Dentro la Canzone: Paolo Vallesi "Giovani per sempre"
Paolo Vallesi è tornato in radio con La forza della vita, cantata questa volta insieme a Gianni Morandi

La forza della vita di Paolo Vallesi, trent’anni dopo è ancora il miglior inno della quotidianità 

Sono passati trent’anni da quando Paolo Vallesi arrivava terzo a Sanremo con La forza della vita. La canzone, scritta dal cantautore fiorentino con Beppe Dati, si propose subito come un bell’inno alla vita, grazie al testo ricco di significato e alla melodia che rimaneva presto in testa. Erano i primi anni ‘90, quelli in cui le campagne contro l’AIDS emergevano assiduamente. Il valore della nostra esistenza, dunque, era continuamente ricordato anche dai media. Così, questo brano non tardò a diventare un simbolo anche della battaglia contro il male più duro da sconfiggere in quell’epoca. Tutti la fischiettavamo, con quella melodia tanto orecchiabile quanto gioiosa. Tutti la cantavamo, ripetendo frasi ricche di speranza, molto più grandi di quanto che non potessimo accorgerci nella distrazione musicale.

Oggi, a distanza di trent’anni, Paolo Vallesi è tornato a incidere il suo pezzo simbolo.

Non è da solo in questa avventura. A cantare con lui, registrando anche un videoclip rigorosamente in bianco e nero, c’è Gianni Morandi. Un eterno ragazzo per un testo altrettanto eterno. Si tratta di un duetto emozionante, sulle note di una canzone che mai tramonterà per il suo significato. Purtroppo. Sì, perché di fragilità ce ne saranno sempre tante in questa vita. E anche di differenze sociali ahinoi. Paolo Vallesi le aveva cantate con la speranza nel futuro che ha un ragazzo non ancora trentenne nel 1992. Ora le reinterpreta con la maturità dei suoi quasi 60 anni, che forse potrebbe far trapelare più amarezza ma che non gli fa abbandonare quella serenità che lo fece conoscere tempo fa.

La forza della vita è il brano con cui Paolo Vallesi si confermava dopo il successo de Le persone inutili.

L’attenzione del cantautore a temi sociali, nonché alle sofferenze e alle persone meno fortunate, trovava così ulteriore sfogo in questa canzone. Lo faceva sempre con il suo ottimismo nel futuro. Con la fiducia in una umanità che non può permettersi di buttare via la grande occasione della vita. La forza è nella volontà che c’è in ognuno di noi. Un po’ si confonde con la testardaggine e un po’ con il coraggio, ma è sempre la bussola delle nostre giornate. Ecco, questa canzone che sicuramente ricordiamo tutti, torna dunque alla ribalta. Paolo Vallesi e Gianni Morandi la cantano con trasporto emotivo, regalando quel qualcosa in più che solo un duetto sa fare. Che bello sentire due voci così intonate cantare vera musica! Si crea un’emozione che, il tempo, sa raddoppiare rispetto al 1992. Se ancora oggi siamo qui a raccontare quel successo, d’altronde, vuol dire che nel frattempo la canzone di strada ne ha fatta. E che, contemporaneamente, non ci sono state altre canzoni in grado di raccontare il senso della vita come fece Paolo Vallesi. Il brano è incluso nell’album Ionoi, che raccoglie successi e inediti del cantautore, interpretati insieme ad altri suoi amici come Enrico Ruggeri, Gigi D’Alessio, Dolcenera, Leonardo Pieraccioni, Marco Masini.

In questa settimana natalizia, però, ci sono anche almeno altre due novità musicali di cui vale la pena parlare.

Anche perché, per esempio, di Emanuele Aloia si parla sempre troppo poco. Questo ragazzo classe 1998, ha già sfornato brani come Il bacio di Klimt e Girasoli, dimostrando che la melodia e soprattutto il romanticismo possono appartenere anche ai più giovani. Si conferma una delle migliori promesse musicali con il suo nuovo singolo, Meteo. La canzone racconta il pianto disperato di un uomo rimasto solo, dopo una relazione fatta di alti e bassi. Proprio come l’umore di lei, che cambiava continuamente come il meteo. Tutto il brano si concentra su questa analogia con le condizioni del tempo. Non solo lei era legata all’astrologia, provando a prevedere il futuro, ma se prima “non pioveva mai”, ora lui per sentire meno la mancanza della amata indossa il suo k-way. Il ritmo del ritornello è incalzante, dai ritmi ben scanditi in modo che possa entrare presto in testa. Aloia ancora una volta non sbaglia: trova un modo simpatico per raccontare un momento drammatico come il disorientamento di un uomo alla fine di una storia d’amore. Più che una canzone, Meteo è una poesia. Ma c’è di più: Emanuele è dotato di una voce emozionante, che addirittura migliora un brano dopo l’altro. Se le classifiche sapranno raccontare la verità, come successe per Il bacio di Klimt, i concorrenti possono mettersi in fila ad aspettare. Il nuovo leader dell’hit parade, probabilmente, è arrivato proprio come un regalo di Natale.

Riecco affacciarsi alle radio anche i Gemelli DiVersi.

La loro nuova canzone, Torcida, narra la spensieratezza che si può trovare insieme, anche nella confusione. Occorre superare la solitudine, dunque meglio levarsi ogni pensiero e dedicarsi a ciò che fa stare bene. Il testo non racconta in effetti molto di più, ma lo stile rap anni ‘90, che i Gemelli non hanno mai abbandonato, regala il ritmo giusto perché questo Torcida possa diventare un tormentone. Inutile farsi tante domande, come dice la stessa canzone. Se qualcosa ci riesce a distrarre dai problemi del mondo ha già vinto. Ecco perché Torcida, con il suo suono a cui diventa difficile far resistere movimenti del corpo e con la sua semplicità, ha già vinto. Ecco perché va annoverato tra i migliori brani di questo mese.

