che la vera grande hit dell’estate sia praticamente segnata. Ma andiamo con ordine.

Cominciamo dunque proprio dai The Kolors

Era da un anno che non li sentivamo: nel frattempo i The Kolors hanno cambiato etichetta (sono passati alla Warner). Ora Stash e compagni tornano a farci ballare con una canzone dal titolo già molto esplicito: Italodisco.

Le basi elettroniche sono un espediente per omaggiare la musica gli anni ‘80, come lo stesso testo sembra suggerire. Sembrano non crederci fino in fondo per la verità, infatti il ritmo sincopato non è certo quello della Disco anni’80. Anzi, non c’entra proprio nulla. Tuttavia, il nuovo pezzo dei The Kolors è un grande tuffo nella nostra canzone che fu. Con loro si ascoltano suoni ormai certamente non più moderni, ma comunque ancora innovativi. Inoltre la voce di Stash si conferma tra le poche vere novità degli ultimi anni per la musica italiana. L’unico che può interpretare un pop dei tempi nostri, usando una musicalità di quarant’anni fa e rimanendo credibile. Perché non scimmiotta nulla, al massimo  ci infarcisce di citazioni.

Si va persino negli anni ‘60. Non solo infatti si parla di Righeira e Moroder tra cassa dritta e nebbia fitta. Tra un “forse sì forse no” di pupiana memoria, c’è spazio anche per “gli occhi tuoi” già cantati tempo prima da Dino. E poi c’è il ricordo del Festivalbar. Probabilmente un po’ una ruffianata, ma dobbiamo ammettere azzeccata.

Quando si parla di estate e musica, la famosa kermesse è ancora la prima associazione che viene in mente, a distanza di ormai 15 anni dall’ultima edizione.

I The Kolors ricordano il Festivalbar, ma non sono gli unici.

Paola e Chiara, infatti, ci ricordano automaticamente le ultime belle edizioni della manifestazione estiva. Mare caos non non ha la forza di Festival o Vamos a bailar, ma segna forse in modo ancor più decisivo il ritorno in coppia delle due sorelle. Con un “Furore” pronto a far ballare in estate dopo aver infiammato Sanremo, Paola e Chiara sono alla vigilia di un grande tour estivo che sarà anticipato dalla doppia data milanese di metà Maggio. Intanto ecco il nuovo pezzo. Si parla della voglia di viaggiare al mare, andare lontano dalla quotidianità della città. Tutto in nome di un diritto alla felicità, senza pensieri. Un’epochè, per usare un’espressione filosofica, con cui ci si mette tra parentesi rispetto al mondo esterno, per ritrovare se stessi. È lì che tutto ciò che non ci appartiene perde senso.

Mare caos è una ballad con sfumature latine. Un pezzo che non esagera, ma conserva lo spirito di Paola e Chiara. Ancora uniche nel loro modo di cantare all’unisono con due voci che appaiono come una. Altro fattore da non sottovalutare: potrebbe essere l’occasione, dopo tanti mesi, di associare il mare a un brano che non sia la sigla di Mare fuori. Dio benedica Paola e Chiara.

Se si parla di estate, si pensa inevitabilmente ad agosto. Proprio il mese raccontato dai Coma_Cose.

Vedrete quante volte ci capiterà di ascoltare e ripetere questo brano. Lo abbiamo fatto sempre con i pezzi che parlano di un mese: è valso per I giardini di marzo, Luglio, Settembre, Novembre. Ecco perché Agosto morsica promette di avere più successo alla lunga che non adesso. Il duo non tradisce le aspettative con il genere indie che caratterizza le ultime generazioni di cantanti. Si tratta di un brano che riecheggia tutte le sensazioni che rievocano l’estate. Dai profumi all’alba sulla spiaggia. Così cita il ritornello

E mentre il sole scalda, c’è un vento che sparpaglia, i tuoi pensieri nell’aria che se non sai dove farli atterrare prova sulla mia spiaggia. Ho un aeroporto al posto delle braccia

Impossibile insomma non provare una voglia d’estate ora e un’empatia tra qualche mese con questa canzone, che sarà senz’altro la descrizione dell’estate di molti.

