Quattro chiacchiere con Matteo Crea, per approfondire la sua ispirata visione di vita e di musica
Si intitola “A casa dei miei” il singolo che segna l’inizio del nuovo progetto discografico di Matteo Crea, cantautore fiorentino classe 1995. Il brano, disponibile in radio e in digitale dallo scorso 20 maggio per Latarma Records, inaugura un percorso di consapevolezza e di rinascita artistica.
Quali riflessioni ti hanno accompagnato durante la scrittura di “A casa dai miei”?
Ho scritto questa canzone sviluppando questa semplice domanda “Riuscirò a ricreare la stabilità affettiva, familiare, il microcosmo di una casa di proprietà come ha fatto la generazione prima della mia, quella dei nostri genitori?” Ammetto che non ho ancora una risposta, purtroppo, ho solo sviscerato il tema.
Il brano descrive e riflette lo stato d’animo di una generazione, quali aggettivi utilizzeresti per descriverla?
Il fatto che tante persone si rivedano in questa narrazione sicuramente mi rende felice ma soprattutto mi fa riflettere sul delicato momento che i miei coetanei ed io stiamo vivendo. Per questo definirei questa traccia che a primo impatto può sembrare “energica” anche un filo “malinconica”. Ci tengo a precisare però che non mi permetterei mai di ergermi a “voce di una generazione”. Io semplicemente scrivo ciò che vivo e ciò che mi colpisce personalmente (sorride, ndr).
In che termini la musica influenza le tue giornate?
Le mie giornate ruotano attorno alla musica da sempre, ogni giorno scrivo e produco per altri per tenermi occupato, per quanto riguarda le mie canzoni invece ho dei tempi molto più distesi, cerco di scrivere solo quando ho realmente qualcosa da dire ed un modo interessante per dirlo.
A livello di ascolti, tendi a cibarti di un genere in particolare oppure ti reputi piuttosto onnivoro?
Sono molto legato ai testi quindi apprezzo ogni modo in cui la scrittura viene declinata. Ovviamente in questo momento mentirei se dicessi che ascolto altro oltre al cantautorato italiano ed il punk inglese, però vengo da una vita di ascolti hip-hop, trap, indie rock ed alternative in genere.
Qual è l’aspetto che più ti affascina nella fase di composizione di una canzone?
Amo ogni fase della produzione e sono abbastanza meticoloso quindi anche se ripongo piena fiducia nelle persone con cui collaboro (fondamentali non solo artisticamente ma anche umanamente) tendo ad essere abbastanza pignolo e seguire ogni momento della creazione delle mie canzoni e della successiva promozione, ci tengo tantissimo!
Come confluiscono la musica e il cinema nella tua professione?
Il cinema mi permette di conoscere tante persone interessanti, estrose e piene di storie che alimentano in me il desiderio poi di raccontare e scrivere canzoni, sono due mondi molto simili che interagendo mi permettono di vivere esperienze fondamentali per ciò che faccio.