Intanto in hit parade spopola sempre di più Lazza. Il trapper sta ottenendo grandi successi, e il suo primo Sanremo non è ancora cominciato…

Live it up, l’inno di Russia 2018 (che in Italia nessuno ascoltò)
Live it up fu la canzone dei Mondiali russi 2018. Quattro anni prima di questo Mondiale a cui la Russia non ha potuto prendere parte per le sanzioni…


A cantare Live it up, ai Mondiali russi, c’era anche Will Smith

Live it up, ovvero “vivilo”. Era questo il messaggio che voleva ispirare la canzone ufficiale dei Mondiali russi nel 218. Certo, facile a dirsi, meno a metterlo in pratica. A cominciare da quello stesso evento calcistico a cui noi italiani, dopo due partecipazioni flop, non prendemmo parte. Ci sarebbe piaciuto “viverlo”, ma la sconfitta nei playoff con la Svezia ci impedì di essere a quei Mondiali. Sarebbero stati invece i cugini francesi a portare a casa il loro secondo successo, battendo il sorprendente Uruguay. Pazienza dunque per le canzoni italiane che non ci sarebbero state nemmeno quell’anno: la grande manifestazione fu in ogni caso teatro di grandi sfide. E di emozioni musicali.

In questa nuova puntata di MusiCalcio, quindi, parliamo di Live it up.

La canzone era un raggaeton divertente, pieno di grandi strumentazioni, ballabile e orecchiabile. Niente di troppo originale, forse, per noi italiani. Se ascoltate attentamente il brano, infatti, vi sembrerà di scorgere quelle atmosfere a cui il nostro Adriano Celentano ci aveva già abituati decenni prima. A cantare l’inno ufficiale dei Mondiali russi, che per la prima volta coincideva anche con quella più “istituzionale”, erano due americani e una cantante kossovara. Alla faccia delle polemiche di quattro anni prima per la “non brasilianità” di Jennifer Lopez. I cantanti in questione, infatti, erano il rapper Nicky Jam con Will Smith ed Era Istrefi.

Come sempre, la canzone dei Mondiali raccontava un forte significato morale.

Prima ancora che un brano dedicato al calcio, infatti (anche qui si riveda quanto fossero sterili polemiche lanciate precedentemente a J Lo), Live it up è una canzone sulla vita. Il messaggio è chiaro: non abbiamo sempre una seconda possibilità e, se anche ci fosse, non sapremo quando sarà.

Ecco perché bisogna vivere il momento, senza lasciare nulla per intentato. Bisogna lasciarsi l’orgoglio alle spalle e vivere ogni singolo istante. Proprio come fa un calciatore. Ecco che lì nasceva quindi il paragone con il mondo del pallone.

Come i veri campioni, dobbiamo tenere a mente il nostro obiettivo.

Live it up, dunque, era un bell’inno significativo che per questo fu adottato come unico brano ufficiale di quel Mondiale. Eppure, in quella estate 2018, la canzone passò quasi inosservata. D’altronde, se non partecipi alla manifestazione, tutto perde di interesse. Così il brano si fermò al sessantottesimo posto della hit parade da noi. Raggiunse, invece, il disco d’oro in Messico e Svizzera e addirittura quello di Platino in Polonia.

Prodotta da Diplo, Live it up rimane una perla che in troppi in Italia non hanno ascoltato. Peccato, perché il ritornello diceva proprio “tutto il mondo ci sta guardando”. In parte perdemmo una occasione…

 

 

Sanremo 2022, le pagelle delle canzoni. Tutta la terza serata
Elisa al 72 Festival di Sanremo. Terza serata. Sanremo (Italia), 3 febbraio 2022, foto di Marco Piraccini. La cantante, con Strangis e Viola Valentino è la tra le nostre preferite della settimana

La mancata partecipazione al Festival, sarà la carta vincente in più per Strangis. Ecco perché

Non sarà a Sanremo 2023 a dispetto delle attese, ma Luigi Strangis rappresenta indubbiamente una delle novità musicali migliori di questo anno che sta per volgere al termine. Non è mai facile lanciare un singolo nella seconda metà di dicembre: tutti i media sono concentrati già sul prossimo Festival, le cene prenatalizie e la foga dei regali toglie tempo al pubblico che non sempre riesce ad ascoltare le nuove canzoni. Oltre, naturalmente, al fatto che per due settimane abbondanti la musica più riprodotta anche nei negozi è quella dei grandi classici, da Jingle Bells a Bianco Natale e così via. Ci vuole coraggio, insomma, a lanciare un pezzo il 16 dicembre. A parte molti esordienti, vi sono comunque delle eccezioni: tra queste c’è appunto il vincitore di Amici.

Luigi Strangis fa così partire in rotazione radio la sua Sembra Woodstock.

La canzone, tratta dal suo album, conferma la vena pop del pupillo di Maria De Filippi, con quella capacità di creare dediche d’amore in modo del tutto originale. Paragonando il sentimento al concerto più rock di tutti i tempi, ancora una volta Strangis riesce a regalare una veste più che mai moderna all’amore, visto come il miglior spettacolo a cui si possa mai assistere. Banale, dirà qualcuno. Può darsi, ma fino ad ora nessuno aveva mai pensato a una metafora così. Ad ascoltare questo ritmo vivace vengono suscitate allegria, voglia di urlare e saltare, come emerge dallo stesso testo del brano. Inutile pensare a cosa potrà accadere nel futuro, dice Strangis nella canzone: meglio godersi il momento presente e vivere questo sentimento che merita di essere gridato al mondo intero e fotografato dalle memorie dei protagonisti.

Il ritmo incalzante della canzone potrebbe assurgere Strangis a nuovo fenomeno dei tormentoni autunnali dopo il debutto di settembre.

Il ragazzo sembra aver già individuato la sua chiave vincente per avere successo, e alla sua giovane età non è una qualità che in molti possono vantare. Oltretutto la stessa mancata partecipazione a Sanremo potrebbe agevolarlo: negli ultimi anni, infatti, diversi protagonisti di Amici si sono bruciati andando immediatamente al Festival. Meglio aspettare, lasciare maturare il successo lontano dall’Ariston e cercare di intercettare, nel frattempo, un pubblico più ampio di quello del solo talent. Strangis è la grande novità del 2022, ma in questo finale d’anno c’è una veterana che non smette di emozionare. Si tratta di Elisa, che aveva saputo sfruttare Sanremo per far conoscere il primo singolo del suo album Ritorno al futuro, prima di dipanarli piano piano uno ad uno anche nelle radio. Ieri, 16 dicembre, è uscita Come te nessuno mai.