I più convincenti, però, sotto il profilo melodico orecchiabile sono Matteo Romano e Luigi Strangis

Le due giovanissime promesse del pop italiano interpretano insieme Tulipani blu. Questi simboleggiano la tranquillità, come afferma Strangis. D’altro canto la canzone è un’altra espressione di voglia di libertà e spensieratezza. L’estate è questa. I due ragazzi meritano molto spazio: la speranza è che tutti se ne accorgano. È sempre difficile in estate emergere, con tanti artisti che vogliono farsi sentire. Ma se si entra nel cuore della gente, presto o tardi il messaggio arriva. E loro sapranno farsi sentire.

Classifiche Fimi. Podio come settimana scorsa, con Blanco e Mina davanti a Lazza e a Annalisa nei singoli più venduti. Da rilevare la classifica dei vinili: spicca il primo posto di Silent Bob e Sick Budd. Gli appassionati di rap li conosceranno già da un po’ di tempo, intanto in silenzio stanno scalando sempre di più le graduatorie. Potremmo sentirne parlare ancora di più tra qualche tempo..

AmoreAssenza, il singolo d’esordio del bravo Manuel Ciancarelli
La cover di AmoreAssenza, il nuovo singolo con cui Manuel Ciancarelli propone tutta la sua potente vocalità


L’interprete di AmorAssenza racconta la sua nuova canzone e il suo modo di intendere la musica: “Sono legato alla bella melodia”


AmoreAssenza” è il singolo di esordio di Manuel Ciancarelli. In pochi giorni il brano (distribuito da Music StartUp – iCompany) ha superato i 2000 ascolti solo su Spotify ma, soprattutto, fa scoprire una volta di più il talento di un artista molto promettente. Un giovane ragazzo che sa bene quello che vuole: emozionare con la vera musica, quella fatta di note, melodie e voce autentica. Il suo timbro potente lo fa essere più che mai adatto a diversi generi musicali, ma soprattutto a quel pop troppo spesso accantonato da altri. Così, forte anche delle esperienze nelle aperture dei concerti di Antonello Venditti, ora Manuel Ciancarelli è pronto a sbalordire con le sue canzoni.

Si comincia da AmoreAssenza, scritto tutto attaccato, con le A maiuscole che definiscono l’importanza dei due concetti pienamente uniti in questo testo.

In fondo quando un sentimento non è corrisposto, la vera assenza forse parte proprio da noi. Dalla nostra indisponibilità a mettere in ascolto il cuore. Abbiamo intervistato lo stesso Manuel, ma ci ha raccontato così il pezzo.

AmoreAssenza rappresenta una svolta nella tua carriera.

È così, perché si tratta del mio primo singolo inedito, dopo varie cover. E poi ci tengo particolarmente perché parla di amore: quando Francesco Adessi, che l’ha composto e arrangiato, me l’ha proposto, l’ho sentito subito mio.

AmoreAssenza, il singolo d’esordio del bravo Manuel Ciancarelli 1

Esattamente quale sfaccettatura tocca?

AmoreAssenza racconta la storia di una condizione che almeno una volta viviamo tutti nella vita: la difficoltà nel provare un sentimento forte come l’amore.

Le sue fragilità e le sue paure. Inizialmente sembra rivolto a un ipotetico amico. Nel testo infatti dico “Amico mio aiutami a capire questo amore a chi lo devo dare”. In realtà questo amico sono proprio io. È una sorta di introspezione.

Nell’interpretare e nel fare tuo questo brano ti sei dato delle risposte circa l’atteggiamento da avere nei confronti dell’amore quando si è scoraggiati dalla vita?

Tutto dipende dal momento in cui ci si trova, dalle esperienze e dalle batoste che si vivono.

Ho imparato che quello che conta è comunque saper reagire.

Per questo è fondamentale farsi sempre un esame di coscienza, guardarsi dentro. Così sarà più facile capire le ragioni delle difficoltà e di un mancato sentimento.

Le canzoni d’amore sembrano tanto scontate quando non si vive il sentimento, quanto uniche fonti di verità se lo si vive.

Certo, è la magia dell’amore, che chiunque sente in un modo o nell’altro prima o poi. Anzi, chiunque lo sente sempre: anche quando non c’è. Per questo si parla di AmoreAssenza.

AmoreAssenza, il singolo d’esordio del bravo Manuel Ciancarelli 2
C’è molto entusiasmo intorno al nuovo progetto AmoreAssenza, che è già stato presentato in anteprima da qualche mese nel tour di Ciancarelli

Nei concerti sei affiancato anche da alcuni ragazzi di Amici.

È un tour che facciamo in tutta Italia con grande entusiasmo.

Inizialmente doveva essere una tappa unica a Monza il 5 novembre scorso. Poi sono arrivate tante richieste da tutta Italia e quindi è nato un vero e proprio tour.