Prodotto da Andrea Rigonat, il brano è scritto dalla stessa Elisa con Davide Petrella.

Si tratta di una romantica ballata, dal ritornello sognante, che vede la protagonista esprimersi intimamente. Si dichiara innamorata come una bambina, colma di un sentimento mai provato prima. La forza di questo amore, insomma, sarebbe proprio nella capacità di far sentire leggera la donna che qui si dichiara. Chissà perché diventa così difficile, a volte, dire le parole più belle alla persona che si ama. Quel che sembra trasparire, in questo caso, è la consapevolezza di un rapporto, troppo spesso dato per scontato nelle sue sfaccettature. Bisogna invece aprirsi, rendendosi conto di quanto sia importante e bello darsi a un altro come non è mai accaduto fino a prima. La melodia dell’inciso vale tutto il brano, che rappresenta un excursus in continua crescita. Canzone che ascolteremo nei concerti di Elisa con le torce dei cellulari rigorosamente accese e le mani pronte a fare la ola per accompagnare le note dolci.

In questa settimana riecco anche Viola Valentino.

La cantante lancia il brano Maladonna. Un bel pezzo pop orecchiabile, dalle sonorità indie, che esalta la femminilità di una donna capace di cambiare il destino del suo partner. Illusoria come l’amore, irrinunciabile come il destino: la protagonista di questo singolo è descritta senza lesinare critiche e ironie. Ancora una volta, dunque, Viola sa essere avanti rispetto a chiunque altro, ammettendo anche quei lati meno edulcoranti di una personalità, che la rendono tuttavia più vera. Provocatrice e altresì romantica. La Valentino, quando estrapola un nuovo brano, sa sempre graffiare e regalare una contemporaneità musicale più unica che rara.

Classifiche Fimi: Fake news, dei Pinguini Tattici Nucleari balza al primo posto degli album più venduti. La new entry Jovanotti, con l’album Il disco del sole, è già terzo. Nel giro di una settimana c’è da scommettere che possa salire ancora più su.

 

 

 

Jennifer Lopez contro Shakira: la musica mondiale a Brasile 2014
Ai Mondiali 2014 Jennifer Lopez fu incaricata di incidere la canzone ufficiale. Poi però Shakira lanciò il vero tormentone..


I Mondiali hanno sempre unito e la musica anche: almeno fino a quando non si innescò un dualismo tra Jennifer Lopez e Shakira

Ricordate We are one, il brano cantato da Jennifer Lopez con Pitbull in occasione dei Mondiali del 2014? Siamo sicuri di sì, ma siamo ancora più certi che vi ricorderete le polemiche intorno a quella canzone. Pretestuose, si intende, ma pur sempre sufficienti a passare alla storia più dello stesso pezzo in questione.

Era l’anno dei Mondiali brasiliani. Era l’edizione che, più di ogni altra, vedeva la Selecao gialloverde favoritissima sugli avversari. Alla fine, però, i padroni di casa subirono un sonoro 7-1 contro la Germania in semifinale. Sarebbero stati proprio i tedeschi, poi, a laurearsi Campioni del Mondo battendo ai supplementari Messi e compagni. Non andò bene nemmeno all’Italia, eliminata di nuovo al primo turno dall’Uruguay. Brutti ricordi, che diventano quasi un miraggio otto anni dopo. Perlomeno, all’epoca, almeno alla fase finale ci arrivavamo.

Continuiamo dunque il nostro viaggio nella musica “mondiale” ripartendo da Jennifer Lopez.

La canzone, interpretata con il rapper americano Pitbull, ma esordiva su un ritmo di maracas, fischietti da calcio e suoni da stadio. Il testo, non diversamente dai brani incisi apposta per i Mondiali precedenti, raccontava lo spirito battagliero dei giocatori. Qui erano proprio paragonati a combattenti guerrieri, nati per vincere e spinti dalla passione.

C’era addirittura un bel messaggio che univa tutti i Paesi. La strofa infatti cantava :

Brasile, Colombia, Australia, Iran, Raggiungere le stelle, Siamo una cosa sola. Russia, Italia, Spagna, Giappone, Non importa da dove vieni. Siamo una cosa sola

Insomma, quello cantato da Jennifer Lopez era a tutti gli effetti un bell’inno mondiale.

Ben inserito nel contesto calcistico. Eppure scattarono le polemiche. In principio a causa della nazionalità dei cantanti, rei di non essere brasiliani. Nemmeno Shakira era sudafricana quattro anni prima, ma tant’è.

Ecco, Shakira. Dopo il successo di Waka Waka nel 2010, la cantante colombiana nel 2014 lanciò La La La. Ritmo sempre ballabile, con tutti i crismi del tormentone, che vedeva nel videoclip la presenza di Fabregas, Messi, Neymar e Piquè. In pratica, Shakira si prendeva da sola lo scettro della regina delle canzoni dei Mondiali.

Il pubblico la osannò, giudicando l’interpretazione di Jennifer Lopez troppo semplicistica.

Povera J Lo. E pensare che la sua interpretazione alla partita inaugurale era stata così spettacolare.

Eppure in molti non le avevano perdonato nemmeno quella. Jennifer Lopez venne aspramente criticata per un’atmosfera troppo poco coinvolgente.

Altroché clima distensivo e di unità. Si crearono vere e proprie faide a favore di J Lo o di Shakira.

La canzone di quest’ultima, visto il successo, si inserì di diritto nella compilation ufficiale della Fifa, dove era presente anche l’inno meno pop, ma comunque ufficiale. Parliamo di Dar um Jeito di Carlos Santana.

Intanto in Italia, forti del secondo posto all’Europeo, mettevamo in campo le nostre migliori risorse artistiche. Mina cantava La palla è rotonda, che la Rai usò come sigla delle sue trasmissioni. La canzone ufficiale, invece, era dei Negramaro. O meglio, cantata dai Negramaro.

Il successo di Claudio Villa, Un amore così grande, veniva interpretato da Sangiorgi.

Quale amore più grande, in effetti, si è mai visto se non quello per la Nazionale? In questo Mondiale ci è mancata ancora tanto la nostra Italia. Ce ne accorgiamo anche dalla musica: nessun artista nostrano ha azzardato mezzo ritornello dedicato al calcio. Che peccato, un’occasione persa. Forse più della partita contro la Macedonia. In fondo gli inni sportivi sono sempre stati sinonimo di forza e unità.

Francesco Gabbani protagonista al Winter Opening Party di Ponte di legno-Tonale
Il brano di Francesco Gabbani, come quelli di Boomdabash e Matteo Faustini, rappresenta una delle perle migliori da ascoltare

Le tre migliori novità della settimana a cominciare dal pezzo dei Boomdabash

Quando nel 2018 Boomdabash lanciarono Non mi dire no, con Loredana Bertè, erano ben consapevoli di avere di fianco un’icona assoluta degli anni ’80. Si trattava di una delle prime collaborazioni destinate a fare moda, per ricreare un’atmosfera retrò perfettamente in grado di sopravvivere alla contemporaneità della trap. Forse non tutti se ne sono accorti, ma anche il 2000 è lontano ormai di 22 anni e la sua musica inizia a rappresentare qualcosa di datato. Qualcosa da riprendere immediatamente prima che se ne vada in soffitta, dimenticata da chi non ha avuto il privilegio di viverla.

Ecco, quindi, ancora una volta i Boomdabash che rispolverano un vecchio successo. 

Si tratta di Heaven, il successo da discoteca con cui gli Eiffel 65 fecero ballare tutti all’epoca. Erano gli anni in cui il gruppo spopolava anche con Blue, Voglia di dance all night, Move you body, Viaggia insieme a me. Vecchi ricordi, tutti indelebili e assolutamente all’avanguardia musicalmente parlando. Tuttavia, dal punto di vista testuale ancora anonimi per la società che sarebbe arrivata dopo. In quell’Heaven rilanciata questa settimana con Boomdabash, per esempio, si cita una metafora con l’I Phone, che nel 2000 ancora non esisteva. Si parla, invece, della Punto blu come di un simbolo del passato: un must dei giovani di quegli anni. Proprio come lo erano gli Eiffel 65. I Booomdabash, che si sarebbero formati nel 2002, evidentemente hanno ascoltato e vissuto con grande passione quel periodo musicale di profonda trasformazione. Così, eccoli a ridare nuova linfa a un successo esattamente come si fa con i brani anni ’60. Accade con un ritmo esaltante, che non solo recupera ma persino dà maggiore carica a quello già creato dagli Eiffel 65. Questa volta, con parole italiane a rappare tra un ritornello e l’altro, la canzone assume anche contorni più vivaci. Potrà essere sorprendente, ma la vera Heaven dalla dimensione definitivamente di successo, potrebbe essere proprio questa.

Non ci sono solo i Boomdabash tra le novità settimanali. E’ tornato a emozionare anche Francesco Gabbani.

Il cantautore toscano propone un estratto del suo ultimo album, tirando fuori un brano dedicato alle feste: Natale tanto vale. C’è tutto in questa canzone: la felicità nella redenzione, i valori indissolubili della famiglia, la voglia di vivere la tradizione. E, naturalmente, la voce di Gabbani che riesce sempre a colpire nella sua nitida capacità di toccare il cuore. Sarà anche banale, ma almeno in questo periodo pensare solo a stare bene può essere una grande occasione che vale la pena vivere. Dice questo la canzone, scritta dallo stesso Gabbani insieme a Pacifico, ormai collaudato e strepitoso coautore dei suoi successi.

Nel videoclip, un Babbo Natale che pattina sul ghiaccio, cade e si rialza continuamente, come una metafora della vita. Tutto questo sempre con citazioni filosofiche ed espressioni che rendono ogni brano di Francesco qualcosa di lontano dalla retorica. Esattamente il contrario: anzi, ascoltare Gabbani apre sempre le porte alla cultura.

Già, la cultura, quella che non sempre è scritta nei libri ma che dovremmo tutti imparare a rispettare sotto ogni forma. 

E’ proprio quello che canta anche Matteo Faustini, autore del suo stesso brano: Girasole innamorato. Come precisa una scritta all’inizio del videoclip, “purtroppo c’è ancora bisogno di brani come questo”. La canzone, infatti, è un delicato e aperto inno contro l’omofobia e ogni genere di etichetta razzista della società. Ci insegnano cosa sia giusto e sbagliato, ma nessuno ci dirà mai come essere amati. Anzi, sull’argomento si rimane piuttosto giudicati. Sembra che a questo mondo non basti “amare l’anima”, come ripete Faustini nel ritornello di questo pezzo. Una via di mezzo tra una melodia rap e una lirica emozionante, che arriva al cuore e alla gola toccando tutti i cinque sensi  e forse anche qualcosa di più. Faustini si conferma una delle migliori novità musicali degli ultimi anni: ogni volta è un pozzo di sorprese e la sua crescita è sempre più evidente. Anche Girasole innamorato lo dimostra.

Tra le novità della settimana, da segnalare anche i ritorni di Marracash (Importante), Fedez (Crisi di stato), Elodie (Ok, respira), Paola Turci (Caramella). Tra questi solo Elodie sarà in gara a Sanremo 2023. Ma il Festival, in fondo, è davvero tutto l’anno, come scopriamo nella nostra rubrica settimana dopo settimana.

 

 

 

Waka Waka, il tormentone di Shakira a Sudafrica 2010
Il titolo appariva buffo, ma Waka Waka era una canzone dal forte significato morale. E a lanciarla, in realtà non fu Shakira nel 2010. La canzone era della seconda guerra mondiale…


Continuiamo il nostro viaggio nella storia musicale dei Mondiali con Waka Waka…


Come dimenticare Waka Waka, il brano con cui Skakira fece impazzire il mondo nel 2010? Era l’anno dei Mondiali in Sudafrica. L’Italia di Marcello Lippi partiva tra i favori del pronostico insieme alla Spagna e al solito Brasile. Dopo la fase di qualificazione superata brillantemente, però, gli azzurri si fermarono al girone eliminatorio, battuti dalla Slovacchia. La Spagna, già Campione d’Europa, si laureò Campione del Mondo vincendo contro l’Olanda e confermando un periodo di grazia. Il grande clima di festa e di unità internazionale, che avvolge tradizionalmente tutti i Mondiali, quell’anno era più intenso. Merito dell’organizzazione africana, che seppe trasmettere un vero messaggio di fratellanza. Proprio come faceva la stessa Waka Waka di Shakira. Ma andiamo con ordine e proviamo a ricostruire la storia musicale di quel Sudafrica 2010.