Uno spettacolo che coinvolge il pubblico.

Si, nella prima parte c’è addirittura un talk show dove il pubblico può fare domande a noi artisti. Quindi si susseguono esibizioni di cantanti e ballerini provenienti da amici e non (comunque del panorama nazionale). Ora saremo a Nola il 16 giugno, quindi a Roma l’8 luglio. Ma ci sono già altre date in vista.

Quali possibilità ci sono oggi per un giovane che vuole fare conoscere la propria musica?

Oggi abbiamo la fortuna di avere tanti mezzi in più per arrivare al pubblico ma così c’è anche sempre più concorrenza.

È difficile sgomitare tra tanti cantanti bravissimi.

Si va avanti per amore di quello che si fa a prescindere dalla riuscita. Sono fiducioso nel destino.

AmoreAssenza testimonia che negli ultimi tempi c’è il ripristino di un genere melodico che era stata accantonato per diversi anni.

Io sono ancora ancorato alla bella musica italiana. Oggi sono nati sempre più generi che si scostano dalla bella melodia di una volta, che ha cresciuto diverse generazioni. Andrò avanti così finché non mi metteranno alle strette per fare cose diverse. Volevo che AmoreAssenza arrivasse facilmente al pubblico, e la vera melodia credo sappia farlo ancora più di qualunque altra cosa.

Con che musica è cresciuto Manuel Ciancarelli?

Whitney Houston, Mariah Carey. Ora ascolto Adele, San Smith. Ma anche musica italiana come quella di Elisa, Giorgia, Annalisa.

Ecco, aggiungiamo noi, se queste belle premesse arrivano da un giovane di talento, c’è da immaginare che finalmente la musica italiana sia tornata sui binari giusti. La canzone del futuro è in buone mani.

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Il Siviglia ha vinto 6 volte tra Coppa Uefa e Europa League. Ora dovrà vedersela con la Juventus in semifinale. Scopriamo il suo inno


Il brano fu composto per festeggiare il Centenario del Siviglia che, da quel momento, iniziò a vincere 


Riprendiamo dal Siviglia il nostro percorso di MusiCalcio tra gli inni calcistici. Dopo avere raccontato le canzoni che accompagnano le maggiori squadre della Champions’League di quest’anno, eccoci quindi a parlare di Europa League e Conference League. Due coppe dove speriamo di poter trionfare grazie alle presenze in semifinale di Juventus, Roma e Fiorentina.

Particolarmente ostica l’avversaria dei bianconeri. Il Siviglia, infatti, è la squadra che ha ottenuto più successi in assoluto nella competizione. Se si contano anche quelle della precedente Coppa Uefa, sono ben sei le vittorie della squadra spagnola. Il primo fu nella stagione 2005/2006: non era una annata come tutte le altre. Il Siviglia, infatti, festeggiava il suo Centenario.

Nel 2005, come spesso accade in questi casi, il Siviglia realizzava il suo nuovo inno.

Si intitola proprio Himno Centenario: venne composto nel 2005 da El Arrebato, cantatutore all’epoca nemmeno trentenne che ama da sempre unire le generazioni con il suo stile popolare da strada. Tra pop e flamenco, il cantautore spagnolo voleva quindi regalare un inno degno della grande festa alla sua squadra del cuore. Naturalmente esisteva anche prima un inno, che però il Siviglia, ancora a secco di vittorie europee, cantava senza lo stesso orgoglio. Himno Centenario, invece, arriva davvero nella stagione giusta.

L’introduzione è fatta con battiti di mani che segnano il ritmo proprio come le nacchere del flamenco. Poi arriva la chitarra elettrica e da quel momento la melodia diventa un pop. Non arriva, però, a toccare il rock. Insomma, El Arrebato voleva mantenere un atteggiamento di delicata poesia per questa canzone.

Il ritornello che ripete “Siviglia” arriva su un ritmo incalzante che fa crescere di intensità la melodia.

Impossibile non appassionarsi a questo brano, che non a caso viene commentato positivamente sui social anche dalle tifoserie avversarie. Come non bastasse, è notizia di cinque anni fa che un tifoso del Barcellona si risveglio dal coma proprio ascoltando l’inno del Siviglia, che tanto amava.

La società, dal canto suo, è particolarmente orgogliosa della canzone che celebrò il centenario. Dopo poco tempo dalla sua composizione, infatti, fu imposto dall’allenatore Emery alla squadra di cantarlo anche sul pullman prima di ogni partita.