In questa nuova puntata di MusiCalcio, quindi, ripartiamo da Waka Waka.

Letteralmente significa “Fai Fai”, che potremmo tradurre anche con “Vai avanti”. Insomma un’incitazione comunque a non fermarsi. Sulla ripetizione della parola non c’è da stupirsi: era d’altronde il Mondiale in cui venivano inneggiati i nazionali sudafricani, chiamati Bafana Bafana. E poi in effetti, cosi, il messaggio sembrava più forte. Non solo: la stessa canzone avrebbe potuto diventare più facilmente un tormentone, proprio come era accaduto alla celebre Wherever whenever di Shakira. Quello che forse non tutti ricordano, tuttavia, è che Waka waka non è nata nel 2010, ma addirittura durante la seconda guerra mondiale. Si trattava di un ritornello cantato tra i soldati camerunesi per farsi forza dopo la chiamata alle armi. La loro presenza in battaglia era giustificata dal dovere di difendere il proprio territorio, senza guardarsi indietro. Nel 1986 il ritornello Waka Waka venne ripreso dai Golden Sounds, che incisero il brano Zangalewa.

Così, nel 2010, Shakira e John Hill riscrissero Waka Waka basandosi proprio sul ritornello dei Golden Sounds.

Certo, la battaglia di cui si parlava -quella calcistica- era ben diversa, ma comunque pur sempre di una fatica fisica si trattava. Così, puntando sui valori cari all’Africa (solidarietà e forza di rialzarsi immediatamente dalle difficoltà) ecco arrivare il nuovo Waka Waka. Ritmo molto più coinvolgente e dinamico, il brano venne suonato con chitarre sudafricane e altri strumenti africani e colombiani, in onore della cittadinanza della stessa Shakira.

Fu subito un successo. In Italia la canzone raggiunse subito la vetta dell’hit parade, restandoci per quattro mesi e facendo ballare per l’intera estate. Merito anche di quel videoclip che coinvolgeva tantissimi calciatori e che iniziava proprio con il rigore di Fabio Grosso ai Mondiali 2006. Anche in quell’anno, il primo del declino mondiale del nostro calcio, c’era dunque ancora una sferzata d’orgoglio azzurro. Tutti cantavano Waka Waka, ossia “Non fermarti alle difficoltà, non aspettare in fila perché è già questo il tuo momento”.

C’era poi, anche nel 2010, oltre al brano pop (o meglio, hip hop in questo caso) anche un inno ufficiale.

Si trattava di Wavin’ Flag. La canzone, del rapper somalocanadese K’naan, fu incisa l’anno prima per essere scelta poi dalla Coca Cola come brano ufficiale della promozione in Sudafrica. Venne quindi riadattata nel testo, aggiungendo oltre 50 tamburi che creavano maggiormente l’atmosfera del Sudafrica. Si raccontava proprio dei Mondiali come della manifestazione in cui tutti i Paesi mettono da parte i loro conflitti e i pensieri politici. Ci si concentra solo sulla festa sportiva. Tanto ritmo incalzante anche in questa canzone che, naturalmente, fu tradotta in diverse lingue, raggiungendo le vette delle classifiche.

E in Italia? Ci sedemmo sugli allori.

Dopo la vittoria di quattro anni prima, Marcello Lippi convocò alcuni giocatori già stanchi e ormai invecchiati, più per una questione di riconoscenza. Chissà, magari anche di scaramanzia, anche se nessuno potrebbe mai ammetterlo. Fatto sta che anche per quel che riguarda la musica, riciclammo praticamente tutta la produzione che ci eravamo creati nel 2006: da Cuore azzurro a Siamo una squadra fortissimi. Fino naturalmente all’immancabile Po Po Po Po Po Po che, a pensarci bene, da quando abbiamo iniziato a cantarlo dopo la finale di Berlino non ci ha mai più visti protagonisti positivi a un Mondiale…

C’è tanta poesia nel nuovo brano di Michele Bravi, composto per la Disney. Hit parade comandata da Shiva

Sanremo 2017: tra i Big in gara anche Michele Bravi
Michele Bravi torna a incidere un brano per la Disney, dopo l’esperienza di Coco. E’ lui la migliore novità di questa settimana musicale

È un peccato che Michele Bravi e Federica Abbate non abbiano deciso di presentare Antifragili a Sanremo 2023. D’altra parte, la musica romantica non può certo vivere solo nel periodo del Festival. E allora, a inizio dicembre, eccoci ad ascoltare il nuovo brano scritto a quattro mani dagli stessi Michele e Federica, che fa parte della colonna sonora del nuovo film Disney, Un mondo misterioso.

Che sia la volta che, finalmente, la gente (specie quella addetta ai lavori) si accorga che la Abbate è anche una grande cantante oltre a essere straordinaria autrice?

Di certo il duetto che propone con Michele Bravi, mostra tutte le doti di Federica.

Una cantautrice che quando intona un pezzo sembra davvero raccontarlo, come a pochi altri riesce di fare. La sua voce tanto delicata quanto acuta si unisce così a quella bassa di Michele Bravi, che ogni volta sa emozionare e toccare il cuore.

Si deve sbagliare e fare lentamente diverse esperienze prima di imparare e potersi sentire arrivati. È proprio questo il segreto per potersi tuffare in avventure talvolta spericolate. È questa consapevolezza di poter cadere in errore a renderci forti, oltre ogni fragilità. Ecco perché dovremmo sempre tenere a mente questa regola della vita, anche nei momenti più difficili: siamo tutti antifragili, niente e nessuno resta a pezzi eternamente.

Il brano, che inizia lentamente, con un arrangiamento essenziale, cresce poi nell’ultimo minuto e mezzo, regalando ritmo su quell’Antifragili che diventa quasi un tormentone.

Non è certo la prima volta che Michele Bravi e Federica Abbate cantano insieme, ma questa volta c’è una magia particolare.