Il motivo è molto semplice: quella canzone racconta i veri valori del Siviglia e stabilisce un legame tra i tifosi, la squadra e il club. E così infatti molti nuovi giocatori, pur non conoscendo lo spagnolo, spesso sanno già a memoria l’inno. Contro chiunque si giochi, i tifosi si alzano in piedi e cantano insieme. Il ritmo stesso, l’atmosfera strumentale e il significato della canzone fanno persino assomigliare il pezzo a una preghiera cantata.

Ma cosa racconta di tanto importante quel brano?

Anzitutto si parte dalla data di fondazione del Siviglia: il 14 ottobre (anche se quello fu solo il giorno in cui fu registrato il marchio, dopo aver già giocato qualche partita da vari mesi nel 1905). Poi l’inno prosegue così.

Dicono che non molli mai, e che la tua arte calcistica non ha rivali, La mia squadra ha lottato per oltre 100 anni, difendendo il nome della nostra città. Un grande esempio di Siviglia, la famiglia biancorossa del Sánchez Pizjuán, Un cuore che batte gridando Siviglia, spingendola alla vittoria.

Una curiosità: Himno Centenario quando fu lanciata scalò l’hit parade, arrivando fino ai primi posti in classifica. In Italia abbiamo avuto un’esperienza simile solo con la famosa Pazza Inter.

Michielin, Malika, Aloia: i nuovi singoli della settimana
Francesca Michielin affianca Gianmaria nel nuovo singolo che spiazza (e fa ballare) tutti


Gianmaria duetta con Francesca Michielin. Morandi ancora con Jovanotti. La musica sembra avere già l’estate nella prospettiva


Da Gianmaria a Ligabue, le novità musicali di questa settimana sembrano avere tutte un leitmotiv. Parola d’ordine: ridere. Siamo solo a fine aprile, eppure sembra che l’aria frizzante della primavera si vada già a confondere con quella dell’estate. Almeno dal punto di vista canoro. Le ultime uscite discografiche raccontano proprio questo: una voglia di vivere in maniera spensierata, dedicandosi alla cosa più bella che ci possa riuscire, ossia sorridere.

L’atteso duetto di Gianmaria con Francesca Michielin promette forse più di tutti gli altri di guadagnarsi un posto importante nelle classifiche.

Magari non subito, perché adesso è ancora presto per cantare immaginandosi sulle spiagge. L’aria di questi ponti tra 25 aprile e 1 maggio, tuttavia, sta già facendo assaggiare la poesia del viaggio a molti italiani. Ecco allora che Disco dance, la nuova canzone di Gianmaria, può già iniziare a farsi un po’ di strada. Il cantante vicentino, già rivelazione sanremese con Mostro, che zitta zitta ha ottenuto il Disco d’oro, lancia un singolo energico. Pieno di vitalità. Disco dance è il racconto di una ragazza (Viola) che vorrebbe scappare con tutti i suoi segreti dal suo paese natale. Non approfitta dell’occasione e rimane intrappolata nella sua realtà. Mai dire mai però. Viola, infatti, vorrebbe tornare a fidarsi della gente, riemergere da quelle lenzuola in cui comprime i suoi pensieri come se fossero l’unica fonte di vita. Non è certo perfetto nella sua intonazione, anzi. Le sbavature sono molte, ma questo giovane cantante sa farsi interprete di canzoni cantabili. Gianmaria non canta da solo, ma lo fa appunto con Francesca Michielin.

Vicentina anche lei, la voce di Francesca coniuga perfettamente con lo stile di Gianmaria.

Orecchiabile e con una certa idea melodica. È giusto sottolinearlo: certi brani dimostrano di conoscere ancora i fondamentali della musica. Anche se, come si diceva, ormai la moda è quella di fare canzoni più adatte a cori da stadio che non a concerti. È proprio Francesca a trasformare questo singolo, dandogli un’identità fondata sulle note. Il ritmo scanzonato e il titolo potrebbero lasciare pensare al classico brano da fischiettare distrattamente, ma non è così. Disco dance è un vero grido di aiuto, per una persona (Gianmaria dice essere la sua parte femminile) che vorrebbe tornare ad assaporare le gioie della vita, ma si trova impossibilitato a farlo. La storia di chi vorrebbe ballare, ma non trova il coraggio di farlo. Sono proprio il titolo e il ritmo, totalmente privi di malinconia, a lasciare immaginare che quella svolta, per la protagonista, sia possibile. Curiosamente, le parole Disco dance non sono mai citate espressamente. I due giovani artisti, insieme, profumano di poesia.

Per una canzone che auspica tempi migliori in cui guardare alla vita col sorriso, eccone un’altra che racconta una serenità già attuale.

Si tratta di Riderai, il brano di Ligabue che, in un certo senso, sembra davvero rivolgersi a persone come quella Viola cantata da Gianmaria. Ligabue non cambia una virgola del suo consueto stile. Con una ballata pop racconta la filosofia di chi sa quanto sia più facile guardare al passato con un sorriso. Anche quando abbiamo vissuto alcuni disagi, il tempo non solo aiuta a lenire le ferite ma persino a ridere di tante domande che ci si pone da ragazzi. Si potrà ridere un giorno del male che si ci fa da soli, del tempo inutile sprecato. La vita è una e va goduta davvero: ridendo, si recupera ciò che si è perso.

Anche Lo Stato Sociale torna parlando di risate.

Lo fa diversamente, insieme a Mobrici, con il brano Per farti ridere di me. Dopo tanto tempo che una storia d’amore è finita, ecco arrivare una lettera piena di rimpianti. Ma anche di orgoglio che, diversamente da quello dettato dalla rabbia dell’abbandono, ripercorre quanto è stato fatto di positivo dalla coppia. Tra le altre cose, aver saputo fare ridere. Ironici, dirompenti, spiazzanti. Sempre allegri i ragazzi de Lo Stato Sociale. Un po’ Gianni Morandi e Jovanotti, di nuovo insieme per un singolo che più di ogni altro profuma d’estate.

Evviva è il titolo della canzone che potrebbe sembrare la prosecuzione de L’allegria, lanciata da Gianni due anni fa.

Stavolta cantano direttamente in coppia, su ritmi sfrenati che confermano la voglia di raccontare sempre il bello della vita. Questa va apprezzata in ogni sua sfaccettatura: ogni attimo è importante, di sicuro non bisogna farsi sfuggire l’essenzialità. L’attimo fuggente va colto al volo, come diceva la famosa canzone. E così, con tanto di citazione “Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato”, si guarda al futuro e a nuove prospettive con serenità. “Facciamo un pezzo di strada che non so dove arriva

Accada quello che accada, sono vivo e sei viva”: il ritornello sa già di piacevole tormentone.

Classifiche Fimi: prosegue il primo posto di Blanco e Mina, davanti a Lazza e la sua Cenere. Sale al terzo posto Annalisa: Mon amour è ormai nelle orecchie di tutti. La ragazza ha davvero trovato la sua cifra migliore e ora sembra inarrestabilmente in un periodo di grazia. Le sue canzoni diventano persino degli slogan: vuol dire che oltre alla melodia e al testo, ci sono il carisma e il talento di una delle migliori artiste degli ultimi anni.

Alma di Enrico Ruggeri, le sensazioni forti della vita
Enrico Ruggeri nella foto di Angelo Trani. Il cantautore, con Britti e Pelù, rappresenta la migliore novità della settimana


Alex Britti e gli altri: quando i cantautori convincono con il loro stile inconfondibile

Se c’è qualcosa che accomuna Alex Britti, Enrico Ruggeri e Piero Pelù, non è solo l’uscita del loro ultimo singolo nel penultimo venerdì di questo aprile 2023. I tre cantautori, infatti, li conosciamo molto bene, quasi a memoria si potrebbe dire. Senza offesa alcuna, anzi. Essere riconoscibili per la propria cifra musicale che perdura con successo da anni, al punto da rappresentare una certezza nelle aspettative del pubblico, è quanto di meglio si possa desiderare in una carriera artistica.

Qualcuno distrattamente (e maliziosamente) potrà anche commentare che, in certi casi, si cambiano solo le parole alla medesima canzone che viene sempre proposta. Può darsi non vi sia una grande originalità melodica ma, tuttavia, lo stile di taluni cantautori (e lo ribadiamo, perché non vengano confusi con semplici “interpreti”) rimane inimitabile da chiunque altro. Perciò inconfondibile. Insomma, ascolti Britti, Ruggeri e Pelù nello stessa settimana e ti catapulti direttamente negli anni ’90 come se nulla fosse cambiato. A cominciare dalla loro capacità di produrre poesie musicali in grado di coccolarci e riconoscerci nello stile melodico che già conosciamo e amiamo.