Non solo perché si tratta di un brano per la Disney (Michele Bravi aveva già cantato in Coco), ma anche per il significato della storia raccontata. Il senso della solitudine e quello dell’unicità di ognuno di noi emergono con naturalezza anche dal cartone animato: ecco, Antifragili ci porta a scoprire proprio quella magia inconsapevole che c’è in ognuno di noi. Da scoprire proprio quando ci si sente persi. Solo così si potranno scoprire cose diverse della nostra stessa anima.

Esce questa settimana anche Malinconia, la nuova canzone di Samuel.

Anche lui fa una riflessione su uno stato d’animo da cui dover trarre il meglio. Sì, perché probabilmente a volte non ci rendiamo conto, ma la malinconia e la solitudine possono descrivere, coi loro silenzi, i momenti migliori della nostra vita. È lì che l’anima ha il tempo di lavorare su stessa e capire chi è. Samuel canta così un pop alternativo, fatto di suoni elettronici e ritmi imprevedibili che diventano immediatamente orecchiabili.

Ma in questo inizio dicembre, non poteva mancare un brano di dolcezza natalizia. Ci hanno pensato i Jalisse, con Noi l’unica salvezza. C’è luminosa gioia nel testo di una canzone piena d’amore, che sottolinea la nostra possibilità di trovare la strada giusta solo se ci fidiamo di noi stessi e del mondo circostante.

La speranza più che un lusso è un dovere.

Non sappiamo nulla del futuro con certezza, né possiamo scegliere ogni cosa che riguarda il nostro domani, ma se avremo fiducia nel mondo, tutto sarà più semplice. La bellezza è in ogni cosa, basta cercarla nel nostro cuore in ascolto. Basta dedicarsi ad aiutare gli altri, per sentirsi davvero più ricchi.

Ecco come i Jalisse, con la splendida voce di Alessandra Drusian, che si unisce poeticamente a quella di Fabio Ricci, riescono a raccontare in effetti il Natale, senza mai citare davvero le feste. Questo è davvero lo spirito giusto per guardare alla festa più bella dell’anno come a un’occasione da vivere quotidianamente. Un brano tutto da ascoltare, che dona serenità, e non è poco di questi tempi.

Classifiche Fimi: mentre Cristina D’Avena si piazza al sesto posto con il suo album 40- Il sogno continua, Shiva conquista la graduatoria dei dischi più venduti e anche quella dei singoli. La sua Alleluja, con Sfera Ebbasta, è in cima alle preferenze degli italiani, che a quanto pare in questo momento tornano ad amare la trap più della canzone romantica. Nostalgia di Blanco, per esempio, è solo oltre la trentesima posizione; Annalisa con Bellissima è diciannovesima, i Maneskin undicesimi.

Intanto domani, al Tg1 delle 13.30, Amadeus svelerà i 24 campioni in gara a Sanremo. Ci saranno grandi sorprese, ma ancora non è dato immaginare chi: per ora accontentiamoci di questi annunci del direttore artistico. Domani sapremo tutto.

 

Tutti gli inni veri o presunti di Germania 2006: quelli del Mondiale azzurro...
Nella nuova puntata di MusiCalcio scopriamo le canzoni che accompagnarono il successo mondiale dell’Italia in Germania


Dai Pooh a Checco Zalone: tante canzoni, ma l’inno di Germania 2006 era un altro

Diamo subito una notizia che forse stupirà molti: ai Mondiali in Germania, nel 2006, l’inno ufficiale non era Po-Po-Po-Po-Po-Po-Po. A dirla tutta persino quel ritornello era ripreso da Seven nation army dei The White Stripes. Chiaramente si trattava di un coro da stadio, utilizzato poi da diverse tifoserie: in Italia aveva cominciato la curva della Roma. Per omaggiare il suo capitano Francesco Totti, determinante negli ottavi di finale con un rigore all’ultimo minuto contro l’Australia, la tifoseria giallorossa adottò quel coro anche in Germania. Così, gli azzurri fino alla finale vinta contro la Francia, furono accompagnati da quel Po-Po-Po-Po-Po-Po-Po che tutti ricordiamo. Quando si vince, ovviamente, tutte le canzoni nate in quel periodo diventano un’occasione per fare festa.

Sono tanti quindi i brani musicali che raccontano l’avventura dell’Italia di Lippi in Germania.

Ci si ricorda di più della comica Siamo una squadra fortissimi, incisa da un ancora esordiente Checco Zalone un mese prima del trionfo di Berlino o del coro mutuato dai The White Stripes? O ancora: è più famoso il ritornello cantato dal re delle suonerie, Vladimiro Tallini (E adesso ridacci la nostra Gioconda…Materazzi ha fatto gol!) o l’emozionante pezzo cantato dai Pooh? A voi la scelta. In effetti quello dei Pooh, Cuore azzurro, rimarrà nella memoria di tutti per diverse ragioni. Anzitutto la poesia del brano, che puntava a raccontare l’unicità del rapporto tra gli italiani e la Nazionale. La sola realtà in grado di unire un intero Paese. La voglia di sognare e la speranza sempre accesa erano i temi principali di quella canzone, che esplodeva nel ritornello Noi con voi, voi con noi. Al momento del festeggiamento, la regia tedesca lanciò ancora Notti magiche, salvo poi correggersi. Così anche la Germania, e tutto il mondo, sentirono quel meraviglioso pezzo dei Pooh.

Ma non è tutto: Cuore azzurro fu cantato anche dagli stessi convocati di Lippi.

Il più celebre quartetto musicale italiano, infatti, incise il brano anche in una simpatica e altrettanto coinvolgente versione con i calciatori. Gli stessi che, tra l’altro, per la prima volta cantavano a squarciagola l’inno di Mameli ai Mondiali. Se vogliamo, quindi, per certi versi a Germania 2006 ci fu anche la (ri)consacrazione di Fratelli d’Italia. Cuore azzurro, nel frattempo, si apprestava a essere l’ultimo vero grande successo dei Pooh, che quell’anno compivano quarant’anni di storia. Ne sarebbero seguiti altri dieci, ma nessuna incisione avrebbe mai più raggiunto gli stessi fasti discografici.