Il nuovo singolo di Alex Britti si intitola Tutti come te

Una canzone che, chiaramente, già dal titolo è decisamente diversa dalla famosa Tranne te di Fabri Fibra. Un brano, in questo caso, che vuole esprimere un atteggiamento inclusivo anziché esclusivo. Esattamente il contrario di quello che vorrebbero i protagonisti raccontati da Britti.

Si canta infatti la voglia di essere a ogni costo maestri di vita, altrimenti vittime di determinate situazioni o sicuri di poter direzionare come desiderano il mondo. A tutti costoro, descritti con ironia e puntualità, Britti si rivolge direttamente annunciando: “Siamo tutti come te”. Insomma, siamo tutti molecole indispensabili tanto quanto gli altri, perché abbiamo bisogno di ognuno per poter vivere in questa società. Anche con tutte le nostre difficoltà e lacune.

Britti torna dunque con un pop convincente e orecchiabile

Giri di chitarra come sempre ballabili e dai ritornelli appiccicosi, quelli che lo avevano lanciato a fine anni ’90 quando il suo talento esplose come un fenomeno assoluto della nostra musica. Che Britti sia uno degli artisti più preziosi della nostra canzone già lo sappiamo. Non smette però di stupire per la capacità di unire ironia e moralità con quella passione musicale che condivide da ormai più di vent’anni con il suo pubblico. Tutti come te è una di quelle canzoni che andrebbero insegnate anche a scuola.

Anche per l’originalità: in un periodo in cui si parla sempre di inclusività per chi solitamente viene emarginato, ecco un brano che affronta l’argomento prendendola da un altro lato. Ossia, un’inclusività per chi vuole sentirsi diverso e un gradino sopra rispetto agli altri. Siamo tutti uguali, in fondo, anche nelle nostre fragilità. Ecco perché sarebbe stata perfetta anche allo Zecchino d’Oro.

Uno che all’Antoniano qualche mese fa ci è stato veramente con un brano meraviglioso sul papà è Enrico Ruggeri.

Questa settimana il cantautore milanese lancia un brano che se da una parte è una spettacolare poesia, dall’altra si rivela un vero pugno nello stomaco per tematica, intensità ed espressività. Non usa mai mezzi termini o metafore difficili da comprendere. Ruggeri è come sempre diretto, impegnato a farsi capire con storie vere più che a cercare il consenso attraverso metafisiche politiche travestite da canzoni. Il suo nuovo singolo si intitola Dimentico ed è dedicato ai malati di Alzheimer.

E’ la storia di un uomo ormai lontano ricordo (altrui) di quel signore che per tanti anni ha giocato, lavorato, educato, cresciuto e donato amore a chi lo ha conosciuto. Si accorge dei sorrisi intorno a lui, che gli raccontano la bontà di chi lo ama e della sua stessa vita. Una struggente canzone che vede esprimersi in maniera sempre emozionante l’anima più acustica di Ruggeri. Nel videoclip, il cantautore sembra essere la coscienza del protagonista, testimone dei suoi trascorsi di una vita. Il rischio di confondere il ritornello di questa canzone con altri brani ruggeriani c’è tutto, dal punto di vista melodico, ma è talmente toccante, avvolgente e ben coniugato col testo, che gli si perdona questa mancata originalità.

Non delude le aspettative anche Piero Pelù.

Lui, al contrario, cambia qualcosa rispetto al solito. Non ci si può comunque sbilanciare narrando una presunta originalità, dal momento che la sua Musica libera sfrutta il reggaeton inflazionatissimo negli ultimi anni. Questa volta, però, il ritmo è quello azzeccato. Si tratta infatti di un duetto con Alborosie, che sottolinea come lo spirito libero della musica sappia unire ogni cultura. Siamo tutti uguali, uniti dalla passione della danza. Come sempre,  Pelù colora le parole con quelle vocali arrotondate che lo caratterizzano inequivocabilmente. Il risultato è una perfetta sinergia di stili e di tradizioni, che mantiene quella identità precisa di Piero.

Classifiche Fimi: per la prima volta dopo lungo tempo, Lazza scivola al quinto posto nella classifica degli album più venduti e al terzo nei singoli. La prima posizione se la prende in entrambe le graduatorie Blanco, forte del suo meraviglioso duetto con Mina. Il ragazzino viziato aveva bisogno di un riscatto dopo Sanremo: l’ha decisamente trovato, con un colpo da leader della nuova musica.

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