Torniamo però all’inno ufficiale di Germania 2006. Quell’anno fu scelta Zeit Dass Sich Was Drecht (Celebrate the Day).

A interpretarla c’erano il cantautore tedesco Herbert Gronemeyer e il duo malese Amadou & Mariam. Si trattava di una sorprendente fusione di stili, con i ritmi pop tanto cari alla Germania e quelli tribali di derivazione africana. La strofa cominciava inneggiando alla ricerca continua della vittoria, sentendosi già campioni per il solo fatto di poterci credere. Quindi, sui ritmi pop, si continuava cantando la possibilità di scalare una strada sempre in salita, attraverso la propria fantasia per festeggiare il giorno della vittoria. Quello che sarebbe poi successo a noi italiani, dopo il rigore decisivo di Grosso. Il ritornello tormentone era quell’Eo eo e, che poi fu riadattato anche da Shakira per rivisitare il suo successo Hips Don’t Lie, remixato in occasione della finale, dove fu ospite d’onore in un grande show.

In pratica un’anticipazione di quel che sarebbe accaduto quattro anni dopo, in SudAfrica, nei Mondiali che vi racconteremo settimana prossima.

Quelli di Germania saranno comunque sempre ricordati, sportivamente e musicalmente, per essere stati pieni di festa per noi italiani. L’inno ufficiale per eccellenza, al di là della canzone scelta come brano tormentone, fu The Time of Our Lives, di Il Divo & Toni Braxton. Nessuno la ricorda, ma quella emozionante prova lirica che i tedeschi portarono alla cerimonia di apertura, merita uno spazio importante. Scritta da Jorgen Elofsson e prodotta da Steve Mac, la canzone raggiunse le vette della classifica in Svizzera, mentre in Italia si dovette accontentare del trentesimo posto. Vale la pena riascoltarla: non ebbe la stessa fortuna di We are the champions (utilizzata ovviamente anche a Germania 2006), ma è pura poesia. Va ammesso: prima ancora che ci svegliassimo noi a riscoprire la musica lirica con Il Volo, ci pensò la Germania. Solo che l’Italia lo aveva già fatto una decina di anni prima, con Andrea Bocelli. In qualunque modo la si voglia vedere, insomma, i Campioni del Mondo della musica, eternamente, siamo sempre noi. Ma quanto ci rode vedere i Mondiali da casa…

È di moda: Achille Lauro e il suo "1969"
Achille Lauro. Foto: © Cosimo Buccolieri

Achille Lauro intenso, Alexia emoziona cantando il Natale

A una settimana dall’annuncio dei Big in gara a Sanremo, Achille Lauro lancia il suo nuovo singolo. Non sembra casuale il fatto che pochi grandi della musica italiana siano protagonisti di questa settimana discografica. Certo, molti si sono espressi nelle scorse settimane, e non è detto che il silenzio coincida con una partecipazione al Festival. Tuttavia, c’è da ammettere che anche in passato si è dimostrato come a un certo punto la musica paia mettersi in stand by, per esplodere nel boato di febbraio. Ci sono sempre, comunque, tante belle novità: è il momento in cui si esprimono i più giovani. E allora, bando alle innumerevoli ipotesi che troveranno più o meno conferma domenica 4 dicembre al Tg1 delle 13.30, quando Amadeus annuncerà chi gareggerà al Festival: parliamo della musica del momento, di quella emersa questa settimana.

Tra i pochi Big che vediamo con un nuovo pezzo in uscita, ecco dunque Achille Lauro.

La sua canzone si intitola Che sarà: titolo impegnativo, penseranno molti. In effetti questa moda di mutuare i titoli da successi già esistenti potrebbe diventare rischiosa, alla lunga, per gli stessi protagonisti. Questa canzone, però, potrebbe piacere molto anche ai tanti che associano quelle due parole al brano di cinquant’anni fa, dei Ricchi e Poveri.

La Che sarà di Achille Lauro è una progressione melodica che testimonia una maturazione dell’artista. Se da una parte è riconoscibile il suo stile, con quel modo scanzonato di trascinare le parole, che sembrano una ad una letteralmente lanciate alle orecchie degli ascoltatori, dall’altra si comprende come, ogni brano che passa, Achille Lauro scopra sempre più la sua cifra. Romantico, intenso, struggente: si potrebbe definire con queste tre parole l’atteggiamento del cantautore più trasgressivo degli ultimi anni. Nessuna trasgressione questa volta: si canta, piuttosto, lo smarrimento di chi si domanda che sarà della sua vita in questo mondo dove è facile sentirsi sempre più soli.

Achille Lauro, però, lo fa con la consapevolezza di non avere più vent’anni.

Ora, ammette all’inizio del brano, sa che la vita non è un gioco. Eppure i dubbi sono rimasti, esattamente come quando si avevano vent’anni. Non si sa con precisione se l’amore sia ricambiato; non si riesce a capire cosa ci sia davvero scritto nel nostro destino. Si sa che prima o poi moriremo, per dare un senso alla nostra vita, ma nessuno nel frattempo ci riesce a dare risposte circa quella solitudine che ogni tanto affligge le nostre anime.

Un pezzo delicato, che stupisce anche per l’interpretazione che dà Achille Lauro. Più che cantare, sembra sussurrare le parole, adattandosi al clima intimistico e delicato che il testo propone.

La melodia, come dicevamo, è una progressione che sfocia in un ritornello dove si ripete il titolo del brano: risultato, dopo mezzo ascolto si può già riconoscere la canzone e immaginare dove andrà a parare Achille Lauro con le note. Si uniscono, dunque, capacità interpretativa e anche un po’ di quella imprenditoriale: questo artista è uno che, come pochi altri, sa riconoscere il modo con cui costruire pezzi di successo.

Lo sa fare dal punto di vista commerciale e, prima ancora, da quello compositivo. A chi sostiene che la canzone sia sempre la stessa, consigliamo di ascoltare Rolls Royce: sono trascorsi vari anni, lo stile è sicuramente riconoscibile ma, altrettanto, è riconoscibile la crescita di Achille Lauro.

Se è vero che manca poco al Festival, è ancora più vero che tra un mese è Natale. Non può mancare, dunque, il brano natalizio per eccellenza.

Quest’anno il celebre successo Christmas è affidato alla voce soul di Alexia. Perché ascoltare l’ennesima cover dedicata al Natale? E’ una domanda lecita che ci si potrebbe porre alle prime note. Bene, vi risponderemo facilmente. Bastano un arrangiamento diverso come quello che emerge da questa produzione di Luca Serpenti, e una voce internazionale come poche altre, appartenente ad Alexia, e i dubbi svaniscono.

Niente di originale la canzone, senza dubbio: ma vogliamo ammettere quanto sia bello ascoltare un timbro come quello di Alexia, confonderlo per Mariah Carey e renderci orgogliosi di essere di fronte a un prodotto di una interprete italiana?

Con personalità da vendere, la cantante ancora una volta riesce a stupire ed emozionare. Si impone così come una delle pochissime (forse l’unica) in grado di realizzare qualcosa del genere.

Questa settimana esce anche L’anima balla, la canzone di Olly.

Il cantante hip-hop genovese propone questo brano pieno di ritmo e allegria, tutto da ballare. Nella dedica all’amata (“Sei la fine del mondo” ripete nel ritornello) sembra esserci proprio un inno a danzare, insieme all’anima spesso afflitta da mille dubbi. Meglio ballarci sopra. Bella canzone da ascoltare, perché Olly non rinuncia a usare anche dei falsetti che non appartengono a tutti. Questo ragazzo si sta lentamente facendo sempre più strada: ormai è un Big della musica, anche se qualcuno ancora non se ne è accorto.

Un nuovo fenomeno di cui tutti si sono resi conto, invece, è Ernia. Il trapper sta spopolando nell’hit parade, dove occupa tre delle prime cinque posizioni. Il ragazzo è in predicato di partecipare a Sanremo, dove sarà al banco di prova del grande pubblico. Intanto i suoi fan sono scatenati e, così, ecco che alle classifiche Fimi restano solo Pinguini Tattici Nucleari (sesti) e Maneskin (ottavi) per vantare un po’ di melodia. In radio, in compenso, continuiamo ad ascoltare con facilità Bellissima, di Annalisa e il nuovo pezzo di Ultimo. I brani belli si riconoscono da lontano e non hanno sempre bisogno della certificazione dell’hit parade per diventare successi.

 

Due i protagonisti musicali al Mondiale coreano 2002: Anastacia e Vangelis

La precoce eliminazione dell’Italia non ci fece godere la bellezza musicale espressa da Anastacia con “Boom”


Ve la ricordate Boom, la canzone con cui Anastacia cantò i Mondiali 2002? È probabile che qualcuno se la sia dimenticata, per diverse ragioni. Anzitutto anche quel Mondiale, peggio di cominciato ieri in Qatar, si giocava ad orari complicati per il pubblico italiano. Essendo organizzato da Giappone e Corea, le partite iniziavano quando da noi erano le 8, con l’ultimo match del giorno alle 14. Metà del popolo calcistico nostrano si perse di fatto quella competizione. Poco male per certi versi, visto che dopo aver superato il tabù dei rigori, l’Italia scopriva quello del Golden gol. Due anni prima la sconfitta agli Europei con la Francia, nel 2002 quella agli ottavi con la Corea, complice uno scandaloso e leggendario arbitraggio. Ma se per tutti noi quello di vent’anni fa rimarrà il Mondiale di Byron Moreno e dell’acqua santa sparsa sul campo da Trapattoni, musicalmente fu il turno di Anastacia.

Nella puntata di MusiCalcio di oggi, dunque, ripercorriamo brevemente la storia di Boom, che Anastacia lanciò proprio quell’estate.

Una canzone su commissione verrebbe da dire, perché fu realizzata apposta per diventare poi il brano ufficiale dei Mondiali coreani. La voce di Anastacia colpisce per nitidezza, grinta e solarità. La musica è un pop deciso, di quelli che caratterizzarono i primi anni 2000, di cui Anastacia fu un’icona più di chiunque altro. Fu lei, di fatto, a imporre quello stile di caratura internazionale. Non particolarmente orecchiabile e melodica, ma una canzone che puntava sul tormentone di una parola, in questo caso appunto “Boom”.

Il senso del pezzo era tutto nel ritornello: non bisogna mai fermarsi se si crede in ciò che si fa e nelle proprie forze. Cantata per i Mondiali, poi vinti dal Brasile di Ronaldo, la canzone diventava così una incitazione alle squadre affinché lottassero sempre fino alla fine per raggiungere ambiziosi obiettivi.

Scritta dalla stessa Anastacia con il produttore Glen Ballard, Boom non andò oltre il decimo posto nell’ hit parade italiana.

Probabilmente un po’ poco per una canzone preposta a essere un inno dei Mondiali. D’altra parte gli stessi Azzurri venivano accompagnati ancora dal brano di Baglioni, Da me a te, già usato nel 1998. Insomma, un po’ come se al pubblico italiano non interessasse molto il discorso musicale relativamente a quella manifestazione.

Resta però fissa nelle nostre memorie l’immagine di Anastacia che, nel video, cantava circondata da una folla festante, tante bandiere e anche qualche calciatore. Si voglia oppure no, quel “Boom” entrò a forza nella testa di molti, perlomeno di chi ebbe la possibilità di seguire i Mondiali “mattutini” e la sua finale.

Fu proprio in occasione di Brasile-Germania che la cantante si esibì davanti al pubblico.

Un segnale di discontinuità rispetto al passato, quando la canzone era presentata durante l’inaugurazione.

Più famosa, invece la musica di Vangelis, Anthem, scelta come inno di accompagnamento. La magia poetica impressa dal compositore, già noto per le celebri musiche delle Olimpiadi 1992, seppe regalare un’immagine quasi romantica alla competizione.

Si era scelto, infatti, già quattro anni prima, di avere una canzone perlopiù pop e un’altra che fosse proprio un inno ufficiale. Bene, quella romanza solo strumentale di Vangelis è senza dubbio ancora oggi più ricordata di Boom. Ascoltatela quella poesia musicale. Già dalle prime note sembrerà di essere nell’animo dei giocatori pronti a combattere. Un messaggio quasi epico.

Calcio e musica, come sempre, sanno sorprendere anche nel modo più inatteso.

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